Gualtiero Cannarsi, nel di lui caso – Introduzione

Attenzione: l’articolo si occupa del lavoro di adattamento svolto da Gualtiero Cannarsi per la società di produzione e distribuzione cinematografica Lucky Red. Le opinioni riportate in questo articolo sono personali dell’autore e non coincidono necessariamente con quelle di Dimensione Fumetto.

Si specifica inoltre che le critiche sono intese solo con finalità costruttive e riferite solo all’attività professionale di adattamento: in nessun caso si vuole attaccare a livello personale Gualtiero Cannarsi, che l’autore dell’articolo non conosce.

Coloro che sono interessati a commentare l’articolo sono gentilmente invitati a farlo qui sulla pagina di Dimensione Fumetto e non su social o forum esterni, così da poter istituire un dialogo costruttivo: lo scopo dell’articolo non è e non vuole essere un’aggressione né all’operato né tantomeno alla persona di Cannarsi, ma un tentativo di ragionamento informato sul lavoro svolto.

L’autore è a completa disposizione per discutere eventuali correzioni e rettifiche al testo.


Tutte le citazioni sia scritte sia parlate sono state rigorosamente riportate senza alterazioni.


Nell’ormai celeberrima scena finale della quinta puntata della sesta stagione del telefilm statunitense fantasy Il trono di spade, il personaggio di Hodor muore assalito da un’orda di non-morti che lo attaccano da dietro una porta che stava tentando di tener chiusa; la scena viene vista profeticamente anche dal sé stesso giovane, che ha una visione della sua morte e in preda al panico grida «Hold the door!» (“Blocca la porta!”): fra le convulsioni pronuncia la frase in maniera sempre più biascicata finché non si trasforma nel suono “hodor”, che poi diventerà il suo nome.

Poiché una parte molto ampia del fandom de Il trono di spade preferisce vedere la serie TV direttamente in lingua originale, costoro si sono chiesti come avrebbero fatto i traduttori italiani a mantenere il gioco di parole “Hold the door/Hodor”, dato che in italiano “Blocca la porta” e “Hodor” condividono solo una vocale e una consonante, e la questione ha accesso un rarissimo interesse per il mondo dell’adattamento italiano che è sfociato in una valanga di commenti, video, vignette e meme sui social network.

Nonostante tutto, gli adattatori italiani de Il trono di spade sono arrivati a una soluzione: cambiare la frase. In italiano la battuta «Hold the door!» non è stata tradotta così com’era, ma è stata proprio cambiata perché in questa situazione era più importante conservare il gioco di parole che non conservare il senso. Ecco quindi che «Hold the door!» è diventata «Trova un modo!»: al di là del fatto se sia una battuta più o meno bella o riuscita, e anche se non è una traduzione letterale, ha senso in contesto e soprattutto ha tutte le vocali e le consonanti necessarie così che biascicandola si arrivi a “Hodor”. Funziona.

Fotogramma de "Il trono di spade".
Povero Hodor.

 

Che cos’è l’adattamento

L’esempio di «Hold the door!» spiega bene cos’è l’adattamento: il lavoro con cui si trasforma un testo da una lingua all’altra in modo tale che sia il fruitore della lingua di partenza sia il fruitore della lingua di arrivo ricevano le stesse informazioni per qualità e quantità.

L’adattatore non è il traduttore: il traduttore traduce, senza preoccuparsi delle implicazioni multimediali del suo testo. Nelle opere di letteratura il lavoro del traduttore e dell’adattatore coincidono: chi traduce un romanzo da una lingua a un’altra si deve preoccupare non solo di lessico e grammatica, ma anche di stile, significato e sfumature di senso del testo. Nelle opere multimediali come i film e i telefilm, invece, traduttore e adattatore sono due figure professionali distinte: il primo traduce col massimo della fedeltà, il secondo confronta il testo tradotto con il filmato e interviene sulla lunghezza delle frasi per renderle lunghe tanto quanto lo sono in originale, per aggiustare il lessico in contesto, per dare una coerenza generale, per cambiare il tono della frase in corrispondenza della recitazione dell’attore, per mantenere doppi sensi e riferimenti culturali, e in generale per dare allo spettatore della lingua d’arrivo le stesse sensazioni che aveva ricevuto lo spettatore della lingua di partenza.

È indubbiamente un lavoro di estrema complessità. Nei secoli sono stati scritti trattati sulla traduzione letteraria che sono sfociati nella creazione di una apposita discliplina per lo studio delle problematiche connesse. Uno fra i principali teorici della traduzione è stato il filosofo tedesco Friedrich Schleiermacher, che già nel 1813 era arrivato alla conclusione che nell’approcciarsi a un testo straniero il traduttore può scegliere di adattarlo il meno possibile, per dare al lettore lo stile originale a scapito del senso, oppure adattarlo il più possibile, per dare al lettore il senso originale a scapito dello stile. La traduzione perfetta quindi non esiste a priori, ma esiste invece un ampio spettro di possibilità fra questi due estremi che variano di volta in volta in base al caso.

Scriveva Okakura Kakuzō nel suo saggio Il libro del tè: «Una traduzione è sempre un tradimento, e come osservava un autore del periodo Ming, nel migliore dei casi può essere come il rovescio di un broccato: i fili sono tutti lì, ma non la sottigliezza dei colori e del disegno».

Fronte e retro di un obi realizzato con la tecnica del broccato di Kagoshima.
Fronte e retro di un obi (cintura per kimono) realizzato con la tecnica del broccato di Kagoshima: i fili sono tutti lì, ma non la sottigliezza dei colori e del disegno.

 

Il caso Cannarsi

All’interno di questo dibattito secolare sulla localizzazione dei testi stranieri sono entrati i personaggi più vari, da eminenti scrittori come Umberto Eco a eminenti traduttori come Franca Cavagnoli, tutti perfettamente consci della necessità di una formazione professionale, della conoscenza della lingua e cultura d’origine dei testi, e del mutuo rispetto fra lingua di partenza e lingua d’arrivo.

Poi è arrivato Gualtiero Cannarsi.

Tutto è cominciato con quel Third Impact che è stata la vittoria del regista giapponese Hayao Miyazaki dell’Orso d’oro 2002 e dell’Oscar 2003 per il suo film animato La città incantata, evento tanto significativo da far rimettere mano a Pino Farinotti al suo Dizionario di tutti i film aggiungendo in fretta e furia recensioni entusiaste a vecchi film d’animazione giapponesi che aveva totalmente bypassato. A seguito del prestigio repentinamente acquisito dal regista, la casa di distribuzione italiana Lucky Red decise di stipulare un contratto con lo studio d’animazione Studio Ghibli per portare in Italia tutti i loro film, fra cui quelli di Miyazaki tutti al cinema e quelli degli altri registi al cinema o in home video.

L’adattamento di tutti questi film è stato affidato a un nome che gli appassionati di anime conoscono molto bene, dato che gira per gli ambienti di editori e distributori già da tempo: Gualtiero Cannarsi.

Non si sa nulla sulla sua formazione professionale. Dopo il liceo scientifico ha tentato la facoltà di Legge, poi ha ritentato con Filosofia, ma non si sa che titoli abbia nelle lingue con cui lavora e non si sa bene come sia entrato nel mondo dell’editoria né con che tipo di competenze. Si sa solo che all’inizio degli anni ’90 ha conosciuto Francesco Di Sanzo e così è entrato nel giro di vari editori, prima della Granata Press e poi della Dynamic Italia e lì, da totale esordiente, gli è stato affidato l’adattamento nientemeno che della serie TV cult Neon Genesis Evangelion, così, sulla fiducia, e successivamente di altri titoli, per poi passare ad avere un posto di responsabilità alla Shin Vision del succitato Di Sanzo, e infine a lavorare come free-lance per varie aziende, fra cui in particolare la Buena Vista Italia per la quale nel 2001 mette mano per la prima volta ai copioni di sei film dello Studio Ghibli (ne verranno pubblicati solo due).

Date le numerose esperienze professionali corredate da notevoli perle collezionistiche (ad esempio, nella prima edizione Dynamic Italia di Neon Genesis Evangelion le custodie delle VHS contenevano dei meravigliosi fascicoletti intitolati Neon Genesis Evangelion Encyclopedia scritti da Cannarsi stesso in cui veniva sviscerato ogni dettaglio sulla serie diretta da Hideaki Anno), è assolutamente pacifico e fuor di dubbio che Cannarsi è un validissimo esperto di animazione giapponese, un cultore della materia e un otaku più che erudito nel suo ambito, come dimostrano anche le sue comparsate televisive (peccato non riuscire a ritrovare quell’episodio del programma TV di Rai Futura L33T in cui, presentando il primo film di Card Captor Sakura, ne recitò a memoria alcuni dialoghi direttamente in giapponese e in falsetto).

