Silver a SanBeach Comix: l’intervista
In occasione di San Beach Comix abbiamo incontrato Guido Silvestri, in arte Silver, e abbiamo parlato un po’ con lui di fumetto e scienza…
A due anni dalla sua collaborazione con Comics&Science, che ora è diventata una testata a tutti gli effetti, intervistiamo, in occasione di SanBeach Comics, il maestro Silver.
Nel numero del maggio 2016 di Comics&Science affrontò un tema che è ancora oggi di attualità, al punto di essere diventato argomento di leggi: le bufale e la pseudoscienza. Anche noi, nel nostro territorio ci abbiamo avuto a che fare in maniera piuttosto evidente: negli ultimi due anni i “previsori di terremoti” hanno spopolato. L’incontro, a latere della conferenza tenuta presso la Mondadori di San Benedetto del Tronto il 2 giugno 2018, è stato a tutto tondo su fumetti, insegnamento, scienza e non solo.
Lupo Alberto tornerà a essere protagonista sulle pagine di Comics&Science?
Questo non lo so, dipenderà dalla redazione e dai responsabili di Comics&Science, ma se mi chiedessero altre cose le farei molto volentieri. Tra l’altro, quella sulle bufale è stato un argomento un po’ eccentrico rispetto a quelli trattati fino a quel momento e anche dopo, più tecnici. Però mi sono divertito a farlo e soprattutto ho trovato conferma al fatto che il fumetto deve essere divulgazione. E l’evoluzione editoriale di Comics&Science lo ha dimostrato in modo eccellente.
Non che il fumetto debba essere solo quello. Si parla spesso di questo aspetto, ci sono altre collane che affrontano temi scientifici; ci sono istituti, enti di ricerca che cominciano a esplorare questo mondo. E si accorgono che attraverso questo mondo è più facile divulgare, avvicinare i giovani, spiegare le cose con un approccio più semplice, in modo da agganciare l’interesse di tutti. Oggi c’è una carenza culturale, che non solo non viene combattuta, ma in certo qual modo incoraggiata, a volte anche dall’establishment. Perché un livello culturale basso rende il popolo più facile da guidare.
Quindi, per facilitare l’approccio con la scienza, molti enti si stanno muovendo in questa direzione.
Non vorrei però che diventasse solo una moda.
Comics&Science di sicuro non è nato per moda e non prosegue per questo motivo. È fatto da persone che conoscono bene entrambi i settori, sia quello scientifico, sia quello del fumetto. Dietro c’è una vera squadra.
Se altre istituzioni riescono a fare la stessa cosa, benissimo, ma il timore che diventi una moda c’è.
Per la sensazione che ho io, questi fumetti non sempre arrivano ai ragazzi. Sembrano a volte più destinati a quelli della mia generazione (quella dei 30-40enni). I ragazzi spesso fanno fatica a leggere qualsiasi cosa, compresi i fumetti. Meno che mai se hanno il sentore che serva a imparare qualcosa. Pur essendo un linguaggio più immediato della lettura, quello del fumetto sembra ancora troppo poco diretto per i ritmi a cui loro sono abituati, vista l’enorme velocità con cui consumano tutto. Bisognerebbe trovare un linguaggio a fumetti che riesca a tenere questo ritmo?
Credo che in questo momento, per affrontare un tema delicato come quello della passione per il sapere e della formazione delle giovani generazioni sia importante formare bravi insegnanti. Forse è quello che manca. Se non ci sono insegnanti formati…
Io non sono un intellettuale, ma ho capito alcune cose della fisica attraverso alcuni libri che la spiegavano in termini accessibili anche ai non specialisti.
Ci sono insegnanti che insegnano materie che non hanno capito fino in fondo, di cui non sono padroni. Per cui se gli insegnanti acquisiscono una modalità che consente loro di spiegare in termini semplici la materia, è un passo avanti. E i fumetti possono aiutare sicuramente in questo lavoro di semplificazione.
