Occhio di Falco. Vita Normale – L’epico e l’ordinario

Occhio di falco di Matt Fraction, David Aja e Javier Pulido è una delle serie più innovative del fumetto mainstream viste negli ultimi dieci anni. Vediamo perché.

«OK qui si mette male» (Clint Barton a.k.a. Occhio di Falco)

HawkeyeVita Normale è il primo volume, cartonato, nel quale la Panini Comics raccoglie i primi cinque numeri di Hawkeye di Matt Fraction e David Aja. Serie celebratissima da pubblico e critica e vincitrice di diversi premi Eisner: miglior disegnatore (2013), miglior copertinista (2013, 2014) e miglior albo singolo (nel 2014 per Hawkeye #11: Pizza Is My Business).

Per quanto riguarda la sinossi, vi basti l’introduzione dello stesso Fraction:

Era il più grande tiratore della storia. Poi si è unito ai Vendicatori. Ecco cosa fa quando non è insieme a loro. Non vi serve sapere altro.

Partiamo dalla fine

Ovvero dal quarto e quinto albo della serie che chiudono il volume. Perché? Perché quella è l’idea da cui è partito Fraction quando ha proposto la serie alla Marvel stando a quanto scritto da lui stesso all’interno del libro di Brian Michael Bendis Words for Pictures: The Art and Business of Writing Comics and Graphic Novels:

“È stato pubblicato nei numeri 4 e 5. È la nostra prima storia di due parti ed è molto diversa dai numeri precedenti e successivi: viaggi internazionali, casinò esotici e alla moda, una società segreta del male. Clint come Bond, in cui passa più tempo con lo smoking piuttosto che in una tuta da supereroe. La Marvel disse «Okay, ricordati: ci servono circa 9 numeri del genere», ma ho abbandonato questa strada perché non era giusta. Quando mi sedevo a scrivere, non era giusta, e dovevo abbandonarla. Avevo una storia, non una serie, e quindi mi sono fermato.”

Questi due episodi, disegnati con stile retrò dallo spagnolo Javier Pulido, hanno quindi un tono diverso rispetto al resto del volume, più old school. Pulido adotta un tratto essenziale e una gabbia ordinata al servizio della storia di Fraction che riesce ad essere convincente anche nella sua semplicità: un dittico di albi nel quale Clint si reca a Madripoor per recuperare una videocassetta che proverebbe il suo coinvolgimento in un omicidio di stato. Curiosamente il quarto albo è l’unico del volume che non cominci con la battuta «OK qui si mette male» ed è anche l’unico che non chiuda una trama verticale (che infatti si risolve nel quinto).
Gli altri tre capitoli del volume invece, pur portando avanti una trama orizzontale, sono tranquillamente leggibili indipendentemente. E cominciano tutti con: «OK qui si mette male».

Hawkeye 04

In Medias Res

Così, a quanto mi viene riferito da gente che ne sa più di me, dicevano gli antichi romani quando si cominciava un racconto dalla metà. Si tratta di un escamotage abbastanza comune, soprattutto nel mondo dei fumetti di supereroi (ma risale ai tempi di Omero per cui non è propriamente un’innovazione): serve a dare quell’adrenalina che il genere richiede, un tuffo nell’azione. Solo che Fraction usa questo espediente narrativo come trampolino per un fumetto che di supereroistico ha poco e nel quale l’azione è spesso un pretesto per raccontare qualcos’altro. Con un mirabile incastro di flashback e flashforward che si rincorrono Fraction prova a coniugare la dicotomia alla base del personaggio di Occhio di Falco: un uomo normale, il bravo ragazzo tempestato dalle sfighe in cui tutti possiamo riconoscerci, che usa un’arma del paleolitico (ha controllato) per combattere al fianco di supereroi in armature ipertecnologiche e semidei.

Hawkeye 03

Quotidiano ed Epico. Banale e Strabiliante. Normale e Meraviglioso. Come possono coesistere? Il primo passo che lo scrittore compie è una piccola, ma giustificata, forzatura del personaggio: Fraction scava oltre alla facciata di eroe sbruffone che ha caratterizzato decenni di avventure di Clint Barton e ci restituisce un personaggio tridimensionale inquadrandolo nella sua quotidianità. A bilanciare questa narrazione “ordinaria” lo scrittore mette in atto una «struttura complicata che avrebbe ricompensato le letture attente. Quindi certo, potrebbe esserci un numero incentrato su Clint che prova a comprare una videocassetta [#3], ma inizierà con un inseguimento in auto, poi la storia tornerà indietro di due giorni per poi saltare avanti ancora, e così via» (sempre tratto dal volume di Bendis di cui sopra). E su questa “struttura complicata” entra in campo David Aja.

Giocare con il tempo

Con tutto il rispetto per Javier Pulido, che ha fatto un bellissimo lavoro sui numeri 4 e 5, il David Aja di Hawkeye è di un altro pianeta. E stiamo ancora parlando dei primi tre numeri della testata, quelli dove il duo stava ancora carburando, gli Eisner sono arrivati per gli episodi successivi.
Aja prende la sceneggiatura “complicata”, la sparge sulle tavole e frammenta in vignette dalla lettura sincronica tutti i virtuosismi temporali di Fraction. Sminuzza, allarga, ricompone dando al lettore il piacere di sfogliare avanti e indietro l’albo, con gli occhi che balzano senz’ordine da una vignetta all’altra in un’esperienza di libertà di lettura piuttosto rara nel fumetto mainstream.

Hawkeye 01
Il duo, con una perfetta unità di intenti, assimila e rende potabile al pubblico dei supereroi la lezione di Chris Ware e utilizzando degli espedienti narrativi che funzionano, e funzionano bene, solo sulle pagine di un Fumetto. Il tratto minimale di Aja, che ricorda un po’ Mazzucchelli o anche il più recente Samnee visto su Daredevil, si sposa perfettamente con questa precisa scelta linguistica che richiede un segno non ingombrante e più al servizio della narrazione. A completare degnamente il comparto artistico ci pensano i colori di Matt Hollingsworth, belli e funzionali: dalle tonalità calde delle scene diurne alle virate sul blu per quelle notturne passando per i toni un po’ più acidi per le ambientazioni indoor.Hawkeye 02

«OK qui si mette male» per il portafogli perché Occhio di Falco – Vita Normale pubblicato da Panini Comics è assolutamente da comprare (così come i volumi successivi).

N.B. Per realizzare questa recensione è stato fondamentale l’articolo di Craig Fischer su The Comics Journal (che potete trovare QUI) del quale potete trovare una traduzione su Fumettologica (nessun articolo è stato maltrattato nella stesura di questa recensione).

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