La Scelta – Ambrosoli non è solo il miele…
Si può fare un buon libro di storia contemporanea a fumetti: lo dimostra questo volume di Gianluca Buttolo per i tipi della ReNoir. Il protagonista è solo omonimo della famiglia che produce miele, ma a volte le analogie tra due cose così diverse possono presentarsi inaspettate.
La storia dei cinque anni, dal 1974 al 1979, in cui Giorgio Ambrosoli fu commissario liquidatore unico della (fallita) Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Ambrosoli fu la persona per la quale Sindona venne condannato all’ergastolo, non solo per il suo lavoro, che evidenziò le modalità di gestione del banchiere italiano, ma perché Sindona fu il mandante del suo omicidio.
Sarà l’età,
sarà che con i figli a carico uno comincia a cercare qualcosa che spieghi come funziona la società, la storia, per provare a lasciarli un po’ più consapevoli
sarà che vedi un titolo che ti intriga e una descrizione su “Anteprima” e pensi, ma sì, di soldi ce ne butto tanti, proviamo anche questo…
Così uno si trova a comperare fumetti che parlano non solo di storie, ma anche di storia, con la “s” maiuscola o minuscola.
Quella di cui vorrei parlarvi è una storia, perché può aiutarci a capire anche quello che succede adesso nel nostro paese ma non solo, perché riporta nella nostra “nona arte” un fatto e un periodo che sono stati trattati seriamente da altri media, ma anche da magistratura e politica, perché dà da pensare, perché parla di un uomo, e non di fantascienza o fate, e neanche (non me ne voglia nessuno, sono fumettaro come voi) di supereroi o di personaggi di carta…
Non è facile recensire questo lavoro, opera prima di Gianluca Buttolo, in primis perché tutto quello che c’è da dire lo dicono Gianpaolo Carbonetto nella prefazione e lo stesso Buttolo nella nota alla fine dell’opera, poi perché si andrebbe a parlare di campi di cui non è facile: politica, economia, mafia.
Però grazie a Dio si può fare un buon libro di storia contemporanea anche a fumetti, si può raccontare di personaggi (alcuni ancora vivi) che hanno fatto la “storia segreta” di questo nostro paese, che torna a rivivere momenti e atti che sembrano nuovi ma che in realtà abbiamo vissuto anche in un recente passato. Per questo il fumetto può arrivare dove non arrivano i libri o lo stesso cinema, e quindi può fornire un servizio civico facendo conoscere persone e storie, stimolando alla ricerca, facendo, più semplicemente, pensare (ops…), ricordandoci che “chi dimentica il passato è destinato a riviverlo”, e mi pare che quello che si racconta in quest’opera non è così lontano da quanto succede in questi giorni con i vari “salvabanche”.
L’opera è storiograficamente corretta, ovviamente approfondisce i personaggi probabilmente con elementi di fantasia, i dialoghi però sono coerenti, lineari, definiti, come lo è l’uso del bianco e nero. La prevalenza dell’uno o dell’altro si alterna, in modo sapiente e non casuale, sottolineando i passaggi della storia, gli stati d’animo dei personaggi, i cambi di ambientazione.
Gli sfondi sono presenti solo quando sono significativi per individuare l’ambiente o per sottolineare qualche aspetto implicito o “onirico” nella storia.
I dialoghi sono asciutti e coerenti con il resto. La fisionomia e il modo di disegnare i personaggi, per stessa ammissione dell’autore, sono legati anche alle singole caratteristiche che si vogliono sottolineare, ad esempio, i personaggi convinti dei i loro valori vengono disegnati anche sempre con la stessa inquadratura (cfr. nota finale dell’Autore).
La stessa gabbia delle tavole, non troppo rigida, aiuta molto la lettura.
Appare un fumetto ben strutturato, gli aspetti elencati sopra rendono la storia “statica” interessante, dinamica, in alcuni momenti “avventurosa” (l’antitesi eroe-nemesi non manca) comunque sempre godibile, anche se riesce ad addentrarsi in ambiti a volte un po’ tecnici, o umanamente “difficili”.
Non tralascio neanche il titolo “La scelta”: in un periodo storico come quello odierno in cui tutto è rivedibile, in cui l’interesse privato prevale in modo nettissimo su quello pubblico, in cui l’etica personale ha la coerenza di una banderuola per il vento, ci piace trovare un personaggio “tutto d’un pezzo”, uno che ha fatto, appunto, una scelta, e rimane coerente con questa, fino alla fine, anche quando il vento si fa tempesta.
Quindi con la famiglia dei produttori di miele più famosi d’Italia da parte dei protagonisti c’è solo una omonimia, ma, in fondo, “nomen omen”, perché, come qualche tipo di miele, è buono, piace, riempie qualche giornata, ma alla fine lascia l’amaro in bocca…