Intervista a Emiliano Mammucari
Intervistiamo una vera star del fumetto italiano nel pieno della sua operatività e popolarità!!!!
Emiliano Mammucari non ha bisogno di presentazioni. È forse il disegnatore “ammiraglio” della nuova generazione di autori che stanno rivoluzionando la Sergio Bonelli Editore e abbiamo il piacere di averlo per una breve intervista.
• Salve Emiliano, ti ringraziamo per il tempo concesso, visto che sei pieno di impegni, e iniziamo con una domanda semplice: tu, Recchioni, Uzzeo ecc…. siete la generazione di autori che più di ogni altra ha buttato giù certi schemi tipici della Bonelli (il bianco e nero; la gabbia delle vignette ecc…). Come mai proprio ora? E come siete riusciti a imporvi in questo modo?
Forse perché ci siamo formati giovanissimi nell’editoria indipendente, dove lo spirito di iniziativa è una componente fondamentale. E anche, direi soprattutto, perché arrivati alla Bonelli abbiamo trovato un bel fermento. Non dovrei dirlo ma considero alcune delle persone che lavorano nella casa editrice una seconda famiglia.
Sul buttare giù gli schemi non è del tutto vero: adoro gli schemi, perché sono un processo formidabile di analisi, ma odio le formule, che sono una sintesi banale e senza poesia. Quello che cerchiamo di fare è eliminare le formule e i cliché che si sono incrostati negli anni, per restituire smalto a quella forma di linguaggio straordinaria che è il fumetto Bonelli.
• In effetti, obiettivamente la Bonelli ha del miracoloso in tutta l’editoria italiana, soprattutto se la vediamo in generale, al di fuori del fumetto. Una casa editrice che ancora vende migliaia di copie senza pubblicità, ricavando solo ed esclusivamente dalle vendite effettive, rimanendo sempre in fermento e senza fermarsi. Credi che in questo periodo si creda di più nell’autore? Che lo si lasci fare con più libertà?
“Lasciare fare all’autore” è una contraddizione: “autore” è uno che si prende delle responsabilità. Se pensi che quello che hai in testa sia buono non aspetti che qualcuno ti dia una possibilità.
• Come vedi il contatto diretto con i lettori oggi, grazie ai social network e al proliferare di mostre sul fumetto?
È difficile gestirlo su larga scala. Per fare un esempio, nei giorni in cui è uscito L’alba dei morti viventi – il remake, mi sono arrivate centinaia di mail. Alla fine ho rinunciato a rispondere a tutti (e me ne scuso), ma è un abbraccio e uno scambio di energie forte. Secondo me i fumetti sono un dialogo tra chi scrive e chi legge. Agli autori che declamano sul pulpito non ho mai creduto.
• Come ricordi i tuoi esordi con la Montego, passando per L’Editoriale Aurea (che allora si chiamava Eura Editoriale) fino all’approdo alla Bonelli?
È stato un momento così rapido, ed è passato così tanto tempo, che ricordo poco. Le persone sì. C’erano ragazzi che sono diventati grandi artisti e con alcuni ho la fortuna di lavorare insieme ancora adesso.
• In effetti siete un gruppo che si è mosso più o meno assieme, divenendo una specie di famiglia. Come ti comporti quando devi lavorare con un perfetto sconosciuto, rispetto a quando sei con chi hai confidenza, anche al di fuori dell’ambito lavorativo? Preferisci un contatto diretto o anche una collaborazione a distanza è nelle tue corde? Se sì, una proposta dall’estero la gradiresti?
È un serio problema per me. Non mi è mai capitato di non avere un rapporto personale con le persone con cui collaboro, e arrivati a questo punto, non so se sarei in grado. L’idea di una storia che non mi sia stata “cucita” addosso mi spaventa.
• Se non erro, hai il record italiano di “Numeri 1” disegnati. Com’è iniziare a disegnare un numero 1 rispetto a uno seguente?
Questa cosa mi fa molto ridere, ci scherzo spesso. Quando disegni il primo numero di una serie hai un problema: non c’è niente a cui rifarsi e sei tu che devi trovare il “carattere” di una serie. Mille strade davanti e devi sceglierne una. Anche qui c’è un grosso lavoro di squadra, se ho una fortuna è quella di lavorare in mezzo a un mucchio di gente in gamba.
• In un tuo post su Facebook dichiaravi la tua ammirazione e ispirazione verso Attilio Micheluzzi (recentemente la Bonelli ha ristampato alcune delle sue migliori storie). Quanto c’è di lui nel tuo stile?
Forse il segno sottile e alcune soluzioni di luce. Sicuramente l’amore per la mitteleuropa e le zone di confine, i personaggi fuori contesto, i pionieri.
• Personalmente ritengo che quando disegni Dylan Dog lo rendi espressivo e quasi malinconico nello sguardo, a differenza di quando disegnavi John Doe, che rendevi più dist
accato e freddo. Quanto è importante disegnare lo sguardo di un personaggio rispetto all’azione e alla dinamica delle vignette?
Cerco di immaginarmi una personalità e di far recitare i personaggi di conseguenza. Sguardi, espressioni, ma soprattutto la gestualità del corpo, che è una roba che osservo tanto e che mi incuriosisce da morire.
• Cinema, televisione, pittura, illustrazione, il fumetto… Se sei in cerca di stimoli, dove preferisci attingere?
La forma di racconto che amo di più è il romanzo. Gli sceneggiatori di cinema dicono che quando smetti di parlare inizi a comunicare… mettiamola così: quando non ci sono le immagini inizi a immaginare.
I fumetti sono stati il grande amore della mia adolescenza. Sto riscoprendo il piacere di leggerli da pochi anni, grazie a nuovi autori che stanno facendo cose incredibili. Del resto gli anni zero, editorialmente parlando, sono stati anni difficili.
• Questa tua improvvisa popolarità come ha cambiato la tua vita?
Ma non esageriamo, mica sono Eiichiro Oda. Ho maggior credibilità nel proporre le mie idee, questo sì. E mi diverto a lavorare come un ragazzino.
• A Lucca ti abbiamo visto al padiglione Sky… puoi dirci cosa bolle in pentola oltre Monolith?
Ero lì in occasione della presentazione di “The Editor is in”, la serie che uscirà su Sky Arte e che mescola animazione
e riprese dal vero, co-prodotta da Bonelli.
È solo una delle tante cose a venire. Le grandi case editrici mondiali si stanno trasformando da produttori di carta stampata a gestori di proprietà intellettuali. In Europa, in questo momento, la Sergio Bonelli Editore è all’avanguardia.
Grazie Emiliano e spero che tornerai dalle nostre parti molto presto!