John Hays – «Dio creò gli uomini diversi. Il signor Colt li rese uguali.»
Tra un assaggio di gin e una fumata di perique noi foschi gentiluomini di campagna si ha il vezzo di leggere contemporaneamente e poi commentare lo stesso fumetto.
Stavolta è toccato a John Hays –Brutti, Sporchi e Cattivi– della Editoriale Cosmo, con sceneggiatura di Stefano Marsiglia e Michele Monteleone, disegni di Fabrizio Des Dorides: un western dove un’improbabile alleanza tra messicani e Ranger, in Texas, tutti duri, spietati e lerci, si scontra con nativi americani devoti a una ambigua dea lunare tremenda e bellissima che li trasforma in bestie terribili simili a mannari. Trionfano i primi grazie alla “strambotica” partecipazione diretta dell’inventore americano Samuel Colt, che ha con sé l’arma adatta per questo tipo di situazioni.
- R: Veramente squisito questo tabacco, un Virginia condito con perique di raro equilibrio! Il signor McClelland sa il fatto suo…
- V: Compagno sir non è il momento giusto per parlare di questo, oggi è la giornata dedicata a John Hays.
- R: Ah giusto! Francamente direi che sono rimasto piuttosto costernato dal bizzarro sviluppo degli eventi, una prosodia inattesa… non me la sento certo di dare un’opinione negativa, il soggetto ha indubbio potenziale, ma la storia appaia modelli narrativi che, se non fanno proprio a pugni, hanno certa difficoltà a stare insieme.
- V: Anche io mi aspettavo qualcosa di diverso: il tutto parte come una classica storia di frontiera, ma da subito ha tratti un po’ dubbi, poi prende un giro strano, che al contempo ne rappresenta la parte più originale ed interessante. Mi ricorda le storie meno riuscite di Tex, quelle (per fortuna solo sporadicamente insistite), con stregoni, sciamani o persino alieni, anche se l’estetica di questo western è un po’ all’antitesi di quel venerabile fumetto. …Vi è, per esempio, di quella crudeltà esagerata e spiccia… un messicano viene ucciso solo perché non mette il suo poncho su una pozzanghera… suvvia!
- R: Inquadrature e tenore generale sono copiati fino alle virgole da Leone e non dai western americani alla Gary Cooper, come pure le luci, e specie i primi piani, il che non è un male…
- V: …Anche perché Leone ormai, si sa, è l’unico western, persino in America!
- R: Ma esagerato si arriva a quella violenza gratuita a cui ti riferisci. La quale non conferisce però dinamismo a un plot lento ad arrancare, che poi si perde un attimo, ma infine arriva al punto. Ed è un “punto” affascinante e almeno i disegni stanno bene con l’ambientazione, sono belli, anche se nei combattimenti un tanto confusionari. Ma mai quanto la storia, specie la parte assurda riguardante l’India, il coinvolgimento di Colt in persona come inedito e storicamente inventato “marinaio povero”, e un quasi imbarazzante professore britannico imperialista di Oxford… Grottesco! Grottesco!
- V: Si sa che semmai Colt sarebbe andato bene in aiuto di Garibaldi… un minimo di fondamento storico si sarebbe intravisto! Cerchiamo di essere positivi! Anche se il plot fa acqua da ogni parte alla fine rimane affascinante quell’idea filosofica alla base: questa “forza universale naturale”, come tale onnipresente in ogni cultura non tecnologica (“arretrata”, almeno da questo punto di vista), la quale amoreggia con questa terribile Dea, ma viene sfidata e battuta dall’industrializzazione e dallo sviluppo…
- R: Tutti sono ugualmente brutti, cattivi, amorali e bestiali, ma è la tecnica che li separa! Probabilmente da un soggetto del genere, dato in mano a qualcuno un po’ più scafato ed erudito, sarebbe venuto fuori qualcosa di meglio, ma l’idea è buona e anche la trattazione non è affatto da buttare. Molto interessante anche il dottorino che accompagna il signor Colt, pacifista e non violento, di Boston, costretto dall’iniqua lotta contro la natura ad andare contro il suo essere.
- V: Eh! Non c’è scampo alla legge di Natura: uccidere! In fondo, forse, Samuel Colt potrebbe ritenersi soddisfatto di questa sua versione non ortodossa, per tutto quello che ha rappresentato la sua invenzione…
- R. Concordo… «Dio creò gli uomini diversi. Il signor Colt li rese uguali», ma ora torniamo ai nostri nobili vizi. Ci sarà tempo per altre strisce disegnate!
Geni! Ne voglio mille altre così.