Dylan Dog 350 – Celebrare il fumetto popolare

Celebrazione del 350esimo numero di Dylan Dog, a colori come da tradizione Bonelli. Tra le più “decadenti” e “autunnali” storie mai realizzate per il celebre indagatore che pare ritrovare pian piano una nuova giovinezza. Probabilmente una delle poche storie che forse metterà d’accordo fan e detrattori del nuovo corso.

Copertina

Numero celebrativo a colori per l’Indagatore dell’incubo con tanto di edizione variant per Lucca con copertina realizzata da una star come Lorenzo Mattotti. Non da meno è l’autore che realizza la storia: Carlo Ambrosini. Questo albo è uno dei pochi di Dylan realizzato da un solo autore, sia nei disegni che nel soggetto e nella sceneggiatura. Ambrosini è un vero veterano della serie (il suo debutto risale al numero 15 “Canale 666”, albo che da bimbo mi fece davvero impressione), oltre che essere ideatore di varie serie come “Napoleone” e “Jan Dix”: ovviamente solo uno della sua esperienza poteva avere la “piccola” responsabilità di un numero celebrativo multiplo di 50.

A livello grafico Carlo rimane una garanzia. Il suo tratto sporco e sognante è, secondo me, uno dei migliori, che si sposa al meglio con l’atmosfera onirica e assurda di Dylan (sfogliate il numero 46 “Inferni” e capirete cosa dico). Chi vorrebbe un’evoluzione o una rivoluzione dell’autore sarà deluso. A me sta bene così. L’autore di un fumetto POPOLARE deve saper mantenere un ottimo standard qualitativo, gli sperimentalismi meglio lasciarli ad altri. Infine, il colore, realizzato da Giovanna Niro, risulta funzionale per la carta che usa la Bonelli per i numeri celebrativi.

Ma passiamo alla storia cercando di non fare spoiler (o almeno non dare notizie che possano smorzare la sorpresa nella lettura della storia). L’autore catapulta subito il lettore in un’atmosfera funerea, con un silenzio iniziale fatto di vignette senza dialoghi o onomatopee. Spesso Ambrosini riutilizzerà questa soluzione per portarci da una vicenda all’altra. La presentazione della non vedente Crispille e dell’anziana Augustine, vere protagoniste della vicenda, è fulminea DyD 350-002e dirompente tanto da far…. lo scoprirete leggendo l’albo. Il soprannaturale, almeno nelle prime pagine, non appare ancora, ma il lettore capisce che è pronto ad arrivare, grazie soprattutto alla misteriosa storia di una statua che raffigura una santa. Nel frattempo elementi Hard boiled e situazioni horror/assurde (di cui Ambrosini è maestro, come scritto prima) si intrecciano molto bene, dosando il tutto con sapienza e lasciando intatto il timbro della storia, un’aurea oscura che stavolta neanche le battute di Groucho riescono a smorzare. Anche l’assurdo non riesce a sdrammatizzare le situazioni (vedere la visita che riceve Dylan nel suo studio). Ma basta scorrere qualche pagina più avanti e l’elemento fantastico arriva con il botto, con quello che sembrerebbe un flashback: la scena delle pecore è forse quella che mi è rimasta più impressa in questo nuovo ciclo di Dylan e scommetto che non sarò il solo a riviverla nella testa una volta chiuso l’albo. Ma la cosa che mi è piaciuta di più è stata la capacità di sfruttare la cecità del DyD 350-001personaggio di Crispille per poterci far visualizzare le immagini che le sue dita le trasmettono, definite attraverso il tatto. Ambrosini coglie questa intuizione per caratterizzare l’interiorità della donna non vedente,  in modo molto più efficace di quando ci narra del suo passato, tanto da riuscire a far vivere Augustine quasi di riflesso. Il finale è uno di quelli aperti, a cui il caro Sclavi, venti e più anni fa, ci aveva abituato, solleticando le meningi un’intera generazione, senza spiegoni, lasciandoli eventualmente alla fantasia del lettore. Spero che anche le giovani meningi di oggi siano solleticate da questi finali.

Abbiamo davvero una storia oscura, non macabra o dark, ma dove il pessimismo la fa da padrone, con il suo autunno che pare essere perpetuo, con il suo sole sempre discreto che non illumina mai bene e lascia sempre ombre lunghe. Leggere un Dylan così ogni tanto, fa bene al cuore. Unica nota per me un po’ stonata di questa stupenda storia è forse Sherlock Bloch (dai che ormai lo posso scrivere tranquillamente, no?). Lo vedo troppo avventato, quasi irresponsabile in quello che fa. Che la pensione l’abbia fatto di colpo ringiovanire? Comunque storia straordinaria che merita di essere un numero celebrativo. Ad avercene di storie così per soli € 3,20.

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