Dottor Strange, Aaron, Bachalo ed il loro mondo bizzarro
Recensione del nuovissimo ciclo del Doctor Strange, di Jason Aaron e Chris Buchalo, edito in Italia da Panini Comics.
«Nel mio lavoro a volte hai il lusso di rilassarti, agitando le dita e lasciando che la magia faccia il suo lavoro. Altre volte devi rimboccarti le maniche e sporcarti le mani. Sperando che nessuno noti che tremano.» (Stephen Vincent Strange)
Il Dottor Strange è un classico personaggio dalla vita editoriale travagliata, la cui prima apparizione avvenne nell’estate del 1963, sul n. 110 di Strange Tales, mensile antologico dedicato a storie del mistero e dell’occulto nato negli anni ’50, quando ancora la Marvel si faceva chiamare Atlas, e vide raccontate le sue origini solo nel n.115 da parte dei creatori Steve Ditko e Stan Lee (i papà anche di un certo Tessiragnatele). Da lì diventò uno dei personaggi fissi della testata, con storie prettamente autoconclusive come si usava all’epoca, lunghe 5 o 6 pagine, che divennero le più popolari tra gli studenti dei College, grazie alle surreali esplorazioni visuali sempre più allucinogene mostrate da Ditko. Queste anticipavano la fascinazione della controcultura giovanile del periodo per misticismo e psichedelico e finirono per divenirne un simbolo, tanto che i Pink Floyd integrarono nella copertina del loro secondo album A Saucerful of Secrets (1968) una vignetta di Strange Tales 158, tratta dalla storia di Doctor Strange: The Sands of Death, dove il Tribunale Vivente, appena comparso a Strange in tutta la sua aliena e inquietante magnificenza, alla fine del 157, annuncia l’imminente distruzione del pianeta Terra a causa di inconsapevole gesto di Stephen stesso, ed inserirono un diretto riferimento al Signore delle Arti Mistiche nel testo di Cymbaline: «And Doctor Strange is always changing size».
Successivamente Ditko avrebbe rotto con la Marvel per dissidi con Stan Lee, Strange Tales avrebbe cambiato definitivamente nome in Doctor Strange e, col numero 169, il personaggio avrebbe visto un succedersi frenetico di sceneggiatori e rese grafiche, tutte di altissimo livello qualitativo (Roy Thomas, Gardner Fox, Steve Englehart e Roger Stern da un lato, Barry Windsor Smith, Jim Starlin, P.Craig Russell, Gene Colan e Frank Brunner dall’altro) senza tuttavia avere un facile successo tra gli appassionati, i quali videro il personaggio vagare tra serie aperte, chiuse e successivamente rilanciate, testate antologiche e The Defenders. È dal 1996 che il Dottor Strange non appare in una serie regolare a lui dedicata e con il personaggio che nel decennio successivo troverà spazio soltanto in storie e miniserie autoconclusive o in mega eventi, entrando a far parte dei Nuovi Vendicatori e degli Illuminati.
E infine arriviamo al presente. Con l’imminenza del suo esordio cinematografico, la Marvel ha pensato bene di rimettere in pista il Signore delle Arti Mistiche (ne abbiamo parlato anche QUI), ponendolo sotto le luci della ribalta e di nuovo in una testata a lui dedicata (in Italia è la prima volta che il Doctor Strange ha una testata con il suo bel nome in copertina), sfruttando l’onda lunga dell’ultimo rilancio All-New All-Different Marvel e puntando su un team qualitativo, su cui si poteva scommettere ad occhi chiusi, composto da Jason Aaron e Chris Bachalo, e che fa capire come la dirigenza della Casa delle Idee si aspettasse qualcosa di assolutamente atipico, strano e bizzarro da questa nuova testata. Aaron, infatti, si sta affermando come una delle penne più autorevoli nel fumetto mainstream e non, ottenendo un premio Eisner nel 2016 come Miglior Scrittore e conquistando i lettori più difficili con Scalped e Southern Bastards ma anche contemporaneamente capace di portare avanti campioni di vendite come Star Wars e soprattutto la lunga run su Thor. Questa, tuttora in corso, si sta attestando come una delle più lunghe e importanti sul personaggio, districandosi abilmente con la continuity di Thor Odinson e il suo cast di personaggi, in particolare una vecchia conoscenza per gli affezionati lettori come Jane Foster, mostrando una scrittura tanto versatile quanto spiccatamente realistica e pungente. Intervistato da CBR sulle motivazioni che lo hanno spinto ad accettare l’incarico, afferma:
A dire il vero, questo è un lavoro che aspettavo da lungo tempo. Il progetto è stato in fase di “pre-produzione” per un po’, ben prima di Original Sin. Non so di preciso cosa ha inizialmente acceso il mio interesse verso il personaggio, penso che ciò risalga a quando leggevo le sue storie negli anni ’70, roba come il ciclo di Steve Englehart e Steve Gerber. Amavo quel periodo, e chi lavorava su questi fumetti. Volevo scrivere del Dottor Strange, e quando Kevin Feige annunciò il film sul personaggio, pensai: “Bene, se c’è un film in lavorazione, non manca molto al momento per il fumetto con protagonista Strange”. Così, proposi la cosa ad Axel Alonso, il quale mi ha tenuto sulle spine per un po’. Aspettavamo il momento giusto per lanciare questa serie, e il giusto artista che si occupasse della grafica. Chris Bachalo è stata davvero la nostra prima scelta, forse l’unico della nostra lista. Lo volevamo a tutti i costi. Sono felicissimo che tutto ciò sia avvenuto.
