I vicoletti di Nie Jun – lontani e vicinissimi come sogni
La copertina per quanto se ne dica è importante, e anche conoscere nuovi mondi artistici in campo fumettistico lo è: Bao Publishing ci fa il regalo di farci conoscere l’arte di Nie Jun e i suoi racconti da sogno.
La Bao Publishing ha deciso di fare ai lettori italiani un regalo di non poco conto: pubblicare le migliori opere a fumetti cinesi contemporanee, e tra i primi titoli scelti c’è I racconti dei vicoletti di Nie Jun. Come la casa editrice tiene giustamente a specificare, l’intento è far conoscere i “tesori” di questa nazione, tenendo presente che la parola bao in cinese significa proprio “tesoro”. E che questo volume sia un piccolo scrigno di valori non si può certo negare.
La copertina già ci trasporta, come una mano gigante e invisibile, verso le atmosfere e gli scorci di un agglomerato urbano indiscutibilmente orientale, i vicoletti del titolo, così caratteristico e iconico da astrarci immediatamente dal contingente e dal contemporaneo e traslarci in una realtà sospesa e senza tempo.
La copertina ci mostra subito un’altra cosa importate: i volti dei protagonisti principali di questi racconti, una bimba graziosissima, resa con tratti fumettistici ma vicini alla verosimiglianza, e suo nonno (che sia proprio il nonno lo scopriamo dalle prime pagine) che invece ha lineamenti decisamente più caricaturali e buffi, con gli occhi a croce (proprio + +) la testa allungata tanto da inglobare il collo, assente, e un corpaccione grosso e morbido.
Basterebbero questi elementi, ma invece c’è molto altro: uno sfondo allo stesso tempo realistico e sognante, fatto di tetti con tegole laccate, dalle linee curve, illuminate da un sole dorato che crea giochi d’ombre attraverso il fogliame di rigogliosi alberi e piante rampicanti.
Tutta l’opera di Nie Jun è un perfetto equilibrio tra questi due fattori: la realtà e il sogno, elementi quotidiani che diventano parti di un gioco fantastico e situazioni irreali che si accolgono con estrema normalità.
Basti pensare alla prima vignetta: un’illustrazione che spiega come muovere braccia e gambe per tuffarsi e poi nuotare, con tanto di dati sui gradi degli angoli di inclinazione e i centimetri di distanza da coprire. Pragmatismo elementare. Eppure sotto le immagini troviamo una didascalia che sottolinea come il nuoto sia come una danza classica, esercizi accomunati dalla grazia delle coreografie.
Bastano poi una manciata di vignette per comprendere qualcosa di fondamentale: la graziosa bambina della copertina, Yu’er non può camminare, è trasportata dal nonno su un carretto e per questo vorrebbe imparare a nuotare, per potersi muovere, finalmente, liberamente. Ce la farà? Oh, assolutamente sì, grazie al nonno che con carrucole e corde le permette di imitare i movimenti come se fosse in acqua, visto che non la fanno entrare in piscina. Ingiustizia? Certo! E politicamente scorretto, anche. Ma è un problema per i nostri eroi? Assolutamente no, è anzi l’abbrivio per imparare a nuotare nel cielo…
Scusate se ho insistito a parlar troppo del primo racconto (di quattro) dei vicoletti dove questa ragazzina e suo nonno si muovono, circondati da comprimari di tutti i tipi, ma era necessario (e un piacere tutto mio) per sottolineare come l’impressione data dalla copertina si confermi, e si amplifichi, all’interno delle pagine. Le narrazioni per immagini sono dei piccoli quadri di una realtà che è effettivamente molto lontana e diversa da quella che consideriamo usuale.
Immaginate per un attimo come potrebbe essere un Le storie del borgo ambientato in una periferia cittadina italiana… Fatto? Ecco, qui siamo invece in un altro universo, letteralmente, dove il tempo e lo spazio non hanno poi così importanza, si mescolano, si confondono, si alternano: le ingiustizie subite dalla piccole Yu’er non servono a puntare il dito contro i colpevoli, la società, la mancanza dei valori, sono al contrario trampolini, da cui la piccola con le gambe malferme prende lo slancio per saltare dentro un’altra realtà fatta della materia dei sogni, che si distingue da quella della fantasia. In questa dimensione sono importanti gli oggetti semplici della realtà, come un grillo canterino o una buca delle lettere. Piccole cose, concrete, da cui, come fumo, si alzano immagini fantastiche, tanto da farci chiedere se stiamo assistendo solo a un sogno, del nonno forse, o della stessa protagonista. Concludiamo poi che non è importante, perché a leggere a fondo ogni avventura di Yu’er è una lezione di vita, raccontata con levità e innocenza: tutto per dirci, attraverso gli occhi di una ragazzina poco fortunata, che la vita è bellissima, sempre. Ogni situazione, ogni persona che incontra diventa quello che potremmo definire “correlativi oggettivi” di un mondo diverso, di sentimenti, di ricordi, di cose importanti, senza cui la vita è meno luminosa.
E luminoso è anche l’aggettivo che arriva spontaneo pensando a come descrivere i disegni di Nie Jun. Ogni vignetta è un quadretto coloristico, realizzato all’acquerello, che gioca con le ombre della carta spessa, e rappresenta, come già detto, elementi tratti dalla realtà con altri di evidente natura fantastica bilanciati in equilibrio perfetto, con brio e, permettetemi, gioiosità. Nonostante i temi trattati, che hanno a volte come base malinconia e tristezza, il lettore fatica a sentirsi afflitto, non può fare a meno di sentirsi piuttosto allegro, grazie al tono della narrazione in sé, al modo in cui la piccola e il nonno sono caratterizzati, e non certo per ultimo, dalla freschezza grafica e coloristica delle pagine.
La mano dell’autore è particolarmente felice, esperta e perfettamente in grado di manipolare i tratti naturalistici e quelli più bozzettistici; lo stesso autore che sembra mettere molto di autobiografico nell’ultimo racconto della serie, che parla appunto di disegno e arti grafiche. L’appendice che a questo fa seguito ci mostra come tutti gli sfondi e gli scorci siano stati ripresi dal vero, con schizzi veloci eppure significativi e pieni di fascino.
Per chiudere, sperando di avervi un po’ incuriosito, ritorno a ringraziare la casa editrice per il bel regalo che ci ha fatto: non trovo modo migliore di avvicinarci a una cultura artistica tanto lontana e finora poco approfondita, che invece riserva sorprese di valore come questi incantevoli Racconti.