The End di Zep: fantasia o possibilità?

Le piante possono reagire attivamente a quello che succede intorno a loro? E se fossero più protagoniste della storia della Terra di quanto ci aspettassimo? Lo racconta Zep nel fantathriller The End.

The End copertina

Questo The End è una specie di what if: cosa succederebbe se le piante fossero senzienti (spoiler scientifico: in realtà lo sono)? E se in qualche modo utilizzassero la rete vegetale diffusa in tutto il mondo per prendere decisioni?

Potrebbero essere loro a decretare la fine?

L’idea della rete vegetale mondiale non è nuova nei fumetti, come non lo è quella delle piante senzienti. E tutti i lettori di Swamp Thing ne sanno qualcosa.

Ma stavolta non c’è di mezzo un supereroe, bensì la vegetazione reale. Ne parla Zep in un libro uscito in francese nel 2018 per Rue des Sèvres e uscito in italiano per Comicout.

“Ma Zep, quello che ha inventato Titeuf? Quello che quasi venti anni fa ha vinto il Gran Premio alla carriera ad Angoulême?”

Esattamente. Philippe Chappuis, dopo aver lavorato per lungo tempo con i fumetti umoristici e in stile linea chiara, da un decennio ormai ha prodotto alcune opere con uno stile più realistico, e questo The End è infatti la sua terza opera autoconclusiva.

The End antilopes

L’idea, come cita il risvolto:

è venuta in seguito a un fatto reale raccontatogli dal figlio, studente di botanica.
In Sud Africa delle antilopi sono morte avvelenate dalle foglie di acacia di cui si erano nutrite fino ad allora senza alcun problema.
Gli scienziati hanno stabilito che questi alberi potrebbero produrre del veleno per sbarazzarsi delle antilopi quando sono troppo numerose.

Infatti Zep riporta l’evento, pubblicato nel 1990 su Scientific American a pagina 14.

Che le piante non siano solo in stato vegetativo, ma siano in qualche modo senzienti, è un argomento di discussione fra i biologi. Sicuramente, come ha scritto più volte Stefano Mancuso, botanico dell’Università di Firenze, accademico dei Georgofili e tra i primi neurobiologi vegetali (qui il suo TED del 2010):

non è un’esagerazione affermare che la punta della radice è così dotata [di sensibilità] e che ha il potere di dirigere i movimenti delle parti adiacenti della pianta, come farebbe il cervello di alcuni animali inferiori. Il cervello è presente nella parte anteriore del corpo, riceve le impressioni degli organi di senso e dirige i vari movimenti.Plant Signaling and Behavior, 4(12), 1121-1127.

Riprendendo peraltro un concetto precedentemente espresso da Charles Darwin.

A questo Zep aggiunge l’idea del professor Richard Frawley su una specie di cromosoma nascosto delle piante che traccia l’intera storia del mondo. Come fanno in fondo gli anelli di accrescimento. E che le piante hanno imparato a cancellare quando vengono a contatto con gli uomini. Risultando così molto più avanzate degli stessi animali. Ma in generale tutte le idee sulla capacità delle piante di sentire e di comunicare fra loro non sono nuove per gli scienziati, e ci sono diversi laboratori che ormai studiano con attenzione queste note caratteristiche dei vegetali.

Il racconto di The End è ben costruito. Come un thriller, perché parte con una strana morte, di cui non si capisce il motivo, peraltro in un posto lontano da quello dove si svolge la storia: un professore e i suoi assistenti, in una remota riserva svedese, cercano di studiare le piante e si troveranno a comprendere il motivo di queste morti, sulla colonna sonora dei Doors (The End, appunto). La vita della loro piccola comunità scientifica e del paesino svedese è simile a tante altre, con amori e tradimenti, fatta di piccole cose, ma anche emblematica per l’umanità. Una ditta farmaceutica che fa ricerche e inquina senza troppi scrupoli. Un gruppo di persone con le normali relazioni e reazioni del tutto verosimili.

Poi c’è la parte di fantascienza: non c’è stato nessun asteroide a distruggere i dinosauri, ma sono stati gli alberi. I vegetali sono autotrofi, sono loro che hanno da sempre prodotto l’ossigeno di cui tutte (o quasi) le forme di vita hanno bisogno. Lo abbiamo studiato tutti a scuola, ma sembra che non ce lo ricordiamo. E se invece dell’ossigeno, come con le antilopi, decidessero di produrre un veleno selettivo che elimina una specie dannosa? Se quella specie dannosa fossimo noi? La distruggerebbero del tutto, oppure ci darebbero una ulteriore opportunità?

Il messaggio è chiaro. Non abbiamo più motivo di comportarci come se fossimo i padroni. Perché non lo siamo. E non siamo neppure i suoi custodi.

La piccola comunità in Svezia non sarà trattata diversamente dal resto del mondo, ma Theodore sarà uno dei pochi prescelti. E dovrà comunque avere a che fare con la perdita dei suoi compagni.

Graficamente Zep è efficace. Le pagine sono monocromatiche, con viraggi variabili, che consentono di seguire i passaggi di scena. A volte il numero dei colori cresce, quando i passaggi sono multipli nella stessa pagina. Troviamo due colori diversi in una stessa vignetta solo per rappresentare il cromosoma cronologico delle piante ipotizzato da Frawley.

Le vignette senza bordo danno l’impressione di una storia immaginaria, quasi onirica. Come se tutto fosse un sogno. Solo la splash page iniziale non ha i bordi sfumati (e una vignetta che racconta il viaggio di Theo).

Ecco, specie di questi tempi, in una estate difficile come quella che stiamo vivendo, per tanti motivi, per cui l’attenzione all’ambiente, nonostante tutto, finisce sempre sullo sfondo, quello di Zep è un richiamo forte, che possiamo portarci dietro negli anni, ma viene anche inglobato in una storia scritta bene e disegnata altrettanto.

Perché non sia davvero the end.


Zep
The End
Comicout, 16 giugno 2022
96 pagg, colore, brossura con alette, €17.00
ISBN: 9791280595072

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