Dimensione Arcobaleno: Swan
Il fumettista Néjib torna in libreria per Coconino Press con i tre volumi di Swan, storia di affermazione personale e sociale di un’artista donna nel secondo Ottocento francese.
Be proud of who you are! Per tutta l’estate Dimensione Fumetto arricchirà le sue proposte e si tingerà dei colori dell’arcobaleno… come? Nell’unico modo in cui sappiamo farlo, leggendo e proponendovi fumetti e fumettisti che affrontano tematiche LGBTQIA+: inclusione, rispetto, identità e amore. Buona lettura!
Sei anni dopo Stupor Mundi, ricoperto di premi e accolto con grande favore dalla critica, Coconino Press ha finito quest’anno di portare in Italia i tre volumi di Swan, la nuova opera del francese con passaporto tunisino Néjib Belhadj Kacem, che per brevità si firma solo Néjib, nuova star del fumetto francofono, direttore artistico nientemeno che di Casterman, la casa editrice di Tintin, e a tutti gli effetti collega di autori come André Breton, Marcel Proust e Marguerite Yourcenar venendo come loro pubblicato in Francia dalle prestigiosissime edizioni Gallimard.
Dopo una tale introduzione potrebbe sembrare difficile e persino presuntuoso scrivere qualsiasi cosa che non siano complimenti spassionati e fini confronti intellettuali per Il bevitore di assenzio, Il chitarrista spagnolo e Colazione sull’erba, ovvero i tre volumi che compongono l’opera e che già dai titoli rivelano il contesto storico, geografico e artistico in cui si muove la narrazione. Eppure Swan è lontano dall’essere un capolavoro e merita attenzione più per le intenzioni dell’autore che per il risultato finale.
Si tratta in effetti di un interessante affresco storico che mette insieme elementi di finzione con altri reali. Il fulcro della narrazione ruota intorno ai due fratelli Scottie e Swan Manderley, ricchi cugini statunitensi di Edgar Degas, che giungono nella Parigi dei tardi anni 1850 per studiare pittura, la loro passione: per Scottie non ci sono problemi a entrare nell’Accademia di belle arti, ma per Swan sì essendo lei una donna, e al tempo le donne non erano tollerate. A questo si aggiunge il contesto culturale del tempo, con lo scontro artistico fra pittura accademica e la nouvelle vague dei pittori realisti e proto-impressionisti, e lo scontro generazionale fra i due fratelli e il padre che viene da loro accusato di aver causato la depressione fatale a loro madre. Fra dibattiti intellettuali, conoscenze illustri, lettere, fotografie, ricatti, duelli, pipì in pubblico, amplessi dans l’atelier come pure en plein air, sedute di posa in studio e passeggiate nel bosco di Fontainebleau, la narrazione prosegue fino al pre-finale, bellissimo, e al finale narrativamente molto bello anche se incongruente con quanto narrato nelle pagine precedenti.
Se la trama rimanda al tardo Ottocento parigino non solo nell’ambientazione, ma anche nell’intreccio da feuilleton, la grafica invece è quella molto contemporanea e molto personale dell’autore. Come già in Stupor Mundi, anche in Swan Néjib usa un tratto graffiato, grossolano, ai limiti del grezzo pur stando attento a garantire sempre la riconoscibilità dei personaggi (importante, dato l’ampio cast), caratterizzati con fattezze a volte caricaturali. La colorazione è molto peculiare, un bianco & nero a cui si aggiunge di volta in volta uno o due colori che variano di scena in scena.
Ci sono due approcci grafici possibili a una serie storica come Swan: usare un linguaggio grafico in accordo con l’ambientazione o in contrasto con l’ambientazione; Néjib opta per il secondo, ma senza particolari guizzi creativi, così che alla fine il linguaggio grafico di Swan non sembra il risultato di una scelta consapevole e giustificata, ma è “solo” l’unico linguaggio grafico che Néjib sa usare e che dunque usa in tutte le sue opere, che parlino di rock’n’roll o di conventi medievali o di accademie d’arte. Ora, si potrebbe obiettare che qualunque autore usa sempre il suo stile, ed è vero, da Milo Manara a Osamu Tezuka, ma i grandi autori sanno variare e far sposare il loro tratto con quello che raccontano, mentre Néjib mostra in Swan una sostanziale uniformità con le opere precedenti e, soprattutto, dei seri problemi di linguaggio.
Il fumetto è un linguaggio e non parlarlo bene corrisponde a non parlare bene una certa lingua. In Swan càpitano a volte défaillance nel ritmo, o errori di composizione nelle vignette (ordine dei balloon, contrasto fra lo sguardo dei personaggi e oggetto che guardano, eccetera) o fra una vignetta e l’altra (personaggi che cambiano di posizione, inversioni dell’ordine visivo, eccetera), o pagine riempite in maniera inutile.
