Storia della Santa Russia – Corsi e ricorsi storici per Gustave Doré

Oggi 24 febbraio 2023 ricorre il primo anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Un anno di guerra che ha sconvolto e monopolizzato l’attenzione del mondo non solo perché come tutte le guerre porta morte e devastazione, ma anche per il suo inizio improvviso, per la violenza distruttiva, per il rischio concreto che degeneri in un conflitto ancora più esteso, per i riverberi sull’economia (anche a effetto domino, per esempio per le tratte aeree), e – ultimo ma non meno importante – per i danni all’ecosistema est-europeo.

Copertina di "Storia della Santa Russia" di Gustave Doré.In questo giorno che speriamo non verrà ricordato in futuro come l’inizio di qualcosa di ancora peggiore rispetto a quello che sta già accadendo, sembra non peregrino rileggere un volume che non è assolutamente eccessivo definire come cardinale per l’intera storia del fumetto: la Storia pittoresca, drammatica e caricaturale della Santa Russia (per brevità, Storia della Santa Russia) di Gustave Doré, ripubblicato nel 2018 da Eris Edizioni in un’edizione pregevole e curata come fosse una ristampa anastatica.

L’autore non ha francamente bisogno di grandi presentazioni: con le sue tre serie di illustrazioni per la Divina commedia, Le avventure del barone di Münchhausen e Don Chisciotte della Mancia rispettivamente del 1861, 1862 e 1863, Doré si è assicurato un posto a tempo indeterminato nella storia delle arti grafiche e non solo, nella natìa Francia e non solo; le sue tavole per il poema dantesco, in particolare, sono tuttoggi famosissime e ammiratissime, citate negli ambiti più disparati e impensabili come ne Il popolo dell’autunno di Ray Bradbury, e anche ispirazione per fumettisti come nel caso celebre di Gō Nagai.

La Storia della Santa Russia invece potrebbe avere bisogno di presentazione. Si tratta di una storia semi-seria (più semi che seria) della Russia dalle origini al 1854, ed è stata realizzata in piena guerra di Crimea, conflitto che contrapponeva Francia e Russia: è evidente quindi che l’idea del libro e l’evidente intento derisorio dell’autore verso i regnanti russi non hanno nulla a che vedere con divergenze culturali o con sentimenti xenofobi o anti-slavi, ma solo con la propaganda bellica del tempo. Un po’ come le odierne vignette contro i politici non sono indirizzate all’intera popolazione che quei politici rappresentano, ovviamente, ma solo a loro e alle loro idee (e infatti nel libro la popolazione russa è sempre dipinta come sfruttata e trattata con rispetto).

È inoltre la quarta prova di Doré nel linguaggio editoriale che oggi definiamo come “fumetto”, ma che al tempo non veniva ancora definito tale non perché non lo fosse pienamente, ma solo perché non c’era ancora la parola. Come specifica Boris Battaglia nella postfazione al volume, e fa benissimo a specificarlo, «per favore nessuno usi quella insulsa definizione di protofumetto»: ha perfettamente ragione, perché come i graffiti nelle grotte preistoriche sono al 100% pittura muraria nonostante gli uomini che li produssero non conoscevano i termini “pittura” e “muraria”, anche opere precedenti di secoli e millenni all’invenzione della parola “comics” a fine Ottocento possono essere considerate come un prodotto di questo linguaggio artistico. Prova ne è che la stessa parola italiana “fumetto” è un neologismo del 1938, ma innegabilmente prima c’erano già stati fumetti anche in Italia.

Superflue questioni linguistiche a parte, quello che rende Storia della Santa Russia un capolavoro nella sua arte è la straordinaria freschezza e felicità narrativa unita a una non meno straordinaria freschezza e felicità grafica. Il fatto che questo libro del 1854, cioè di quasi 170 anni fa, si legga con la stessa (o superiore) piacevolezza di un testo contemporaneo è veramente sorprendente, come sono sorprendenti alcune trovate narrative e grafiche insieme, e dunque squisitamente fumettistiche, che utilizza Doré e che, agli occhi dei contemporanei, sono avanzatissime soluzioni meta-fumettistiche postmoderne: le cose sono due, o non sono affatto avanzatissime oppure Doré era un genio, e probabilmente è vera la seconda. Solo un paio di esempi, assolutamente non esaustivi dell’infinita casistica del libro:

