Quel gran pezzo dell’Ubalda – Midnighter #6 di Aco e Steve Orlando
Torna Quel gran pezzo dell’Ubalda, la rubrica di critica fumettistica dedicata all’analisi di singole pagine di straordinario valore: stavolta si analizza il valore del tempo nel fumetto con Midnighter.
I precedenti articoli di questa rubrica sono consultabili a questo link.
Seconda puntata di “Quel gran pezzo dell’Ubalda” la rubrica di Dimensione Fumetto dedicata all’analisi delle singole tavole.
Stavolta prenderemo in esame una tavola di Aco presa da Midnighter #6 scritto da Steve Orlando e con i colori di Romulo Fajardo Jr.
In questa pagina viene evidenziato uno dei vantaggi che il “linguaggio fumetto” ha nei confronti degli altri media: la possibilità di una lettura sincronica e contemporaneamente diacronica di un segmento narrativo. Detta in maniera semplice le vignette, in particolar modo quella centrale, possono essere essere lette sia in modo sequenziale (quindi diacronico) rispettando i tempi dettati dall’ordine di lettura da-sinistra-a-destra, che in modo simultaneo (e quindi sincronico) guardando contemporaneamente tutta la pagina.
Racchiusa tra delle vignette introduttive e conclusive più “canoniche” c’è la vignetta centrale che ha un impatto dinamico di grande effetto.
Tutta l’azione della pagina viene racchiusa in un’unica immagine che però non è statica, non cristallizza un unico momento ma ne racconta diversi contemporaneamente. Il movimento di Midnighter viene sottolineato da due elementi: la divisione della vignetta in sotto-vignette, tramite i tipici spazi bianchi, e l’inchiostrazione del protagonista (insieme all’uso del colore) che diventa sempre più marcata man mano che lo stesso si avvicina alla conclusione dell’azione.
Altro elemento peculiare del fumetto in questa tavola è la raffigurazione, sempre sincronica, dei singoli dettagli evidenziati anche cromaticamente dallo sfondo rosso. La funzione delle vignette più piccole anche qui è doppia: la prima è quella di evidenziare dei singoli momenti dell’azione (piatti che si rompono, oggetti che volano ecc…) che il lettore può leggere nell’ordine che più preferisce, la seconda consiste nella disposizione delle vignette stesse, caotica, scomposta, che acuisce l’intento dinamico di tutta la pagina.
Tramite questi espedienti Aco mette in scena il movimento in un modo che nessun film d’azione riuscirebbe mai a fare. Perché qui buona parte della regia del film è nella testa del lettore.