 

Lo “stile Cannarsi”

Il problema sta nel fatto che per quanto uno possa conoscere persino il gusto di gelato preferito di Miyazaki, questa non è una motivazione adeguata per curare la traduzione e occuparsi dell’adattamento di un suo film, cioè esattamente il lavoro che Cannarsi ha svolto per Lucky Red con carta bianca, quando invece è assolutamente richiesto un bagaglio di competenze tecniche specifiche che va al di là della passione per quello su cui si sta lavorando.

Il lavoro di Cannarsi per Lucky Red, infatti, è pessimo. “Pessimo” non per meri gusti personali, ma perché non rispetta in alcuna maniera le regole del mestiere. Non si può nemmeno giudicare col metro di Schleiermacher o con le parole di Okakura poiché l’intervento di Cannarsi va oltre: è così palesemente un prodotto della sua penna da distruggere qualunque tentativo di sospensione dell’incredulità, perché i dialoghi sono chiaramente scritti nel suo stile e catturano tutta l’attenzione dello spettatore, impedendogli letteralmente di potersi concentrare sulla visione del film.

La più lampante peculiarità del lavoro di Cannarsi è infatti il suo stile di scrittura estremamente riconoscibile sotto qualunque aspetto, che sia lessico, grammatica, tono, figure retoriche, elementi ricorrenti o altro.

I titoli adattati da Cannarsi non sembrano più sceneggiati da Anno, Miyazaki o altri: sono palesemente suoi, in quanto qualunque autore su cui mette le mani suona allo stesso modo, perdendo qualunque relazione con lo stile originale. Un appiattimento orizzontale totale.

Non è adattamento: è riscrittura.

Se l’adattamento dal lui compiuto nel 1997-2001 di Neon Genesis Evangelion era già molto forte, ma comunque non privo di fascino (e comunque iniziato da un altro adattatore, Fabrizio Mazzotta, alle cui scelte Cannarsi si è dovuto in parte adeguare), e quello del succitato primo film di Card Captor Sakura nel 2003 era terribile, ma su un’opera commerciale dal pubblico molto ristretto, il lavoro di Cannarsi sui film dello Studio Ghibli, universalmente considerati fra i massimi vertici della storia del Cinema, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’adattamento di Cannarsi su queste opere è falso, perché truffa lo spettatore presentandosi come un lavoro della massima fedeltà quando invece è una completa riscrittura secondo il proprio gusto personale.

Per illustrare quanto l’attività professionale di Gualtiero Cannarsi sia profondamente viziata da difetti e meritevole di essere considerata come un esempio negativo di deontologia professionale, Dimensione Fumetto dedicherà all’argomento cinque articoli per cinque settimane, suddivisi come segue:

  1. introduzione, questo articolo
  2. metodo di lavoro
  3. titoli
  4. dialoghi
  5. canzoni

Se i primi due servono a capire come lavora l’adattatore Gualtiero Cannarsi, gli altri tre si concentrano sui tre aspetti fondamentali del lavoro dell’adattatore, che sono appunto i titoli, i dialoghi e le canzoni.

Per evitare al massimo le opinioni e ipotesi personali sul lavoro svolto, l’autore si servirà quanto più possibile delle fonti primarie (dichiarazioni e documenti pubblici, sceneggiature giapponesi e italiane, dizionari e testi specialistici) e del confronto con la lingua originale, e si avvarrà della collaborazione e della revisione di madrelingua giapponesi.

 

L’arrivo in Lucky Red

Fotogramma de "Il castello errante di Howl" di Hayao Miyazaki.
Sophie e Howl camminano sull’aria in quella che è una delle migliori scene della storia del cinema d’animazione e forse anche oltre.

Attenzione: tutti i contributi esterni riportati di seguito sono stati rigorosamente copiati/incollati tal quali dalla fonte originale.

Le vicende che hanno portato Gualtiero Cannarsi a lavorare per la Lucky Red potrebbero sembrare poco verosimili, ma sono note e certe perché pubblicamente consultabili sul forum del sito Studio Ghibli Italian Fan Site, dove l’adattatore partecipa con il nickname di Shito.

Tutto è partito la mattina del 24 marzo 2005, dopo l’annuncio di Lucky Red di portare in Italia il film Il castello errante di Howl, quando l’utente Muska ha postato il seguente messaggio:

Da discorsi avuti con addetti del settore, sembreremmo ancora in tempo a richiedere alla Lucky Red una certa attenzione nella traduzione ed adattamento dell’opera, per evitare le spiacevoli inesattezze che sappiamo essere sempre in agguato, verificatesi per esempio per “Sen to Chihiro no kamikakushi”. :?
Mi è stato detto che una richiesta seria e garbata, firmata dal maggior numero di appassionati possibile, potrebbe avere una sua piccola ragion d’essere nella valutazione del problema, ed io, dato che non costa grande fatica, sto preparando una bozza accettabile.
In particolare, oltre ad una raccomandazione generale, indicherò anche il nome di Shito come consulente suggerito per le necessarie lavorazioni. 8)

Chi fosse d’accordo con questa iniziativa deve essere disposto poi a inviare nome e cognome vero.
Chiedo quindi qui sul Forum in quanti siamo, basta per ora un breve messaggio di conferma ed adesione, poi contatterò privatamente gli interessati per lo scambio dei nominativi chiedendo di essere autorizzato ad inviare la lettera, naturalmente nella forma dai sottoscrittori letta ed approvata.

La sera stessa gli risponde Cannarsi:

Sono veramente molto colpito da quest’iniziativa, che mi lascia senza parole non per una, ma per un paio di ragioni.

La prima è la buona logica con cui mi pare muoversi: non una classica ‘petizione internettiana’, ma una vera e propria lettera firmata da persone invece che da nicknames.

La seconda ragione del mio stupore è invece l’esplicita citazione che il promotore Muska mi devolve, e dietro di lui tutti coloro che hanno abbracciato la sua proposta. Sono sinceramente toccato da una simile implicita (e quindi ben più sostanziale di qualsiasi lode) dimostrazione di stima. Di questo ringrazio tutti di cuore.

Di mio ovviamente mi asterrò da proporre una mia firma, sarebbe patetico quanto antiestetico, per contro, posso sin d’ora dichiarare la mia piena disponibilità al progetto, e la mia totale collaborazione.

Quello che posso fare in prima persona (soprattutto cercando la collaborazione dei miei referenti professionali) è innanzitutto cercare il più funzionale recapito diretto per l’invio della lettera finale.

Sarei inoltre felice di poter collaborare con Muska alla stesura del testo in questione, tanto per poterlo meglio orientare secondo quelle direttrici che so essere maggiormente sensibili agli orecchi degli operatori del settore.

Dopo qualche giorno arriva la famosa lettera che viene rielaborata da Cannarsi finché non arriva alla stesura finale il 6 aprile:

Gent.mo Sig. *********,
a nome di un qualificato gruppo di persone accomunate dall’interesse e dalla passione per le arti visive, comprendente anche alcuni professionisti del settore e addetti ai lavori, Le scrivo nell’imminenza dell’edizione italiana dell’ultima opera di Miyazaki Hayao (“Hauru no Ugoku Shiro” o “Il castello errante di Howl”), di cui la Lucky Red si è aggiudicata i diritti di distribuzione per il nostro Paese.

Intendiamo infatti sottoporLe una preoccupazione assai diffusa circa il delicato e fondamentale lavoro di traduzione, adattamento e doppiaggio dell’opera, che si sta affermando come una delle più importanti della storia del cinema di animazione, e che rappresenta già ora uno dei maggiori successi commerciali mondiali.
Ciò è in questi giorni ampiamente dibattuto anche sulla comunità telematica italiana esplicitamente dedicata all’opera del Maestro giapponese ( http://www.studioghibli.org ).

Dati gli arbitrii e gli stravolgimenti lessicali, se non sinottici, a cui spesso vanno incontro molte opere nelle edizioni italiane, e dopo l’amara esperienza di piccole e grandi pecche presenti nelle versioni italiane de “La principessa Mononoke” e perfino del multipremiato “La città incantata”, che non sono passate inosservate alla parte più preparata e qualificata del pubblico di Miyazaki (ormai divenuto regista assai seguito e di culto anche nel nostro Paese), e constatata da tempo la presenza in Italia di una figura professionale che impersonerebbe la garanzia di un risultato per Voi ineccepibile e certamente prestigioso, cioè Gualtiero Cannarsi, con la presente noi Le chiediamo vivamente e fondatamente di prendere in considerazione la possibilità di affidare a lui una responsabilità operativa professionale (la più ampia possibile) per le attività di traduzione, adattamento e anche di doppiaggio de “Il castello errante di Howl”.
La storia professionale di Cannarsi è eloquente, e dopo aver direttamente e personalmente verificato la sua più totale disponibilità, mi permetto di inviarLe il suo curriculm, da lui stesso messomi a disposizione, a titolo di Suo più comodo riferimento.

