Benvenuti a Oaxaca! In viaggio tra le “Rovine” di Peter Kuper
Un appassionato omaggio di Peter Kuper ai colori e al calore del Messico nel fumetto “Rovine”, vincitore del premio Eisner 2016 come miglior graphic novel.
Chi ama viaggiare sa bene che ogni luogo lascia dentro chi lo visita un frammento di sé in forme diverse, dal ricordo alla nostalgia, dalla sensazione di piacere a quella di smarrimento, e fra tutti i posti almeno uno è quello per il quale un viaggiatore sarebbe pronto a fare le valigie, ripartire subito e magari viverci per il resto dei suoi giorni. Proprio questo amore profondo e indelebile per una terra che l’ha accolto per due anni, il Messico, ha spinto il celebre fumettista Peter Kuper a raccontare per immagini la sua esperienza nel Diario de Oaxaca (2009) e a scegliere nuovamente gli incantevoli paesaggi messicani come ambientazione per il recente fumetto Rovine (2015), da lui interamente sceneggiato e disegnato, vincitore del premio Eisner 2016 come Miglior graphic novel.
Rovine è una storia d’amore, un viaggio di formazione, la scoperta di un nuovo mondo ma anche il tentativo di porre le basi per un futuro di unità familiare: George e Samantha, una coppia di coniugi sempre più distanti tra loro, decidono di partire per un lungo viaggio verso la città messicana di Oaxaca, per un anno sabbatico e per riavvicinarsi. La loro avventura nasce dalla necessità di staccare la spina dalla vita frenetica di New York, una pausa che darà la possibilità a Sam di realizzare il suo libro, e a George di ritrovare se stesso dopo aver perso il suo lavoro. Il primo impatto con una differente realtà è piuttosto traumatico per l’uomo, mentre la moglie, dapprima felice di tornare in luoghi già conosciuti, sarà via via sopraffatta da ricordi dolorosi e dal suo desiderio di maternità.
Nei protagonisti il disegnatore proietta la propria personalità con suggestioni autobiografiche che modellano sia il personaggio femminile sia quello maschile, anche se nessuno dei due può essere del tutto identificato con l’autore, come lui stesso afferma in una conversazione radiofonica del 22 aprile 2017 su Radio Radicale. I coniugi sono caratterizzati all’opposto: lei è una sognatrice tormentata dal passato, per cui il suo viaggio a Oaxaca è un tuffo nel groviglio dei ricordi alla ricerca di una pace interiore e di un’ispirazione per il proprio romanzo autobiografico; lui è razionale e soffocato da una visione negativa della vita che lo spinge a negare la richiesta della moglie di avere un figlio per paura di gettare in un mondo crudele una nuova creatura.
La personalità per certi aspetti antitetica dei due è sottolineata non solo dai comportamenti e dai dialoghi ma anche da elementi visivi: l’aspetto fisico, i lineamenti del viso più dolci ed espressivi per Sam, più duri e spigolosi per George, il cui sguardo è impenetrabilmente nascosto dalle lenti degli occhiali; l’uso sapiente delle forme e dei colori dei balloon (già sperimentato nell’adattamento della Metamorfosi di Kafka), “a nuvoletta” con fondo azzurro per la donna sensibile e sentimentale, rettangolari su fondo bianco per l’uomo freddo e concreto; la scelta del corsivo per le battute di lei e del maiuscolo per lui, con l’utilizzo dello stesso font per tutto il fumetto.
La figura femminile appare nel complesso più statica, mentre è più evidente l’impronta personale di Kuper nel personaggio maschile, come rivelano il mestiere di entomologo svolto da George, che corrisponde alla passione del fumettista per il mondo degli insetti, e il suo interesse per la rivolta degli insegnanti contro il governatore Ulises Ruiz Ortiz, in stretta relazione con l’attenzione del disegnatore ai fatti contemporanei, testimoniata pure dalla rivista politica World War 3 Illustrated (cofondata da Kuper nel 1979).
Proprio la delicata tensione politica e sociale che si vive a Oaxaca è l’espediente perfetto per raccontare eventi realmente accaduti nel 2006 e culminati nella morte del giornalista statunitense Brad Will, raffigurato in Rovine sotto le spoglie di Alejandro Apolsky, forse il personaggio migliore, sebbene semplice comprimario. L’identificazione tra l’autore e il protagonista è sottolineata in particolare nel momento in cui George, diventando a tutti gli effetti un doppio di colui che lo ha creato, disegna in presa diretta gli insetti o gli insegnanti in sciopero con un tratto realistico e monocromatico che si distacca nettamente dallo stile grafico dominante. In effetti la mano di Kuper si contraddistingue per la caratterizzazione antinaturalistica, espressionista e caricaturale dei personaggi con ombreggiature marcate e una corporeità quasi bidimensionale in alcune inquadrature, inserite in vignette dalla forma perlopiù quadrata o rettangolare, ma con una libera varietà di soluzioni, da quelle aperte a quelle sovrapposte a quelle tagliate diagonalmente, fino alle splash page dedicate ad architetture e paesaggi tipici dell’America centrale.
