Il Re dei Ribaldi 1: ai tempi di Filippo II

Come ammette candidamente Vincent Brugeas nella postfazione, intitolata Genesi e intenzioni, Il Re dei Ribaldi non è propriamente un’invenzione.

L’idea infatti l’ha presa dalla serie di romanzi storici I re maledetti di Maurice Druon, accademico di Francia. Ma è di più. È infatti una figura storica, citata anche nell’edizione del 1911 della Encyclopædia Britannica alla voce Ribaldus:

The name (ribaldae or ribaldi) was particularly applied to prostitutes, brothel-keepers and all who frequent haunts of vice, and there was at the French court from the 12th century an official, known as Rex Ribaldorum, king of the ribalds, changed in the reign of Charles VI to Praepositus Hospitii Regis, whose duty was to investigate and hold judicial inquiry into all crimes committed within the precincts of the court, and control vagrants, prostitutes, brothels and gambling-houses.

Traducendo liberamente:

Il nome “ribaldi” era applicato a prostitute e tenutari di bordelli […] e alla corte francese dal XII secolo c’era un ufficiale noto come Re dei Ribaldi, il cui nome fu cambiato durante il regno di Carlo VI (1368-1422 n.d.r.),  che si occupava di investigare su tutti i crimini commessi a corte, controllando anche vagabondi, prostitute, bordelli e bische.

Uomo di fiducia del re, chiamato anche triste sire, Brugeas si diverte a metterlo in difficoltà, creando un intreccio nella Parigi del 1194. Si incrociano così storia e finzione sullo sfondo del regno di Filippo II, salito al trono già da 14 anni, detto anche il re guercio e augusto.

Mentre sullo sfondo si susseguono gli accordi e gli intrighi internazionali tra lo stesso Filippo, Eleonora d’Aquitania, suo figlio Riccardo Cuor di Leone e l’imperatore Enrico VI, in primo piano le questioni economiche e di potere si intrecciano con le storie personali.

Ed è proprio Tristan Il Re dei Ribaldi a mescolare una questione personale con il “lavoro”. Mentre cerca di evitare un attentato a Filippo e agli emissari imperiali, si trova, paradossalmente, ad essere ricercato dal suo stesso re per un omicidio commesso.

Infatti ha ucciso un uomo per vendicare la figlia, per poi scoprire che questi era in realtà una pedina importante nello scacchiere delle spie reali. Così deve barcamenarsi in equilibrio tra i diversi livelli dell’intreccio.

E il mezzo con cui risolve tutte le situazioni è la violenza, l’intimidazione, il sotterfugio.

Ma non senza onore e, a modo suo, correttezza.

Brugeas, storico di formazione, oltre a gestire bene il background storico (dice di aver cercato di essere il più preciso possibile anche se ammette egli stesso qualche piccolo anacronismo), dà spessore ai personaggi, sia reali che di fantasia.

Tutti sono infatti ben caratterizzati. E la composizione della banda del triste sire è molto interessante. In particolare la presenza di un moro in terra di Francia in pieno periodo di crociate è molto stimolante.

Un po’ Games of Thrones, con intrighi, sangue e anche con qualche scena un po’ hard, ma senza perdere mai il taglio storico e senza esagerare nell’esplicitare le violenze.

Ma in fondo la realtà non è tanto distante dalla fantasia: alcuni personaggi storici come Eleonora d’Aquitania, Riccardo, lo stesso Filippo II sono da romanzo. Brugeas è bravo a tratteggiarne le caratteristiche storiche e a utilizzarle nella finzione, ma anche ad andare oltre.

Il Re dei Ribaldi, Tristan

Come lui, per scelta, anche Ronan Toulhoat è il più possibile realistico e preciso. E allo stesso modo caratterizza con pochi tratti sia gli sfondi di Parigi alla fine del XII secolo che i personaggi. Allo stesso modo i costumi, le ambientazioni interne ed esterne, le armi. Forse esagerando un po’ con la prestanza fisica dei soldati e la bellezza delle prostitute, ma fa parte della scelta di “fisicità” nella parte grafica. Il tratto è infatti apparentemente poco dettagliato, dà consistenza e volume.

L’oscurità medievale (non quella culturale, peraltro solo presunta, ma quella fisica, per carenza di fonti luminose) domina gli stretti vicoli parigini. La stessa copertina attrae per la figura del triste sire che emerge dall’oscurità, che ha del demoniaco.

Il tratto dinamico si accompagna con una colorazione per lo più non realistica, ricca di viraggi con colori pastello. Dal blu della luce notturna, all’arancio delle scene davanti ai focolari. Ma anche con colori che sottolineano stati d’animo e pathos. Solo il sangue è sempre rosso intenso, e l’azzurro con i gigli dorati della dinastia Capetingia non scolora mai.

Toulhoat usa anche dei bei giochi prospettici e particolari effetti lente per sottolineare la drammaticità di alcune scene. Frequentissimo è inoltre l’utilizzo dei dettagli per sottolineare i passaggi importanti in ciascuna tavola. Tavole che presentano anch’esse una griglia al servizio degli eventi, con passaggi molto cinematografici: continui cambi di camera, lunghi passaggi con pochi dialoghi, che sottintendono anche una colonna sonora adeguata.

Un volume corposo, ma appassionante, da leggere tutto d’un fiato. Salvo poi tornarci per cercare i riferimenti storici, le citazioni. Per apprezzare i particolari dei disegni, le ambientazioni. Per ripercorrere i fatti e cogliere l’alternarsi di personaggi e fatti storici o inventati.

In attesa di conoscere i prossimi sviluppi per il primo dei Re dei Ribaldi.


Vincent Brugeas, Ronan Toulhoat
Il Re dei Ribaldi, 1 di 3
160 pagg, colore
Edizioni Star Comics

Andrea Cittadini Bellini

Scienziato mancato, appassionato divoratore di fumetti, collezionista di fatto, provo a capirci qualcosa di matematica, di scienza e della Nona Arte...

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