Our Little Sister – diario intimo di giovani donne

Our little sister, diario di Kamakura, Akimi Yoshida

Non so quanti tra i nostri lettori ricordano il manga Banana Fish, un titolo del 1985, ormai datatissimo, ma che ai tempi della pubblicazione in Italia (2002) fece parlare di sé prima di tutto (poveri noi) per le pagine di colore giallo (come nell’edizione giapponese), e poi perché pur essendo catalogato nel genere shoujo mostrava tematiche scopertamente adulte, tra cui violenza tra e su adolescenti, rapporti tra uomini, droghe e quant’altro. Io ricordo perfettamente che al di là delle pagine gialline (che mi piacevano) la lettura mi colpì moltissimo, sia per il tono con cui le tematiche sopra citate venivano affrontate, che definirei naturalistico, sia per il fascino che emanavano i personaggi.

Oggi scopro che l’autrice di quel fumetto, Akimi Yoshida, è anche l’autrice del manga josei Our Little Sister – Diario di Kamakura, edito da Star Comics. Quest’opera che sta avendo un enorme successo in patria (titolo originale Umimachi diary, “Diario di una città di mare”) ha ispirato il film (dal titolo adattato Little Sister) di Hirokazu Kore’eda, che ha partecipato all’Asian Film Award, ed era tra le più attese dai fan italiani.

Our little sister, diario di Kamakura, Akimi Yoshida

Il riferimento all’autrice e all’impressione prodotta dall’opera precedente, anche se piuttosto diversa dalla presente, non è semplicemente faziosa: se siete stati lettori di Banana Fish qui potrete ritrovare tutto il fascino che la Yoshida sa creare quando fa vivere i suoi personaggi e che li rende così carismatici.

Our little sister, diario di Kamakura, Akimi Yoshida

Le tre sorelle Koda vivono a Kamakura nella grande e antica casa ereditata dalla nonna. Il padre è andato via con un’altra donna tanto tempo prima e la mamma, per superare il trauma, è partita per non tornare mai più. Sachi ha 29 anni, è la più grande e ricorda bene gli atteggiamenti e gli errori dei genitori, e non ha mai perdonato al padre per averle messe da parte. Yoshino ha 22 anni, è molto graziosa e vive la sua vita inseguendo storie brevi e passionali con ragazzi più giovani. Trova continuamente motivo di litigare con la sorella maggiore per, apparenti, insormontabili differenze caratteriali. Chika ha 19 anni, un carattere solare e spensierato, lavora in un negozio di attrezzature sportive e non perde mai il sorriso. Un giorno le sorelle ricevono la notizia della morte del genitore di cui non avevano più notizie: al funerale fanno la conoscenza di Suzu, 14 anni portati con grande serietà e gravità, nata dal secondo matrimonio del padre e ora costretta a vivere con la terza moglie, ormai vedova, e i suoi due figli. Sachi, inaspettatamente, una volta conosciuta Suzu, la invita ad andare a vivere con loro a Kamakura, nella grande casa, da dove non si vede il mare.

Questo è l’inizio della storia che vedrà le quattro protagoniste crescere e svelarsi mano a mano che il racconto prosegue. La trama gira intorno alle loro situazioni quotidiane, le circostanze e gli ostacoli che non sono importanti in quanto tali, ma solo come pretesti per entrare pian piano nell’intimità dei loro pensieri e del loro essere. La grande abilità dell’autrice è infatti la capacità dell’approfondimento psicologico, la maestria del cesellare attraverso le parole, gli sguardi e gli atteggiamenti la personalità dei personaggi e renderli verosimili, vividi ed esemplari nel corso del racconto.

Possiamo ritrovarci in Sachi e nelle sue paure, nelle scelte sbagliate di Yoshino o nella apparente gaiezza di Chika. Possiamo anche non sentirci rappresentati da nessuna di loro, ma riusciamo comunque a sentirle vicine, a comprenderle e a fare il tifo, senza poter evitare di partecipare al loro mondo, almeno per la durata della lettura.

Our little sister, diario di Kamakura, Akimi Yoshida

Lettura, tra l’altro, che scorre con levità e piacere, con gli occhi che passano leggeri sopra le linee del pennino della Yoshida che forma volumi semplici e leggeri. I volti hanno un’aria vagamente retrò, con gli occhi un po’ vicini e i nasi molto all’insù, ma non per questo sono meno caratterizzati ed espressivi. Basta poco all’autrice per rendere unico un personaggio, senza l’uso di elementi stravaganti o esagerati: basta pensare al rigoroso caschetto nero di Sachi, perfettamente aderente alla sua serietà, che si contrappone al gonfissimo taglio afro di Chika, con la sua esuberante giovinezza. E non si può far a meno di provare una stretta al cuore quando si riconosce la stessa rigida pettinatura nel taglio della giovanissima e già tanto provata Suzu.

Our Little Sister si propone come un classico già dalla sua prima pubblicazione, nonostante sia ancora in corso di serializzazione in patria, e come tale sarebbe un errore lasciarselo scappare, nella convinzione che andando avanti può solo diventare più appagante.

Silvia Forcina

Non pratico il nerding estremo pur essendo nerd nell'animo, ma non ho niente da condividere con i Merd che popolano il mondo. So solo quello che non sono. Come Balto.

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