Posy Simmonds – Chi è l’autrice che ha vinto il Grand Prix 2024 di Angoulême
Chi è Posy Simmonds, la fumettista inglese che ha vinto il Grand Prix 2024 al festival di Angoulême? Un excursus sulla carriera di quest’autrice non ancora nota in Italia quanto meriterebbe.
Tra il 25 e il 28 gennaio 2024 si è svolto come ogni anno il Festival internazionale del fumetto di Angoulême, uno dei più importanti festival dedicati alla non arte in Europa, e fra i tanti premi distribuiti nelle varie categorie me ne è saltato all’occhio uno in particolare. A vincere il premio alla carriera, Grand Prix 2024, è stata la fumettista e illustratrice Posy Simmonds. Prima di lei se lo erano aggiudicato autori del calibro di Chris Ware (2021), Rumiko Takahashi (2019), Bill Watterson (2014) e Art Spiegelman (2011), giusto per citare i più noti.
Letto il trafiletto che riportava la notizia sul mio cellulare, la prima domanda che mi è saltata in testa è stata: chi diamine è Posy Simmonds? Perché questo nome mi dice qualcosa?
Allora faccio quello che ormai gran parte dell’umanità fa quando sa di non sapere, guglo il suo nome e subito Wikipedia (in inglese, non esiste ancora una pagina in italiano) apre un varco di luce nella mia mente ormai annebbiata dal tempo che passa.
Flashback. Era il 2010 e Stephen Frears, uno dei miei registi preferiti, porta sullo schermo Tamara Drewe (Tamara Drewe – Tradimenti all’inglese se lo cercate in italiano… no, non ho voglia di perdere tempo a deprecare il vizio italiano di storpiare titoli o aggiungere sottotitoli improbabili a film, libri e serie TV). Lo vedo nel 2011 quando esce in Italia, mi piace, originale per essere una commediola middle class squisitamente british. Scopro, non so se anche allora guglassi con tanta frequenza, che il film era tratto da un fumetto, wow, per giunta scritto da una donna, doppio wow. Era il 2011 e ancora non si parlava di gender gap e scoprire l’esistenza di una fumettista donna inglese era come trovare la pietra filosofale in un cassetto di casa. Faccio un errore madornale: non recupero il fumetto, uscito allora in libreria in contemporanea con il film e pubblicato dalla casa editrice Nottetempo. Tamara Drewe e Posy Simmonds scivolano così via dalla mia mente fino a questo gennaio 2024.
Presente. Non riuscirò mai a spiegarmi chiaramente il motivo per cui io sia colto spesso da improvvise passioni per certi autori, semplicemente succede. Scopro il loro nome per caso, mi interesso alle loro opere, poi alla loro biografia, ai loro riferimenti culturali e infine alle eventuali derivazioni dei loro lavori e in men che non si dica mi ritrovo immerso fino al collo nel loro mondo e non sono soddisfatto fino a che non ne sono disgustato. Con Posy Simmonds questa operazione bulimica è stata alquanto difficile, per due motivi: la scarsa reperibilità in Italia dei suoi fumetti e libri illustrati e il valore inafferrabile della sua opera.
Posy Simmonds è famosa (?) in Italia e forse nel mondo (Gran Bretagna a parte), principalmente per tre fumetti: Gemma Bovery, Tamara Drewe e Cassandra Darke; solo quest’ultimo, il più recente, è disponibile nelle librerie italiane, edito da Mondadori Ink. Tamara Drewe, come già detto, era uscito per Nottetempo nel 2011, ma è ormai fuori catalogo, si riesce con un po’ di fortuna a reperirlo online da qualche fondo di magazzino. Gemma Bovery, il più vecchio dei tre, era stato pubblicato in Italia da Hazard, casa editrice ormai chiusa, fondata a Milano da Gianni Miriantini. Di queste tre opere, solo l’ultima Cassandra Darke nasce come graphic novel, negli altri due casi le strisce della Simmonds hanno prenso forma di libro solo alla fine della loro pubblicazione a puntate sul The Guardian, uno dei più importanti quotidiani britannici. Parleremo più sotto nel dettaglio di questi tre titoli.