Quello che più colpisce e ammalia l’occhio del lettore è l’uso del colore puro dei pastelli e degli acquerelli, un tripudio di dettagli rossi, gialli, verdi, azzurri, arancioni per gli uomini, gli animali, le case, la natura, che lasciano un senso di piacere nell’animo di colui che sfoglia le pagine. E chi, come me, ha avuto la fortuna di visitare il Messico potrà riscoprire fin dalle prime pagine il fascino multicolore di questo Paese e ritrovare la meraviglia inconfondibile dei suoi luoghi, resa da Kuper con la sensibilità propria di chi ama davvero ciò che rappresenta.
Tutta l’opera può essere letta come un omaggio dell’autore alla terra che lo ha ospitato con sua moglie e sua figlia dal 2006 al 2008, infatti lui stesso dichiara (sempre nell’intervista a Radio Radicale) di aver voluto dare una raffigurazione veritiera del Messico, al di là di visioni stereotipate che ne fanno un Paese corrotto e pervaso dalla criminalità, come ha nuovamente sostenuto pure Trump in un tweet del 27 agosto sul famigerato muro per separare USA e Messico. In realtà alcune situazioni del fumetto sembrano restituire un’immagine convenzionale di questo Stato, dai mercati affollati al traffico sregolato, dal culto dei morti alla maledizione di Montezuma, e anche alcuni passaggi della trama, come il collegamento tra Samantha e la storia degli Aztechi o l’incontro della donna con un affascinante artista locale, appaiono un po’ forzati e poco originali, tuttavia sono evidenti lo sforzo e il desiderio dell’artista di dipingere un ampio affresco di luoghi a lui tanto cari, magari a rischio di semplificare la complessità della cultura centroamericana.
Il messaggio finale del suo «romanzo a fumetti» non può che essere positivo: delle grandi civiltà del passato, come quella Maya o Azteca, restano solo rovine, ma dalle rovine del tempo e della vita si può ancora ricominciare e ricostruire edifici e anime più forti e resistenti. Questa testimonianza di tenacia è affidata, oltre alle vicende dei protagonisti, anche al volo della farfalla monarca, che scandisce la divisione in parti della narrazione principale, a conferma della passione entomologica di Kuper e dell’inesauribile ricchezza della sua opera.
Una farfalla vola in silenziosa migrazione dal Canada al Messico, con il solo pensiero di giungere alla meta prefissata e riprodursi, per poi morire, seguendo il suo istinto e superando luoghi grigi segnati dal progresso distruttivo degli uomini. La monarca è metafora del viaggio, del cambiamento e della fuga dal freddo dei rapporti affettivi, deteriorati dal tempo e dalle incomprensioni, verso un terreno fertile per la riscoperta dell’amore e la speranza di dar vita alla generazione futura (guarda caso le farfalle monarca sono, per i messicani, gli spiriti dei bambini defunti). La farfalla rappresenta inoltre Oaxaca, che agli occhi del lettore si dispiega con i suoi colori, la sua vivacità e la sensazione di libertà, soprattutto nella scena in cui George vede una monarca vittima di una larva di tachinide, parassita simbolo del politico Ortiz il quale, con i suoi continui soprusi e brogli, ha lentamente dissanguato la città messicana. La farfalla monarca è infine, grazie alle sequenze del volo verso la riserva naturale di Michoacàn, il mezzo ideale per ritrarre dall’alto, con distacco, con un occhio esterno e per questo imparziale, le passioni e le miserie umane, e oltrepassare con un battito d’ali le barriere, reali e mentali, create dagli uomini per prendere le distanze dagli altri uomini.
NOTA: Ho scritto questa recensione a quattro mani con Vincenzo Purpura, valido collaboratore di Dimensione Fumetto, che ringrazio molto per il suo utile contributo e per il proficuo scambio di idee.
ROVINE
Peter Kuper
Traduttore: V. Santoni
Editore: Tunué
Collana: Prospero’s books
Anno edizione: 2017
Pagine: 328 p., ill. , Rilegato
Euro: 34,90
EAN: 9788867902217