Stan&Ollie – E sono tre: ancora un’ottima biografia di Buttolo

Dopo Ambrosoli e Michelangelo, Gianluca Buttolo ci racconta in Stan&Ollie una coppia, ma come se fossero due facce della stessa medaglia. Una coppia che per far ridere ha dato tutto di sé.

Gianluca Buttolo pubblica raramente, ma quando lo fa colpisce nel segno. Lo ha fatto con la biografia di Giorgio Ambrosoli e con il racconto dell’affresco della Cappella Sistina da parte di Michelangelo, e naturalmente con Il libro di Dot.

Ma secondo me Buttolo da il meglio di sé quando lavora da autore completo, perché sceneggiatura e disegni sono davvero un tutt’uno. È il caso di questo Stan&Ollie, in cui la ricchezza dei personaggi, della bibliografia, delle sfaccettature vengono rese attraverso un bianco e nero (con pochi grigi) che non fa sentire la mancanza dei colori.

Questa volta racconta la storia di Stan & Ollie, ovvero Stanlio e Ollio come sono noti in Italia, ovvero Stan Laurel e Oliver Hardy. E ci fa vedere ancora una volta che il fumetto non è una cosa per bambini, o almeno non lo è sempre.

È un mezzo per raccontare storie di ogni genere, e con molti livelli di lettura.

Se poi ad utilizzarlo è un artista a tutto tondo e, da quello che emerge dalle sue opere, una persona di grande sensibilità, può davvero essere adatto a raccontare qualsiasi cosa.

Scrive Bruno Bozzetto nella prefazione:

Ciò che mi ha colpito, quasi più della raffinatezza ed eleganza grafica, sono stati i testi, così straordinari, profondi e documentati [il corsivo è di chi scrive] […] il tutto raccontato con eleganza, fluidità e inevitabile umorismo.

In realtà l’umorismo, pur parlando di una coppia di comici, non è parso poi così inevitabile. Perché la vita, le relazioni, i conflitti di Laurel e Hardy non sono stati facili da gestire, anzi.

Buttolo, per sua stessa ammissione in alcune interviste concesse a ridosso dell’uscita del volume, ha tolto le bugie e le inesattezze nate su di loro. Inesattezze che spesso servono a fare da contraltare all’allegria portata sullo schermo, facendo apparire i comici come dei clown sullo schermo, ma dei frustrati e a volte cattivi nella vita.

E per farlo ha usato un escamotage narrativo che dà spessore umano e fa sentire il lettore vicino ai protagonisti. Il racconto autobiografico da parte di Stan prende spunto da una telefonata di un ragazzino newyorkese, basata sul fatto reale che il suo numero telefonico degli Oceana Apartments di Santa Monica, dove Stan visse con la sua ultima moglie, la ballerina russa Ida Kitaeva dal 1958 fino alla sua morte, fosse sull’elenco telefonico. E che a lui non dispiacesse essere contattato direttamente:

  • Pronto? Parlo con il signor Stan Laurel?
  • Certamente.
  • Il vero Stan Laurel?
  • Mi auguro di sì, altrimenti non saprei perché ho risposto al suo telefono…

Tutti si stupiscono nel trovare il mio numero nell’elenco. Perché non dovrebbe esserci? A me piace passare il tempo con chi desidera passarlo con me.

Così un giovane fan, Seth Owens, in una serie di telefonate, dà modo all’ex attore di raccontare la sua vita, e ovviamente non può raccontarla senza tenere conto del lungo sodalizio umano e professionale con Oliver Hardy il quale, pur non parlando mai in prima persona, è sempre familiarmente chiamato Babe, come era noto non solo a Laurel, ma anche agli altri colleghi nei primi anni della sua carriera da solista.

Buttolo utilizza lo stesso titolo del film di Jon S. Baird del 2018, con i soli nomi propri dei diminutivi usati rispettivamente da Arthur Stanley Jefferson e Oliver Nordell Hardy (ma scritto tutto attaccato, senza spazi intorno a “&”). Il film si limitava a raccontare alcuni passaggi importanti della vita personale e artistica del duo, dal 1937 alla tournée del 1953, invece Buttolo attraverso il suo racconto ci parla di tutto, della personalità, del percorso professionale, della vita e delle relazioni; comincia fin dai primi anni del secolo scorso, con i rispettivi esordi, arrivando fino alla fine degli anni 1950.

Lo fa con piccole cose. Parlando soprattutto in prima persona attraverso la voce di Stan. Lo fa dividendo le fasi della vita e della carriera della coppia in cinque momenti:

  1. prima di diventare una coppia
  2. la nascita di Stan e Ollie
  3. i problemi personali, di coppia e con i produttori
  4. le ultime tristi produzioni
  5. la vecchiaia

A guidare la discussione sono le domande di Seth, che vengono scritte separatamente, in una schermata nera che ricorda quelle del cinema muto, e non compaiono mai come balloon o didascalie all’interno del fumetto. Alle domande, Stan risponde a voce.

