Il viaggio temporale in “un balletto di musica rock”

Un racconto tra sogno e memoria: gli albori dell’animazione giapponese, un continuo ballo tra presente e passato, tra la modernità del rock e la tradizione nipponica, dipanato dalle mani di Yoshiko Watanabe, collaboratrice del maestro Tezuka.

Semplicemente, appena vista la copertina di questo manga/fumetto in pubblicità, mi è venuta voglia di leggerlo. E non sono rimasta delusa.Come un balletto

La storia è estremamente semplice, ma ricca di elementi di contrappunto che la rendono molto interessante. L’autrice, Yoshiko Watanabe, torna in Giappone per (scopriremo) il funerale della madre e incontra, dopo quaranta anni, i suoi amici e colleghi animatori della Mushi Production del maestro Osamu Tezuka; tornata in Italia, si suppone, concepisce l’elaborazione di questa opera semibiografica, disegnata dalla stessa protagonista e sceneggiata insieme a Stefano Simeone, in un progetto tutto italiano per la Star Comics.

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Non voglio nemmeno immaginare di dover spiegare chi è Osamu Tezuka e cosa ha significato per l’animazione e il fumetto giapponese (e da qui mondiale) quindi non parlerò di lui e delle sue produzioni, anche perché non sono centrali in questo lavoro: il Maestro, gli assistenti e la loro opera sono il contesto dove si svolge la storia umana e universale di Yoshiko. Sono characters, non ritratti reali, romanzati e perfettamente integrati nell’atmosfera onirica del racconto.

Quindi, al posto di una classica recensione, che forse non riuscirebbe a stimolare a dovere la vostra curiosità, vorrei fare una lista degli elementi che compongono il lavoro e che lo rendono apprezzabile al di là del gusto soggettivo.

 

Prima cosa: il disegno, che è al primo posto perché è l’elemento che subito arriva al lettore. È buffo, è estremamente retrò, è piacevole. Ma, due aggettivi su tre appartengono al campo semantico della soggettività e si era parlato di dati obiettivi! Bene. Yoshiko lavora con la Mushi Production negli anni ‘60, ed ecco, quegli anni meravigliosi, che vedono la nascita dell’animazione giapponese, sono riportati ai nostri giorni, con la freschezza di ricordi incancellabili, con il disegno deformato ed esasperato verso il ridicule che era tipico di quegli anni. Come ha ben detto un nostro collega, qui, poco tempo fa, questa è una cosa che solo il fumetto può fare: parafrasando, rappresentare un ricordo e delle sensazioni attraverso il disegno, in modo diretto e senza troppi sforzi.Come un balletto di musica rock STAMPA-18

Secondo elemento: À la recherche du temps perdu. Non spaventatevi per il rimando alla monumentale opera di Proust, la nomino perché è a quello che ho pensato quando mi sono immersa nella lettura e ho inseguito l’autrice tra la Tokyo moderna e quella degli anni ’60, poi indietro, o avanti, poi negli anni della sua infanzia, e di nuovo in su e in giù nel tempo, inseguendo i ricordi, inseguendo le sensazioni che i dati olfattivi o visivi o uditivi le precipitano addosso. Potrei citarvi la madaleinette (l’ho fatto), perché infatti l’opera proustiana è un meraviglioso gioco dei sensi, e in questo fumetto, nel suo piccolo, troviamo qualcosa di simile: una musica, un disegno, un profumo, portano Yoshiko a rivivere il passato e a farcelo conoscere, quasi come (e succede anche a Marcel) a renderglielo vivo e presente per la prima volta, profondamente intriso dalla malinconia di non poterlo fermare e rivivere, facendo rinascere i suoi protagonisti.