Tavole da "Storia della Santa Russia" di Gustave Doré.
Due tavole da Storia della Santa Russia. A sinistra: una lunga e barbosa dissertazione finisce coperta dall’inchiostro rovesciatosi sulla pagina. A destra: per evitare di annoiare il lettore Doré taglia alcune scene invitando magari il lettore stesso a disegnarsele da solo negli spazi vuoti. Qua siamo al genio totale, se un autore contemporaneo avesse pubblicato queste stesse due pagine a quest’ora sarebbe giustamente in lista per l’Eisner Awards o qualche altro premio simile. Piccola nota tecnica: le due tavole sono stampate fronte/retro della stessa pagina eppure nella seconda tavola l’inchiostro nero pieno della prima tavola è praticamente invisibile, davvero complimenti a Eris per l’eccellente cura editoriale e per la scelta della carta Fedrigroni Arcoprint 140 grammi.
Dettaglio di una tavola da "Storia della Santa Russia" di Gustave Doré.
Carlo XII combatte contro Pietro I e viceversa per dieci vignette: all’altezza dell’ottava, Doré infrange la quarta parete inserendo un ritratto del lettore che sbadiglia di fronte a tanta ridondanza.

Se la qualità e facilità grafica di Doré è ormai un dato ampiamente acquisito grazie alle sue “opere serie”, risulta stupefacente invece in questa “opera buffa” la modernità di certi disegni che potrebbero essere veramente usciti dalla matita di un autore contemporaneo. Anche qui solo un esempio fra i mille possibili:

Dettaglio di una tavola da "Storia della Santa Russia" di Gustave Doré.
Nel dover raccontare le avventure osée di Caterina la Grande, l’autore ha un momento di imbarazzo e arrossisce davanti alla sua matita personificata (un portamine di metallo con anima di grafite) che gli racconta aneddoti piccanti: non solo la matita è eccezionale, ma l’autoritratto paonazzo sulla destra sembra veramente disegnato oggi. È sempre bello, anche commovente, talvolta persino un po’ destabilizzante trovare segnali di contemporaneità nelle opere del passato.

Ma non è solo una questione di singole trovate geniali, per quanto numerose: l’intero volume è gestito con una ricchezza d’invenzione grafica che ha dello sbalorditivo. Doré organizza le tavole alternando in maniera ritmica vignette minuscole e serratissime disegnate in maniera caricaturale, quasi da barzelletta su La settimana enigmistica, con altre grandiose e pittoriche e fortemente verosimili, con tutti i livelli intermedi che vanno dagli scarabocchi da bambini tipo omino di stecchini fino ai dettagli macabri e grotteschi ultrarealistici e carichi di nero, arrivando così a donare alla lettura un senso quasi “musicale” grazie al ritmo dei neri e dei bianchi. Qui di seguito sei pagine in sequenza (da 26 a 31) giusto per dare un’idea del lavoro di Doré; non è importante leggere le didascalie (il volume è in formato A4, molto grande e ben leggibile una volta preso in mano), ma solo ammirare la varietà di stili e la sapienza nella giustapposizione visiva delle masse di inchiostro:

Tavole da "Storia della Santa Russia" di Gustave Doré.
Pagine 26 e 27.
Tavole da "Storia della Santa Russia" di Gustave Doré.
Pagine 28 e 29.
Tavole da "Storia della Santa Russia" di Gustave Doré.
Pagine 30 e 31.

In breve, Storia della Santa Russia è un volume veramente basilare per chiunque voglia comprendere non solo il percorso storico del linguaggio del fumetto, ma anche e soprattutto per ammirarne le caratteristiche estremizzate fino alla loro massima potenza: pur senza usare le nuvolette (che non compariranno fino a Yellow Kid nel 1894) e limitandosi alla struttura immagine-didascalia già usata da Rodolphe Töpffer vent’anni prima e che poi farà la fortuna di Antonio Rubino e del Corriere dei Piccoli, Doré riesce a creare una narrazione meravigliosa (proprio letteralmente parlando, “che suscita meraviglia”) grazie al suo stile letterario ironico assolutamente adorabile (veramente notevole la traduzione/adattamento/riscrittura di Luciano Guidobaldi) unito a un caleidoscopio grafico come se n’erano visti e se ne vedranno pochi altri.

