Jun – Una storia di disabilità dalla Corea del Sud
Il Disability Pride Month arriva ogni luglio con un’apparente contraddizione: si può essere orgogliosi di una condizione che di fatto priva una persona di relazioni, di privilegi sociali, della stessa salute fisica o mentale? La risposta la possiamo prendere in prestito dal movimento LGBTQIA+, che basa anch’esso la rivendicazione degli spazi sociali attraverso l’orgoglio. Negli ultimi pride, infatti, si è sentito spesso parlare di “human” pride: perché il punto non è tanto il riconoscersi lesbica, trans o asessuale, ma abbracciare la propria umanità, sentirsi orgogliosi di essere “umani”.
Da qui possiamo rispondere anche alla contraddizione di cui sopra: non si tratta di essere felici di non avere un braccio o di essere neurodivergente, ma piuttosto di riscoprire la propria umanità che va oltre ciò che ci definisce o ci svaluta nella società. Il passo successivo è farlo capire a chi abbiamo intorno, farsi messaggeri di un cambiamento culturale con tutti i mezzi possibili. Storie come Jun, un manwa di Keum Suk Gendry-Kim, tentano proprio di restituire l’orgoglio di un essere umano, raccontando la vita di una persona autistica che l’autrice sudcoreana ha conosciuto.
Ambientato tra gli anni novanta e duemila nella Corea del Sud, Jun è un fumetto dai tratti semplici ed essenziali, in un bianco e nero piatto senza particolari virtuosismi compositivi. È la storia di Jun, un ragazzo autistico classe 1990, e della sua vita nel contesto familiare dall’infanzia all’età adulta. A raccontarne gli sviluppi è la sorella Yunseon – la minore dei due, ma suo malgrado responsabilizzata come la maggiore – che si fa testimone di vari momenti critici della loro vita: dai primi anni in cui i genitori cercavano disperatamente una cura, passando per la vergogna di farsi vedere in giro con il loro figlio con disabilità, e ancora i trattamenti discriminatori a scuola e il peso di immaginare chi aiuterà Jun quando la sua famiglia non ci sarà più.
Tante riflessioni autentiche che, di capitolo in capitolo, cercano di aprire nel lettore una breccia di sensibilità e compassione (attenzione, non di pietà!) per le famiglie nella stessa condizione di quella di Jun, spesso abbandonate non solo dalle persone, ma anche dallo Stato stesso. «Ho disegnato la storia di Jun – scrive l’autrice nella postfazione – perché volevo trasmettere a coloro che si trovano in situazioni simili il loro coraggio e il loro calore. Incontrando persone come Jun e i suoi familiari mi auguro che i lettori possano rispettarli e fare un passo verso di loro».
A leggere Jun si riesce a credere che la rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno – quella che finalmente renda gli spazi pubblici accessibili a tutte e tutti senza distinzione di forma – possa partire anche da un fumetto di 250 pagine, visto quanto colpisce il cuore.
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Keum Suk Gendry-Kim
Jun
BAO Publishing, 10 giugno 2021
256 pagg., b/n, cartonato, €20.00
ISBN: 978-88-3273-560-4