Dalle parole di Aaron appare evidente l’importanza della cura grafica di Buchalo per la realizzazione della serie: disegnatore spesso sottostimato per essersi allineato in parte a quello stile vicino al manga e ai cartoni animati giapponesi che Joe Madureira aveva già portato sulle pagine dei fumetti dedicati agli X-Men, qui ritorna a un tratto più simile a quello mostrato su Death e Shade The Changing Man in Vertigo, palesando la netta volontà di distanziarsi dalla codificazione dei reami cosmici e onirici che fanno generalmente riferimento allo Strange di Steve Ditko, e che in mano a Buchalo diventano più fantasy che mistici. Il disegnatore intervistato, dice:
Abbiamo visto molti stili, negli anni, ma tutti quanti hanno fatto capo a quell’epoca. Io voglio che ogni singolo reame abbia le sue regole, un suo aspetto peculiare e riconoscibile. Alcuni potrebbero essere interamente cubici, altri del tutto liquidi. Prometto di essere creativo, in questo.
I disegni di Bachalo si presentano sempre sopra le righe, contraddistinguendosi per la densità di particolari e la gestione dei volumi della tavola, con una griglia incapace di contenerlo, evidenziando come il disegnatore si diverta a sminuzzare, allargare, ricomporre e fare molto uso di doppie pagine, dando un’esperienza di libertà di lettura pari solo a quella che potrebbe darci il mondo che si apre dinanzi agli occhi di Strange: fatto di vermoni, piante minacciose, orsacchiotti di pezza giganteschi, mondi alternativi o labirintiche stanze del Sancta Sanctorum.
A livello narrativo Aaron pone l’accento su un elemento catartico nella figura del Doctor Strange, ovvero il tema dell’equilibrio, sviluppandolo in tutte le sue sfaccettature. Stephen fa uso principalmente della magia e sa di essere in cima alla piramide di tutti i maghi esistenti. Dalla sua prospettiva, è consapevole di questo e non può non vedere la stranezza, la particolarità della sua posizione. Casa sua è il posto più folle di New York City, persino di quella del Marvel Universe. Questo lo diverte. D’altro canto c’è la componente meno luminosa, il prezzo che questa vita esige. E, di nuovo, è questione di equilibrio. Infatti il Doctor Strange di Aaron dobbiamo visualizzarlo come uno Stregone Supremo che cammina lungo un percorso diverso da quello delineato da altri autori, che sembra soffrire la sua dimensione di divisione tra magia e umanità, come mai fatto in precedenza. Se Englehart, il quale avrebbe influenzato gran parte della scrittura successiva intorno al personaggio, plasma l’immaginario di Strange tendendo verso la figura del vecchio saggio dell’universo Marvel e macchiandolo della condizione di superuomo riuscito (incarnato dall’acquisizione del titolo di Stregone Supremo che lo pone a un gradino dal Tutto), distaccato dalla vita, che lo costringe ad aggrapparsi all’amore per Clea, al suo ruolo di difensore della Terra e ai peccati del passato, per non perdere la sua umanità (molto similmente ad un altro dottore, il Dr. Manhattan, della narrativa fumettistica), Aaron ci dà uno Strange umano, troppo umano che sembra più giovane, non indossa più un ambigua calzamaglia, che cammina in mezzo a noi per le strade della città, difendendoci davanti ai nostri ciechi occhi non allenati alla magia, assaggiando scampoli di normalità nel Bar Senza Porte (ovvero un lounge bar solo per maghi nascosto nelle viscere di New York), con un Wong amico attivo e partecipe della vita di Strange e non un monotematico servitore come in passato, ma soprattutto aprendo il Sancta Sanctorum alla bibliotecaria Zelda Stanton, che ricorda la Sara Wolfe del ciclo di Roger Stern. Questa nuova visione porta anche a ripensare, da parte di Aaron, alla magia stessa, che diviene un fardello che grava non solo da un punto di vista spirituale ma anche fisico, e portando il lettore a rimettere in discussione ogni singolo movimento di mano e schiocco di dita compiuto da Strange nel corso della sua vita:
