E.S.P. Attenti! Sono un esper! – Una recensione coi poteri

Copertina di "E.S.P. Attenti! Sono un esper!" di Kiminori Wakasugi.Spesso mi trovo a pensare come fino a pochi anni fa il mondo del fumetto giapponese in Italia non fosse così radicato, tanto che l’offerta stentava a essere anche lontanamente simile a quella del paese di origine. Noi ragazzi sbavavamo letteralmente al solo pensiero di poter leggere le storie conosciute attraverso i cartoni in TV, azzardo che le case editrici italiche non erano disponibili a sostenere.

Oggi però le cose sono cambiate, in meglio o in peggio… non è di certo questa la sede opportuna per parlarne, ma sta di fatto che se non ci fosse la richiesta attuale molti manga ci sarebbero ancora preclusi.

Kiminori Wakasugi non è di certo uno degli autori più blasonati, forse nemmeno in patria. Il suo Detroit Metal City l’ha fatto però conoscere al di fuori dei confini giapponesi: il tratto semplice, ma caricaturale e comunicativo, la struttura narrativa fuori dai canoni sono ben lontani dal solito manga di successo in Occidente, caratteristica che se da un lato è suggestiva, allo stesso modo è realmente penalizzante in una visione ottusamente e unicamente economica.

Per fortuna però, noi lettori avidi di novità, abbiamo la possibilità di leggere l’ultimo lavoro del Maestro: E.S.P. Attenti! Sono un esper!

Ci troviamo in Giappone, prefettura di Oita. Yoshiro Kamogawa è un liceale non alla moda, non famoso fra i coetanei, non disinvolto con le ragazze, ma con un potere: la telepatia, ovvero la lettura del pensiero altrui. Yoshiro è un esper!

Tavola di "E.S.P. Attenti! Sono un esper!" di Kiminori Wakasugi.Wakasugi inizia a tessere le trame della storia col suo canonico stile: un misto fra il grottesco, la commedia scolastica e la sessualità, dipingendo personaggi e situazioni tipiche della propria divertente dinamica comunicativa. Andando avanti con la lettura, avanzando nei vari capitoli dei cinque volumi a oggi usciti, l’atmosfera prende una piega insolita. L’attenzione del lettore si sposta dagli elementi tipici di una storia adolescenziale a una più simile a un thriller. Il tratto dell’autore sembra acquisire maggior coerenza con i temi trattati: le linee rotonde e prive di campiture, adatte per temi leggeri, sono sostituite pian piano da volti corrugati e dettagli spigolosi, enfatizzati dal gioco dei chiaroscuri dato dall’uso dei retini.

La storia acquista una trama dai toni molto forti, con un passaggio repentino, ma magistralmente architettato tanto da pensare che sia un trucco dell’autore, un tranello destabilizzante. Non è così: Wakasugi ha completamente cambiato registro con quest’opera mostrandoci come sappia muoversi con disinvoltura attraversando più generi narrativi, seppur mantenendo di base i propri stilemi.

Inaspettatamente ci si rende conto di stare leggendo un prodotto nuovo, che non ci si aspettava. L’occhio cade su un dettaglio della copertina fino ad allora rimasto accantonato: “consigliato a un pubblico adulto”.

Ecco cosa c’è di buono, cosa c’è di meglio oggi rispetto a ieri: le case editrici, in questo caso la Goen, sanno di avere un pubblico adulto, naturalmente acculturato e disposto a conoscere e apprezzare nuovi canoni di comunicazione.

Mauro Paone

I fumetti fanno parte della mia vita da sempre, per questo sarò sempre una parte di loro...

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