Mitsuru Adachi Chronicle: Nine
Dalle Cronache di Adachi, ritorniamo parlando del suo titolo più lontano, sceneggiato e disegnato per la prima da solo: Nine, storia di amore, lotta e baseball! Assolutamente da avere per comprendere la grandezza dell’autore.
Per le Cronache relative ad uno dei più grandi autori giapponesi, Mitsuru Adachi, e stavolta facciamo un passo indietro per ritrovare uno dei titoli più lontani nel tempo, del 1978 per la precisione, la sua prima opera come autore completo, alla sceneggiatura e al disegno: Nine.
Come abbiamo già accennato nell’articolo precedente, è il primo soggetto che vede ruotare i personaggi intorno al club sportivo di Baseball della scuola… il protagonista, Katsuya Niimi, il suo amico Karasawa conoscono la bellissima manager del club dell’Istituto Seishi, Yuki: lei è molto triste perché la squadra allenata dal padre continua a perdere e verrà sciolta se non raggiungerà buoni risultati. I ragazzi, già conquistati dalle lacrime della fanciulla decidono di iscriversi al club immediatamente, anche se vengono dall’atletica e dal judo. Piano piano altri compagni, legati gli uni agli altri da sentimenti di varia natura entreranno nella squadra, fino al numero di nove (da cui il titolo) e inizieranno a sfidare loro stessi e i temibili team delle altre scuole per realizzare il sogno del Koshien. Non importa come andrà a finire, l’importante è lottare per raggiungere quanto si desidera e per il sorriso della ragazza che si ama…
«Un dramma messo in scena senza una trama ben definita… Questo è baseball!», cito dalla quarta di copertina del volume 5, quello che conclude la storia anche nell’edizione Flashbook, portata in Italia nel 2014, ed è una frase che si adatta un po’ anche a questo manga, che una trama definita ce l’ha, ma rivela anche la giovinezza del suo autore. Caratteristica evidente anche nel disegno che, mantenendo il segno distintivo della mano di Adachi, risente di opere precedenti del genere, come La stella dei Giants del 1968, quindi con tratti più spessi, linee semplificate e volumi più “drammatici”.
E uso questo aggettivo volutamente, perché l’opera presenta in generale molte meno situazioni ilari o di comic relief rispetto a quelle che verranno dopo, il tono è più malinconico e serio, l’azione è molto più densa, probabilmente per obbedire al gradimento del tempo che separava i manga in titoli più direttamente comici e spassosi, da storie più impegnate e sentimentali.
Ritroviamo comunque elementi che dichiarano la paternità del Nostro: la storia corale, la lotta per realizzare il sogno collettivo ma anche quello personale dell’amore, il rispetto dell’avversario, la morale dell’uno e della squadra che diventano una cosa sola. E per la prima volta sentiamo parlare del Koshien, il mitico stadio di baseball di Nishinomiya dove si disputano le gare finali del Campionato liceale di Baseball, che tante e tante volte apparirà nelle sue opere.
Ci vien da pensare che Adachi, una volta impostosi nel panorama fumettistico nazionale si sia sentito più libero di sviluppare uno stile proprio, che unisce situazioni impegnate a toni più leggeri e umoristici: che è poi la cifra che caratterizza i suoi fumetti seguenti… Di cui torneremo a parlare al più presto.
PS: Sotto potete vedere (con il mio riflesso stile the Ring sopra) una VERA foglia staccata dal muro esterno del Koshien ricoperto di edera, gentilmente donatami da un amico dopo il suo primo viaggio in Giappone (Grazie Roberto!)