Era una notte buia e tempestosa – Le montagne della follia
Una spedizione nell’Antartide, l’incontro con creature aliene, il terribile fascino dell’ignoto… Se amate il genere horror eccovi l’analisi de Le montagne della follia di Lovecraft realizzata dalla giovane Dalila nel nuovo appuntamento di Era una notte buia e tempestosa.
Il tema principale del romanzo horror Le Montagne della Follia (1936) di Howard Phillips Lovecraft è l’esplorazione del mondo degli “Antichi” con scoperte a dir poco raccapriccianti che incutono paura sia nei personaggi della storia sia nel lettore, che si può immedesimare nel punto di vista di un esploratore. All’inizio il narratore preannuncia il carattere straordinario delle vicende e avverte: Dubitare dei fatti che rivelerò sarà inevitabile, ma se eliminassi dal mio racconto ciò che può sembrare incredibile o stravagante, non rimarrebbe nulla.
I fatti sono raccontati in prima persona dal professor William Dyer, geologo presso l’università Miskatonic in Massachusetts, il quale ha partecipato a una spedizione scientifica nell’Antartide. Durante il viaggio, il gruppo di scienziati guidati da Dyer scopre una catena di montagne più alte dell’Himalaya e antiche rovine di una civiltà misteriosa, mentre un altro gruppo di uomini, guidati dal professor Lake, rinviene i corpi di quattordici creature misteriose, dotate di caratteristiche fisiche non conformi allo sviluppo biologico degli organismi terrestri; inoltre, otto di esse si sono conservate in maniera misteriosamente impeccabile.
Dyer perde i contatti con gli studiosi uniti a Lake e decide, perciò, di tornare all’accampamento base. Il luogo sembra abbandonato e dovunque vi sono corpi di cani e di uomini brutalmente uccisi; un uomo e un cane sono spariti, così come gli otto organismi ben conservati.
Dyer e uno studente di nome Danforth sorvolano poi le montagne antartiche a bordo di un aeroplano: i due scoprono che dietro di esse vi sono costruzioni conoidali in uno stile architettonico sconosciuto alla civiltà umana. Visitando uno degli edifici e leggendo i geroglifici in esso contenuti, gli scienziati comprendono che le creature ritrovate da Lake non sono altro che gli esemplari di una specie aliena che viaggiò sulla Terra subito dopo il distacco della Luna e che creò la vita con l’ausilio di schiavi mutanti chiamati shoggoth, ma la cosa più impressionante è che gli alieni sono ancora in vita…
La storia di Lovecraft è stata ripresa e illustrata nel 2006 da I.N.J. Culbard, disegnatore, sceneggiatore e regista di animazione.
All’inizio e alla fine del fumetto possiamo notare l’architettura e gli abiti tipici degli anni ’30 contraddistinti da varie sfumature di marrone; si ha subito la presentazione del protagonista che sarà poi la voce narrante di tutta la storia. Dalla terza pagina si ha una netta variazione di colori, da toni caldi a toni nettamente più cupi e freddi in quanto lo scenario cambia: ci troviamo nel Polo Sud dove i vascelli della spedizione sono in viaggio in queste terre inospitali e fredde.
I personaggi non sono rappresentati in modo realistico ma con tratti spessi, forti ombreggiature e occhi piccoli contornati di frequente da colori chiari per amplificare il senso di terrore e angoscia provati di fronte alle creature aliene e al mondo sconosciuto. Il personaggio che mi ha colpito di più è Danforth, seguace di Dyer, avventuroso, coraggioso e fedele ma destinato a perdere la ragione…
I colori scuri dominano in molte scene e tendono a incupire l’atmosfera; in alcune pagine i paesaggi riempiono anche le campiture che fanno da sfondo alle vignette, abbastanza regolari nella forma e talvolta collegate dalle onomatopee, per lo più dai toni marroni o grigi, che preannunciano pericolo e suggeriscono suoni stridenti e sinistri. Così il suono wuk wuk wuk introduce una delle scene più coinvolgenti, quella dell’incontro con i pinguini albini e non vedenti, creature bizzarre e quasi buffe, che provocano nel lettore impressioni contrastanti: dal timore per la reazione di questi esseri, all’attrazione per il loro singolare aspetto. In generale posso dire che rispetto al romanzo di Lovecraft, che mi ha suscitato sensazioni di forte paura e costante tensione, nel fumetto il sentimento della paura è più attutito e prevale maggiormente la curiosità di continuare la storia e vedere le illustrazioni successive.
Alla fine della vicenda troviamo gli esploratori alle prese con le conseguenze del trauma delle scoperte fatte nel nuovo mondo tanto che nell’ultima parte dei fatti il protagonista si rivolge così al lettore:
Dal nostro ritorno ci siamo impegnati a scoraggiare ulteriori esplorazioni antartiche e ci siamo tenuti per noi le nostre storie dando prova di una lealtà e unità d’intenti eccezionale.
Dalila Biancacci
H.P. Lovecraft
Le montagne della follia
Un adattamento a fumetti
Adattamento del testo e disegni di I.N.J. Culbard
Magic Press edizioni
128 p., ill., Brossura
Euro 15,00
ISBN 9788877596178