Doctor Strange nel multiverso della follia – Recensione in anteprima
Doctor Strange nel multiverso della follia è l’ultimo episodio (finora) del MCU e vede alla regia un Sam Raimi in forma che consegna al pubblico un film ricco e divertente.
In arrivo nelle sale italiane mercoledì 4 maggio, Doctor Strange nel multiverso della follia è un titolo molto atteso dal pubblico, ancora fresco di quel bagno di fanservice che è stato Spider-Man No Way Home – film con incassi da record dove, fra gli altri, era comparso proprio il nostro amato stregone, anticipando la tematica al centro del suo secondo film monografico: il multiverso e le sue insidie.
Il film si apre in media res, in quello che sembra uno scontro epico tra Doctor Strange e un demone multiversale, mentre è in gioco la vita della piccola America. La ragazzina ha il potere, scopriremo poco dopo, di attraversare gli universi tramite un varco a forma di stella; un dono utilissimo, ma che sfortunatamente non è in grado di controllare. A quanto pare, America è braccata da una qualche entità che vuole ottenere il potere di viaggiare fra gli universi – obiettivo ottenibile di fatto con il sacrificio della ragazza – e toccherà a Stephen Strange proteggerla, aiutato dal mago Wong, di recente asceso al ruolo di Stregone Supremo, e da Wanda Maximoff, la potentissima Scarlet Witch che avevamo lasciato in un autoesilio alla fine della bellissima serie WandaVision.
In breve tempo, la situazione precipita fino a stravolgere quasi da subito i ruoli di buoni e cattivi: uno dei personaggi infatti si rivelerà essere a tutti gli effetti il villain del film, una figura che perseguita il resto dei protagonisti quasi come una maledizione senza scampo. In questo, Sam Raimi (già regista della trilogia originale di Spider-Man) ha riconosciuto uno spunto horror e ne ha approfittato per giocare con lo spettatore, inserendo diverse scene che omaggiano proprio questo genere – e di cui lui stesso è stato tra i principali esponenti in passato.
Il risultato è un film che, sebbene ancorato alla comfort zone del MCU, è forse tra i pochi ad azzardare un’uscita dai binari, ad avere una caratterizzazione più riconoscibile e memorabile. È evidente che Raimi si sia divertito molto alla regia, regalandoci scene dalle tinte inaspettatamente inquietanti e spiazzanti. Il suo divertimento è così anche il nostro, trascinati da un universo all’altro per due ore piene, senza momenti di stanca. Tutto è coerente, tutto è ben ritmato. Unica esclusa da questa architettura perfetta è la giovane America: il suo passato è solo accennato, e il film è così frenetico da non avere il tempo di farci capire fino in fondo che tipo di ragazza sia, né di legare a sufficienza col resto del team.
Protagonista tanto quanto Strange è la favolosa Wanda, qui con il suo bagaglio di rancore ereditato dagli eventi della serie TV dello scorso anno. Wanda affronta il trauma e i demoni interiori con un tale impatto nel film che viene naturale considerarlo come un seguito di WandaVision, almeno quanto lo è del primo Doctor Strange. Entrambi i personaggi godono di interpreti eccezionali: Benedict Cumberbatch è ormai plasmato nel ruolo dell’austero stregone e ci sguazza con una naturalezza spiazzante, ed Elizabeth Olsen si rivela sempre più credibile soprattutto nei momenti di forte spessore emotivo.
Doctor Strange nel multiverso della follia è un film che probabilmente non deluderà le aspettative. Decisamente più memorabile di almeno metà dei cinecomics Marvel, colpisce perché pur presentando un tema, il multiverso, che nel mondo nerd è ormai stracotto, riesce a mantenere il senso di sorpresa nello spettatore, a cui rimane il piacere di non sapere come si evolveranno i fatti fino alle ultime sequenze e di godersi alcune trovate visive dall’effetto wow garantito. Certo, non è perfetto: un paio di scene hanno un retrogusto di pinkwashing e il binomio madre isterica/mostro senza freni appare un po’ rischioso in alcuni passaggi, tuttavia non sono elementi che distruggono il film. Ciliegina sulla torta, un inevitabile fanservice non troppo invadente, ma in alcune incursioni davvero inaspettato.
E da buona tradizione Marvel, l’immancabile (doppia) scena dopo i titoli di coda: uscire prima dalla sala è un reato. Buona visione!