Tex: The Painted Desert
Un albo di Tex “non convenzionale”, di una serie concepita per disegnatori che non si dedicano al personaggio, regala una classica avventura del West, in ambientazione “nativa” dove la giustizia trionfa.
Mauro Boselli, Angelo Stano, The Painted Desert, un albo Tex della Bonelli Editore, 2016.
Una banda di malviventi è disposta ad ogni crudeltà pur di assicurarsi il tesoro dei conquistadores spagnoli sepolto in una grotta sciamanica maledetta. Fortunatamente l’unico rimasto a inseguire la giustizia si incontra con Tex Willer e il suo pard, Tiger Jack.
Solo con Tex potrei rischiare di diventare sentimentale (certo… se avessi un cuore!), unico fumetto mantenuto dall’infanzia alla maturità, del quale abbia letto (e riletto) oltre 500 numeri, tradizione di famiglia, e…
Facciamola finita!
La Bonelli ha voluto creare una serie disegnata da autori non “texani”, che quindi avessero uno stile diverso da quello “canonico”.
The Painted Desert, di Mauro Boselli, attuale curatore di Tex, e Angelo Stano, disegnatore di Dylan Dog, esordisce tuttavia con una copertina dal piglio classico,
A “scena doppia”, composta dal ritratto idealizzato del protagonista in mise “filo-nativa” (casacca con aquila), e posa autoritaria con Winchester, e una scena “woman in distress” che dovrebbe evocare il contenuto della storia, ambientata proprio nel Painted Desert, in Arizona, oggi parco nazionale tra il Grand Canyon e la Petrified Forest, luogo di grande bellezza, così chiamato per i famosi calanchi colorati della Four Corners area.
Tutto lascia presagire un plot di giustizia che collima con la vendetta, in cui il protagonista non è il ranger, ma il suo “alter ego” di cultura e matrimonio navajo, Aquila della Notte. E così è! Ma non mancano le sorprese.
Debbo confessare che il Tex a colori non è mai stato (non so perché) il mio preferito, forse sono abituato al bianco e nero, ma in questo caso, anche per il risalto dei paesaggi sembra una scelta quasi obbligata, sono riprodotti molto bene. Il disegno è molto bello, però i personaggi -e specie Tiger Jack- paiono in effetti un po’ distanti dall’originale, il che forse è proprio lo scopo di questa serie. Ciò non risulta affatto sgradevole, ma ovviamente sorprende un po’ specie chi adorava Galleppini.
La storia inizia con la crudezza che il personaggio ormai richiede, aspro, duro, simbolo delle tipicità più conosciute e celebrate del vecchio spirito americano, arcigno, di poche parole e buoni principi e procede lineare, senza grosse pretese, ma piacevole.
La parabola è necessariamente “bassa” dato che si tratta di un albo di normale estensione, con una vicenda che si apre e conclude in 50 pagine, quando si è stati abituati a storie di ben altra lunghezza e, ovviamente, di ben altra portanza.
Tex si è sempre distinto per la gran cura per il dettaglio, con cui si è andato costruendo una fama meritatissima, dalle armi, alle espressioni, e gli atteggiamenti, il “west” è riprodotto in modo impeccabile, tanto che forse a ricordare tutto quello che ogni albo apporta, se ne saprebbe abbastanza da competere con gli autoctoni.
Perciò viene il sospetto che, se si parla di qualcuno che “ha seppellito a mano degli amici”, deve esserci qualcosa di storicamente accaduto dietro.
Numerosi anche i punti che strappano un sorriso, dalla battuta “non è sabato sera” per segnalare che il rumore di spari percepito è anomalo -anche rispondente allo spirito e clima del momento storico-, da apprezzare anche l’uso di termini poco abituali di un italiano che si va impoverendo, “balordo”, “catino”, e perché no, lo sfizio di rivolgersi a una donna dicendole che il sole “ha divorato la sua mente”.
Forse non è un albo memorabile, a meno che non si sia appassionati dell’arte del disegnatore specifico, che se la cava assai bene con il cowboy, ma è comunque e senza dubbio un prodotto, come sempre, di elevatissima qualità, di quelli di cui l’Italia può andare orgogliosa, e che ogni appassionato di Tex dovrebbe leggere e possedere.
© SERGIO BONELLI EDITORE 2016