Street Cop – il presente di Coover e Spiegelman, fra memorie del passato e previsioni del futuro
Street Cop è un racconto distopico e irriverente, il lavoro inusuale di due maestri della letteratura statunitense.
Robert Coover è uno scrittore statunitense novantaduenne e professore alla Brown University, una delle più prestigiose università americane (fa parte della Ivy League). Art Spiegelman è un fumettista conterraneo settantaseienne che ha realizzato Maus, uno dei fumetti più importanti del ventesimo secolo che gli ha fatto vincere il Premio Pulitzer. Nel 2021, tre anni fa, i due si sono uniti e hanno dato alle stampe Street Cop, tradotto in Italia da Norman Gobetti e edito da Einaudi (che detiene i diritti anche delle altre opere di Spiegelman).
Cos’è Street Cop? Cominciamo col dire che è un oggetto strano, per prima cosa per il formato, tascabile, anzi tascabilissimo, quindici centimetri per dieci (Einaudi ha mantenuto le dimensioni originali). Secondo poi perché è un romanzo, forse sarebbe meglio dire un racconto lungo, fra le cui pagine si nascondono alcune tavole illustrate. Terzo perché è poco targettizzabile: è un racconto di genere? Un poliziesco? Un racconto distopico? Una storia di fantascienza?
La verità è che Street Cop è tutto quanto detto sopra e anche di più. In 108 pagine Coover racconta la storia di uno sbandato che diventa poliziotto per errore (per non finire in galera per spaccio di droga), e non un poliziotto qualsiasi ma un poliziotto di strada, costretto a setacciare una megalopoli sporca e pericolosa per risolvere omicidi e, in definitiva, a sopravvivere.
Era il 2020 quando Coover chiese a Spiegalman di illustrare il suo racconto. Spiegelman decise di leggere il manoscritto e interrompere le sue attività di disegno – si trovava in un bunker in mezzo ai boschi del Connecticut durante il primo lockdown – a una sola condizione: che non ci fossero nel manoscritto «né topi né ebrei». Spiegelman, che era da tempo un fan di Coover, si convinse subito che il lavoro su un libriccino come questo, piccolo e con una trama futuristica, sarebbe stato veloce e lo avrebbe aiutato a evadere dalla realtà. Così accettò, ma si accorse presto che Street Cop, pur sotto le mentite spoglie di un racconto distopico, parlava dell’oggi e alcuni avvenimenti della storia erano tragicamente attuali: erano i mesi del caso George Floyd.
Le violenze della polizia, la delinquenza, i bassifondi, la videosorveglianza, i robot, i droni, l’intelligenza artificiale sono tutti ingredienti dosati egregiamente da Coover per creare un racconto avvincente, ironico e sarcastico, che è intrattenimento e denuncia allo stesso tempo. L’atmosfera di questo racconto è però rétro, sa di noir, di Chandler, di Dick Tracy, ma anche di Futurama e di Blade Runner.
Spiegelman stesso si rifugia nella città vecchia, dove nel racconto di Coover si nasconde il protagonista quando è in cerca di un po’ di calore e comprensione, e rispolvera per i suoi disegni riferimenti culturali dalla storia del fumetto statunitense: ad esempio, il poliziotto protagonista è ricalcato sulle fattezza di Sluggo, il fidanzato (cresciuto) di Nancy, protagonista dell’omonimo fumetto nato negli anni Trenta e disegnato da Ernie Bushmiller. Le sue illustrazioni, anche se ben dosate nell’economia del libro, sono efficaci, infarcite di cammeo e riferimenti al genere noir e poliziesco, e aiutano bene il lettore a immergersi nelle atmosfere dark, horror e umoristiche del racconto.
Street Cop è la prova provata che la classe di certi vecchi maestri non sbiadisce col tempo.
Robert Coover, Art Spiegelman
Street Cop
Einaudi
108 pagg., brossura, €13.00
ISBN: 978-88-06-25933-4