Era una notte buia e tempestosa – La metamorfosi

Agli occhi di ogni bambino il proprio padre è come un supereroe con poteri sovrannaturali; crescendo diventa un esempio da seguire e uno dei pilastri inflessibili nella vita. Ma cosa succede quando il vostro idolo si tramuta nel vostro peggior nemico? Un padre troppo autorevole e soffocante pronto a etichettare il proprio figlio come debole e incapace di realizzare i suoi sogni è quello ritratto da Franz Kafka (1883-1924), scrittore praghese di origini ebraiche, famoso per opere come Il castello, La condanna, Nella colonia penale. Impiegato in un’agenzia di assicurazioni e malato di tubercolosi dall’età di trent’anni, rivela un grande interesse per la letteratura. I rapporti con la sua famiglia sono difficili, in particolare con il padre, un uomo opprimente che desidera per il figlio un lavoro solido, completamente in contrasto con la passione per la letteratura a cui l’autore è devoto. Questo rapporto travagliato è testimoniato da Kafka nella Lettera al padre (1919), un profondo atto di accusa che Franz lancia al padre per tutti i suoi insuccessi. Il trauma vissuto nella giovinezza segna molte delle sue opere come Il Processo (1925), in cui il protagonista viene arrestato per motivi inesistenti e inspiegabili ma anziché ribellarsi subisce la situazione, preoccupandosi solo che nessuno ne venga a conoscenza. Questa situazione paradossale è ricorrente in varie opere di Kafka tanto che l’aggettivo “kafkiano” è stato introdotto in italiano per indicare una condizione angosciante e incomprensibile che viene accettata da chi la vive come “status quo”, implicando l’impossibilità di qualunque reazione sia sul piano pratico sia su quello psicologico.

L’opera più conosciuta e rilevante di Kafka è La metamorfosi, pubblicata nel 1915. La storia è divisa in tre capitoli ed è incentrata su un avvenimento irreale da cui si dipartono tutte le vicende. L’inizio della narrazione presenta subito la situazione curiosa in cui il lettore sta per imbattersi: Gregor Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trova trasformato nel suo letto in un enorme scarafaggio. In realtà Ungeziefer, cioè la parola usata dallo scrittore per indicare l’essere in cui il protagonista si è tramutato, designa in tedesco gli insetti nocivi e i parassiti ed è intesa come un plurale che allude a un insieme di esseri pestiferi. L’indeterminatezza del termine ha una sua ragione in quanto corrisponde all’impossibilità di Gregor di avere una chiara percezione della sua nuova forma, che può essere stabilita soltanto attraverso l’esperienza. Il personaggio non si preoccupa di essersi trasformato in un insetto perché lui trascorre già una vita disumana senza gioie e senza affetti, si alza ogni mattina alle quattro, è costretto ad affannarsi per prendere il treno, è sottoposto al controllo del sospettoso principale e al ricatto affettivo ed economico dei genitori, lavorando da anni come commesso viaggiatore per saldare i loro debiti. Dopo la metamorfosi Gregor vive rinchiuso nella sua stanza e separato dalla famiglia per non suscitare ripugnanza, mentre i suoi genitori, non potendo più contare sul sostentamento finanziario del figlio, sono costretti a sacrificare i propri lussi. Il racconto è accompagnato da un’atmosfera cupa e tetra e da un’angoscia costante; durante la storia i sentimenti più frequenti di Gregor sono la rabbia per la reclusione della sua mente umana in un corpo alieno, la tristezza provata nell’isolamento quotidiano, un senso di rimorso e frustrazione per non essere più in grado di soddisfare le esigenze dei suoi cari.

Nel 2002 il noto fumettista americano Peter Kuper, conosciuto per il suo stile grottesco e a tratti inquietante, pubblica la versione a fumetti de La metamorfosi. Nell’introduzione dell’opera il disegnatore dichiara di essere stato ispirato non solo dai contraddittori personaggi kafkiani (da lui riprodotti pure in altri fumetti), ma anche dal mondo surreale in cui venivano trasportati i personaggi dell’illustratore Winsor McCay, e ci introduce alla lettura del fumetto con un’affermazione degna di profonde riflessioni: «I racconti di Kafka e le illustrazioni di McCay non sono più surreali dei titoli sui nostri giornali.»

Il fumettista si avvale di uno stile espressionista nel rappresentare le varie figure, utilizzando esclusivamente il bianco e il nero. Gregor, ad esempio, è raffigurato come uno scarafaggio dalla testa vagamente umana; caratteristici di questo personaggio sono gli occhi bianchi e vuoti che ritroviamo nelle vesti di insetto ma anche in quelle di commesso viaggiatore.

Con lo scorrere delle pagine la figura di Gregor subisce delle trasformazioni, diventando sempre più intrisa di un nero angosciante e contornata da tratti più netti e graffianti. Il senso di oppressione è leggibile anche prima della metamorfosi, nelle immagini riguardanti il suo lavoro, da cui Gregor si sente sottomesso, infatti l’elemento che genera ansia in lui non è solo il padrone ma anche gli stessi ritmi lavorativi che, essendo disumani, divorano il protagonista.

Nel fumetto ogni evento viene osservato dal suo punto di vista, quello di uomo schiacciato dalle figure predominanti del padre e del padrone ma anche di lavoratore risucchiato dallo scorrere del tempo e dal denaro. Durante il racconto i sentimenti che vengono più spesso esplicitati dalle immagini sono il suo spirito di sopportazione nei confronti del dovere e la sua arrendevolezza a una vita unicamente all’insegna del lavoro.