Come un balletto di musica rock STAMPA-39E questo ci porta alla terza considerazione: i personaggi. Come abbiamo già detto probabilmente non sono rappresentazioni fedeli delle persone realmente esistite, sono alter ego grafici ma fanno riferimento a persone e accadimenti reali. Così conosciamo la prima animatrice donna della storia, Kazuko Nakamura, soprannominata Wakosan, donna molto bella, gentile e di buon cuore, la coprotagonista della storia di Yoshiko. Da lei impara a fare il suo lavoro, precedentemente considerato troppo duro e usurante per la fisicità femminile, grazie a lei conosce il maestro Tezuka, rappresentato come un uomo generoso, estremamente modesto, sempre inseguito dagli editori. Realistico o no, in questo contesto, il “personaggio” Tezuka è ritratto come un grande bambino in fuga dalla maturità (finire le tavole) che si rifugia nella fantasia (aiutare con i fondali) del reparto animazione, sempre una sagoma in ombra, come Hitchcock, come lui iconico, con il suo basco, con le sue gocce di sudore al vento, che forse sono lacrime. I comprimari sono personaggi fortemente caratterizzati, dai soprannomi, dalle loro caratteristiche fisiche o i loro vezzi, come il portare un elmetto al lavoro perché bisogna correre per consegnare e si scivola.Come un balletto di musica rock STAMPA-76

Il metafumetto: Yoshiko torna nella casa paterna e ricorda il suo primo fumetto, protagonista il gatto Buntu, un Piccolo Principe felinizzato che viaggia nello spazio e incontra nuovi mondi e nuovi amici. La narrazione di Buntu e delle sue avventure mano a mano si trasforma nel parallelo della stessa Yoshiko, nella sua stessa biografia, ma con la possibilità di esprimere i sentimenti che la storia ufficiale ci cela, ci lascia indovinare, almeno fino al finale… Gli animali, comunque, in questo “manmetto” (o” fumanga”, come lo vogliamo chiamare) hanno una loro importanza metaforica (oltre a rappresentarci l’amore reale dell’autrice verso di loro): basta seguire l’avventura del bruco portato un giorno nello studio, e che continua a rosicchiare le vignette fino alla sua inevitabile trasformazione in farfalla. E poi anche loro partecipano al balletto.

Come un balletto di musica rock STAMPA-82Ultimo ma non ultimo elemento: la danza del titolo. Ci si chiede presto, leggendo, il perché di questo titolo.  Lo si capisce solo dopo la metà del volume, anche se il tutto inizia con un piano sequenza piuttosto lungo, cinematografico, di Yoshiko che cammina, in cui si “sentono” le parole di Wakosan mentre dalle cuffie di un ragazzo viene sparata fuori, altissima, musica rock. Come da tradizione cinematografica, appunto, la spiegazione dovrete andarvela a cercare nelle ultime pagine del volume, svelata dalla stessa protagonista ormai adulta, consapevole delle proprie scelte e che il tempo non si può congelare (per fortuna). Il balletto, però, non è solo una metafora astratta, è presente in tutto il lavoro in forma visiva e sonora, nel ritmo delle battute e dei dialoghi: dall’accordatura degli strumenti dell’orchestra (Yoshiko che va a trovare Wakosan), all’allegro dei flashback, all’andante degli intermezzi, all’adagio finale verso la conclusione commovente. Se la musica torna come elemento costante, il balletto stesso è eseguito dai personaggi, grazie all’assistente che vorrebbe diventare coreografo, e i corpi in pose plastiche formano una decorazione per gli sfondi delle vignette, completando la pienezza sensoriale della scena, di solito allegra, frenetica, caotica. E il tutto lascia un retrogusto gradevole di cose non dette ma percepite.Come un balletto di musica rock STAMPA-125

Ecco… sapevo che avrei dimenticato qualcosa, non ho parlato delle citazioni prese da opere e manga famosi, sparse qua e là con umorismo e voglia di divertire. Bhè, in verità avrei potuto aggiungere molto altro, ma penso che la cosa migliore che posso dire ora è: andatelo a cercare, sfogliatelo, e se vi fa sorridere almeno un po’, allora compratelo, perché oltre a sorridere vi trasporterà in un tempo e un mondo diverso, vi farà pensare, ed è questo il bello di un buon fumetto.

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