Credo non a caso la Disney, dopo le suddette delusioni di adattamento, si rivolse a lui per quelle che poi si rivelarono le eccellenti edizioni di “Kiki” e “Laputa”, due capolavori di Miyazaki che rappresentano a tutt’oggi i migliori esempi di versioni italiane dei suoi films; inoltre Buena Vista si è avvalsa della collaborazione di Cannarsi per molti altri film di Miyazaki e dello Studio Ghibli (Porco Rosso, Nausicaa, Whisper of the Heart, Totoro, Pom Poko) .
Il suo lavoro anche nell’ultima fase dell’edizione italiana consentirebbe quella cura dei dettagli e quell’attenzione meticolosa e multidisciplinare che tanto vantaggio e pregio ha assicurato nei lavori sin qui da lui seguiti.

L’Oscar prima, poi il Leone d’Oro e nel prossimo autunno le celebrazioni per la carriera di Miyazaki credo inducano ad una ragionevole e per Voi forse indispensabile ricerca di cura ed attenzione per l’edizione italiana, che sarebbe valorizzata a nostro parere in modo brillante da una rassicurante e competente presenza professionale come quella da noi suggerita.

Grazie per l’attenzione e buon lavoro,

(segue elenco nomi e località)

(Chissà perché celare con asterischi il nome di Andrea Occhipinti, amministratore di Lucky Red, mah).

Il «qualificato gruppo di persone» è composto da 46 (quarantasei) utenti del forum, cinque dei quali si sono dichiaratamente iscritti apposta per poter partecipare alla petizione e, per quel che se ne sa, potrebbero benissimo essere persone a caso invitate dagli altri utenti. Il numero e la qualifica dei «professionisti del settore e addetti ai lavori», poi, sono sconosciuti. Tutti sono entusiasti della lettera, l’unico contrario è l’utente Haku, ma non per l’iniziativa in sé, bensì perché considera il pubblico italiano un popolo di pecoroni indegno di ricevere la proiezione cinematografica dei film di Miyazaki:

Perché mi devo impegnare in un mercato dove agli stessi anime fan non gliene frega assolutamente un ca**o di Miyazaki? E le vendite di Inuyasha e Saiyuki confermano incredibilmente ciò. Al massimo me lo vedrò in Giapponese con i sub in Inglese o Francese.

Naziotaku a dir poco.

Il 14 aprile Andrea Occhipinti risponde:

Caro Fabio,
grazie per il suggerimento, faremo del nostro meglio, mi fa piacere che
ci siano delle persone cosi appassionate.
Un saluto Andrea

Tutti entusiasti, ovviamente. Il pacato commento di Haku:

Saranno ottime perle ai porci.

Anche Cannarsi risponde:

Un risultato incredibile, che mi ha lasciato davvero esterrefatto. Assolutamente anticonvenzionale, a dire poco.

Storia lunga fatta breve, sono stato personalmente contattato dal signor Occhipinti, che mi ha invitato a un colloquio presso la sede della sua azienda.

Senza nulla nascondere, mi è stato detto che benché le lavorazioni del lungometraggio (pur non intentate) fossero ‘assegnate’ già ad altro professionista, veniva richiesta la mia collaborazione.

Allo stato attuale, la mia collaborazione sembra certa, sia per adattamento (che dovrei curare in toto, e su traduzione di persona da me indicata), sia per lavoro di doppiaggio in sala, dove dovrei affiancare il professionista di cui sopra.

La causa di questa anomalia è stata esplicitamente indicata nella lettera ricevuta a firma dei frequentatori (più extra) di questo forum.

Seguono sviolinate varie, ringraziamenti ai firmatari, e poi post di felicitazioni e le prime discussioni sul lavoro da svolgere.

 

L’inizio della fine

Fotogramma da "Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth" di Hideaki Anno.

Ora, a seguito di questo preambolo ci si chiede come sia possibile che 46 sconosciuti qualunque siano riusciti ad avviare il processo che ha poi portato Andrea Occhipinti a togliere il lavoro a un adattatore professionista che era già stato scelto, e a fornire in blocco pieni poteri su tutte le fasi dell’edizione italiana di ben 22 film in 11 anni a un altro adattatore: come dice Cannarsi stesso, è una cosa che lascia «davvero esterrefatt[i]».

Sia chiaro che in questa sede non si vuole né sminuire la moralità di Cannarsi, né ipotizzare qualsivoglia irregolarità lavorativa da parte di un’azienda di specchiata serietà professionale come Lucky Red, né tantomeno insuinuare l’ombra del dubbio in qualunque senso. Quelle che si stanno riportando sono esclusivamente le testimonianze documentarie legate al modo dichiaratamente «incredibile» e «assolutamente anticonvenzionale» con cui Gualtiero Cannarsi è entrato in contatto con Lucky Red, e a cui con tutta certezza hanno fatto seguito colloqui aziendali privati. Non si vuole quindi invadere in nessuna maniera la sfera privata della persona e dell’azienza, ma solo presentare i dati (pubblicamente disponibili da anni) con cui è iniziata una collaborazione poi sfociata in risultati di enorme opinabilità e inadeguatezza professionale, come verrà mostrato nei successivi articoli.

Eppure le avvisaglie della enorme opinabilità e inadeguatezza professionale di Cannarsi erano già lì presenti in quei testi in un italiano orribile, che contengono già tutti i tipici segni dello “stile Cannarsi”.

Fra calchi letterali dall’inglese («Storia lunga fatta breve»), pomposità inutili (persone con una «passione per le arti visive», cioè? Studenti del DAMS?), ripetizioni continue («films […] film», fra l’altro con una errata -s plurale), parole fintamente eleganti usate a casaccio (lavorazioni dei film «non intentate» invece di “non iniziate”, peccato che “intentare” significhi “fare causa” e non è sinonimo di “iniziare”, oppure la citazione che «Muska mi devolve», come fosse denaro o un bene materiale lasciato in eredità, o ancora «stravolgimenti sinottici»… come i Vangeli? Forse voleva dire “sintattici”?), errori da terza elementare (tipo l’uso della d eufonica in «cura ed attenzione») e varie altre sgrammaticature più o meno grandi, mescolate a un tono generale saccente e finto-umile, insomma fra tutto questo, ci si chiede come sia stato possibile affidare la cura linguistica di opere tanto importanti a una persona che non ha la minima cura della lingua che usa. È una contraddizione in termini a priori, come affidare un uomo gravemente malato alle cure di un geometra.

Era chiaro fin da questi esordi che il lavoro di Cannarsi per Lucky Red sarebbe stato un potenziale casus belli, e così è stato.

[ Introduzione • MetodoTitoliDialoghiCanzoni | Reazioni ]


Dimensione Fumetto non è una testata giornalistica e non è soggetta agli obblighi di legge in materia di editoria. Tuttavia, in ottemperanza all’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948, Dimensione Fumetto ha ugualmente invitato Gualtiero Cannarsi a fornire una sua replica a questo articolo qualora lo ritenesse lesivo della sua dignità o contrario a verità. Con lettera firmata e datata 19/03/2019, Cannarsi ha preferito rifiutare l’invito.

Mario Pasqualini

Sono nato 500 anni dopo Raffaello, ma non sono morto 500 anni dopo di lui solo perché sto aspettando che torni la cometa di Halley.

53 pensieri riguardo “Gualtiero Cannarsi, nel di lui caso – Introduzione

  • 13 Dicembre 2018 in 20:19
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    Sono anni che vado dicendo le medesime cose (ed ero anche a conoscenza di quel forum e di quella lettera firmata) e personalmente a Gualtiero “Shito AKA Juste” Cannarsi non affiderei nemmeno una retrospettiva su SNK ed il Neo Geo, perché non sarebbe obiettivo. Tra l’altro, molti anni fa in chat, lasciava intendere (senza mai affermarlo espressamente, il furbacchione) di aver frequentato lingue orientali a Napoli… Ma quando mai! Il Cannarsi è decisamente l’Oscar Giannino del settore degli adattamenti dal Giapponese.