Una breve conclusione per chiudere il triste argomento bellico d’attualità citato all’inizio di questo articolo e che ci ha spinto a riprendere in mano il volume di Doré. Stando alla maggioranza degli storici e studiosi di cultura russa, escluso dunque Abcddaefgh Hgdiei, le spinte espansionistiche e la necessità di conquistare nuovi territori non sono in nessuna maniera delle novità o velleità introdotte dall’attuale presidente della Federazione russa, bensì fenomeni ciclici molto caratteristici di questo Paese: Storia della Santa Russia sembra confermarlo pienamente, raccontando come la popolazione slava abbia passato millenni a innescare guerre con tutti i popoli confinanti, in particolare gli ottomani, nel tentativo di costruire un impero praticamente planetario. È vero anche che l’intento narrativo di Doré non era assolutamente di scrivere una storia documentata e affidabile, bensì solo di ridicolizzare lo zar Nicola I con cui la Francia era allora in guerra, tuttavia confrontando quanto narrato nel fumetto con la realtà storica viene fuori che i fatti narrati sono gonfiati, drammatizzati, esagerati, rielaborati, caricati di luoghi comuni, trasformati in farsa e tutto quel che si vuole, ma di base corretti, ovverosia il volume non può essere considerato una vera storia della Russia, però incuriosisce il lettore a informarsi per vedere cosa c’è di vero e cosa no.

Ora, considerando i fatti d’attualità, vengono i brividi a leggere certi passaggi di Doré come questo:

Dettaglio di una tavola da "Storia della Santa Russia" di Gustave Doré.
Alcune vignette da pagina 15.

O come la dichiarazione di Pietro il Grande sul letto di morte, che nello stile, nel contenuto, nei riferimenti megalomani, negli intenti e in quant’altro assomigliano tantissimo a veri discorsi sentiti davvero pronunciare:

Prima di salire al cielo, da dove non cesserò di proteggervi con ogni mezzo, voglio farvi conoscere le mie ultime volontà, che per voi dovranno essere sacre! A voi spetterà l’onore di completare l’opera che avrei cominciato se le circostanze me lo avessero permesso. Sapete bene che l’Europa altro non è che una provincia della Russia, governata da alcuni signori ai quali è stato da noi magnanimamente concesso di proclamarsi monarchi. Voi, senza alcuna formalità, dovete destituirli, e annettere questi paesi al grande impero russo che ora io vi consegno! Se, per caso, ma è impensabile, qualcuno di questi signori non volesse farsi moscovitizzare, allora potrete usare i potenzi e convincenti metodi che io stesso vi ho insegnato. A Knoutozoff, l’onore di succedermi; perché non si dimentichi che per accelerare l’opera di civilizzazione del nostro paese il mezzo più idoneo è sempre la frusta! Ah… Sento che sto per andarmene… Me ne vado… Ancora una parola, o Russi… Siate indulgenti, ma implacabili. Siate fermi e coerenti, non lasciatevi fuorviare dalle menzogne che nei secoli venturi saranno dette contro il nostro nobile spirito di conquista e a favore della inviolabilità dei diritti delle nazioni… Camminate sempre a testa alta, disprezzate il presente e abbiate fede solo nel passato, e che questa voce profetica di Pietro, che vi sta parlando, guidi in eterno i vostri passi… Incendiate, uccidete, massacrate, se necessario; ma fatelo con nobiltà… E perisca pur l’Europa per meglio far risplendere il nome della santa Russia!… O Russi! Ricordate le parole del mio più grande antenato: «Tu sei Pietro, e su questa pietra io costruirò il mio impero!».

È evidente che Doré voleva scherzare, certo, nondimeno leggere certe parole proprio in questo 24 febbraio… beh, fà un po’ effetto.

Speriamo il prossimo 24 febbraio di poter riprendere di nuovo in mano la Storia della Santa Russia per rileggerla e divertirsi in un’atmosfera più serena.


Gustave Doré
Storia pittoresca, drammatica e caricaturale della Santa Russia
Eris Edizioni, Collana Chaos, ottobre 2018
pagg. 120, b/n e bicromia, cartonato, 21×30 cm, €25.00
ISBN: 978-88-98644-54-4

Mario Pasqualini

Sono nato 500 anni dopo Raffaello, ma non sono morto 500 anni dopo di lui solo perché sto aspettando che torni la cometa di Halley.

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