Gli inizi
La carriera di Posy Simmonds, nata nel Berkshire nel 1945, prende il via molto presto, dopo gli studi alla Sorbonne di Parigi e alla Central School of Art & Design di Londra. Nel 1969, a 24 anni, le viene affidata una striscia quotidiana sul The Sun intitolata Bear: si trattava di vignette umoristiche, piene di allusioni sessuali, che seguono le avventure di un orso di pezza costantemente arrapato e di una bambola vittima delle sue avances. Essendo figlie di un’epoca di liberazione sessuale e destinate a un tabloid come il The Sun, con una linea editoriale orientata verso notizie scandalistiche e pruriginose, oggi appaiono estremamente datate e politicamente scorrette, e Simmonds stessa ne è ben consapevole.
La svolta per Simmonds è sicuramente l’inizio della collaborazione col The Guardian’s Women Page, una pagina che dal 1922 il giornale dedica alle donne e alle tematiche femminili. Si trovò a dover sostituire in fretta e furia John Kent, partito per le vacanze, e il suo fumetto Varromshka con protagonista un’eroina bionda e ipersessualizzata, e lo fece in maniera brillante con la sua striscia The Silent Three of St. Botolph’s, apparsa sul quotidiano britannico per la prima volta nel 1977.
La striscia di Simmonds nasce come tributo a un altro fumetto di un’autrice donna, The Silent Three di Evelyn Flinders, pubblicato negli anni Cinquanta sul magazine inglese per ragazze School Friend, che narrava le vicende di tre studentesse che formano una società segreta per combattere con maschere e cappucci verdi il preside della scuola prima e veri e propri crimini poi. Simmonds prende spunto dalle avventure delle tre ragazzine incappucciate per costruire una satira contemporanea sulla condizione delle donne, immaginandole adulte, alle prese con figli, mariti e lavoro. Le strisce, pubblicate fino alla fine degli anni Ottanta, sono state poi raccolte in svariati volumi (tutti inediti in Italia). Con The Silent Three of St. Botolph’s Simmonds delinea un modus operandi che concettualmente attraverserà tutta la sua opera, cioè quello di prendere spunto da opere esistenti per rielaborarle in modo originale e contemporaneo, mettendo in luce con ironia contraddizioni dell’opera stessa e del tessuto socio-culturale inglese.
Libri illustrati
Alla fine degli anni Ottanta, Simmonds si prende una pausa dal fumetto per adulti e si dedica all’illustrazione per l’infanzia, vogliosa di sperimentare e complice, forse, il successo popolare del genere (in particolare di The Snowman di Raymond Briggs del 1982 e di Matilda di Roald Dahl del 1988).
Il suo Fred, che sostanzialmente mantiene la struttura di un fumetto, con la divisione della pagina in vignette e dialoghi inseriti nei baloon, diventa un enorme successo. La storia è quella di due fratelli che scoprono che il loro gatto recentemente scomparso per colpa di un’influenza era in realtà una celebrità nel mondo felino. Si ritrovano dunque in piena notte al suo funerale dove un folto pubblico di mici piange il caro estinto e ne decanta i numerosi successi. Tanto fu il successo del libro che nel 1996 venne diretto dalla regista inglese Joanna Quinn un cortometraggio animato tratto dal racconto di Simmonds dal titolo Famous Fred, che ottenne una nomination agli Oscar e una ai BAFTA.
Dopo Fred ci furono altri libri illustrati di successo come Lulu and the Flying Babies, The Chocolate Wedding, Matilda: Who Told Lies and Was Burned To Death, fino al più recente Lavender del 2003.