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    • 14 Dicembre 2018 in 2:45
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      Cannarsi si è sempre espresso con una certa, se non ambiguità, quantomeno poca chiarezza sulle sue competenze. In una intervista a Pino Insegno per il programma radiofonico Voice Anatomy, che sarà materia di un prossimo articolo, Cannarsi dichiara di non aver appreso bensì «acquisito» il giapponese. L’acquisizione del linguaggio è un concetto reale, su questo non c’è dubbio, ma di nuovo Cannarsi mischia fatti e opinioni (che dichiara mendacemente di tener separati) perché per il suo specifico mestiere l’acquisizione linguistica è insufficiente. Mi spiego: un madrelingua può insegnare a livello più o meno amatoriale la propria lingua a uno straniero, che così la acquisisce e impara a chiacchierare almeno a livello di conversazione quotidiana, ma non può insegnarla a livello accademico o impiegarla per un uso specialistico se prima non ha studiato certe specifiche materie. Il fatto che io sia italiano e madrelingua italiano, ad esempio, non mi rende automaticamente onniscente sulla lingua che io stesso parlo né mi dà il diritto automatico di insegnarla in una scuola, e il parere dei linguisti che invece hanno studiato a livello tecnico la materia è certamente più competente del mio. Allo stesso modo, abitare in una casa non mi rende automaticamente consapevole delle leggi insegneristiche che consentono al tetto di non crollarmi addosso. Cannarsi si arroga il diritto di speculare su una lingua e una cultura che non sono sue proprie di nascita e che non ha appreso, quantomeno non in maniera accademica convenzionale, e sottolineerei che studiare da soli non sempre dà le competenze giuste o sufficienti su un tema.

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      • 15 Dicembre 2018 in 23:54
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        Concordo su tutta la linea: è chiaro ed evidente come il Sole che foss’anche di madrelingua giapponese non avrebbe le competenze per insegnare Giapponese. Basti solo pensare a quanti italiani hanno una conoscenza superficiale dell’Italiano. Mi spingo oltre: anche avesse frequentato le scuole giapponesi fino al loro corrispettivo del Liceo Scientifico (ed anche qui, ero convinto che il Cannarsi fosse un classicista: di prendere un diploma allo Scientifico sono stato buono anch’io) non avrebbe i titoli per operare simili adattamenti. Forse il Cannarsi è il prodotto di quell’era un po’ praticona e “girellara” in cui bastava studiare le lingue coi corsi De Agostini per lavorare nel settore degli adattamenti di cartoni animati stranieri. Fosse così, sarebbe anche abbastanza comprensibile: sapeva fare un lavoro che pochi, all’epoca, riuscivano a compiere e magari lo eseguiva anche velocemente e senza chiedere compensi elevati. Molto meno accettabile è che salga in cattedra pretendendo di impartire lezioni a tutti, anche a persone molto più titolate di lui. Infine, è assolutamente detestabile (ma questo anche se egli fosse il più accademico degli accademici) che tacci di ignoranza coloro che dissentono dalle sue idee, anche quando essi abbiano dimostrato di essersi adeguatamente informati. Tradurre ed adattare un’opera straniera ha delle implicazioni filologiche, ma soprattutto filosofiche, importanti, che non possono essere banalizzate cassando tutto quello che non ci piace come frutto dell’ignoranza del pubblico italiano. Ogni voce, anche quella di dissenso, contribuisce al dibattito. Orizzonti di pensiero manichei come quelli di Shito non portano da alcuna parte.

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  • 14 Dicembre 2018 in 9:48
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    Aspettavo da anni un articolo del genere, che riuscisse a dare forma definita e concretezza a tutte le contraddizioni, i problemi, le follie dietro il caso Cannarsi.

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  • 14 Dicembre 2018 in 10:08
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    Da laureata in giapponese e appassionata di animazione, sono semplicemente inorridita. Come può sperare che tradurre PAROLA PER PAROLA, mantenere SEMPRE E COMUNQUE la struttura della frase giapponese, cercare di rendere FORMA ONORIFICA E VEZZEGGIATIVI in italiano possa essere efficace per un pubblico che, comunemente, non conoscendo il giapponese, si può approcciare all’opera solo attraverso la sua resa?!

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    • 16 Dicembre 2018 in 0:16
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      Il fatto è che anche per chi conosce il Giapponese è assolutamente ridicolo tradurre le forme onorifiche ed i vezzeggiativi in Italiano in quella maniera del tutto inventata… Ricordo quando in un forum alcuni avevano interpellato dei giapponesi bilingue al riguardo: anche loro reputavano quelli di Shito degli adattamenti quantomeno bizzarri. Di solito si opera cercando di rendere il tono formale o informale a seconda dei casi usando le forme di cortesia proprie dell’Italiano reale (uso il termine “reale” anziché “corrente” dacché anche le forme desuete usate dal Cannarsi sono un artifizio. Nemmeno ne La Divina Commedia sono usate in tal modo. Sono un calco dal Giapponese, come avete correttamente già fatto notare in molti). Mi viene in mente il classico esempio che adoperano gli insegnanti di Inglese quando devono spiegare le forme di cortesia a noi italiani: “anche alla Regina si dà del tu”.

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  • 14 Dicembre 2018 in 12:26
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    Era Maggio 2014 quando entrai nel cinema a vedere La principessa Mononoke. Non lo avevo mai visto, quasi come nessun film di Miyazaki (unica eccezione Il Castello errante di Howl”) e non ne conoscevo la trama. Fu terribile. Non capivo cosa dicevano i protagonisti, frasi lunghissime sbiascicate, costrutti artificiosi e complessi, i ragazzini che chiedevano “cosa ha detto?” ai genitori, e poi da un certo punto in poi l’improponibile traduzione di “shishigami” ripetuta a iosa 1-2 volte al minuto. Mi misi a ridere, ormai non capivo cosa stava accadendo, non c’era trama, non c’era storia, solo bestemmie, risate, sabbia ferrosa, fornaciare e “sommi nomati” buggerati. Per la prima volta sono rimasto a leggere i titoli di coda, fino alla fine, in attesa di leggere il nome del responsabile dell’adattamento/scempio. E fu così che cercai Gualtiero Cannarsi su internet. Sono passati ormai 4 anni. La rabbia si è diluita con le amare risate di pagine facebook, meme e video parodistici (consigliato “la principessa monodose”). Non esistono giustificazioni per una tale violenza artistica. Eppure sono incappato in chi lo difende con la stessa presunzione di un terrapiattista che afferma che l’autralia non esista. E desisto anche io ormai dal prendermela. A lungo ho creduto che se nelle università di interpretazione e traduzione non si parla di lui, non si tengono seminari, non viene costantemente utilizzato come metro di paragone di “ciò che è sbagliato”, vuol dire che allora ad essere in errore sono io. Per 4 anni ho aspettato che venisse fuori da docenti e studenti di traduzione audiovisuale una pubblica dichiarazione di guerra, ho creduto che avrebbero inondato la LR con lettere di protesta e mozioni di sfiducia. Ma questo paper prima (Pizzuto Daniela) e questo articolo poi, i cui seguiti leggerò con interesse, mi han fatto capire che c’è chi se ne risente. Ma finchè a lamentarsi saranno i colleghi/competitori diretti, sarà sempre tutto preso come un atto di ripicca professionale, e la critica deve partire dagli ambienti accademici in maniera di gran lunga maggiore di quanto è stato fatto fin’ora. Ma io mi chiedo, però, possibile che nessun doppiatore gli abbia tirato due sberle professionali? Possibile che un grande come Pino Insegno non abbia avuto da ridire di quelle frasi improponibili? Possibile che chi ha dovuto dire “Placati. Ti chiedo di placarti. Se ti ho scorto quale un certamente illustre nume delle montagne, perche ti dai alla furia in tal modo?” non gli abbia fatto notare che la frase è troppo lunga, articolata e piena di termini desueti?. Possibile che il tipo che si è visto scivolare dalle mani un lavoro grosso come Mononokehime non abbia scritto una lettera aperta e far notare a tutti lo scempio?
    Fatto sta che io mi accerto sempre che lui non sia presente nel cast di nessun altro film, di animazione o meno e sono convinto che gli studenti di traduzione debbano farsi sentire molto di più, perché gente come Cannarsi il lavoro lo ruba a loro, non a me.

    PS: solo una nota dolente. Le sottigliezze grammaticali alla fine suonano poco serie. Inoltre “orecchi” si può dire secondo la Treccani 🙂

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    • 14 Dicembre 2018 in 16:05
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      Grazie mille del commento veramente molto appassionante. Tristemente Cannarsi sembra essere in possesso di capacità paramagiche dato che riesce ad ipnotizzare i suoi attori, fra cui Pino Insegno stesso (come dimostra l’intervista succitata in un precedente commento), che prende qualunque cosa dica come oro colato.

      Per le note grammaticali alla fine: non è che volevo fare il pedante, ma solo mostrare che persino in testi brevissimi e persino in lettere formali Cannarsi usa uno stile di scrittura del tutto irrispettoso dell’idioma gentile, zeppo di erroretti più o meno piccoli, certo, ma che messi insieme rendono la lettura davvero sgradevole.