L’accuratezza nei dettagli e l’accentuazione di lati caratteriali non è limitata solo alla figura di Gregor, ma tipica di tutti i personaggi. Per le figure femminili della famiglia, la madre e la sorella di Gregor, la cura dei capelli e dell’abbigliamento è simbolo della florida situazione economica di cui il protagonista è stato a lungo garante; questi particolari sono però in contrapposizione con le espressioni facciali insicure e ansiose e con gli occhi bianchi, segno di smarrimento. L’atteggiamento che le donne hanno verso Gregor dopo la sua trasformazione è di insofferenza e ripugnanza dato che ormai nelle vesti di insetto non è in grado di assicurare loro una vita all’insegna del lusso.

L’esistenza insignificante di Gregor è riconoscibile non solo dal rapporto con i suoi cari, ma persino dalle condizioni della sua stanza, rappresentata con colori scuri e tratti netti con lo scopo di renderla quasi claustrofobica. I mobili al suo interno appaiono inizialmente come l’ultimo contatto dell’insetto con la sua vita umana, nelle immagini finali osserviamo tuttavia un accumulo di oggetti e la conseguente trasformazione della stanza in ripostiglio in cui lo scarafaggio si sente immobilizzato. Le sue pessime condizioni di vita nel fumetto sono amplificate dalla presenza del padre che, come nella vita di Kafka, genera profonda oppressione.

Di questo personaggio viene delineato un ritratto ingigantito e con lineamenti facciali molto pronunciati quasi a ricordare un orco. La sua espressione burbera scomparirà solo nelle scene finali in cui il mostro cattivo tornerà a essere un padre sereno e amorevole per la figlia Grete. Si può inoltre osservare che il padre è uno dei pochi personaggi di cui vengono disegnati gli occhi: ciò ci fa constatare che lui non prova dubbi o incertezze, al contrario è deciso sulla strada che suo figlio deve percorrere per il bene della famiglia. Questo atteggiamento di supremazia, che dopo la metamorfosi è espresso con atti di violenza fisica, provoca delle ferite perenni in Gregor. Il simbolo del dolore è espresso da una mela conficcatagli dal padre sul dorso che l’insetto conserverà per tutto il corso della vicenda.

I sentimenti che emergono nel romanzo sono fedelmente riportati nel fumetto, e Kuper li espone in modi particolari ed eccentrici. Una delle tecniche impiegate consiste nell’utilizzo di più caratteri di scrittura, utili per identificare i vari stati d’animo dei personaggi: ad esempio, quando vogliono comunicare l’insicurezza, le lettere sono disposte in modo disordinato, quasi da sembrare tremolanti; se si vuole indicare un atteggiamento grintoso e particolarmente deciso i caratteri diventano più spessi e riempiti di nero. Per dare risalto alle frasi chiave della storia Kuper le rende riconoscibili riportandole sopra le figure oppure scrivendole al contrario e lateralmente. Al fine di rendere più incisive alcune immagini, il fumettista fa uso di parole onomatopeiche.

Un altro effetto voluto dall’illustratore consiste nel realizzare nuvolette diverse per racchiudere le parole dei vari personaggi in stretta relazione con il modo di essere di chi pronuncia le battute: la nuvoletta del padrone ha un contorno squadrato indicante il suo carattere rigido; le parole del padre sono racchiuse da un contorno spesso in cui è inserita una linea seghettata a indicare una personalità brutale e netta con un carattere spigoloso.

La sorella e la madre sono rispettivamente descritte da un contorno sottile e curvo l’una, spesso e circolare l’altra: nel primo caso l’illustratore identifica una donna debole ma buona, l’unica con sentimenti sinceri verso il protagonista; la sorella Grete è invece una ragazza priva di emozioni vere, il cui modo di essere è ripetitivo e contornato da finzione. Infine Gregor Samsa è identificato da due tipi di nuvolette, una che racchiude i suoi dialoghi con gli altri e una destinata ai momenti in cui pensa. La prima nuvoletta presenta un contorno con curve continue, le quali non stanno a indicare la semplice distorsione della sua voce da insetto, ma le insicurezze da cui viene assalito nel confronto con gli altri. La seconda è formata da una linea rotondeggiante con un contorno nero in cui sono inseriti puntini bianchi quasi impercettibili, che si rendono visibili solo quando Gregor è assalito da rabbia o da altre forti emozioni. Questa linea rappresenta un mutamento caratteriale oltre che fisico nel protagonista, la metamorfosi lo ha dunque reso estremamente vulnerabile di fronte a un mondo in cui è imprigionato, soffocato e incapace di esprimere i suoi sentimenti e il suo amore per gli altri.

D’altronde, come afferma Kafka, «l’amore è tutto ciò che aumenta», cioè allarga, arricchisce la nostra vita verso tutte le altezze e tutte le profondità. Questo è il messaggio espresso dallo scrittore, un desiderio di amare ed essere amato dai suoi familiari e soprattutto dal padre, che a distanza di un secolo appare ancora attuale e universale in quanto al giorno d’oggi molte persone sono soggette a sofferenze prodotte da figure paterne opprimenti o assenti.


Ilaria Mestichelli e Marco Caioni hanno presentato

Franz Kafka – La metamorfosi

Adattamento di Peter Kuper
Ed. Guanda Graphic
Anno 2008 – 80 p.-cartonato
Euro 14,50
ISBN 9788860885111

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