Gemma Bovery
Parallelamente all’avventura nel mondo dei libri illustrati per bambini, nel 1990 Simmonds torna a collaborare col The Guardian, che le chiede un fumetto da pubblicare sulle sue pagine formato da 100 episodi. Simmonds propone al giornale una rilettura del classico della letteratura francese Madame Bovary di Gustave Flaubert; Simmonds ha dichiarato che l’idea di rileggere il romanzo le è venuta durante un viaggio in Italia quando, a un caffè, ha notato una ragazza sommersa da borse di Prada sbadigliare di fronte al suo uomo che le stava parlando, e quella ragazza le ricordò Emma Bovary. Nasce così Gemma Bovery, prima a puntate sul quotidiano, poi diventato un libro nel 2000 edito dalla casa editrice Jonathan Cape.
La storia, ambientata in Normandia, racconta le vicende di Gemma Bovery, un’illustratrice recentemente sposata con Richard che ha deciso di trasferirsi in Francia per ricominciare una nuova vita. Lì però intreccerà una relazione con Hervé, un giovane rampollo di una ricca famiglia francese e sempre lì, a casa dei vicini, re-incontrerà il suo ex Patrick, da cui era stata lasciata. A osservare l’intera storia Joubert, un panettiere francese ossessionato dalla ragazza e dal romanzo di Flaubert che teme che Gemma possa fare la stessa fine della protagonista del libro (spoiler, Emma Bovary si suicida con del veleno). Il finale è brillantemente tragicomico.
Con Gemma Bovery Simmonds raggiunge pienamente la sua personale cifra stilistica che la rende famosa non solo nel Regno Unito, ma finalmente anche in Francia e negli USA. Il sapiente intreccio della trama, il feroce e al contempo tenero ritratto della borghesia intellettuale inglese, che qualcuno oggi chiamerebbe radical chic, la descrizione della donna non più come solo oggetto del desiderio ma come protagonista desiderante, i continui rimandi ai grandi classici della letteratura, il sesso come strumento di potere ma anche come mero spazio di piacere, creano una mescola sorprendente e intrigante. La storia di Gemma Bovery è diventata tanto iconica da trasformarsi anche in un omonimo film francese, non brillantissimo a dire il vero, diretto nel 2014 da Anna Fontaine, con protagonista Gemma Arterton (già protagonista di Tamara Drewe di Frears) e Fabrice Luchini.
Intermezzo
Dopo Gemma Bovery Simmonds torna al The Guardian con Literary Life, una serie di fumetti satirici autoconclusivi sul mondo dell’editoria usciti nella pagina culturale del quotidiano; sono stati poi tutti raccolti, insieme a due storie brevi, in un libro nel 2003 sempre edito da Jonathan Cape.
Tamara Drewe
Nel 2005 il The Guardian commissiona a Simmonds un’altra serie a fumetti lunga da pubblicare sulle pagine del quotidiano: nasce così Tamara Drewe.
L’ispirazione questa volta viene da Via dalla pazza folla, romanzo del 1874 dello scrittore Thomas Hardy. Il romanzo di Hardy ambientato in un idillica campagna inglese narra le vicende di Batsheba e di Gabriel, fittavola l’una e fattore l’altro, e del loro amore contrastato; Batsheba durante tutto il libro sarà vittima di alterne fortune economiche e non e sarà contesa da più spasimanti, il fittavolo Boldwood suo vicino e il sergente Francis Troy che arriverà addirittura a sposare prima e di cui rimarrà vedova poi.
Se la protagonista di Hardy prendeva il suo inusuale nome dalla moglie del biblico re David, Simmonds decide di chiamare la sua protagonista Tamara da Tamar, la figlia del re David. Come in Hardy, la protagonista Tamara Drewe, una giovane giornalista e scrittrice, si divide tra più uomini, un aitante giardiniere, una rockstar e uno scrittore di bestseller. A fare da cornice alla storia, il villaggio di Ewedown, classico luogo ameno inglese fatto di tenute di campagna, pascoli e muretti a secco. Proprio in questo ambiente bucolico e soave si annidano le miserie di una borghesia ricca e insoddisfatta, bersaglio prediletto della Simmonds.
