TEX n. 668: “I RANGERS DI LOST VALLEY”
Nelle terre senza legge del confine a nordovest del Texas, gli indiani sono decisi a far valere le loro ragioni, uno sciamano cerca vendetta per lo sterminio della sua famiglia, il suo capo è un astuto e valido guerriero, sarà dura per i ranger del Texas spuntarla, e non potrebbero mai farcela senza il decisivo aiuto di Tex e del suo inseparabile amico e compagno Kit Carson.
Con soggetto e sceneggiatura di Mauro Boselli, disegni di Stefano Biglia, e copertina di Claudio Villa, è il numero 668 l’uscita di giugno della magnifica e infinita saga del Ranger americano, creato dalla fantasia italiana.
Alcuni bellicosi nativi americani astuti, ma accecati dal desiderio di vendetta, fronteggiano dei valorosi ranger del Texas. La situazione precipita e troverà compimento nel prossimo numero: le guardie cadute in una trappola sono in attesa dei rinforzi che solo il valore del vecchio Kit Carson può riuscire a garantire; la faccenda passerà nelle mani del rigoroso e duro colonnello Ranald “bad hand” Mackenzie, che ha mire ben più vaste che quelle di riscattare le vite in pericolo. Una campagna contro le tribù native è in arrivo, su terre di frontiera, ancora senza legge e senza pietà.
Una bella storia, lineare, ma molto ben elaborata e ben scritta, in buon italiano, senza ricorrere a facili esterofilie (si usa persino “pancetta”, invece di “bacon”), avvincente, e “classica” nel migliore dei sensi, in puro stile Tex Willer.
Ricorrono molti dei topici del personaggio, come è giusto che sia, non solo nelle situazioni, ma anche nei dialoghi, asciutti, chiari, e molto divertenti, con trovate simpatiche e frasi ad effetto che fanno sorridere.
Come al solito è anche interessante controllare tutta la parte storica del plot, magari divertirsi con Google su luoghi e personaggi per saperne di più sulle vicende degli Stati Uniti prima che divenissero quelli che sono oggi. Il colonnello, per primo, è realmente esistito, ma anche il “Frontier Battalion” del maggiore Jones, di cui la rete fornisce tanto di foto di gruppo, il medicine man Maman-ti dei Kiowa, e Lone Wolf il capo, di cui pure si trovano belle immagini e che realmente hanno combattuto nella Lost Valley del Texas e così via.
Insomma, al solito, c’è tanta storia americana, alla quale sono i nostri beniamini gli unici a non aver partecipato, ma loro incarnano così bene il meglio dello spirito virile e schietto del Nuovo Continente che è come se fossero realmente esistiti. Anzi, ci sarebbe da sperare che uomini del genere si siano dati sul serio, e da qualche parte ce ne saranno stati, se si riesce ad immaginarne e amarne tanto i tratti.
Tex è un fumetto che dovrebbe essere letto da tutti gli italiani, dove gli uomini sono ancora uomini veri, lottano per qualcosa, sparano e si aiutano, prendono decisioni difficili, e non pensano solo ai loro fiacchi istinti eudemonistici. Tex non va solo a donne per vantarsene come uno scemo e non esagera col whisky ogni fine settimana; con un volto in origine ispirato proprio a quello dell’attore hollywoodiano, è il “Gary Cooper” di cui parlava pure Tony Soprano nella sua amarezza per l’America del Terzo millennio, anche lui nostalgico di una schiettezza e virilità tramontate.
I disegni sono veramente belli, semplici e perfetti, con tavole spesso di notevole esecuzione, con belle inquadrature ad ampio respiro. I volti sono tutti molto ben delineati, riproducono davvero un’epoca, e nulla stona o si fa notare troppo, il che è indice di gran gusto.
Direi che ci si trova dinanzi a un lavoro eseguito ad arte, di grande stile e qualità, che ogni amante del genere e del personaggio saprà apprezzare e che, ripetiamolo, dovrebbe essere preso in considerazione anche da tutti gli altri.
Una parola va spesa per la copertina di Villa, un gran veterano, molto suggestiva e drammatica, che riproduce uno dei momenti della storia, come è usuale che sia.
Infine! Personalmente, e per dirne una, ho apprezzato molto la parte dedicata a Carson, un personaggio che si fa sempre e davvero voler bene, ma che a volte viene trattato un po’ troppo come “macchietta”, relegato all’angusto e ingeneroso ruolo di spalla giocosa del protagonista, una scelta che non gradisco troppo. Carson spara e ci coglie, ha esperienza ed equilibrio, nonostante l’età è agile e durissimo da rodere.
Tex è lui, non sbaglia mai, è un supereroe, e sa di esserlo, non occorre nemmeno fingere l’incertezza, sa che l’amico ce la farà, che lui ce la farà, ha idee brillanti, mette in gioco tutto se stesso, il che è apprezzabile anche se si sa di prevalere.
Mi si passi l’ingenuità, ma si nomina lo Stato del Missouri, dove vivo, dove inizia il West, e dove secondo il fumetto se ne sa poco di quanto toste e scaltre siano le tribù native più a sud, che attaccano anche di notte, alla luce della Luna Comanche. Chi avrebbe mai immaginato di finire in un posto di cui si parla in Tex, il mio fumetto preferito.