Nausicaä della Valle del Vento: genesi di una rivincita

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100x140_EVENTO_2.inddCon la sua riproposta nei cinema italiani grazie alla Lucky Red, cogliamo l’occasione per riparlare del film che più di ogni altro fece fare il cosiddetto balzo in avanti al genio di Hayao Miyazaki, non tanto a livello qualitativo, visto che già in molti l’avevano ormai lodato, ma più che altro su come nacque. A detta di molti non è più l’opera migliore che ha fatto, ma è sicuramente quella che fece esplodere la sua arte, senza nulla togliere ai lavori precedenti. Già in “Conan il ragazzo del futuro” (che comunque fu realizzato a quattro mani con Isao Takahata),“Il Castello di Cagliostro” e “Il fiuto di Sherlock Holmes” (dove diresse la regia di un soggetto non suo) era riconoscibile la sua identità, ma solo con Nausicaä riuscì ad avere la libertà di esprimersi senza freni. Ma nei fatti cosa successe? Come riuscì il regista a imporsi finalmente come autore totale?

Miyazaki in quel periodo lavorava soprattutto per la TMS, una grande casa di produzione di cartoni animati con a capo Yutaka Fujioka, imprenditore famoso per essere un vero dittatore. La tensione tra i due era da anni alta, ma arrivò al punto di rottura quando, nei primi anni ’80, Fujioka decise di realizzare un kolossal d’animazione su “Piccolo Nemo”, il famoso fumetto di Winsor McCay. La lavorazione fu travagliata (esiste un trailer del 1982 ove l’influenza di Miyazaki è palese, tant’è che molti giurano che sia stato realizzato da lui, anche se ufficialmente la notizia è smentita) e durò ben sei anni, con parecchi sceneggiatori e disegnatori licenziati. Miyazaki ne ebbe abbastanza e se ne andò ben prima della fine della realizzazione di questo film (che fu concluso solo nel 1989 con un risultato assai discutibile). In seguito il futuro maestro trovò accoglienza sulla carta stampata presso la rivista “Animage”, edita dalla casa editrice Tokuma Shoten, impegnata anche nell’animazione, ove iniziò la serializzazione del manga di Nausicaä (ancora oggi uno dei pochi esempi di manga realizzati dal cineasta). L’allora direttore Toshio Suzuki, vista la grande accoglienza riservata al fumetto, chiese a Hayao di farne un cartone animato. Questi accettò ma solo a condizione di avere il controllo totale dell’opera. Suzuki accettò, grazie all’appoggio finanziario dell’agenzia pubblicitaria Hakuhodo Inc., ma gli diede a disposizione solo nove mesi e un budget di un milione di dollari. Il cineasta accettò e, mentre alla TMS stavano ancora buttando denaro e tempo per la realizzazione di “Piccolo Nemo”, Miyazaki si buttava a pesce in questa impresa con ben altri tempi e costi, ma con una libertà creativa che non aveva mai avuto.

Il cast fu allora formato da sconosciuti, però destinati alla gloria, tra cui ricordiamo: Hideaki Anno, futuro creatore di “Neon Genesis Evangelion”, che si occupò soprattutto della sequenza del Soldato Invincibile; Takashi Nakamura, futuro capo animatore di “Akira” e allievo prediletto di Katsuhiro Otomo; Joe Hisaishi, compositore di colonne sonore che supererà le barriere dell’animazione, prestando il suo talento anche a registi come Takeshi Kitano e divenendo direttore d’orchestra, con tour in tutto il mondo.

Il film uscì l’11 marzo del 1984, divenendo un successo e imprimendo un’influenza notevole sul mondo dell’animazione giapponese, senza contare che grazie a questo esito positivo nacque il famoso Studio Ghibli.

Nausicaa fumetto

Piccola curiosità: inizialmente la versione anglosassone e francese di “Nausica fu mutilata in più parti tagliandone almeno 20 minuti e cambiando dialoghi e nomi dei personaggi. Queste fece inorridire l’autore che negò per molti anni i suoi film e quelli dello Studio Ghibli ai paesi esteri. La primissima edizione italiana, che passò in sordina nei canali RAI, fu invece rispettosa e abbastanza fedele, ma nonostante tutto fu difficile poterla riprogrammare tanto che, in era pre-internet, andavano in giro registrazioni televisive di qualità scadente tra gli appassionati.

Oggi possiamo finalmente (ri)goderci il film nelle sale italiane con la fiducia che la Lucky Red abbia rispetto per un’opera che spianò la strada a tanti altri capolavori che tutto il mondo loda.

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