Il lavoro di Comics&Science nel 2016 fu fatto a quattro mani con Francesco Artibani. Artibani è stato un suo importante collaboratore per le storie di Lupo Alberto, ma diversi anni fa. Come è stato lavorarci di nuovo insieme dopo tanto tempo?
Con Francesco, anche se non ci vediamo per lunghi periodi, ci sentiamo continuamente via email e con altri strumenti. Continuiamo a scambiarci pareri e riflessioni, per cui siamo sempre molto in sintonia.
Era in qualche modo previsto che quel numero di Comics&Science sulle bufale fosse affidato a Lupo Alberto, Artibani, avendolo saputo, si è un po’ “messo in mezzo”, simpaticamente.
Mi ha detto «mi piacerebbe farlo io», e io sono stato ben contento.
È un grande professionista, una persona di grande intelligenza, che sa fare bene il suo mestiere, oltre che un amico.
Nell’intervista sempre su quel numero, lei disse proprio che la scienza fa fatica a comunicarsi. Oggi stanno nascendo una serie di strumenti, ad esempio i webcomics, più immediati. Mi viene in mente phdcomics.com, con i suoi fumetti divulgativi. Uno molto famoso lo scorso anno è stato quello sulle onde gravitazionali. Il fumettista che deve proporre un argomento del genere, si può limitare a pensare solo al fumetto, o deve avere un buon background anche scientifico?
Nel fumetto c’è un aspetto di storia e di scrittura. Quindi il fumettista, in quanto scrittore, è anche nel suo piccolo un esperto di quanto scrive.
Se lei parla con il mio amico Giancarlo Manfredi, che ha fatto Magico Vento, è in grado di parlare per ore (è anche un po’ mortale, lo dice sottovoce, ndr) degli Indiani d’America. Li conosce tutti, per nome e per cognome. È diventato davvero uno studioso in questo campo. Ci ha perso del tempo, lo ha studiato. Anche quando si affronta una storia o un tema in modo leggero, è indispensabile che alcuni dati siano esatti.
Alfredo Castelli, papà di Martin Mystère, anche lui mio grande amico, costruisce delle storie immaginarie, ovviamente, però la premessa è autentica. C’è uno studio delle fonti: i disegni di Nazca esistono veramente. Gli UFO forse no, ma si può parlare del legame che c’è, usando precisione sui dati scientifici noti finora.
Margherita Hack (con Viviano Domenici, giornalista, a lungo caporedattore delle pagine scientifiche del Corriere della Sera, ndr) ha sfatato un sacco dei miti sugli UFO. Si sono costruiti miti sulla presenza degli alieni su Marte per la scoperta dei canali da parte di Schiaparelli, che poi si dimostrarono una illusione ottica (al di là dell’errore di traduzione). C’è gente che ancora parla di queste cose come se fossero reali. Il senso di questo libro è questo.
Per tornare alla domanda, è importante che chi scrive, ovviamente, conosca quello che scrive. E questo a volte diventa così coinvolgente da fare dello scrittore un esperto in materia.
Quindi, per concludere, rivedremo Bovinda, visto che lei ha detto anche che questo personaggio le è costato un po’ di fatica?
Io spero proprio di sì.
Le bufale sono un aspetto della modernità che fa veramente paura. Sembrano inarrestabili. Più se ne dimostra la falsità, più sembra che prendano piede. Vengono usate fuori contesto, addirittura come argomento di campagna elettorale…
I bacini di persone non in grado di controllarle sembrano crescere rapidamente. È inoltre pericolosissima la velocità con cui queste notizie si diffondono, grazie ai canali comunicativi del web. Le baggianate sono sempre state raccontate, probabilmente né più né meno di oggi; alcune assurdità sono sempre state elevate a verità. Il problema è proprio la rapidità, per cui sul web una notizia falsa sembra inarrestabile già pochissimo tempo dopo essere stata “prodotta”.
Grazie mille maestro!
Grazie, anche se la qualifica di maestro, che fa sempre piacere, la userei con parsimonia. Perché a volte ho visto che subito dopo la qualifica di maestro scatta quella di compianto maestro.