La preda più pericolosa – Richard Connell interpretato da Izzo e Tofanelli
Izzo e Tofanelli traspongono a fumetti il racconto di Richard Connell La preda più pericolosa ottenendo un volume di grande valore narrativo.
La caccia è considerata uno sport.
Ma la caccia con uccisione di prede vive in Italia dal 2000 non è più riconosciuta dal CONI, e difatti l’affiliazione al comitato olimpico nazionale è passata dalla FIDC alla FIDASC (Federazione Italiana Discipline Armi Sportive da Caccia).
Ciò non toglie che per molti l’uccisione di animali sia ancora uno sport. La rete è piena di foto di cacciatori con le proprie prede, anche di caccia grossa ed esotica.
Il limite della fantasia è nella caccia che ha come preda un altro essere umano. Tanti sono i racconti che prendono spunto da questa situazione, talvolta realizzatasi crudelmente e tragicamente anche nella storia e nella cronaca. Pensiamo agli schiavi nelle piantagioni o ai prigionieri dei campi di concentramento che, se fuggiti, venivano braccati e spesso uccisi sul posto oppure riportati indietro e poi uccisi davanti agli altri prigionieri come monito.
La fantasia di scrittori e sceneggiatori, però, ha lavorato anche su prede umane non previste dal diritto, cioè situazioni in cui un cacciatore attira ignare prede nella sua riserva di caccia. Per questo l’ambientazione preferita è quella dell’isola disabitata, o dei territori spesso coperti da foreste impenetrabili. Il cinema ha raccontato più volte questo tipo di canovaccio, a partire da Caccia fatale (1932) o La preda umana (1956), declinandolo poi in molti modi, basti pensare ad Alien o a Predator, inserendo cioè il cacciatore alieno. Spesso poi sono stati sufficienti attori senza trucco, per film come Senza tregua (1993), fino a Finché morte non ci separi (2019) o a The Hunt (2020), e ovviamente questa lista non pretende in nessun modo di essere esaustiva.
La caccia è anche un classico anche della letteratura: il racconto La preda più pericolosa di Richard Connell, da cui è tratto l’omonimo fumetto di cui qui parliamo, è del 1924; ne esistono diverse varianti, ad esempio quella di Sarban intitolata The Sound of His Horn (1952).
Nei fumetti, ben tre personaggi Bonelli hanno un albo dal titolo La preda umana: per Dylan Dog il cacciatore non è umano, per Tex la preda è un ricercato, e nel numero di Zagor del 1967 si ripropone il tema della caccia all’uomo in chiave indiana.
In questo volume La preda più pericolosa, Kleiner Flug chiede a Francesco “Paul Izzo” Polizzo di trarre una sceneggiatura dal racconto di Connell, e all’allora esordiente Nicolò Tofanelli di trasformarlo in disegni.
La trama segue il racconto di Connell, arricchendolo di qualche particolare consentito dalla parte grafica del fumetto. La sceneggiatura del fumetto è certamente dinamica, ricca di passaggi “sospesi”, e usa spessissimo dettagli e primissimi piani per sottolineare i momenti cruciali che si susseguono in modo drammatico.
È interessante l’utilizzo in parallelo di due linee temporali: da una parte il momento in cui Rainsford arriva sull’isola e viene accolto per la prima volta da Zaroff e gli viene rivelato cosa succede sull’isola, dall’altra l’ultima caccia, quella in cui Rainsford è ormai preda, e fugge per l’isola. In realtà queste due linee si intersecano anche con altri momenti temporali: Ivan, il servo sordomuto di Zaroff compare sia mentre caccia, sia quando viene ucciso, sia quando viene poi esposto tra i trofei dal generale. Pertanto si passa, all’interno dell’intervallo temporale su cui si sviluppa la storia, da un punto all’altro, fermi restando gli estremi dell’intervallo.