Stonefield è una tenuta gestita da Nichols e Beth Hardiman, romanziere lui e devota moglie lei, dove vanno a soggiornare scrittori più o meno famosi in cerca di pace e concentrazione. Tamara Drewe è la nuova vicina, tornata da Londra per ereditare la casa di sua madre e portare scompiglio in paese. Giovane, sexy e con un nuovo naso, Tamara fa girare la testa a più d’uno, Andy bel giardiniere e figlio dei precedenti proprietari della casa di Tamara, Ben batterista di una band indie che, in crisi, molla tutto per trasferirsi in campagna insieme a Tamara, e Nicholas Hardiman, marito fedifrago che intreccia una pericolosa relazione con la bella Drewe. A osservare gli intrecci rocamboleschi di lenzuola ci sono Glen, scrittore statunitense sovrappeso e segretamente innamorato di Beth, e Jody e Casey, due ragazze del villaggio che, introdottesi furtivamente in casa di Tamara, innescheranno il putiferio inviando una mail ambigua ai tre uomini dal computer di Tamara (anche in Hardy l’intreccio si scatena a causa di una lettera con più destinatari).
Quello che parte come un ironico racconto di corna e pettegolezzi si avvia man mano verso un finale tragico condito di amare riflessioni. Tamara, come d’altronde era Gemma, non è un personaggio positivo tout court, come le eroine dei classici della letteratura romantica inglese e per l’appunto di Hardy: è una donna bella e incostante, ma allo stesso tempo forte, a volte frivola, vanesia, incapace di prendere la decisione giusta, ma molto capace di mettersi nei guai. Controparte di Tamara è Beth Hardiman, una donna solida, coi piedi per terra, che però ha deciso di annichilirsi e di rinunciare a tutto pur di seguire il marito, sopportandone le continue scappatelle e supportandolo nel suo lavoro di scrittore. Simmonds riesce a mettere alla berlina le tante sfaccettature umane, a mettere in luce le ipocrisie di una certa classe sociale agiata e colta, a giocare sottilmente con l’ironia e con la tragedia. Come un dio onnipotente, guarda i suoi personaggi talvolta con tenerezza e a volte con spietata cattiveria. Se Nicholas avrà la fine che si merita, schiacciato da mucche impazzite come il sergente Troy in Via dalla pazza folla, così la giovane Jody, come la fragile Fanny Robin del romanzo di Hardy, sedotta e abbandonata, pagherà carissima la sua smania per la rockstar Ben e il suo male di vivere adolescenziale. Simmonds, pur raccontando la tragedia, non vuole appesantire le sue pagine e ristabilisce l’ordine e il clima di commedia alla fine del romanzo, con un incontro chiarificatore fra le tre donne sopravvissute alle violente pulsioni maschili: Tamara, Beth e Casey, tre generazioni a confronto, che sembrano dimostrare un vero momento di sorellanza.
Cassandra Darke
Se i riferimenti letterari di Gemma Bovery e Tamara Drewe erano evidenti e dichiarati, più sfumati sono invece quelli in Cassandra Darke, ultima fatica di Simmonds.
Uscito nel 2018 in patria e nel 2022 in Italia, grazie a Mondadori nella collana Oscar Ink con la traduzione di Alessandra Di Luzio, questo fumetto è una sorta di Canto di Natale di Charles Dickens in cui la protagonista, Cassandra Darke appunto, è una moderna Ebenizer Scrooge, una donna arcigna e sola, una gallerista senza scrupoli, che finisce in galera e che nel corso del libro subirà una profonda trasformazione morale grazie all’incontro con la giovane e inesperta figlioccia Nicki. Cassandra Darke è in definitiva un vero e proprio giallo, e di sicuro il libro più maturo della Simmonds (che in quanto tale forse non tocca le vette dei precedenti) con tanto di ritrovamento del corpo iniziale, indizi, uomini misteriosi, pistole e chi più ne ha più ne metta. Al contrario delle due opere precedenti, in questo caso la protagonista non è una giovane e attraente donna che fa girare la testa agli uomini, ma una vecchia grassa e sgradevole che non attira le simpatie di nessuno dei protagonisti della storia, ma che riesce invece nell’impresa di rimanere impressa nella mente del lettore.
