Je suis Wertham
Ogni volta che un ragazzino fa qualcosa di male i giornali vanno a scavare tra le sue letture. Prima di Whatsapp e di Facebook, c’erano i fumetti: è vero che possono influenzare le giovani menti ed indurle a comportamenti devianti? Wertham pensava di sì; ed in un certo qual modo, anche noi.
6 Maggio 1856. Braunau, 20 aprile 1889. Monaco, 20 Marzo 1895.
Cosa hanno in comune queste tre date? Apparentemente niente, eppure il mondo, forse, sarebbe un posto migliore se non ci fossero mai state.
Il 6 Maggio 1856 nacque Sigmund Freud. Il suo lavoro fondamentale come medico ottenne in sostanza tre risultati principali:
1- L’introduzione della cocaina in Europa
2- La nascita della psicoanalisi
3- La convinzione che qualsiasi cazzata detta da un tizio qualsiasi con una laurea e l’accento tedesco sia giusta.
Il 20 Aprile 1889 nasce Adolf Hitler. Questo c’entra poco con il resto dell’articolo, ma serve a far capire che in Germania, di quei tempi, bisognava stare attenti a chi si concepiva.
Il 20 Marzo 1895, a Monaco di Baviera, nasce Friedrich Ignatz Wertheimer. Di buona famiglia, studia tanta fuffologia all’Università di Monaco, tiene una corrispondenza con il succitato Freud. Dal Maestro apprende che le menti deboli possono essere facilmente manipolate da un uomo con l’accento tedesco, e decide di trasferirsi nel più grande bacino di menti deboli del mondo, gli Stati Uniti.
Qui cambia il proprio nome in Frederich Wertham e comincia a studiare i giovani criminali rinchiusi nei riformatori. Dopo sette anni di studi, fa una serie di scoperte sensazionali.
1- Ai ragazzini piacciono i fumetti con le donne nude e le pistole
2- Nei riformatori giovanili ci sono dei ragazzini
Da queste due premesse deriva aristotelicamente la conclusione:
3- Nei riformatori giovanili si leggono i fumetti con le donne nude e le pistole.
Fin qui Aristotele non avrebbe avuto niente da ridire. Freddie però non ci sta e con il suo accentone aggiunge una strabiliante conclusione:
4- “Ach! Fumetti kon tonne nute und pistole kausano viulenza ti rakazzini!”
Ovviamente in un paese normale un uomo del genere avrebbe al massimo partecipato a qualche talk-show di Barbara d’Urso, ma non dimentichiamo che siamo in America.
In America basta che scrivi un libro e metti un titolo con parole come “Torbido”, “Seduzione”, “Sfumatura” o “Innocente” e puoi star sicuro di vendere milioni di copie. Se poi ce ne metti due, tipo “Seduction of the Innocent” e puoi star tranquillo che al Congresso leggeranno il tuo testo come la Bibbia.
E Wertham fa proprio questo.
D’altra parte, facendo una gitarella nelle edicole americane in quegli anni era facile trovare copertine come queste:
Ecco cosa ci dice Freddie nel suo libro (traduzione nostra):
«L’effetto più subdolo e pervasivo dei fumetti polizieschi (crime comics) sui bambini si può esprimere con una singola frase: spoliazione morale. Ho studiato questo effetto in bambini che non commettono atti di evidente delinquenza, che non mostrano nessuno dei sintomi più lampanti di disordine emotivo e che non hanno difficoltà a scuola. Più subdola è questa influenza, più è dannosa.»
(Praticamente ci sta dicendo che meno l’influenza si vede, più c’è. Con tanti saluti al metodo scientifico.)
«È un’influenza sul carattere, sulle capacità, sulle funzioni superiori della responsabilità sociale, sulla formazione del super-io e sulla consapevolezza intuitiva del bene e del male. Per metterla più concretamente, essa consiste principalmente in un indebolimento dei sentimenti migliori della coscienza, della pietà, dell’empatia e del rispetto per le donne in quanto donne e non in quanto meri oggetti sessuali da sfoggiare in giro o lussuosi premi per cui combattere. I fumetti polizieschi sono esche talmente prelibate che influenzano i bambini nel loro gusto per le migliori influenze educative, per l’arte, per la letteratura e per le relazioni decenti e costruttive tra gli esseri umani e specialmente tra i sessi.»
(Erano anni difficili, quelli in cui Freddie scriveva. Il crollo di Wall Street aveva abbattuto i consumi e a quanto pare bisognava essere sparagnini anche sulle virgole e i punti. Il punto e virgola, poi, era roba da ricchi!)
Segue, qualche pagina più un là, un realistico squarcio sul ragionamento tipico della testa di un bambino che legge fumetti:
«Un ragazzino di undici anni che legge i propri fumetti polizieschi e i fumetti romantici della sorella ha questa concezione delle ragazze: -Nei fumetti romantici le ragazze hanno vestiti eleganti e abbigliamento. Nei fumetti polizieschi invece le ragazze stanno sempre dalla parte dei gangster. Cioè, le vanno a prendere. Poi vanno semplicemente in giro con i gangster. Hanno sempre vestiti nuovi; comprano nuovi vestiti praticamente ogni giorno. I vestiti hanno la scollatura a V. Le ragazze sono nella stanza. Fanno qualcosa di cattivo, o che, e poi un uomo le schiaffeggia e le picchia-.»
Esattamente il modo di pensare e ragionare di un undicenne.