      Colgo inoltre l’occasione per rispondere alla questione “orecchi” che è stata posta anche da altri su Facebook. Sì, certo che si può dire “orecchi”, esiste come parola e nessuno lo nega, ma come spiega la stessa Treccani, “orecchi” e “orecchie” dipendono dal contesto. Le orecchie umane sono le orecchie, quindi le orecchie di chi ascolta sono “le orecchie”. Gli orecchi invece sono i singoli orecchi, tipo “Anna e Marco dormono sul fianco sinistro, come puoi notare dagli orecchi arrossati” (le due singole orecchie, e non le due paia di orecchie). Dato che si parla degli operatori del settore che devono ascoltare la proposta di Cannarsi, si suppone che l’ascoltino con entrambe le orecchie e non solo con una a testa, coprendosi l’altra.

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  • 14 Dicembre 2018 in 14:47
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    Non vedo l’ora di leggere il resto del trattato, complimenti all’autore. Grazie!

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  • 14 Dicembre 2018 in 17:01
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    Non conoscevo tutta la vicenda di come un simile pessimo lavoro potesse esser stato partorito, e ora che questo articolo me l’ha fatta conoscere, la cosa mi rende ancora più triste…
    Praticamente un amico di Cannarsi (visto che si trovano per andare al cinema “al solito”) l’ha suggerito come adattatore, ha raccolto le firme di pochissime persone, e la Lucky Red gli ha affidato in toto l’adattamento e la traduzione del più importante (o perlomeno famoso) studio di animazione giapponese degli ultimi 20 anni… Agghiacciante…

    Non mi sono mai interessato particolarmente a chi adattasse un’opera piuttosto che un’altra perchè ho sempre dato per scontato che il lavoro dell’adattatore debba passare più inosservato possibile (per quanto sia brutto da dire per le tante ore spese dalle persone che fanno questo splendido lavoro e che difficilmente hanno i riconoscimenti che meriterebbero). Se guardi un film, e capischi chi lo ha adattato, significa soltanto che è stato fatto un pessimo lavoro…

    Ora mi interesso sempre dei film di animazione che escono al cinema e se sono adattati da lui, evito di andarci. Inoltre la fobia mi perseguita, e se sono prodotti Lucky Red d’animazione giapponese e non trovo esplicitamente chi li ha adattati, evito di andare a vederlo e aspetto di leggerne delle recensioni in proposito. Pur avendo sempre acquistato qualsiasi film dello Studio Ghibli in DVD e/o Blu-Ray, negli ultimi anni ho smesso del tutto di acquistarli.
    Dopo “La storia della principessa spendente” e “I sospiri del mio cuore” ho deciso che lavori del genere non valevano più né i miei soldi, né la rabbia che mi provocavano vedendoli…

    Per parafrasare il “sommo”: “Il lavoretto fatto dal nostro caro nonnino Cannarsi mi ha disgustato per benino.” (e si potrebbe aggiungere il suo splendido adattamento della divinità bestiale di Mononoke… tanto è stata sdoganata come cosa e ora la si può dire anche a Bim Bum Bam, vero??).

    Unico appunto che mi sentirei di fare all’articolo è di iniziare a dare valutazioni ipercritiche sul lavoro di Cannarsi fin dall’introduzione, cosa che fa perdere un po’ di obiettività. Capisco e condivido il disappunto verso il lavoro disgustoso fatto da Cannarsi, ma mantenersi più distaccati, almeno nella fase iniziale, avrebbe secondo me aiutato a dare maggior peso all’articolo a quanti non conoscano la vicenda e il problema che ha generato.

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    • 14 Dicembre 2018 in 17:11
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      Grazie mille per il commento. Capisco quello che vuoi dire e chiedo scusa se dovesse essere scappato qualche aggettivo di troppo, ripeto che io lui nemmeno lo conosco e non mi ha mai fatto nulla di male quindi non ho nemmeno interesse a prendermela con lui. Onestamente però non credo di essere stato così ipercritico nei suoi confronti, o meglio: non penso di aver fatto nient’altro che scrivere quanto più chiaramente possibile quello che è effettivamente successo, copiando/incollando le parole stesse dei diretti interessati. Dal prossimo articolo, dato che entreremo nel vivo della questione, mi troverò a dover scrivere “questo è falso” o “questo se l’è inventato” ogni due righe, ma anche in questo caso credo proprio che non si tratterà di ipercriticità, ma di semplice constatazione dimostrabile dei fatti.

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  • 14 Dicembre 2018 in 19:16
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    Il mistero Cannarsi infondo è tutto qui. Si tratta di una persona senza titoli ma animata da grande passione che alla fine ha lavorato per anni a progetti importanti grazie a delle amicizie che aveva stretto. In un ambiente di nicchia come quello degli anime anni ’90 aveva molto credito e credo venisse considerato come un grande adattatore. I responsabili della Dynamic Italia per cui lavorava all’epoca ne sembravano convinti e orgogliosi almeno: ricordo che su Evangelion disse che gli autori dell’opera avevano voluto approvare tutto, compresa la scelta dei doppiatori italiani. Insomma, sembrava il best of the best dell’adattamento. Alla fine a leggere la lista delle opere su cui ha lavorato uno potrebbe pure crederci.

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    • 15 Dicembre 2018 in 5:57
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      Sono il primo a riconoscere e anzi a inchinarmi davanti alla grande erudizione e alla grande passione di Cannarsi, nei prossimi articoli avrò anche modo di specificare meglio questo aspetto. Sono ancora molto d’accordo che in qualche maniera Cannarsi era la persona giusta al momento giusto, in un mercato di nicchia gestito da due-tre società con un pubblico di persone disamorate alla Mediaset per i suoi adattamenti che negli anni ’90 toccarono il culmine del ridicolo. Cannarsi è stata la risposta estrema a un fenomeno estremo, diciamo, e di questo sono consapevole. Il punto però è che se la cosa poteva andare bene negli anni ’90 o fino ai primi 2000, da quel famoso Orso d’oro in poi non è più accettabile. Stiamo parlando di film d’arte rivolti al grande pubblico (che poi facciano alti incassi o no questo è un altro discorso), non ha nessun senso logico, artistico o economico metterli in mano a un “esperto di nicchia”.

      Su Neon Genesis Evangelion: concordo su tutto e anch’io avevo sentito da varie fonti credibili che i giapponesi furono oltremodo pignoli, ma è anche vero che il primo terzo della serie è interamente opera di Mazzotta e solo dopo è arrivato Cannarsi, con le mani legate o quasi, quindi il lavoro finale brutto non è. Con l’acquisto globale di Netflix della serie, ma non delle varie localizzazioni, è spuntata fuori l’opzione Cannarsi perché sono anni che dichiara pubblicamente a gran voce che ha già il copione pronto riscritto da zero senza le “ingerenze” di Mazzotta: vedremo.

      P.S.: ma Gipi… quel Gipi?

      Rispondi
    • 18 Dicembre 2018 in 17:02
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      Gli autori dell’opera vollero approvare tutto, certo. Tanto che se non ricordo male entrarono in causa con Dynamic che aveva pubblicato alcune sequenze senza autorizzazione, incluse alcuni immagini dell’Encylopedia

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      • 19 Dicembre 2018 in 9:58
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        Devo però aggiungere che ultimamente ho saputo da fonte certa che più certa non di può (ne parlerò) che Cannarsi s’è inventato svariati aneddoti sulla lavorazione di NGE, eh.

        Rispondi
  • 16 Dicembre 2018 in 16:26
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    Ora vorrei il nome e cognome di quei 46 beoti che hanno mandato la petizione alla Lucky Red…

    Rispondi
    • 16 Dicembre 2018 in 16:38
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      Adesso non esageriamo: come uno dei 46 reo confesso e pentito ha fatto notare, ci sono stati vari fattori che hanno portato a parteggiare per Cannarsi, non ultimo il fatto che fino ad allora i film Ghibli non avevano avuto nemmeno un solo singolo adattamento decente. C’è chi ha visto in lui “il male minore”.

      Rispondi
  • 16 Dicembre 2018 in 17:02
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    Grazie mille per l’articolo con il quale ho anche scoperto questo sito. Che qualcuno fosse assunto per lavorare in un determinato ambito grazie a delle qualifiche mi è sempre parso ovvio, ma a quanto pare era solo una mia pia illusione. Oltretutto ho anche la spiacevolissima sensazione di dover dubitare di ogni singola parola degli adattamenti dei film da lui curati, chi mi assicura che fosse quello il significato voluto dall’autore? D’accordo l’impossibilità di una traduzione perfetta ma spero almeno in una fedeltà di messaggio, le parole di Okakura Kakuzou sono magnifiche ma almeno un tradimento fedele nelle intenzioni è chiedere troppo?

