Di novizi e veterani nel mondo del Fumetto

Oggi, sull’onda di quello che sto leggendo ultimamente su Facebook e simili, parlo del mio punto di vista circa la questione neofiti e veterani da Social Network.

Oltre a leggere fumetti, nella vita faccio lo scienziato (il chimico, in sostanza). Intendiamoci, nulla che mi dia superpoteri o cose così (purtroppo). È tutto molto più noioso in realtà. Ore di calcoli e imprecazioni (contro gli strumenti e le reazioni che non vogliono andare). L’università e la vita da laboratorio mi hanno insegnato però che prima di dire se un esperimento andrà bene o male bisogna farlo.

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Questo NON sono io che conquisto poteri…

Questo modo di vedere le cose che apparirà quasi banale sembra però non applicarsi alla folla urlante dei social network, che cerca di giorno in giorno il nuovo, per insultarlo o alla peggio, renderlo meme.
Attenzione, so benissimo che è la maggioranza silenziosa quella che smuove i soldi e che se due tizi su Facebook dicono assurdità la cosa non dovrebbe avere più di tanto risonanza (né avere interesse statistico).
Non dovrebbe, appunto. Però a volte capita. E a me dà sinceramente fastidio.
Capita che qualcuno alle prime armi in cerca di consigli su future letture incappi in persone che per pura tifoseria (non saprei come definirla altrimenti), consigliano questo o quel fumetto a scapito di altri.
Voi direte: – Che male c’è? È normale che sia così.
Certo che è normale. Una vita intera non basta per leggere tutte le cose che meriterebbero di essere lette. Il problema nasce, e ormai avrete capito il punto di questo articolo, quando le scelte delle cose da leggere sono dettate da profondi pregiudizi.

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Il Superman di The New 52, versione “Jeans&Maglietta”

In particolare, oggi voglio parlarvi del mainstream USA. Le calzamaglie insomma ma il discorso può essere esteso a qualsiasi tipo di fumetto mainstream.
Se seguite i supereroi saprete certamente cosa intendo quando si arriva a parlare di “reboot” o “rilancio” (se non sapete di cosa parlo, beh, vi perdete un bel po’ di divertimento da social!).

Par alcuni, queste paroline sono tabù. In un qualche modo sembrano violare il piccolo mondo fatto di certezze irrazionali costruite digerendo decadi di continuity davanti l’altarino di Stan Lee. Perché il cambiamento spaventa sempre, nei fumetti, come nella vita. Ciò porterà la minoranza chiassosa a, appunto, esprimere tutto il proprio disappunto.
Disappunto che, ovviamente, verrà recepito molto più da una persona nuova alle meccaniche di questo enorme gioco che è il fumetto piuttosto che da persone più navigate.
Dal lato opposto della staccionata, ci sono quelli che invece accettano tutto. E vogliono, proprio come i tipi della prima categoria, che tutto ciò che una determinata casa editrice (o autore o disegnatore) fa piaccia a tutti.
Queste persone sono forse più pericolose delle prime. Il perché è presto detto. Mentre i “nostalgici” nei fumetti sono vecchi per definizione e quindi ci si aspetta che prima o poi si facciano da parte, i “novitazionisti” (passatemi il termine) sono, nella stragrande maggioranza dei casi, novellini cresciuti male. Persone che hanno conosciuto un solo modo di fare fumetto e riescono ad apprezzare solo e soltanto quello.
Cosa fare, dunque?
La cosa più banale possibile: leggere.

Occorre, quando si entra in un mondo fatto di centinaia di testate sfornate mensilmente, sapere cosa si vuole.
Questo può sembrare complicatissimo soprattutto agli inizi, ma vi posso assicurare che ci siamo passati tutti. Sì, anche quello che su Twitter/Facebook/dovevoletevoi vi sembra il Maestro Yoda versione fumettaro.
Quando ci si approccia a una cosa nuova, è normale che ci si senta sommersi da un quantitativo di informazioni apparentemente ingestibili, ma ciò non deve mai spaventare. Al contrario.
Per risolvere questo problema, il modo più facile è entrare in una fumetteria/edicola, o cercare su Internet i fumetti con la copertina che più attira.
Sì. Esatto.
Probabilmente all’inizio leggerete storie pessime, magari le stopperete a metà. Ma ciò formerà il vostro senso critico molto più che un qualsiasi solone da Facebook che vi dice cosa pensare.

Per esperienza personale, ho imparato a diffidare di chi si vantava di avere quaranta anni di letture sulle spalle così come di quelli che sanno tutto di una sola cosa, restando chiusi nella loro casetta fatta di idee rassicuranti.
Leggere supereroi è un poco come fare un puzzle. Ci sono le storie meno importanti, bruttine magari, i bordi del puzzle, che vi aiuteranno a cominciare. Man mano che leggerete cose nuove, il quadro si farà più completo e definito. Alla fine magari vi accorgerete strada facendo che qualche pezzo ancora vi manca. Ma non è un problema. È sempre possibile andare avanti e poi recuperare. Di più, con tutti i pezzettini aggiunti in precedenza, sarete in grado di comprendere davvero i “capolavori”.
Se avessi un euro per ogni volta che qualcuno ha chiesto in rete le migliori storie di Batman da leggere ottenendo come risposta le solite tre (per la cronaca: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Anno Uno, The Killing Joke), ora sarei ricco.
Come se Batman fosse nato e morto negli anni ’80. Come se non fosse necessario sapere cosa accade prima e dopo queste pietre miliari.

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La svolta nazi di Cap

Qualcuno potrà obiettare che anche io scrivo di fumetti, do le mie “verità”. E avrebbe ragione. Ho le mie idee che vi scrivo sulla DC in particolare (anche se a mia difesa posso dire di leggere qualsiasi cosa). Però io non ho mai voluto fare recensioni vere e proprie. Perché fare il critico è un lavoro serio come gli altri. Occorrono conoscenze sul medium, su come si scrive, come si disegna, sulla struttura, sulla storia. E occorrono anni di studio vero, leggere fumetti è solo il primo passo. Mi piace pensare che le nostre siano delle chiacchierate sulle ultime uscite della Distinta Concorrenza, in cui parlar bene o male di un fumetto è relativo.

Ciò che conta per me è accendere la voglia di conoscere cose nuove in chi legge (a questo proposito ho tenuto particolarmente a scrivere ad esempio questo articolo sui Flintstones, anche se potrebbe non arrivare mai in Italia e lo leggeremo in quindici) che potrebbe spronare alla lettura. Senza scomodare i capolavori (a meno che non ce ne sia bisogno!).
Perché, davvero, questo mondo è talmente bello e grande che riuscirete a trovare il vostro posticino anche senza aiuto alcuno.

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