Dormo al massimo tre ore a notte. Altrimenti gli incubi mi farebbero uscire di senno. Se già non l’hanno fatto. Ho delle ulcere grandi come topi di fogna. Sputo pezzi della mia anima almeno due volte al giorno. E se domani verrò ucciso, che è sempre una possibilità, vallo a sapere se accanto al mio cadavere ci sarà un demone dell’oltretomba o una vecchia fiamma. (Stephen Vincent Strange)
Ogni pugno ha il suo prezzo, ogni magia pretende il suo sacrificio e rapidamente assistiamo a un eccentrico mago, spesso deus ex machina delle vicende del Marvel Universe, che diviene un martire per l’umanità. Come afferma lo stesso Aaron:
Ci sono ripercussioni con le quali deve fare i conti, quando utilizza questo tipo di “forza”. Così che, quando Dottor Strange utilizza i suoi poteri, non è come quando Capitan America lancia lo scudo o Spider-Man le ragnatele. Ci sono ripercussioni, pesanti. Quando Strange appare e salva il mondo e gioca con queste forze mistiche e primordiali, deve pagare un prezzo. C’è sempre un contro-effetto. A volte è qualcun altro a pagarlo, in un’altra parte del mondo, o un’altra dimensione, a volte è lo stesso Strange. Ma questo prezzo deve comunque essere pagato.
Non è facile essere nei panni del Dottor Strange. Fa male. C’è un costo fisico, mentale e spirituale da pagare per percorrere questo sentiero e fare ciò che fa. Non voglio mostrare un Dottor Strange che sia una sorta di deus ex machina. Non voglio che appaia, muova le mani, faccia la sua magia e se ne torni a casa tranquillo. Voglio che il protagonista debba lottare sul serio e soffrire per ogni cosa che fa.
Strange è quel tipo di individuo disposto a pagare in prima persona il prezzo che richiede il benessere degli altri. E ciò è proprio come quando un dottore visita il suo paziente e afferma: – Vorrei tanto poter estirpare questa malattia dal tuo corpo, anche a costo di soffrirne io per primo. Questo è il Dottor Strange. E allora se il mondo della magia si sta spopolando, la magia stessa si affievolisce, gli Stregoni Supremi vengono bruciati ai pali come ai tempi dell’Inquisizione e nell’ombra si nasconde una mano misteriosa che si sta diffondendo come un cancro in tutto il mondo magico. Facendo fede al suo patto, il Dottor Strange dovrà identificare i sintomi, trovare la malattia e asportarla, ma non sarà così facile.
In conclusione, la serie alterna straordinaria leggerezza ad ampi momenti di drammatica maturità e consapevolezza, accompagnati dal cinismo e dall’umorismo nero del Doctor Strange e con chiare influenze da fumetto Indie e Vertigo (non a caso, dove Buchalo e Aaron si sono fatti le ossa), la serie si presenta come una delle migliori del lotto di quest’ultimo rilancio di casa Marvel, indicata anche per chi è a digiuno del personaggio.
La Panini pubblica mensilmente il nuovo ciclo di Aaron e Bachalo da Giugno, in uno spillato che vede inoltre la pubblicazione della ottima Scarlet Witch di James Robinson (autore che potete leggere anche su Squadrone Supremo) e al momento siamo arrivati al numero #5. Coloro che preferiscono i cartonati saranno ben felici di sapere che Panini ha raccolto in unico volume i primi cinque albi americani delle nuovissime avventure del Doctor Strange, dal nome Mondo Bizzarro, che potrete trovare in fumetteria al prezzo di € 12.00, con 128 pagine a colori.
Insomma non avete scuse…e che le venerande schiere di Hoggoth vi proteggano!