Scienziati, paperi e topi… Disney e la scienza
I fumetti Disney da sempre, e soprattutto quelli scritti e disegnati dagli autori italiani, si occupano di passare a tutto il loro pubblico attualità, cronaca, ma anche un po’ cultura… Stavolta ci hanno provato anche con quella scientifica!
Si è appena conclusa la serie di trenta numeri in collaborazione tra Disney, Giunti Editore e RCS MediaGroup denominata Scienza Papera.
Iniziativa molto interessante, che da febbraio alla metà di settembre ha settimanalmente accompagnato in edicola i due quotidiani più importanti in Italia.
Come si vede dal piano dell’opera, tutti i temi e gli argomenti principali della scienza (e della tecnologia, ma non solo) sono stati trattati in 155 storie (più qualche striscia), con delle introduzioni snelle e un breve approfondimento nelle pagine finali di ciascun numero, riguardante l’argomento di volta in volta affrontato.
Chi segue il sito di Dimensione Fumetto sa che la relazione tra scienza e fumetto mi è molto cara, e non potevo farmi sfuggire questa ghiottissima occasione in cui il fumetto per antonomasia si mette in gioco.
In fondo Topolino è stato il primo grande fumetto generalista, i personaggi di Disney da sempre interpretano in modo più o meno fantasioso eventi, personaggi, realtà storiche, spaziando tra tutti i generi, e toccando in modo, a volte più, a volte meno, approfondito anche tematiche che possono apparire lontane dal loro mondo.
La scienza e la tecnologia sono da sempre molto presenti nelle testate disneyane.
Lo zio Paperone ha sempre fatto uso della tecnologia per sperimentare idee innovative per aumentare il livello del suo deposito: quanti viaggi su strane macchine costruite da Archimede, con Paperino che, suo malgrado e per provare a diminuire i suoi infiniti debiti, faceva da equipaggio!
Topolino, oltre che detective, è sempre stato un esploratore e un avventuriero, e questo lo ha portato a viaggiare nel tempo alla ricerca della risposta agli enigmi della storia, e a volte anche della scienza.
Per non parlare dei cattivi, che da sempre fanno uso degli ultimi ritrovati tecnici, da Macchia Nera, ai Bassotti, a Gambadilegno e Plottigatt.
Così, non potendo esaminare in dettaglio le storie una per una, ho pensato di dare uno sguardo d’insieme all’opera, provando a fare un po’ di statistica…
- 155 storie complessive;
- in queste sono stati soprattutto protagonisti i paperi (29 volte Paperino, 26 Paperone, 6 Paperinik, complessivamente 95 storie, contando gli altri personaggi), d’altra parte Scienza topa (ehm…) non sarebbe stato un titolo adatto, anche se Topolino è il personaggio con il maggior numero di storie da protagonista (41);
- non in tutti i racconti ci sono scienziati, nel caso, ovviamente, la fa da padrone Archimede (28 apparizioni da scienziato comprimario, 3 da protagonista assoluto), 13 volte sono scienziati e tecnici delle industrie PdP, 9 volte Zapotec (e Marlin), 4 Gilberto, mentre 22 volte compaiono scienziati one shot più o meno reali (da Lavoisier al professor Gamma);
- in alcuni casi la parte scientifica è sulle spalle di alieni et similia (Eta Beta) o dei cattivi (Intellettuale 176, Plottigatt);
- gli sceneggiatori con il maggior numero di storie presenti sono Augusto Macchetto e Carlo Panaro (9 a testa), insieme a Marco Bosco, che però due le condivide con Massimiliano Valentini;
- una sola volta compare come sceneggiatore Massimo De Vita, che invece ha disegnato 7 storie, e 1 volta come autore completo; quello con il numero maggiore di opere sceneggiatura + disegni è Casty (3), ovvero Andrea Castellan;
- il disegnatore più visto all’opera è il grande Giorgio Cavazzano (15 volte), con storie dal 1975 al 2012!
- del tutto sporadica è la presenza di autori stranieri.
In definitiva una carrellata ricca e varia su storie in cui il tema scientifico è a volte borderline, nel senso che appare quasi un pretesto per costruire la trama.
Forse se c’è una cosa che mi ha convinto poco in questa rassegna è stata legata proprio alla distribuzione temporale delle storie: c’è stata una grande predominanza di idee moderne, ma non solo per argomenti come il web o i cambiamenti climatici, ovviamente spostati in avanti, e in cui la datazione delle storie era pressoché obbligata.
La distribuzione per anno delle storie è parsa infatti eccessivamente spostata verso la produzione degli ultimi dieci-quindici anni.
Sarebbe invece stato interessante da una parte confrontare sugli stessi temi storie moderne e più attempate, dall’altra dare la possibilità ai lettori di notare come spesso anche le trovate Disney siano state profetiche sull’evoluzione della scienza.
Solo in tre volumi, invece, l’anno medio di prima pubblicazione è anteriore al 1995, e in due soli casi ci sono almeno tre storie antecedenti al 2000.
Non compaiono inoltre personaggi che avrebbero potuto starci benissimo, e hanno fatto la storia del fumetto Disney, in particolare quello italiano, come Superpippo.
Una struttura più omogenea, numero per numero, attingendo al grande archivio Disney, e alle moltissime trame che hanno parafrasato la Storia e la Scienza, con i personaggi reali affiancati da quelli fantastici, utilizzate solo in poche occasioni, come in Sottopolinia con Renzo Piano, o in Nikolaj Papernik (Copernico), per poi collegarci storie più leggere e moderne, forse sarebbe stata utile, anche per aiutare il lettore con uno schema fisso.
Inserire alcuni racconti in cui i grandi scienziati Disney (da Zatopec, a Archimede, da Gilberto, a Enigm) spiegavano fatti scientifici, in modo più o meno didascalico, cioè riferendosi al lettore (come ne Le Pillole di Pico), o semplicemente in una spiegazione tra personaggi (ricordo di tante storie in cui Zapotec spiega a Topolino il funzionamento delle macchine o dei processi scientifici), non sarebbe stato sbagliato.
La sensazione, da amante della scienza, è che questa sia rimasta troppo sullo sfondo, sia stata trattata per lo più come un pretesto per raccontare storie disneyane, con una selezione non sempre felice.
Anche nei redazionali iniziali e finali, era forse possibile, visto anche il target dei lettori adulti di Corriere e Gazzetta, inserire dei riferimenti per stimolare all’approfondimento, citando altri titoli Disney, insieme a riferimenti scientifici più precisi (siti internet o altro).
Insomma, da una parte una operazione sicuramente encomiabile, di legame tra fumetti (e che fumetti!) e scienza, dall’altra forse una occasione parzialmente perduta di dare a un’opera così corposa e di grande impatto uno spessore, anche culturale e scientifico, ancora maggiore.
Se vi fosse sfuggita, siete comunque ancora in tempo!