Dal punto di vista grafico il tratto di Tofanelli è dinamico e abbastanza oscuro allo stesso tempo. Nella dinamica è aiutato dai frequentissimi cambi di scena e di inquadratura, a volte anche con soluzioni azzardate, ma sempre molto cinematografiche. Usa delle piccole deformazioni dei tratti dei personaggi per esprimere i caratteri psicologici, o i sentimenti più forti: ad esempio i momenti in cui emerge con forza la pazzia del generale Zaroff, o i momenti in cui Rainsford sente più forti la tensione e la paura.
In generale nel registro grafico usato sembra che tutto sia leggermente deforme, quasi a sottolineare l’assurdità della situazione, che infatti si percepisce nel solo sfogliare l’albo. Sembra esserci quasi una situazione disturbante, che viene compresa alla lettura. Le espressioni dei visi sono quasi sempre parossistiche e nello sfogliare questi parossismi negli sguardi, nelle smorfie emergono. Come gli animali, i cani da caccia o le teste impagliate. Hanno sempre un’aria agitata e “accesa”.
Anche i colori e i giochi di ombre spesso presenti reggono il gioco, e in effetti la luce sembra essere sempre crepuscolare, come nei film quando è notte, ma sembra più quella luminosità diffusa da notte bianca. È vero che le scene si svolgono nel castello di Zaroff o nel bosco, durante la caccia, ma il sole non splende mai, e i colori sono vividi solo nelle poche pagine che raccontano del naufragio iniziale.
L’utilizzo delle inquadrature, come suddetto, con i tanti dettagli, spesso sugli occhi e sulle espressioni del viso, i primissimi piani, contribuisce moltissimo. Anche la posizione dell’occhio del lettore, il punto di vista, spesso inconsueta, rende un po’ estraneo.
Ultimo è il continuo cambio di prospettiva. In ciascuna pagina non ci sono due vignette con lo stesso punto di vista. Come se l’occhio del lettore ruotasse come un velocissimo drone attorno ai protagonisti. E non ci sono due pagine uguali: nella gabbia ci sono spesso sovrapposizioni, specie nei momenti più dinamici, e la struttura è molto cinematografica, e anche quando la gabbia è regolare cambia comunque da pagina a pagina e accompagna la grande variabilità delle inquadrature.
Lo sfondo della pagina viene utilizzato a sua volta: diventa nero per la parte di racconto che fa riferimento al naufragio di Rainsford, per il resto è sempre bianco.
Un lavoro ritmato, che attualizza nel linguaggio il racconto di Connell, anche se l’ambientazione resta priva di reali riferimenti temporali: la nave da cui cade Rainsford è a vela, non ci sono materiali tecnologici sull’isola, anche le armi sono d’epoca, ma data la particolarità del protagonista non sono indicativi.
Izzo e Tofanelli interpretano soprattutto gli aspetti umani che non tramontano mai: la follia, i sentimenti come la paura e l’istinto di sopravvivenza. Insomma tanta umanità, nel bene e nel male, innestata nel cliché dell’isola deserta e sperduta dove possono accadere cose che nella “società civilizzata” non accadono, o in cui il ricco di turno può realizzare ogni suo più perverso sogno.
Un unico piccolo appunto: nonostante il contesto e il canovaccio sia chiaro, alcuni passaggi non sono chiarissimi, forse troppo rapidi o dinamici; ma questo potrebbe essere un problema per il lettore magari non abituato a certi ritmi o passaggi.
In conclusione, un bel modo di conoscere il lavoro di Connell, di metterlo a confronto con altre versioni più o meno moderne su media diversi, e un bel racconto a fumetti, con un disegno adatto alla trama.
Paul Izzo, Nicolò Tofanelli
La preda più pericolosa
Kleiner Flug, collana Narrativa fra le nuvole 19, 2019
48 pagg., colore, brossura, 14.00 €
ISBN: 978-88-94950-32-8