Piccola guida per moderne lettrici di shoujo manga

Come il titolo credo spieghi semplicemente, quella che mi accingo a proporre è una Guida orientativa per le moderne ragazze di oggi che, nonostante l’apparenza di tormentate fashion victim e ammiratrici, ma sdegnose, di belli e dannati da palcoscenico, sono inconfessabilmente sentimentali e nascondono sotto il letto i peluche puffosi di quando erano non-adolescenti e i fumetti romantici fabbricati in Sol Levante.

Perché, a parte tutto, una guida ce la vuole nel vasto, vastissimo panorama degli shoujo manga pubblicati da quasi tutte le case editrici esistenti. E lo so bene io, che mi vedo passare sotto gli occhi tutti, ma dico davvero tutti, i primi numeri delle storie per ragazze che arrivano sul mercato.

Non troverete nella guida la storia di questo genere a fumetti (non sarei comunque la persona più adatta a farlo) né celebrazioni di autori a discapito altri: posso soltanto ricordare brevemente come i tempi e i fasti di storie d’amore inserite in contesti storici, in qualche modo rappresentativi di un’epoca, un paese, un evento – per intenderci i Lady Oscar (La rosa di Versailles), i Candy Candy, i Madamoiselle Anne (Una ragazza alla moda) – non tornano più.

Mdemoiselle Anne (titolo italiano) racconta dell'occidentalizzazione del Giappone.
Mademoiselle Anne (titolo italiano) racconta dell’occidentalizzazione del Giappone.

Oggi le storie e le ambientazioni che vedono nascere e sviluppare amori giovanili e strappalacrime si svolgono prevalentemente tra i banchi di scuola, il luogo dove, d’altra parte, gli adolescenti nipponici trascorrono la maggior parte della loro giornata. Parentesi: sono stata in Giappone e posso assicurare che tutto ciò che è illustrato nei manga, usi, abiti, luoghi, costumi, è assolutamente realistico (a meno che non stiamo leggendo un fantasy) ed è così realistico perché uno degli scopi del fumetto è quello della catarsi, coinvolgere il lettore tanto da farlo identificare con i personaggi, e in questo modo, paradossalmente, farlo separare dalla propria realtà quotidiana e farlo sognare di essere qualcun altro, in altre situazioni, piacevoli o emozionanti. Lo sapevamo già, no? È lo scopo stesso della letteratura.

Lady Oscar ha insegnato a tutti la storia e la Rivoluzione Francese
Lady Oscar ha insegnato a tutti la storia e la Rivoluzione Francese

Anche le signorine italiane, anche se non vivono nella medesima realtà scolastica, possono identificarsi e sognare con i sentimenti delicati e sublimi che questi volumetti propongono. Eppure, bene o male, le situazioni presentate sono sempre quelle: un ragazzo incontra a scuola una ragazza (o viceversa), dopo vicissitudini ed equivoci capiscono di piacersi, la realizzazione del loro sogno d’amore è però ostacolata da un rivale (o una rivale) o da una situazione drammatica (una separazione, una morte ecc.) ma alla fine tutto si risolve per il meglio (oppure no) e nel frattempo sono maturati e sono pronti ad affrontare la loro vita post-adolescenziale. Questo è lo schema tipico del genere e va benissimo così, l’importante è saperlo, non aspettarsi nulla di troppo diverso, e se non piace leggere qualcos’altro.

Ma perché dunque dovremmo comprare (mi ci metto pure io) altri shoujo dopo aver letto il primo, sapendo benissimo quello che succederà mano a mano che i numeri vengono editati? Bèh, se una cosa ti fa star bene, ti fa sognare, ti insegna anche qualcosa, perché NON dovresti leggerla o comprarla? Finché è legale, shoujo e sogni d’amore a manetta, la vita è già tanto brutta e deludente! La ripetitività dà quel senso di sicurezza e tranquillità che ci manca nella vita, per il resto basta essere abbastanza con i piedi per terra da capire che si tratta solo di sane, innocenti, illusioni per non farsi troppo male e godersela.

Questo però non vuol dire che tutto quello che troviamo in fumetteria, reparto rosa/rose, è buono e giusto, esistono delle caratteristiche che distinguono un buon prodotto shoujo da uno di cui si può anche fare a meno, elementi semplici ma che assicurano quell’effetto morfina  a cui aneliamo.

Come può fare, dunque, una signorina che ha solo sentito parlare di Georgie e di Kiss me Licia (Love me Knight) a capire quali sono i titoli che meritano di essere acquistati e che produrranno indimenticabili batticuore? Stringendo ben bene, i punti cardinali per orientarsi sono essenzialmente tre.

In Italia Kiss me Licia è diventato un must
In Italia Kiss me Licia è diventato un must

Prima di tutto, e fondamentale per me: il buon disegno. Non voglio dire che se le protagoniste hanno occhi che coprono metà del viso ci troviamo di fronte a una cattiva realizzazione, ma dico che l’espediente di ingigantire l’occhio, riempiendolo di grazie e stelline, è utilizzato spessissimo per semplificare la resa delle espressioni del viso. Fateci caso: occhi giganteschi, naso che serve a dare un baricentro al tutto, sopracciglia perse dentro la romantica frangia, e bocca che può essere sorridente, dritta, all’ingiù. Per capire si capisce, ma… Insomma, se vi piacciono ben venga, ma un tratto delicato, l’abilità della mano, l’effetto delizioso di alcune opere vale già di per sé il costo dell’albo; oltre questo, naturalmente, nel campo “disegno” vanno inseriti anche la regia , la varietà delle inquadrature, dei tagli, delle pause riflessive ecc.