Fra i vari esempi possibili, prendiamo la tavola qui a destra perché non spoiler: a che serve la lunga vignetta in basso a sinistra? Per far vedere che siamo in quel palazzo? Lo sapevamo già. Che siamo in città? Lo sapevamo già. Che è notte? Lo sapevamo già. 1/3 della pagina è preso da una vignetta riempitiva, che non comunica nessuna informazione, e che anzi spezza immotivatamente l’azione clou nel cliffangher che chiude il primo volume, interrompendo peraltro l’azione in corso, ovvero un personaggio che sta spiando un altro personaggio che sta spiando un altro personaggio, scena a sua volta non del tutto utile perché poi i tre si racconteranno comunque le loro vicende l’un l’altro.
In breve, Swan si rivela una lettura molto appassionante e inventiva per la parte testuale, accompagnata però da una parte grafica che non aggiunge veramente qualcosa al testo, anzi spesso gli fa perdere valore con soluzioni incongruenti. In ogni caso, per chi è interessato alla storia dell’arte, e in particolare allo straordinario secondo Ottocento francese, Swan si rivela una lettura certamente valida.
Vale la pena inoltre spendere alcune parole sugli aspetti queer del fumetto.
Senza particolari spoiler, in Swan il lettore trova almeno due personaggi omosessuali e almeno un personaggio cishet costretto a presentarsi in pubblico con un’identità di genere diversa dal suo sesso biologico: in breve, si traveste. Queste situazioni sono presentate nella maniera migliore possibile, ovvero: non sono problematizzate in quanto tali. Certo, servono per mandare avanti la trama e sono oggetto di litigi e violenze, ma fra i personaggi non c’è scherno o condanna, e quando c’è viene da personaggi caratterizzati come gretti e bigotti. Ad esempio, quando un personaggio scopre l’omosessualità del figlio, il problema non sta tanto nel suo compagno gay, ma nel fatto che abbandoni la società civile per andare a vivere col compagno in una catapecchia fra i boschi; ancora, quando il personaggio en travesti rischia di essere scoperto, il suo sesso biologico rappresenta un problema agli occhi degli altri tanto quanto la sua cittadinanza straniera, ovverosia è un ostacolo sociale o burocratico, non un ostacolo umano o al talento.
Ecco dunque che Swan si rivela scritto benissimo anche sotto il punto di vista delle tematiche LGBTQIA+, narrando con sensibilità contemporanea una storia ambientata duecento anni fa, e di quelle femministe, espresse nel diritto all’uguaglianza richiesto dalla protagonista, palesato dal colpo di scena nel pre-finale (in cui dipinge un soggetto che scatenerebbe tuttoggi lo scandalo e l’interesse dei mass media internazionali) e anche confermato dal superamento del test di Bechdel-Wallace.
Infine, una nota purtroppo non positiva sull’edizione italiana.
La traduzione di di Emanuelle Caillat è certamente ben fatta e scorrevole, ma necessitava di maggiore supervisione da parte della casa editrice: qua e là ci sono dei piccoli calchi dal francese che, per quanto comprensibili, sono in effetti degli errori in italiano (ne segnalo solo uno: quel «affatto» nella prima vignetta di pagina 10 del volume 1 doveva essere un «niente affatto», poiché in italiano “affatto” vuol dire “del tutto, completamente” e si usa per confermare, non per negare). Sorprende poi che nessuno in Coconino Press conosca il Prix de Rome, sempre e storicamente e invariabilmente chiamato così in italiano e altre lingue da ben quattro secoli, eppure immotivatamente tradotto nel libro come «Premio Roma», che peraltro esiste ed è un concorso ippico. Infine, in lingua originale il lettering dentro i balloon era scritto a mano da Néjib in corsivo: nel tentativo maledestro di riproporre quel corsivo, in italiano è stato usato un font arzigogolato con un’interlinea insufficiente in cui molto spesso le lettere lunge vanno a sbattere, come le gambe delle “g”, “p” o “q” con le teste delle “b”, “d” o “l” eccetera, rendendo la lettura difficoltosa e a volte francamente irritante. La prossima volta pagate un consulente e un calligrafo, per favore.
Néjib
Swan, volume 1 Il bevitore di assenzio, volume 2 Il chitarrista spagnolo, volume 3 Colazione sull’erba
Coconino Press, collana Coconino Cult, 5 marzo 2020 (vol. 1), 25 febbraio 2021 (vol. 2), 3 marzo 2023 (vol. 3)
184 pagg. (vol. 1), 160 pagg. (vol. 2), 160 pagg. (vol. 3), colore, 19,5×26 cm, €20,00 cadauno
ISBN: 978-88-7618-526-7 (vol. 1), 978-88-7618-564-9 (vol. 2), 978-88-7618-576-2 (vol. 3)