I Maestri dell’Orrore: “Dracula” – Una recensione non convenzionale
Per la serie di Roberto Recchioni, “I Maestri dell’Orrore”, si propone l’adattamento di “Dracula”, di Bram Stoker, un albo della Star Comics, con Sceneggiatura di Michele Monteleone e disegni di Fabrizio Des Dorides.
Jonathan Harker, giovane avvocato, si reca nell’inquietante castello transilvano di Dracula, per curare l’acquisto di proprietà immobiliari a Londra. Se il viaggio era già stato piagato da preoccupanti gesti superstiziosi, l’orrenda realtà che è costretto a contemplare e vivere supera ogni immaginazione.
Eccoci dinanzi a una nuova trasposizione in fumetto del romanzo di un grande scrittore irlandese, famosissimo, anche lui, ma mai quanto il suo personaggio, che, sfuggitogli di mano, si è abbattuto con una potenza straordinaria sulla nostra cultura -e poi universalmente-, irradiando il suo inquietante carisma su ogni forma d’arte. Così famoso e “dato per scontato”, che a volte, mi riferisco ora alla stesura narrativa dell’albo, l’impressione è che non sarebbe possibile capire cosa stia succedendo e di cosa si stia parlando di preciso, se non si sapesse già (ed è ovvio che così sia) di chi e di cosa si sta parlando! Dracula! La sceneggiatura a tratti pare poco fluida, calibrata un po’ male nei tempi, con un linguaggio perfettibile. E per esempio, la maniera di sottolineare la parlata “forestiera” del prof. Van Helsing è poco convincente, il finale frettoloso. La parte migliore pare essere la prima, onestamente.
I disegni sono magnifici, a volte chissà peccano di certo autocompiacimento, specie nei primi piani, ma alcune tavole sono davvero splendide, la loro forte “propensione verso lo scuro” appare suggestiva e appropriata, sono curati e dettagliati, e presentano una buona ricostruzione dello stile vittoriano. Richiamano, in un certo modo, le tendenze artistiche dell’epoca del romanzo, la pittura inglese, specie paesaggistica, dell’800. Scelta apprezzabile, non necessariamente l’unica e quindi ancor più degna di elogi.
Anche se il leitmotiv estetico pare, tutto sommato, il Dracula di Coppola, numerose sono le citazioni, specie grafiche, diverse, cinematografiche e non solo, del testo originale o di altre opere. Facilissimo da riconoscere, e per dirne una, a pag. 42 il “cammeo” da l’Esorcista; un po’ manieriste, dimostrano comunque buona volontà e certo approfondimento da parte degli artisti.
Che però non è tale (o non sufficientemente digerito) da consentirgli pretese esegetiche ulteriori! Forse il punto debole dell’albo è, infatti, negli articoli di contorno e complementari, che invece di arricchire l’edizione, come dovrebbero, addirittura la sviliscono un po’, dato che stavolta si percepisce in modo un po’ fastidioso quell’infantilismo, o superficialità che personalmente mi impedisce di avvicinarmi con costanza e passione al fumetto, specie con pretese letterarie e artistiche dichiarate.
Alcune osservazioni su Dracula sono pretenziose, altre scendono nel personale in un modo un po’ maldestro e appunto infantile, oltre a pretendere di tratteggiare in poche parole, troppo convinte della loro forza, un personaggio ormai ingestibile e che ha goduto (e sofferto) di troppe letture, molte delle quali assai affascinanti, quando non spettacolari. Della dichiarata (da tutti e tre gli autori) consapevolezza dell’immane contenzioso storico letterario rimane: nulla!
Laddove Dracula scompare trafitto dal palo di frassino della sua stessa fama, appaiono decine e decine di Dracula diversi, “Dracula seri” vale a dire in relazione diretta col testo letterario o col voivoda da cui si attinse: personaggi, che spaziano dall’insetto, al predatore, fino al gran eroe romantico che supera la condizione mortale per amore, e molto altro. Nonostante le dichiarate intenzioni, dall’albo in sé non si evince nessuna specifica vera ascrizione a questo o quel modello, o la proposta di uno “nuovo”. E Dracula “appena si vede” nelle pagine, mentre negli approfondimenti se ne parla con troppa saccenteria.
In conclusione direi che, anche se non se ne sentiva il bisogno, l’albo è riuscito, è piacevole, ma solo nel fumetto. Il resto e lascia un po’ il tempo che trova.