In un altro articolo, pubblicato qualche mese dopo, Wertham scrive:
«Il danno più grande causato dai fumetti è nel campo della lettura. Essi interferiscono con i meccanismi elementari dell’apprendimento a leggere e con l’acquisizione delle tecniche percettive essenziali. I bambini non pensano che leggere un fumetto sia come quando “leggono un libro”. Essi “guardano” un fumetto. Diventano degli acchiappa-immagini, perchè essi possono capire i fulcro delle storie basandosi solo sulle immagini, senza doversi preoccupare di leggere le parole. Il danno emergerà anni dopo nella difficoltà – o nell’incapacità – di leggere un intero libro dall’inizio alla fine.»
Secondo questa teoria, io, che fino agli undici anni non facevo che leggere storie di Paperino, di cui ero un grande fan, ora dovrei essere un analfabeta di ritorno, irascibile, che va in giro senza pantaloni e abbandona i nipoti per giorni interi.
Per farla breve, il libro è una successione di affermazioni di questo tono senza uno straccio di dato, di esperimento, di gruppo di controllo. Se lo si legge dando alle parole un accento tedesco, però, fa il suo porco effetto. D’altra parte, però, bisogna sfatare un mito: Freddie non fu la causa di cotanto odio, ma l’effetto. Già da anni in America si era a corto di comportamenti idioti, e così, tanto per occupare il tempo, si era deciso di prendersela coi fumetti.
Su Time Magazine e altri giornali che non leggeva nessuno erano già iniziati a comparire articoli di questo tipo (il primo risale all’Aprile del 1948). Gli americani, da sempre molto pragmatici, si diedero al loro sport nazionale: bruciare cose in roghi pubblici.
Ben presto la cosa arriva su su (oppure giù giù, dipende dai punti di vista) fino alla Camera dei Rappresentanti, la quale decide di dedicare parte del suo prezioso tempo ad investigare sull’effetto dei crime comics sull’aumento della criminalità organizzata negli Stati Uniti.
È a questo punto che Freddie, dotato di fiuto per gli affari, pubblica la sua Seduction of the Innocent, vendendo uno scatafascio di copie. Scoppia la psicosi, Satana si annida tra le pagine dei fumetti, Batman è gay e pedofilo e Superman è Superman. La E.C. Comics praticamente chiude i battenti; le case editrici rimanenti, per sfuggire all’accusa di essere il Demonio, inventano una delle sue manifestazioni più ridicole e subdole.
L’infame francobollo del Comics Code Autority comincia a comparire su tutti gli albi a fumetti. L’Autorità è finanziata dalle case editrici e serve ad auto regolamentare i contenuti. Le regole che le case editrici si impongono sono incredibili: sono vietate la nudità, le parole “Horror” o “Terror”, le parolacce, qualsiasi riferimento al sesso. Il risultato è qualsiasi fumetto diventa un incrocio tra Peppa Pig e la Pimpa: Pimpa Pig!
Il Comics Code sopravviverà al libro di Wertham: più di 50 anni. La cosa più ironica è che, probabilmente, se le case editrici avessero aspettato un po’, come ogni scandalo che si rispetti, anche questo avrebbe fatto il suo tempo. In due o tre anni gli americani avrebbero cominciato a bruciare qualcos’altro e morta lì.
Questa la storia come è più o meno nota ai più. Quello che non molti sanno, però, è che anche l’Italia, ad un certo punto, aveva deciso che Satana albergava nel disegno di una tetta. E ben prima che Freddie pubblicasse il suo libro.
È il 19 Dicembre 1949 quando un gruppo di deputati, capeggiati da Maria Federici, propone una legge.
«La proposta di legge che presentiamo alla vostra approvazione nasce dalla constatazione, suffragata da educatori, da genitori, da medici, e da magistrati, che alla base di ogni deviazione, di ogni delitto commesso dai giovani in questi anni si può sicuramente rintracciare la suggestione di una certa stampa eccitatrice.»
Urca. Praticamente “ogni deviazione” dal buoncostume deriva dai fumetti. Persino l’abitudine di scaccolarsi in pubblico probabilmente trae la sua origine da una vignetta ambigua. Per prevenire questa mattanza morale i deputati propongono l’istituzione di una commissione in grado di bloccare la pubblicazione di fumetti sgraditi.
Ovviamente anche questa proposta bislacca viene rigettata ma i malvagi deputati ci riprovano così spesso che agli editori inizia a venire una certa paura. Forse avevano sentito della triste dipartita della E.C. Comics? Fatto sta che hanno anche loro l’originalissima idea di riunirsi in un consorzio di censura preventiva, il Comics Code italiano, ovvero la Garanzia Morale (MG per gli amici).
Nelle ristampe, Tex parla più educato, le scollature diventano girocolli e le pistole si trasformano in randelli. È il 1969. Mentre noi ci occupavamo di questi grandi problemi, gli USA sbarcavano sulla luna.
Dopo questa piccola storia delle censure a fumetti, però, ci sentiamo di dover aggiungere qualcosa.
Sintetizzeremo quel qualcosa con una formula: Je suis Wertham.
Je suis Wertham perché la nostra galassia morale è stata influenzata dai fumetti. E dai libri, e dal cinema, e dai telefilm.
Je suis Wertham perché le persone che siamo oggi dipendono in qualche misura dalle storie a fumetti che abbiamo letto.
Je suis Wertham perché… ognuno dei redattori di Dimensione Fumetto ci racconterà come un fumetto, una storia, un personaggio hanno contribuito a definire le persone che sono oggi.
Ottima analisi, complimenti!
Grazie, porterò i complimenti all’autor… ah già, sono io.