L’elenco telefonico degli accolli – Una recensione circonvoluta
E poi ti dicono. “Fammi una recensione di almeno 2000 caratteri sull’ultimo di Zerocalcare, che lo stai leggendo”.
E tu, con lo sguardo perso nel buio volti la testa all’indietro, sperando che si stiano rivolgendo a quello in fila dietro di te, ma purtroppo c’è solo il vuoto cosmico, ed in lontananza un signore anziano su di una panchina che ti fa un cenno di saluto.
Tutto questo per dire che recensire Zerocalcare è difficile. Soprattutto se è la tua prima recensione. Soprattutto se lo segui da molto tempo e sai quanto di buono e di valido ci sia in tutto quello che scrive e disegna questo giovane autore.
Aggiungiamo pure che Zero è duale, manco fosse il cavaliere di Gemini, perché riesce a regalare sia storie di ampio respiro, sia piccoli one-shot comici sul suo Blog o su Wired. Il tratto è sempre quello, ma la scrittura diventa diversa, muta a seconda della finalità narrativa.
Volendo fare una distinzione banale e semplice, che non vuol avere la presunzione di essere esaustiva per questo autore, si può parlare dello Zero della vena comica e dissacrante e del Calcare delle storie più serie ed intime, che ti colpiscono dritto al cuore. Lo Zero che fa appello alla nostra infanzia, alla nostra cultura nerd, sfoderando rappresentazioni dell’animo umano sottoforma di personaggi più o meno fantasiosi, ed il Calcare che attinge al proprio spirito e alla propria vita personale per esporre concetti di ampio respiro e riflessioni profonde.
E la forza di questo autore sta proprio nella sua capacità di passare dall’uno all’altro stile con disinvoltura e maestria.
Nella settimana di fra il 28 Settembre ed il 5 Ottobre 2015 entrambe le anime di Zerocalcare si sono di nuovo palesate al grande pubblico, dopo un vuoto di 9 mesi dalla vera e propria carta stampata ed un silenzio di circa 4 mesi dal web (almeno per quanto riguarda il suo blog ufficiale).
Lo Zero è tornato edito da Bao con il suo “Elenco Telefonico degli Accolli”, il Calcare con un reportage sul giornale “Internazionale” dal titolo “Ferro e Piume”, seguito spirituale del toccante “Con il cuore a Kobane” di Gennaio 2015.
Dell’ “Elenco Telefonico degli Accolli” (o per gli amici ETA) ve ne parlerò entro breve, brevissimo, anzi subito.
L’ETA è una raccolta, come già successe con “Ogni maledetto lunedì su due”, delle storie brevi pubblicate sul suo Blog, impreziosite da una storia di di ben 45 pagine, che funge da trait d’union dei vari sketch. Il termine “impreziosite” non è usato a caso, perché è proprio la storia che funge da collante il vero punto di forza di questo nuovo volume.
Almeno per chi, come me, ha già potuto godere delle varie storie mano a mano che venivano pubblicate sul web, ogni due settimane circa, con uno schema che le vedeva (aggiungo subito erroneamente) quasi completamente slegate fra di loro.
L’ETA ci fa capire che nella mente e nell’animo di Calcare c’era uno schema ben preciso nel momento in cui si approciava alla singola storia, che in ogni vignetta ci voleva raccontare qualcosa di sé e soprattutto qualcosa di noi. Non si tratta quindi di 45 pagine aggiuntive per tappare i buchi o per giustificare l’uscita di questo nuovo volume, ma di qualcosa che aggiunge coesione e armonia a qualcosa che, solo ad una prima (s)vista, appariva come indizi sparpagliati in qua ed in là.
Anche nella sua raccolta precedente la storia di unione asserviva al medesimo scopo, ma non era altrettanto ben riuscita, forse perché si concentrava sul passato dell’autore, più che sul presente e sul futuro, come accade per quest’ultima storia.
E non voglio dirvi di cosa parla, anche perché non sopporto gli spoiler durante le recensioni di film, fumetti e quant’altro. Genericamente quello che posso dire è che si basa tutto sugli “accolli” (termine romano per indicare i “cagacazzo”) e di come questi non siano facilmente gestibili per un ragazzo che si è trovato oramai catapultato nel mondo del lavoro e della celebrità, con tutto quello che di buono e negativo ne consegue, ma che è rimasto un ragazzo semplice, con le paure e le nevrosi di tutti i giorni, amplificate dalla presenza dei mostruosi accolli.
E tutto questo se avete già letto TUTTE le storie quando venivano pubblicate sul blog; va da sé che se non appartenete a questa categoria dovete recuperare questo volume senza nessun tipo di indugio.
Lo stile dell’autore rimane sempre lo stesso dei volumi precedenti, con una principale presenza del bianco, del nero e del grigio nei disegni, con qualche virata al colore, ma solo con lo scopo di far focalizzare l’attenzione sui particolari più importanti per la storia, creando quell’effetto “cappottino rosso” di spielbergiana memoria.
Il tratto è molto pulito, ricco di particolari, e viene incorniciato da vignette con i contorni storti, poco precisi, quasi come se volesse trasmettere che il disegno è stato fatto di fretta nel tempo libero, senza cura, quando invece è esattamente il contrario.
Ma anche questo fa parte della grande forza di Zerocalcare.
Probabilmente l’autore si esprime meglio quando tratta argomenti più lunghi, più “seriosi”, ma non per questo bisogna bollare altri suoi lavori come minori, o come non meritevoli di attenzione. Alla fine questo è lo Zerocalcare delle origini, quello con cui si è affacciato al mondo del fumetto e ne ha sfondato la porta di ingresso, ma che si è evoluto costantemente, come l’autore stesso, come i suoi lettori.