Filippo Brunelleschi – Una cupola che è un prodigio
Firenze, 1401.
Fra i numerosi artisti poledrici che Firenze ospita durante il governo signorile degli Albizzi ci sono due maestri che si contendono le opere più importanti, e in quell’anno in particolare i due maestri si dedicano al concorso per le formelle della porta nord del battistero di San Giovanni, sponsorizzato anche dal primo esponente della famiglia Medici, Giovanni di Bicci. I due maestri sono Filippo di ser Brunellesco Lapi e Lorenzo Ghiberti (a cui lo sceneggiatore Marco Cei chiede scusa nel frontespizio, ma l’antagonista si deve sempre accontentare di un ritratto un po’ meno positivo del protagonista…).
In realtà il tema non è quello delle formelle del battistero, ma serve a creare l’antefatto: l’antagonismo fra i due, che scoppia proprio per cosa avviene nel 1401 e si ripercuoterà sulla costruzione della cupola un quarto di secolo dopo. E anche in qualche modo per evidenziare le fazioni fiorentine che appoggiavano l’uno e l’altro.
Brunelleschi è un pioniere del Rinascimento: rinnovò il linguaggio dell’architettura non solo nelle questioni stilistiche, ma soprattutto nelle soluzioni tecniche. E la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore ne è una evidente prova. Come pure l’uovo di Colombo.
Perché i grandi sono quelli che hanno idee semplici che risolvono problemi che sembrano insormontabili. Come quello di costruire una cupola senza impalcatura.
– Ma Messer Filippo, a spiaccicare l’uovo, si sapeva anche noi…
– …e similmente sapreste anche voltare la cupola, se vi facessi vedere il mio modello e i miei progetti. Capite, ora, esimio messer Console?
(pagina 16)
Oltre al già citato Marco Cei, completano la squadra creativa di questo nuovo “prodigio fra le nuvole” Luca Bulgheroni ai disegni, Martina Pignedoli ai colori e Filippo Rossi al lettering.
In realtà il volume Brunelleschi non fa parte formalmente della collana Prodigi fra le nuvole, ma lo stile è quello degli altri “prodigi”, trattandosi infatti di una nuova biografia di una personalità che ha reso grande l’Italia.
Per costruire la sua cupola Brunelleschi si scontra con altri grandi, ma nessuno sa innovare come lui. I suoi contendenti, anche se grandi architetti, vivono della tradizione, mentre Filippo acquisisce dal passato per generare cose nuove. Davvero tipico dei geni, che sanno mettersi sulle spalle dei giganti per guardare più lontano. Dal Pantheon a Santa Maria del Fiore.
Il suo genio viene riconosciuto da tutti, anche dagli avversari, come Ghiberti e Giovanni da Prato, che devono ricorrere a tanti mezzucci per screditarlo. E utilizzeranno la sicurezza sul lavoro, boicottandola e aizzando gli operai allo sciopero. Ma Brunelleschi si dimostra geniale anche in questo: gestisce il problema in modo forse non del tutto ortodosso, ma tirandosi fuori dagli impicci.
E si prenderà anche la rivincita. Con gli interessi: tecnici e personali.
Marco Cei scrive la sceneggiatura di un argomento che sembra conoscere bene: l’estro e la capacità di ripicca dei toscani, soprattutto dei fiorentini a cavallo tra Medioevo e Rinascimento, con tutto il relativo scontro sotterraneo per il prestigio e la ricchezza, le pugnalate alle spalle e i colpi risolutivi di arguzia e genio. Lo aveva fatto già con il secondo volume della trilogia dantesca di Kleiner Flug, con la vita e la gestione della Firenze narrate con un contesto storico molto preciso e riportato nel dettaglio degli accadimenti, anche se ovviamente i dialoghi e i passaggi spiccioli non sono ovviamente tutti storici.
Qualche volta Cei cade un po’ nel didascalico: ad esempio, fa spiegare a Brunelleschi più volte le sue soluzioni architettoniche, fino a un vero e proprio spiegone sulla struttura macroscopica della cupola. Fa anche passare per queste pagine tanti personaggi della storia e dell’arte, fino a Leon Battista Alberti e al già citato Giovanni de Medici, considerato capostipite della dinastia, peraltro con accuratezza storica.
Vale la pena di sottolineare che molti dettagli tecnici della cupola sono ignoti ancora oggi, tanto è vero che non smettiamo di studiare questo capolavoro, anche con tecniche molto complesse come la tomografia a muoni (argomento di cui si è occupato recentemente anche em>Topolino, ne abbiamo parlato qua). È noto infatti che Brunelleschi tenesse per sé le sue tecniche costruttive per evitare che altri lo copiassero, perché riconosceva nei suoi antagonisti non solo la scaltrezza, ma anche la capacità tecnica e dunque la capacità di capire quello che stava facendo. Brunelleschi tenne dunque per sé i suoi segreti che lo porterono a costruire una vera e propria meraviglia: ciò gli verrà riconosciuta da tutti, anche all’epoca. La sua Firenze (ma anche Roma) gli tributerà grandissimi onori, perché dal suo genio è stata onorata. Per Brunelleschi non vale il proverbio Nemo propheta in patria.
Cei riesce anche a non far perdere di interesse per una storia che in realtà non ha molta azione, ma vive dei sotterfugi e dei successi nella costruzione, ma su questi costruisce una trama che si fa leggere tutta d’un fiato. In questo senso, i disegni di Luca Bulgheroni e i colori di Martina Pignedoli sono adattissimi: il tratto è realista quanto basta, ma utilizza la fisiognomica e le espressioni facciali anche per caratterizzare i personaggi dal punto di vista interiore. Una modalità talvolta ai limiti del caricaturale, e molto efficace.
La gabbia è molto dinamica come ormai siamo abituati a vedere, e utilizzata per interessanti sottolineature. Così nella scena dell’uovo, la vignetta che contiene Brunelleschi è a forma di uovo, con un lato piatto. E ricorda anche un po’ la forma della cupola.
I cambi di inquadratura sono frequenti e ci sono due sole splash page, entrambi riguardano le cupole: una con il Pantheon, che sarà di ispirazione, e una chiude il volume con l’opera finita (in realtà manca la lanterna, ma questa è un’altra storia). La prima si trova nelle pagine di ricordi romani, caratterizzata anche dal viraggio grigio e dalle vignette senza bordi: i colori sono molto ben tarati, riempiono senza mai infastidire, e sono di aiuto, come detto, nel ricordare i trascorsi romani.
Un altro bel ritratto di personaggio toscano che influenza la storia e la cultura italiana, come nella tradizione di Kleiner Flug. Una rilettura storicamente accurata e graficamente godibile della storia di un artista famoso, ma dai più collegato in modo quasi automatico alla cupola, ignorandone la competenza e l’ingegno. Anche in altri campi.
Marco Cei, Luca Bulgheroni
Filippo Brunelleschi
Kleiner Flug, 2023
64 pagine, brossurato, colore, 21×28,5 cm, €15.00
ISBN 978-88-94950-90-8