I misteri de La Madonna del Pellini
In una recensione professionale non si dovrebbe mai parlare di fatti personali, ma questa la dovevo iniziare così: è talmente tanto che aspetto di recensire La Madonna del Pellini, Edizioni Star Comics, che ho dovuto infine fare un patto col diavolo (ovvero il mio fumettaro) per poterlo finalmente leggere ed essere qui a iniziare la recensione in modo così poco professionale. Perché la mia copia non sia ancora tra le mie rapaci manine preferisco non dirlo…
Nora De Wing, la protagonista di questa storia, arriva in una Londra della fine dell’800 per entrare in un istituto di studi psichici: ha avuto una vita tormentata, fatta di molte domande che spera possano avere una risposta studiando il proprio inconscio e le profondità del soprannaturale. Come una qualsiasi signorina con possibilità economiche e bell’aspetto non sa che a volte quello che si desidera è quello che ci porterà maggiori dispiaceri.
Ma miss De Wing è comunque una persona fortunata, visto che appena arrivata in città può fare la conoscenza del celebre scrittore Henry James e del suo talentuoso amico italiano, il pittore Francesco Giubilati. La giovane si fa subito irretire dal fascino della cultura e inizia a frequentare i due, che le fanno conoscere le opere e la misteriosa vita dell’artista rinascimentale Giovanni Pellini, che si dice fosse un frequentatore dell’occulto e che le sue opere fossero legate a poteri misteriosi.
La musa dell’affascinante artista era una donna di nome Antonia a cui la giovane De Wing somiglia molto. Da questa conoscenza prenderanno il via vicissitudini poco piacevoli, sia per la ragazza sia per chi le gravita intorno, fino a giungere a un finale liberatorio che svela il grande mistero legato al capolavoro del Pellini, La Madonna, e a tutti i personaggi che ne sono attratti, rivelando che chi sembrava malvagio aveva infine buone intenzioni, e invece chi appariva buono non lo era affatto.
Sceneggiato dallo scrittore, saggista e autore francese François Rivière, basato su un racconto inedito dello scrittore americano Henry James, e disegnato dal talentuoso italiano Riccardo Federici, questo graphic novel non può far altro che colpire la curiosità e l’immaginazione. Se si è minimamente affascinati dalle arti occulte e dal soprannaturale non si può rimanere indifferenti alla trama che propone: ogni personaggio che entra nel racconto avrà una sua parte nella storia, ogni azione avrà una sua conseguenza, ogni casualità sarà infine il suo opposto. La sceneggiatura è fin troppo scabra, molto è lasciato alla fantasia del lettore, elemento probabilmente dipendente dalla scarsità delle pagine (96) per un intreccio che ne avrebbe meritato almeno il doppio, ma è abile a lasciare i sospesi esattamente nel punto che può generare più quesiti e suspense. D’altra parte Rivière è un professionista nell’ambito del giallo e del mistero, lavorando da sempre su autori e storie di questo genere, e la sua esperienza si nota, anche se la lettura lascia il desiderio di aver potuto godere ancora di più della sua scrittura, senza quel senso di “troppo veloce” tra un passaggio e l’altro della trama.
Il disegno è il grande protagonista di quest’opera: Riccardo Federici non solo ha talento da vendere, ma riesce a incantare con uno stile che si trasporta, senza esagerare, senza sembrare ingombrante, direttamente dentro l’iconografia rinascimentale, adattata ai nostri tempi. Visi, espressioni, inquadrature, sono quelle dei ritratti e degli schizzi dei grandi del tempo, come Leonardo e Michelangelo, ma non sono loro scimmiottature, sono creature che dalle sue mani uniscono i nostri due secoli in tavole riquadrate colorate al pastello. È quindi un disegno molto realistico e allo stesso tempo denso di stupefazione.
Quando si dice che il fumetto è Arte non lo si dice per vanagloria, ma perché ci sono artisti in grado di ricreare qualcosa di unico e originale partendo da qualcosa di unico e originale a sua volta, stravolgendo mezzi, intenti, finalità, struttura, portandoli su carta stampata, alla portata di tutti quello che possono comprenderlo: i disegni de La Madonna del Pellini ne sono un esempio lampante.
Tanto che rischia di essere un fumetto in cui prevale il disegno sulla storia: l’equilibrio è fragile tra senso e immagine, in questo caso però le immagini completano le parole e non importa più quale tra i due è il media dominante. In più, qui, gli stimoli e le sorgenti di materiali sono così vari e così interessanti che la cosa davvero importante per il lettore dovrebbe essere: averlo nella propria libreria.