Mahoromi, l’anima delle case

Mahoromi cover

Mahoromi, di Kei Toume, edizioni RW-Goen, è una inaspettata sorpresa.

Chiariamo, Kei Toume non può essere davvero una sorpresa, è un’autrice di fama ed esperienza, per quanto meno acclamata rispetto ad altri perché non vanta titoli altisonanti e ultraconosciuti. Chi ricorda Kurogane può dirsi un esperto, e sicuramente altri avranno letto qualcuna delle sue serie brevi, mai troppo fortunate in Italia, forse anche per la loro atmosfera malinconica, se non proprio triste, e il loro essere così giapponesi, anche quando l’ambientazione non lo è affatto.

La storia di Mahoromi – Visioni spazio temporali si svolge a Yokohama, ai nostri giorni, e il protagonista è Toya Niwa, un giovane studente di architettura, che ha appena ereditato la casa in stile moderno-retrò del nonno, affermato architetto di cui però il nipote non sa nulla, non avendo avuto rapporti per tanti anni. Coinvolto dall’amica, e come lui studentessa, Akira nella misurazione di una casa degli anni ’30 in demolizione, Niwa toccando una vecchia maniglia rotta ha la visione di una stanza che non esiste più. Le domande a cui rispondere sono davvero tante, così decide di tornare nell’edificio nottetempo e lì incontra una ragazza bellissima, identica a una donna misteriosa la cui foto il nonno teneva nascosta in casa… Chi è quella ragazza? Cosa significa la visione del giovane?

MahoromiHouse

Nel corso del primo numero alcune domande troveranno risposta, altre saranno formulate e bisognerà aspettare di proseguire nella storia per svelarle: non saranno però le sole protagoniste, perché tutto l’universo di Toume in quest’opera gira intorno all’architettura di Yokohama, alle sue case costruite all’inizio del ‘900, o meglio dell’epoca Showa (dal 1926 al 1989) in stile occidentale, poi abbandonate dai proprietari e vittime del piano di ricostruzione moderno. Forse un giorno, nella nostra rubrica Benvenuti in Giappone si parlerà del rapporto dei giapponesi con le loro costruzioni storiche, che visto dal nostro punto di vista italiano (infatti non mi risulta, a occhio e croce, che i britannici, ad esempio, abbiano una passione per le ristrutturazioni, visto che molti loro monumenti sono lasciati all’aspetto di rovine e trovano in quello il loro valore) è piuttosto incoerente: nonostante lo Shintoismo creda che gli oggetti vivendo cento anni acquistino una loro anima e una volontà, gli edifici in cattive condizioni, per quanto belli esteticamente e di valore artistico, se non hanno nessuno che se ne occupi, vanno demoliti per lasciar posto ad edifici nuovi.

Questo è il destino anche delle case che il protagonista Niwa visita, ed è anche lo spunto che ha dato il via a questo manga, secondo le parole della stessa autrice, che ha visto scomparire dal suo quartiere splendide case in stile occidentale, come ci racconta nel free-talk di fine volume. Non occorre essere architetti o appassionati di architettura per sentirsi stringere il cuore a veder finir nel nulla costruzioni di tale pregio: ed è quello che succede ai personaggi della storia, che cercano di aiutare lo spirito di queste case… perché riescono a sentire le loro “voci”. Toume resta perfettamente fedele a se stessa in questo aspetto: il sovrannaturale (presente in diverse forme nelle sue opere) qui si manifesta nello spirito degli oggetti, dei  muri stessi, che hanno vissuto i sentimenti dei loro abitanti, hanno assunto un’anima e questa è capace di soffrire e di trasmettere i suoi pensieri.

Mahoromipic

L’insieme è un racconto formato da personaggi umani vivaci e vividi, con una storia che si percepisce anche da pochi accenni (il talento dei bravi autori) che interagiscono con il protagonista, resi con lo splendido segno della Toume, tondeggiante, pastoso, denso anche se reso con poche linee; da edifici bellissimi e malinconici, che trasmettono anche attraverso il disegno la tristezza per i fasti scomparsi nel tempo, anche loro con una grande personalità, ma cupa, ponderosa; e infine da un personaggio che fa da punto di incontro tra i due mondi, la bella Mayuri Fukazawa, giovane, ma gravata da un peso che la rende più simile alle vecchie case che ai suoi coetanei.

Infine, definivo questo manga una sorpresa, non perché mi aspettassi meno dalla sua autrice, ma perché non mi aspettavo una storia simile, così legata al passato e al presente del Giappone, così vera e allo stesso tempo sognante, così affascinante, insomma. Poi se avete visto e amato La collina di Papaveri dello Studio Ghibli, non potrete restare indifferenti a quest’opera, e vi verrà la curiosità di saperne di più su Yokohama e sulla sua storia di “finestra sull’occidente”.

 

Edizione RW- Goen

Mirai Collection 30 – Collana Ultra Go!

Euro 4,95

Silvia Forcina

Non pratico il nerding estremo pur essendo nerd nell'animo, ma non ho niente da condividere con i Merd che popolano il mondo. So solo quello che non sono. Come Balto.

2 pensieri riguardo “Mahoromi, l’anima delle case

  • 22 Marzo 2016 in 17:11
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    Il rapporto dei giapponesi con il passato fisico, quindi anche con le vestigia architettoniche, è molto complesso: l’impressione è che per i giapponesi un oggetto del passato può continuare a vivere se gli viene esplicitamente riconosciuta una specificità e di conseguenza un valore (anche economico). Gli occidentali tendono più a darsi delle regole generali; ad esempio in Italia qualsiasi manufatto diventa bene culturale dopo 50 anni, il che fa poi scattate dei vincoli legali eccetera. Uno dei prossimi argomenti di BiG sarà proprio il quartiere occidentale di Kobe, che conserva alcune abitazioni private salvate dall’oblio in mezzo a un mare di casette moderne dove pure in precedenza, evidentemente, esistevano altri edifici storici di eguale interesse.

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    • 22 Marzo 2016 in 18:58
      Permalink

      Sono davvero molto contenta che tratterai di questo argomento (ci contavo e lo speravo) perché è davvero un aspetto affascinante. Non vedo l’ora di leggerne ^ ^

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