Anche l’ambientazione stupisce. La campagna, francese o inglese, tanto amata da Simmonds, compare solo alla fine del libro, al suo posto una Londra innevata e natalizia, fatta di forti contrasti. Le gallerie d’arte del centro e le periferie degradate, i ricchi collezionisti d’arte e gli immigrati, l’élite culturale e la malavita, le case georgiane e le bettole dove si fa festa tutta la notte. Cassandra Darke è un racconto solido che utilizza la trama mystery per toccare i temi tanto cari alla Simmonds: l’indagine della società contemporanea e dell’animo umano. Stilisticamente si ravvede la struttura con cui Simmonds ci aveva abituati nei due fumetti precedenti: molto spazio al testo (nelle opere di Simmonds c’è un sacco da leggere!), racconto in prima persona dei protagonisti, continuo cambio della voce narrante, alternanza tra palette ristrettissime e tavole più colorate.
Una grande autrice
Simmonds, che oggi ha 79 anni, ha attraversato la storia del fumetto e dell’illustrazione britannici con piglio originale e irriverente. La sua profonda conoscenza dei classici della letteratura inglese e non solo, le ha permesso di ricalcarne gli stilemi (lo spunto di partenza, l’amore per il dialogo, il racconto seriale pubblicato a puntate sul giornale) e di ridiscuterne i dogmi, creando un nuovo linguaggio che prende spunto da essi per osservare il contemporaneo.
Nel suo sguardo acuto e nei suoi disegni eleganti e squisitamente british si possono trovare reminiscenze di William Blake, Beatrix Potter e dei suoi quasi contemporanei Quentin Blake e Raymond Briggs, che hanno fatto da contrappunto alla società britannica degli ultimi cinquanta anni. La sua lunga collaborazione con il The Guardian le ha certamente permesso di osservare la società da un punto di vista privilegiato e imparziale e di divenire anticipatrice di temi quali la parità di genere e la condizione femminile di cui, a modo suo, si è sempre occupata.
Posy Simmonds è dunque un’autrice fondamentale per la storia del fumetto che forse gode ancora di troppa poca fama in Italia, come dimostra la pubblicazione aspizzichi e bocconi delle sue opere.
Ad Angoulême se ne sono accorti, e voi cosa aspettate?
Per approfondire
Elenchiamo di seguito una selezione di titoli per sapere di più su Posy Simmonds e sulle sue opere. Partiamo dai fumetti editi in italiano:
- Gemma Bovery, Hazard se riuscite ancora a trovarlo (o Jonathan Cape in inglese)
- Tamara Drewe, Nottetempo se riuscite ancora a trovarlo (o Jonathan Cape in inglese)
- Cassandra Darke, Mondadori (o Random House in inglese)
Fra i libri illustrati consigliamo perlomeno:
- Fred, Andersen Press (in inglese)
Testi sul mondo di Simmonds, che parlano di lei o a cui lei si è ispirata:
- Via dalla pazza folla, Thomas Hardy (fra le varie, io consiglio l’edizione Fazi)
- Madame Bovary, Gustave Flaubert (nell’edizione che preferite)
- Posy Simmonds, Paul Gravett, collana The Illustrators di Thames & Hudson (in inglese, mi auguro che la casa editrice LupoGuido lo traduca al più presto come fatto per altri volumi della serie)
Per i film tratti da opere di Simmonds:
- Famous Fred, regia di Joanna Quinn, 1996 (lo trovate su YouTube in inglese, la qualità è pessima vi avviso)
- Tamara Drewe – Tradimenti all’inglese, regia di Stephen Frears, 2010 (lo trovate, solo in italiano, su Amazon Prime Video)
- Gemma Bovery, regia di Anne Fontaine, 2014 (lo trovate, solo in italiano, su Amazon Prime Video)
Infine, se siete a Parigi fino al 1° aprile 2024 potete visitare a ingresso libero la mostra Posy Simmonds – Dessiner la littérature alla biblioteca del Centre Pompidou.
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