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  • 16 Dicembre 2018 in 19:04
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    Ottimo articolo! Sono arrivato a questa splendida pagina attraverso il link di un altro sito. Sospettavo, da tempo che un simile “stupro” della lingua italiana nei film dello studio Ghibli fosse inconcepibile, ma poi leggo come è nato il tutto e mi viene in mente “Lucca Comics and Games” (io sono di Lucca). Anche in quel caso, chi comanda il comitato organizzativo (e sta cominciando a fare grandi danni) è stato scelto per passione e non per competenza! 😢
    Tornando a Cannarsi, la mia speranza è che Lucky Red riadatti e ridoppi tutti i film che hanno subito il “trattamento” e che l’accademia della Crusca scriva una trattato per far capire che la lingua usata da Cannarsi è tutto fuorché italiano!

    Ps: ho studiato lingue (non il giapponese, purtroppo, anche se so a grandi linee come funziona la grammatica) e vedere che vengono fatti non solo adattamenti alla pene di segugio, ma persino difesi… Mi fa accapponare la pelle!

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  • 16 Dicembre 2018 in 19:25
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    Credo di avere un’idea totalmebte opposta a quella di Cannarsi quanto alle traduzioni: io arriverei al punto di aggiungere un dialoghista ignaro del giapponese che adatti i testi come sfornati dal traduttore. Per intenderci non sopporto di leggere continuamente nei manga “a-anche se dici così”, dove ci starebbe chiaramente un “eppure” o, a seconda dei casi un “non importa”. Detto questo, non mi sento di condannare il Cannarsi per aver spinto fino in fondo una sua visione. Il peccato é che per la carta stampata è più facile vedere il susseguirsi di diverse traduzioni per le quali tifare. Un prodotto animato viene ‘marchiato’ spesso per sempre dal primo adattamento…

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  • 17 Dicembre 2018 in 9:18
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    Ringrazio dell’attenzione pressoché agiografica che l’autore mi rivolge, e gli auguro una vita ben più lunga di quella di Raffaello Sanzio. Diciamo come quella del ben più coriaceo Buonarroti, almeno. Comunque ribadisco che io non faccio il traduttore, né firmo traduzioni da giapponese. 🙂

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    • 18 Dicembre 2018 in 2:47
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      Sono veramente, onestamente contento di questo commento, non solo per gli auguri di lunga vita, ma soprattutto per il suo autore, che speravo di raggiungere. Grazie mille per aver letto tutto fino in fondo-fondo-fondo e commentato. Spero davvero che anche con i prossimi articoli possa nascere un dialogo costruttivo.

      Rispondi
  • 17 Dicembre 2018 in 21:21
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    A me sembra ridicola tutta questa avversione nei confronti di Cannarsi, questo articolo si basa su speculazioni e sembra più un attacco verso la persona che sul suo lavoro. Lui ha sempre spiegato in più di un occasione i motivi per cui ha tradotto determinate frasi in un determinato modo anzi ancora adesso non si tira indietro di fronte a chi critica il suo lavoro argomentando sempre con educazione. Perché non scrivere un articolo basandosi sulle sue traduzioni? Magari con il suo adattamento e uno ritenuto da te corretto con relativa spiegazione di entrambi i modi di tradurre?

    Rispondi
    • 18 Dicembre 2018 in 2:32
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      «Perché non scrivere un articolo basandosi sulle sue traduzioni? Magari con il suo adattamento e uno ritenuto da te corretto con relativa spiegazione di entrambi i modi di tradurre?» È esattamente quello che succederà nei prossimi quattro artricoli. Buona lettura.

      Rispondi
  • 17 Dicembre 2018 in 23:37
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    Penso che in alcuni casi abbia ragione Shito e che in altri casi abbiano ragione i suoi detrattori. Non nel senso che la verità sul suo approccio stia nel mezzo, intendo che caso per caso ci sono situazioni differenti, alcune accettabili, altre no.
    Per esempio, non ho alcun problema a trovare la traduzione “anche se dici così” al posto di “eppure”, come detto in un commento qui sopra. Al tempo stesso non ho niente contro il famigerato “dio bestia” (davvero, è un problema vostro se ridete ogni 2 secondi perché sentite solo bestemmie, qui è solo nella vostra testa).
    Mentre l’eccessivo uso di perifrastiche e forme riflessive è un problema. Frasi come “ehi la radio si può vero?” oppure “papà che stanotte si va a prendere in prestito era promesso, eh?” sono un cattivo uso della sintassi e della costruzione della frase. Con frasi simili non è neanche questione di incompetenza e mancanza di titoli*, è un deliberato ignorare la forma viziato probabilmente da un po’ di Dunning-Kruger.
    Invece, frasi come “Alle ore 0:20 di notte” anziché mezzanotte e 20 hanno un problema di lessico (per lo meno “di notte” è superfluo). Ma quest’ultima è davvero minore rispetto agli esempi precedenti.

    Comunque sia, tanto nessuno cambierà idea, ognuno rimarrà convinto di quel che crede, sarà non il dialogo costruttivo ma il mercato a decidere se gli adattamenti cannarsiani avranno successo e un ritorno economico che ne giustifichi l’implementazione (occhio che gli state facendo molta pubblicità, comunque). Personalmente per scelta professionale ho quotidianamente a che fare con problematiche molto più pressanti dello Shito-gate, e della presunta voce che si occuperebbe del presunto ridoppiaggio di NGE, indi, per quanto in linea di massima potrei dire di avere apprezzato a suo tempo la serie, pur tuttavia mi disinteresserò della faccenda. Tradotto: me ne sbatterò le balle se ridoppieranno Evangelion per Netflix e se sarà lui o meno a occuparsi dei dialoghi, ho cose più importanti a cui pensare.

    *: il fatto che Shito abbia spesso proferito supercazzole criticando accademici, tecnici, membri della Crusca ecc. secondo me è sospetto, ma la mia è solo una congettura, e comunque sarebbe irrilevante alla fine. Normalmente certi commenti li glisso bollandoli come stronzate e passo ad altre cose più interessanti.

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    • 18 Dicembre 2018 in 2:43
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      Grazie del commento e dei suggerimenti, ma stai già due articoli avanti: questa è l’introduzione in cui si racconta da dove viene Cannarsi, nei limiti dei documenti disponibili. Negli articoli sui dialoghi parleremo dei dialoghi, e, spoiler: a me il famosissimo “dio bestia” non dà fastidio perché suona come una bestemmia, ma perché è semplicemente sbagliato. Attendi il 3 gennaio per sapere il motivo. Approfitto per ripetere per l’ennesima volta che il fatto che Cannarsi adatti in maniera così fortemente caratterizzata non mi dà il minimo fastidio né mi dà fastidio lui, ci mancherebbe anche: il problema nasce dal come svolge i suoi adattamenti e dalla logica che usa, e di questo parleremo nel prossimo articolo. Attendi il 20 dicembre per favore.

      Rispondi
  • 18 Dicembre 2018 in 1:20
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    Davvero son bastate 46 persone in un forum a rovinare la fruizione di film di un regista premio Oscar? Ma come fanno in Lucky Red a non vedere quanta gente è insoddisfatta dalle scelte perpetrate per anni? Solo “Mary e il fiore della strega” si è salvato, per il resto non riesco nemmeno a trovare il coraggio di scartare i Blu-Ray delle opere di Takahata.
    Spero che prima o poi ridoppino tutto.

    Rispondi
  • 18 Dicembre 2018 in 3:02
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    > Ma come fanno in Lucky Red a non vedere quanta gente
    > è insoddisfatta dalle scelte perpetrate per anni?

    Non la vedono solo perche’… non c’e’.

    Le edizioni home video che tanto vengono criticate sul web, sono costantemente nella top10 tra gli anime piu’ venduti. Le parole non contano niente e Gualtiero Cannarsi ha vinto anche dal punto di vista commerciale.

    In soldoni, al pubblico non interessa *niente* del doppiaggio.

    Questo nonostante le magagne di traduzioni / adattamento / doppiaggio che caratterizzato la totalità degli audovisivi distribuiti in Italia.

    Tutto il resto, è clickbait ^_^

    Rispondi
    • 18 Dicembre 2018 in 3:14
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      «Al pubblico non interessa *niente* del doppiaggio»: sono perfettamente d’accordo, a me invece interessa. Benvenuto su Dimensione Fumetto, un sito di critica che si occupa di diffondere cultura e non delle statistiche sui gusti del pubblico, e anche quando ne parliamo lo facciamo per analizzarle criticamente. Inoltre: esiste la possibilità che quegli anime siano in classifica per la loro qualità a prescindere da Cannarsi, e che a casa vengano visti coi sottotitoli (pure suoi) perché comunque un conto è leggere e un altro è ascoltare?