Occhioni a profusione! bocca a triangolo! Il naso c'è?
Occhioni a profusione! Bocca a triangolo! Il naso c’è?

Secondo: il carattere dei personaggi. Ormai per movimentare le storie si creano characters che presentano particolarità utili allo sviluppo del plot: lei più alta di lui, lei incredibilmente piccola, lui con problemi di socializzazione, lei che sembra Sadako di Ring, lui che ha un trauma infantile (se li avete collocati tutti nominando mentalmente il titolo siete dei veri appassionati di shoujo, complimenti!). Ci sta bene tutto, siamo favorevoli, anche perché così si offrono maggiori spunti di identificazione, ma almeno che questi personaggi siano simpatici! Si rendano indimenticabili! Ci facciano riflettere! Parentesi personale: io quelle che piangono in continuazione o reagiscono da dementi ad una situazione semplicissima, dove basterebbe dire una parola per chiarire un equivoco, proprio non le sopporto! Aggiungono pathos e commozione alla storia, ma sono deleterie! Anche perché, e torniamo agli espedienti usati dai meno dotati, avere un personaggio così semplifica tutto, non ti serve creare qualcosa di originale, basta buttare là ostacoli a caso (spesso faziosi) e diventano drammi di Euripide e il volumetto è composto. E tutto ciò ci porta al punto tre…

Anche se ci sono lacrime non c'è dramma, e il tratto è incantevole...
Anche se ci sono lacrime non c’è dramma, e il tratto è incantevole…

L’intelligenza della sceneggiatura: la trama non deve essere per forza originalissima (uno sforzo che potrebbe provocare danni più seri) la tranquillizzante ripetizione dei meccanismi ci va bene, ma ci sono dei titoli che mancano del tutto di quella scintilla che basterebbe a rendere unica l’opera.  Spesso basta la sensibilità giusta nel raccontare, l’impostazione di un “cast” con protagonisti e comprimari convincenti e coinvolgenti, e lo schema, per quanto già visto, può apparire nuovo e indimenticabile. Non sempre è bene  l’espediente del vezzo, un leitmotiv divertente che accompagna il protagonista, l’ho visto usare molte volte con effetti stucchevoli, ma non significa che un bravo autore non riesca ad introdurlo in maniera più che positiva. Inoltre il senso dell’umorismo non sta per forza nelle battute, in scenette comiche o ridicole, il senso dell’umorismo sta anche nel portare a risoluzione un evento in maniera originale, simpatica, edificante.

 no Haru ride

Ecco la parola che ho procrastinato per tutta la Guida. Uno shoujo manga ben fatto dovrebbe essere E d i f i c a n t e, dovrebbe essere chiuso con il sorriso sulle labbra, e magari con ancora in mente un passaggio, una vignetta, una frase. Per questo, e concludo, evito tutte le storie che intuitivamente promettono un finale triste. Quelli li vedo fin troppo spesso, non mi servono, mi serve invece lo sguardo con gli occhietti a cuore, almeno per dieci secondi dopo aver chiuso l’albo.

 

Silvia Forcina

Non pratico il nerding estremo pur essendo nerd nell'animo, ma non ho niente da condividere con i Merd che popolano il mondo. So solo quello che non sono. Come Balto.

10 pensieri riguardo “Piccola guida per moderne lettrici di shoujo manga

    • 11 Ottobre 2015 in 16:51
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      La mia top 10 sarebbe fantastica, ma ho deciso di non fare nomi e così farò 🙂 Solo se vuoi iniziare a leggere shoujo ti dirò in privato qualche “must have” ^ ^

      Rispondi
  • 12 Ottobre 2015 in 13:06
    Permalink

    Lei più alta di lui (ok)
    Lei incredibilmente piccola (?)
    Lui con problemi di socializzazione (il 90% dei maschi giapponesi negli shojo e non solo XD, anche qui ?)
    Lei che sembra Sadako di Ring (ok)
    Lui che ha un trauma infantile (il 90% dei maschi giapponesi negli shojo e non solo XD, anche qui ?) XD

    Mi illumini? 😀

    Rispondi
      • 12 Ottobre 2015 in 20:25
        Permalink

        Nella mia testa era Soichiro, le situazioni di Lui &Lei 🙂 chi hai capito fosse il sociopatico?

        Rispondi
          • 13 Ottobre 2015 in 12:18
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            Bravo, pensavo a lui anche se, come è stato fatto notare, ci sono diversi esempi, ed ero curiosa di sapere cosa avevi pensato tu ^ ^

    • 12 Ottobre 2015 in 20:26
      Permalink

      Non sei un lettore di shoujo, rassegnati… tsk…

      Rispondi
  • 13 Ottobre 2015 in 13:24
    Permalink

    Me ne farò una ragione XD chi è la piccola?

    Rispondi
    • 13 Ottobre 2015 in 14:18
      Permalink

      Hiyokoi, il pulcino innamorato 🙂

      Rispondi

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