Nella grafica si alternano senza soluzione di continuità il presente della telefonata fra Stan e Seth, il passato del racconto sul set e fuori dal set, alcune scene prese dai film o dai corti; queste ultime spesso sono proposte con l’utilizzo di trovate grafiche che usano lo spazio della pagina per dare una interpretazione quasi astratta delle scene prese dallo schermo.

Analogamente, le didascalie nella maggior parte del fumetto sono le parole di Stan al telefono con Seth, o i pensieri di Stan stesso; quando la scena è legata direttamente alla telefonata, le didascalie scompaiono o quasi, contenendo solo i pensieri in prima persona di Stan durante la conversazione, mentre i balloon che contengono le frasi dette al telefono diventano didascalie nelle pagine in cui si raccontano gli episodi della biografia dei due personaggi.

In questo modo la struttura quasi cinematografica viene preservata: ci sono due piani di racconto, quello principale è quello della telefonata, che però diminuisce di volume quando la scena si centra sugli episodi passati della vita dei due attori, e in questo caso sono i dialoghi diretti fra i protagonisti a farla da padrone. Esattamente come ci si può aspettare in un film in cui si ha un protagonista che racconta con dei flashback continui in cui si portano in scena gli eventi del passato, mentre si raccontano con una voce fuori campo i retroscena.

Non c’è bisogno di distinguere con differenze grafiche i due piani, né di cambiare format o modalità quando si citano delle scene dai film: molto semplicemente, Stan quando parla con Seth è sempre ritratto al telefono ed è ovviamente molto più vecchio, quindi sono del tutto sufficienti i contenuti per distinguersi da soli.

Ma a volte ci sono dei giochi di ombre che suggeriscono il passaggio tra i piani narrativi, che talvolta si mescolano, magari con una sola vignetta di Stan al telefono in una serie di pagine con episodi del passato.

Graficamente il tratto di Buttolo è realistico quanto basta, e con pochi segni e qualche retino riesce a essere molto efficace.

Gioca anche molto sul positivo/negativo con gli sfondi che si alternano fra bianco e nero. È un po’ l’utilizzo del bianco e nero cinematografico, in cui ci sono le gradazioni di grigio, ma che in questo caso non sono così numerose e danno certamente maggiore fisicità e spessore grafico al racconto.

Ecco, rispetto ai due volumi precedenti, quello su Ambrosoli in bianco e nero asciutto e quello su Michelangelo a colori (anche se con un uso molto importante delle ombre), le retinature grigie, massimo due diverse per ciascuna scena, aiutano anche a far sentire con maggiore empatia gli eventi raccontati.

La grafica si incentra sui personaggi, sia Stan & Ollie sia gli altri comprimari; solo alcune volte vengono dettagliati gli ambienti e gli oggetti. Questo aiuta graficamente a collegarsi alle sensazioni, in una biografia che vuole raccontare non solo la storia, non solo gli attori, ma le persone.

Dal punto di vista della composizione della pagina, la griglia è a disposizione del racconto, che è cinematografico. Pur non avendo ovviamente le proporzioni dello schermo, le vignette comunque si compongono a formare un racconto visivo continuo, con l’utilizzo di tecniche proprie del cinema: dalla dissolvenza in nero, alle carrellate nelle splash page, in cui la posizione delle didascalie aiuta l’occhio del lettore a muoversi come la cinepresa.

Nonostante la ricchezza dei dialoghi, perché non c’è molta azione e dunque le cose devono essere raccontate, il disegno scarno consente al lettore di dedicarsi alle parole, accompagnandole senza appesantire. Ma non per questo la parte grafica è solo al servizio della parola scritta, anzi quest’ultima guida la lettura e consente di godersi anche dei bei disegni, pieni di espressioni, di giochi di luce-ombra, per cui si può restare su una pagina, anche senza leggere, per apprezzare il fumetto in toto.

Un altro bel lavoro di Buttolo. La lettera finale, in cui Stan tira le fila delle conversazioni con Seth e aggiunge in breve quello che a voce non è riuscito a dire, è la ciliegina sulla torta letteraria, che dimostra ancora una volta, se fosse necessario, che quella a fumetti è una letteratura con la stessa dignità di quella fatta di parole.
Anzi, a volte riesce a mettere insieme due o più linguaggi in modo coerente ed efficace.

Un appunto sull’edizione e un suggerimento all’editore: Renoir ha riproposto in versione cartonata deluxe sia sia il volume su Ambrosoli sia quello su Michelangelo alcuni anni dopo la loro prima pubblicazione: sicuramente una edizione da libreria di Stan&Ollie, vista l’eleganza del contenuto e della grafica, non ci starebbe male.

Il numero decembrino di Fumo di China ha dedicato la copertina all’opera, con un disegno originale di Gianluca Buttolo: meritata.


Gianluca Buttolo
Stan&Ollie
Renoir Comics, 22 novembre 2023,
180 pagg., b/n, brossurato con alette, 17×24 cm, 14.90 €
ISBN:978-88-6567-277-8

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