Radioactive – Marie e Pierre Curie e la loro vita radioattiva

Una biografia non propriamente a fumetti, ma illustrata e leggibile come un fumetto. Da cui una fumettista come Marjane Satrapi ha tratto un film.

Il sottotitolo di Radioactive recita «Marie e Pierre Curie, una storia d’amore e contaminazione» (o meglio, love and fallout, e purtroppo l’italiano non riesce a rendere perfettamente l’originale). Anche se la stessa Marie scrisse:

credo non vi sia alcun rapporto fra la mia opera scientifica e le vicende della mia vita privata

Marie Curie copertina

come riporta l’autrice Lauren Redniss nella dedica all’inizio del volume pubblicato in edizione italiana da Rizzoli Lizard.

È indubbio che le due cose si sono invece profondamente intrecciate. Radioactive è infatti il racconto di una storia familiare, che riguarda la scienza, ma anche l’umanità. Partendo dal pretesto dell’eccezionale donna che ha vinto due premi Nobel in due diverse materie e della sua eccezionale famiglia, scientificamente parlando, se ne traccia il percorso umano e scientifico.

Ma non possono restare separati, se consideriamo anche che le stesse scoperte scientifiche hanno modificato la vita e le relazioni della famiglia Curie, causando malattie e decessi, e spingendo i componenti allo studio delle scienze, ad altri premi Nobel (la figlia Iréne) e alla fama internazionale.

Marya Salomea Skłodowska nasce a Varsavia nell’anno del brevetto della dinamite da parte di Alfred Nobel. Pierre Curie nasce a Parigi nell’anno in cui Charles Darwin pubblica L’origine delle specie.

Entrambi brillanti studenti, poi ricercatori, si incontrarono a Parigi per condividere poi tutto nella vita, e anche dopo, in qualche modo. E Marya divenne Marie Curie, come la conosce ora il mondo intero.

Entreranno poi nella storia di Marie altri importantissimi scienziati, come Paul Langevin, come amante e Frederic Joliot, come genero. E ancora oggi i geni fanno il loro lavoro, con pronipoti scienziati di chiara fama.

Marie Curie meets Pierre

Lauren Redniss, artista americana, vincitrice di diversi premi come scrittrice e nominata al Pulitzer, ha creato un libro. Non un fumetto, anche se certamente catalogabile come graphic novel. Opera nella quale confluiscono moltissimi aspetti: illustrazioni, tecnica (font e cianografie), design, ricerca storica, contestualizzazione tecnologica. Ma in cui le informazioni passano attraverso i testi. Non troppo lunghi, talvolta aneddotici, spesso ricchi di citazioni e documenti originali.

Ma non si può parlare di fumetto in senso stretto, non essendoci nessuna parola o nuvola collegata direttamente o indirettamente ai personaggi. Tutti parlano con il discorso diretto, ma mai utilizzando le tecniche proprie del fumetto.

La lettura scorre veloce, con i disegni, talvolta accostati e compenetrati con le foto in azzardate composizioni grafiche, che guidano e aiutano la lettura. Si intersecano con il testo. Sono certamente più di uno sfondo. Ed il testo stesso fa parte della grafica.

Ne fa parte, aiuta a costruirla. Ne è delimitato o la delimita.

Traccia lo spazio, talvolta vuoto.

I disegni, pur con uno stile abbastanza omogeneo, hanno funzioni diverse. A volte sono didascalici, interpretano graficamente le scoperte scientifiche. Rappresentano in modo diretto atomi, scoperte, oggetti e studi di laboratorio. Interpretano risultati di simulazioni numeriche altrimenti incomprensibili.

Troviamo rappresentanti i minerali che furono il primo argomento di ricerca di Pierre, lo schema della fissione nucleare, e le differenze spettrali o di configurazione elettronica tra il radio ed il polonio. Le foto del casco per la curieterapia (oggi brachiterapia) degli inizi del 1900 e la maschera per radioterapia degli anni 2000.

Altre volte rappresentano gli eventi e le persone. Lo fanno talvolta con poco realismo, ma con grandissima intensità. Al lettore arriva in modo molto diretto quello che Redniss vuole sottolineare, spesso con pochi tratti. Altre volte con tecniche più complete e miste.