      Rispondi
      • 18 Dicembre 2018 in 22:29
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        Quoto Mario Pasqualini. Una delle ragioni per cui si è passati dal vedere gli anime doppiati ai sottotitoli non è stata tanto la disponibilità immediata, sebbene sia comunque uno dei motivi, ma quella fedeltà ai contenuti dell’opera, e non parlo solo di censure, bensì anche di elementi che vengono adattati molto meglio nei sottotitoli, operazione che, a livello invece “orale”, è prerogativa, almeno per gli anime, solo di pochissimi adattatori.
        Cannarsi ci ha messo tanta passione, nessuno lo nega, ma ha creato un registro linguistico astruso, ampolloso e pieno di errori. È ovviamente un lato positivo il cercare di essere il più fedeli possibile ad un’opera originale, ma è il modo che deve essere tale da garantire un risultato apprezzabile e che renda memorabile un’opera, anche in una lingua diversa da quella per cui era stata originariamente pensata.
        La Disney in ciò è maestra perché utilizza un metodo che, in cambio di piccoli sacrifici rispetto al testo originale, restituisce prodotti che vengono apprezzati nelle traduzioni per ogni singola lingua. Un esempio banale: la sigla di Duck Tales. Basta vedere che il senso è stato rispettato anche se ci sono alcune differenze rispetto al testo originale (inglese), ma ogni persona del mondo la riconosce all’istante. La canterà nella sua lingua, ma ognuno degli ascoltatori avrà le medesime emozioni, dato che saprà qual è il senso del testo stesso.

        Rispondi
        • 19 Dicembre 2018 in 10:22
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          Quoto tutto, a parte la più grande frode su Cannarsi (messa in giro da lui stesso): la presunta fedeltà estrema al testo originale. È una balla. Lo vedremo nella pratica fin dal prossimo articolo.

          Rispondi
  • 18 Dicembre 2018 in 11:26
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    Complimenti per l’articolo, davvero ben fatto e caratterizzato da sottile umorismo, e che finalmente getta un po’ di luce su questo oscuro ambito che è quello degli adattamenti/doppiaggi, che tanta parte ha nell’apprezzare il prodotto finale nella nostra bella lingua. Di solito non leggo i commenti ad un articolo perché spesso non sono altro che insulti, però vedendo la presenza della dramatis persona in questione non ho potuto evitare. Credo che la questione però non verta tanto sul personaggio Cannarsi in sé e per sé quanto sul panorama italiano degli adattamenti dei dialoghi animati e sul perché una persona come Cannarsi, per quanto abbia un’indubbia esperienza e tantissima passione, sia capitata a dirigere progetti di capolavori come i film di Miyazaki e dello Studio Ghibli tutto, pur non avendo, a quanto pare, le conoscenze adeguate. A me personalmente alcuni dei suoi adattamenti non dispiacevano anche se in un italiano “particolare”, sono curioso di leggere i prossimi articoli per capire ancora meglio fino a che punto tutto questo discorso si evolverà

    Rispondi
    • 18 Dicembre 2018 in 14:44
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      Grazie mille per l’interesse e per il commento, che approvo fortemente. Colgo l’occasione per ripetere nuovamente che Cannarsi non è assolutamente una figura da demonizzare e che se è arrivata dove è arrivata è stato largamente per merito/colpa di personaggi come Alessandra Valeri Manera o Nicola Bartolini Carrassi, che negli anni ’90 hanno creato uno standard mediasettiano che andava anche bene per il grande pubblico, ma ha portato gli appassionati a cercare strade totalmente antitetiche, e questi appassionati hanno trovato in Gualtiero Cannarsi quel pladino del pur et dur che cercavano disperatamente. Detto questo, la mia disapprovazione verso Cannarsi non deriva dal suo stile, anzi io al suo posto sarei ancor più intransigente di lui, bensì dal suo metodo di lavoro clamorosamente contraddittorio, quando invece la Manera e Bartolini Carrassi, pur col loro tradimento della fonte originale, almeno usavano un metodo di lavoro assolutamente cristallino e coerente. Ne parleremo nel prossimo articolo, spero continuerai a leggerci!

      Rispondi
  • 18 Dicembre 2018 in 20:22
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    > esiste la possibilità che quegli anime siano in classifica per la loro qualità a prescindere
    > da Cannarsi,

    Uhm, “The Boy and The Beast” e “Mary e il fiore della strega” non sono andati bene al cinema, gli incassi sono oggettivi.
    Film non certo memorabili come “La ricompensa del gatto” e “Quando c’era Marnie” sono andati decisamente molto meglio in sala.

    I numeri e le vendite premiano i suoi lavori, a differenza di quanto possa far pensare una sparuta minoranza di hater attivi online (non mi riferisco a voi) e, in un’economia di mercato, è logica conseguenza che egli riceva delle commissioni importanti quando si ha a che fare con lavorazioni provenienti dal Sol Levante (siano anche film live come Casshern o Bleach).

    > che a casa vengano visti coi sottotitoli (pure suoi)

    Dubito che film per la prima infanzia come Ponyo e Totoro siano visti dai bambini in lingua originale. Non è un caso che per quei film Lucky Red abbia giustamente commissionato le canzoni ricantate in lingua italiana, per andare incontro al pubblico infantile.

    > un conto è leggere e un altro è ascoltare

    Questo bisognerebbe spiegarlo ai creatori di quei meme con le frasi trascritte.
    Un conto è leggere un testo (fuori contesto) e un conto è ascoltare un dialogo recitato.

    Btw, il settore della lavorazione degli anime e del doppiaggio in generale è… come si può dire, “artigianale”. Spesse volte la passione e l’abnegazione sono doti ben più apprezzate rispetto a quelle scritte su un cv.

    Detto questo, Gualtiero Cannarsi ha lavorato su testi tradotti dai migliori *traduttori* in circolazione (Elisa e Giorgio Nardoni, Laura Valentini, Francesco Prandoni, Francesco Nicodemo, Cristian Giorgi…) dirigendo nei principali *studi di doppiaggio* italiani (Sefit-CDC…) dei doppiatori di *prima fascia*.

    > come sia stato possibile affidare la cura linguistica di opere tanto importanti a una
    > persona che palesemente non ha la minima cultura né tantomeno cura della lingua che usa

    La quasi totalità delle localizzazioni italiane di opere in lingua straniera è il più delle volte in mano a persone così, ma occhio non vede e cuore non duole.

    (avete mai notato che nei crediti della localizzazione di un film non è mai indicato il nome del traduttore?)

    Rispondi
    • 19 Dicembre 2018 in 10:29
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      I film Ghibli sono Ghibli, conosco persone che si strapperebbero le orecchie piuttosto che riguardare Ponpoko, ma comunque sono andati a vedere al cinema ogni singolo Ghibli adattato da Cannarsi. La qualità di quei film lo trascende.

      Poi: «> un conto è leggere e un altro è ascoltare

      Questo bisognerebbe spiegarlo ai creatori di quei meme con le frasi trascritte.
      Un conto è leggere un testo (fuori contesto) e un conto è ascoltare un dialogo recitato.», eh, esatto, infatti un dialogo scritto lo puoi rileggere due volte se non l’hai capito, il dialogo parlato invece? I meme con le battute sono opinabili, ma non più di tanto: mostrano frasi che non significano niente o contengono errori in sé, e non in base al contesto.

      Infine, dici che Cannarsi lavora coi migliori traduttori. Bene, sono contento, ma mettetevi d’accordo: tu citi italiani, lui dice di lavorare da anni sempre e solo con «un madrelingua» misterioso mai citato per nome. E se anche lavorasse con molti traduttori diversi, peggio ancora, perché lo stile diverso di tutti quei traduttori è miseramente appiattito sotto il peso dello “stile Cannarsi”.

      Rispondi
      • 20 Dicembre 2018 in 1:37
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        > dici che Cannarsi lavora coi migliori traduttori. Bene, sono contento, mettetevi d’accordo:
        > tu citi italiani, lui dice di lavorare da anni sempre e solo con
        > «un madrelingua» misterioso mai citato per nome

        Non mi pare che le cose stiano come dici, guarda: [link]

        Poi i nomi dei traduttori cui si affida sono sempre accreditati in tutte le edizioni home video per le quali ha lavorato.