Il ritratto di una magnetica Marie Curie nel momento in cui per la prima volta viene a contatto con il futuro marito viene tracciato in bianco e nero, senza dettagli, se non la posizione ritrosa e gli occhi evidenziati.

Oppure il racconto della morte di Pierre, con una sola scena, la cui efficacia è comunque evidente. Qui, come in molte altre immagini del libro, viene usata la tecnica cianotipica, che presenta una luminosità azzurrina, quasi radioattiva. Un colore simile a quello tipico, ad esempio, dell’acqua delle centrali nucleari.

Altre volte mescolano foto e grafica, contestualizzando la scienza contenuta nella vita della famiglia Curie e le sue conseguenze, andando da una parte all’altra del mondo. Da quelle d’epoca delle Conferenze Solvay, a quelle più recenti. Con trovate particolari. Ne citiamo due per tutte:

  • il frottage della cripta dei Curie nel Pantheon
  • il disegno in cui si racconta la morte di Marie Curie che sembra una foto ai raggi X

Il fallout del titolo inglese è più volte presentato nell’opera: ovvero la ricaduta delle scoperte.
Quelle più globali: da Hiroshima a Chernobyl, passando per gli esperimenti nucleari in Nevada durante la guerra fredda.
Ma anche quelle più singolari, come la Merry Widow Health Mine.

I diversi aspetti grafici e letterali sono mescolati con maestria, come la vita e la scienza di Marie Curie. I titoli dei capitoli fanno riferimento a termini scientifici che però si incrociano perfettamente con i momenti e gli avvenimenti della vita, personale e lavorativa della famiglia.

I contenuti vengono da una ricerca minuziosa, completamente dettagliata nelle note finali e attinta da documenti dell’Archivio Curie, anche con una grandissima attenzione per il contesto storico, politico e sociale degli avvenimenti.

Alla fine ci sono alcune gustose appendici. Assieme alle note, il Bestiario e orto botanico radioattivi, in cui, oltre a situazioni già citate nel libro, si legge di alcuni tra i più famosi elementi, reali o di fantasia, legati alle radiazioni nucleari. Da Godzilla a Hulk, a Bert la tartaruga.

Alla fine Redniss dà anche alcune chicche tecniche molto interessanti. Una nota sull’utilizzo della stampa cianotipica, che è anche sotto forma di video. E il fatto che il font utilizzato nel libro è stato inventato dall’autrice basandosi sui documenti che si trovano nella New York Public Library (NYPL) e che fanno riferimento al periodo descritto nel libro.

Oltre alla trasposizione cinematografica di Marjane Satrapi, il libro, uscito in inglese nel 2010 dopo alcuni anni di lavoro, è stato protagonista nel 2011 di una mostra presso la NYPL. A questa esibizione hanno partecipato l’autrice e i suoi allievi di design. Lauren Redniss ne ha anche parlato in un TED Talk, chiamando ques’opera «un libro visuale su due cose invisibili: la radioattività e l’amore».

Inoltre il libro è stato oggetto di studio e pubblicazione di una analisi scientifica da parte di Candida Rifkind, docente di inglese dell’Università di Winnipeg, che conclude:

i piaceri che si trovano nelle pagine di Radioactive, i seducenti richiami che ha sul lettore con le sue immagini intime, gli aneddoti particolari, le storie commoventi celano alcune delle sue più rivoluzionarie strategie per dare nuova vita all’immagine di una delle donne più famose del mondo, sia come icona splendente che ombra vagamente spettrale. Radioactive, come i Curie e il radio, non è sempre ciò che sembra: Redniss dà origine a uno studio virtuosistico visuale di una donna alla quale lei è certamente profondamente connessa, e il racconto della cui vita, con il senno di poi, non può essere separato dagli orrori delle armi atomiche e del fallout nucleare.


Lauren Redniss
Radioactive
Dey Street Books, 2011, edizione italiana Rizzoli Lizard, luglio 2020
brossura, colore, pagg. 208, 28×20.5 cm, €25.00
ISBN: 9788817144537

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