        (ah, Francesco Nicodemo ha tradotto anche il manga La Fenice di Tezuka per Hazard, oltre al secondo e al terzo tomo di Gen di Hiroshima per Hikari, per citare i più prestigiosi)

        Rispondi
        • 20 Dicembre 2018 in 9:48
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          Allora, cerco di essere ancora più chiaro di quanto sia stato finora. Non mi interessa se Cannarsi lavora con uno o cento traduttori, né mi interessa se lavora con madrelingua o no. Quello che mi interessa è che una volta dice una cosa e una volta un’altra. Nel secondo articolo, che potrai leggere coi tuoi occhi se avrai la pazienza di aspettare altre 4 ore, è riportata la seguente dichiarazione dalla viva voce di Cannarsi: «La nuova traduzione [di “Principessa Mononoke” è stata] operata da un traduttore di madrelingua con cui io sempre collaboro». È chiaro adesso? Mettetevi d’accordo.

          Rispondi
    • 21 Dicembre 2018 in 12:53
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      Non penso che il pubblico generalista (ovvero quello che decreta un successo al botteghino o meno, parliamoci chiaro… che gli appassionati non sono certo così numerosi) si ponga il problema di chi lo abbia adattato e lo vada a vedere in base a quello (ma magari sottovaluto il mondo e invece è così, chissà…).
      Il pubblico generalista lo attiri con frasi tipo “Dal regista de La città incantata” oppure “Dal regista premio Oscar” o anche il solo “Dagli animatori de La città incantata”
      Ergo, i film Ghibli giocano una categoria a parte nell’animazione giapponese, sempre e comunque.
      È come paragonare un film Disney a un film di un altro studio di animazione americano. Magari l’altro studio avrà pure più qualità su quello specifico film, ma la Disney è la Disney…

      Rispondi
      • 21 Dicembre 2018 in 18:49
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        Chiaramente il pubblico generalista non si pone alcun problema, è chiaro, ma d’altronde l’intento principale di questi articoli non è rivolgersi al pubblico generalista.

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        • 2 Gennaio 2019 in 12:28
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          Chiaro, il mio era riferito al discorso di tanto-per-parlare che sostiene che siano stati tutti dei successi, mentre altri film non Ghibli e non Cannarsizzati, siano stati quasi ignorati.

          Rispondi
  • 20 Dicembre 2018 in 11:14
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    > «La nuova traduzione [di
    > “Principessa Mononoke” è stata]
    > operata da un traduttore di
    > madrelingua con cui io sempre
    > collaboro».

    Giorgio Sato Nardoni, bimadrelingua: [link 1] [link 2]

    È accreditato anche nell’edizione home video.

    Rispondi
    • 20 Dicembre 2018 in 11:17
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      Guarda, giuro che ho capito, quello che sto dicendo è che non è l’unico con cui collabora, non mi sembra di star parlando arabo.

      Rispondi
  • 20 Dicembre 2018 in 11:36
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    Il film Battle Royale lo aveva fatto Yumiko Salvitti, se non sbaglio.

    > non è l’unico con cui collabora

    Ovvio, ma i traduttori sono sempre accreditati nelle edizioni home video e quelli dei film Ghibli sono tutti arcinoti e dichiarati.

    Confido li nominerete tutti nel proseguo del vostro dossier.

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  • 21 Giugno 2019 in 16:00
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    Sono arrivato qui sull’onda delle critiche (evidentemente più che giustificate) all’ultimo lavoro di Cannarsi su Evangelion per Netflix.
    Non avevo mai letto questi articoli; li ho trovati molto interessanti, ben scritti e soprattutto ben documentati. Certo, ogni tanto traspare forse della puntigliosità un po’ eccessiva sulle dichiarazioni di Cannarsi (e posso capire il perché), ma è comunque tutto molto rispettoso e concreto. Non si critica mai LA PERSONA ma sempre il suo lavoro, ed è una critica che va ad esaminare tutto chirurgicamente da capo a piedi. Davvero, un bel lavoro!

    Rispondi
  • 23 Giugno 2019 in 23:07
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    Arrivato anche io qui dopo le recenti critiche. Sono un linguista di professione e vi faccio i complimenti per l’accuratezza dell’articolo. Spero ne scriviate altri in relazione a quello che sta succedendo in questi giorni

    Rispondi
  • 26 Giugno 2019 in 12:25
    Permalink

    Sicuramente tutte queste cose sono già state (e furono già state) fatte sapere a Miyazaki, Anno, Disney, Lucky Red e simili, giusto?

    Vi prego, ditemi di sì.

    Rispondi
  • 28 Giugno 2019 in 3:01
    Permalink

    Ciao a tutti, sono arrivato qui a partire dalle critiche per il nuovo adattamento di nge e mi si è aperto letteralmente un mondo: ho scoperto che questo Cannarsi è responsabile anche del primo doppiaggio di nge (il mio anime preferito in assoluto) oltre che dei magnifici film di Miyazaki che ho visto tutti avidamente 🙂 . Sono molto triste nello scoprire la testardaggine di una persona nel voler mettere la sua impronta personale in tutte queste fantastiche opere..e sono combattuto nel pensare che alcune frasi che ormai sono entrate in me come ‘nel di lui caso’ siamo state escogitate da una mente così intransigente. Tralasciando l aspetto del doppiaggio estremamente fastidioso (termini aulici usati senza moderazione e costruzioni di frasi assurde) dei film di miya e del Netflix nge si è aperta nella mia mente un altra questione più ampia cioè quella della traduzione e dell adattamento. Anche io ovviamente disprezzo le censure e gli errori fatti da Mediaset ai cartoni con cui sono cresciuto (altra lotta interiore) e quindi ritengo che sia corretto cercare di essere il più possibili fedeli al testo originale ma,più mi sono informato leggendo articoli e discussioni, più ho realizzato l importanza dell adattamento. Facendo un esempio con una parola fondamentale di nge penso ad angeli tradotta nella nuova versione in apostoli. Posso capire che quella sia la traduzione letterale dal giapponese dunque si può essere tentati di lasciarla come è per rispettare l opera originale. Tuttavia essendo noi italiani conoscitori volenti o nolenti del cristianesimo possiamo capire quanto sia più appropriata la traduzione angeli riferita a creature ‘mostruose’ è ‘celesti’ dell opera (che tra L altro portano effettivamente nomi di angeli appartenenti ai vari vangeli apocrifi e non, sachiel,Ramiel) ..piuttosto che il termine apostoli..i seguaci di Gesù con le creature divine che minacciano L umanità cosa c entrano?? Sembrano forse uomini chiamati Pietro o Giuda? Per piacere.. questo a mio parere è un esempio lampante di quando alla traduzione letterale di un termine bisogna preferire una più coerente ed adatta al contesto. Spero qualcuno avrà la voglia e la pazienza di leggere il mio commento e comunque ringrazio Mario Pasqualini per L ottimo articolo.

    Rispondi
  • 28 Giugno 2019 in 18:09
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    Grazie. Veramente.

    Del pensare di essere ormai incapace di comprendere l’italiano oramai mi si era quasi fatta convinzione. Oddio mi sto Cannarsizzando.

    Volevo dire: avevo cominciato a pensare di essere io il problema. Perché qualunque opera giapponese da qualche tempo un qua sembra essere uscita da una brutta copia di qualche adattamento ottocentesco? Perché a volte dovevo mettere in pausa e fare l’analisi logica della frase per poterla capire?

    Finalmente qualcuno ha saputo esporre in modo razionale oggettivo e competente tutte le perplessità che avevo in mente.

    Ora che il re è nudo spero parta una progressiva attività di bonifica e restauro di tutte le opere riscritte dal sommo shito.

    Rispondi
  • 2 Luglio 2019 in 21:16
    Permalink

    Comunque non si deve passare da un eccesso ad un altro, nel senso che non tutto quello che ha fatto Cannarsi è da buttare, come il primo adattamento di Evangelion o anche il primo adattamento di Kiki (che aveva pure delle belle canzoni in italiano). Volendo anche Howl non era male, paradossalmente lo stile Cannarsi in quel caso era risultato efficace. Credo ci sia stata un’involuzione graduale che poi è diventata sempre più invadente e manifesta, soprattutto con i ridoppiaggi o con opere dello Studio Ghibli non particolarmente riuscite e ispirate. E dire che io iscritto al forum di Studio Ghibli e inizialmente ero contento della scelta della Lucky Red.
    Comunque tutta la polemica più che altro mi fà venire nostalgia dei tempi andati, non solo a livello personale ma anche il rimpianto per i tempi d’oro degli anime, soprattutto il decennio 1995-2005 veramente pazzesco sia nei lungometraggi che nelle serie tv. Ora non riesco più ad essere aggiornato e al passo coi tempi, anche con questi nuovi format e contenitori digitali non mi dicono niente.

    Rispondi

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