Dimensione Arcobaleno, mese del Pride 2021: intervista ad Ariel Vittori
Un’intervista sui temi della visibilità queer ad Ariel Vittori, socia fondatrice dell’associazione culturale MeFu da cui monitora la situazione lavorativa de* fumettist* italian*.
Benvenuto giugno e benvenuto mese del Pride! Per tutto questo mese Dimensione Fumetto si tingerà dei colori dell’arcobaleno… come? Nell’unico modo in cui sappiamo farlo, leggendo e proponendovi fumetti e fumettisti che affrontano tematiche LGBTQ+, inclusione, rispetto, identità e amore. Buona lettura!
In questo giugno 2021 in cui l’Associazione Culturale Dimensione Fumetto punta i suoi riflettori sulla comunità LGBT+ e sulla rappresentazione nei fumetti delle questioni legate all’identità di genere, non potevamo non sentire la voce di Ariel Vittori, fumettista e illustratrice romana che, a dispetto della sua giovane età, ormai da anni si erge come una delle più importanti attiviste per i diritti della comunità queer, in particolare nel suo settore lavorativo.
Vittori può vantare nel suo ricchissimo curriculum numerose esperienze internazionali che le consentono di avere uno sguardo molto aperto ed evoluto sulla situazione attuale degli operatori del fumetto in Italia, un Paese riconosciuto come uno dei cinque grandi poli mondiali di quest’arte e nonostante ciò ancora viziato da provincialismo e scarso riconoscimento sociale ed economico verso i propri artisti. Proprio grazie alle sue competenze, Vittori è una dei “MeFu’s Eleven”, i soci fondatori dell’Associazione Culturale MeFu (benvenuti nel club!).
Nell’attesa di reincontrarla dal vivo in carne & ossa & capelli rosa nelle prossime fiere del fumetto, abbiamo intervistato Vittori non solo e non tanto sui fumetti in sé, ma soprattutto sul valore della visibilità queer in ambito artistico e professionale.
L’autore desidera ringraziare Ariel Vittori per la disponibilità.
Quando ti presenti nei colophon dei tuoi libri o nei profili sui tuoi social scrivi sempre che sei una «Italian queer illustrator» e chiarisci quali pronomi vuoi che ti vengano rivolti: perché è importante specificare questi dettagli?
La mia presenza social e la maggior parte delle mie collaborazioni editoriali sono con l’estero, orientate al mercato anglofono, e lì è per fortuna ormai consuetudine prima di tutto specificare i pronomi, una scelta che crea un ambiente più aperto e sicuro per coloro che hanno pronomi neutri o neo-pronomi e non si trovano soli nel doverli svelare e specificare.
Per quanto riguarda l’aggettivo “queer”, mi aiuta a esplicitare il legame forte e personale che c’è tra le tematiche del mio lavoro e la mia identità, oltre a generare un riconoscimento (esattamente come “Italian”) nei confronti di chi legge e condivide questa parte dell’identità con me. Tra l’altro uso queer proprio perché ha un senso ampio e abbraccia tutto ciò che non è etero-normativo, e mi allinea a livello personale e politico con qualcosa di più grande del mio semplice orientamento sessuale: chiarisce parte del mio background culturale.
Le case editrici di libri illustrati per bambini stanno mettendo sempre più cura nella visibilità, inserendo nei loro libri personaggi variegati per etnia, fisicità eccetera. Su questo tema, nel 2017 hai pubblicato con la tua casa editrice di autoproduzioni Attaccapanni Press il volume di racconti erotici a fumetti Melagrana, al cui interno si trovano le più varie rappresentazioni della sessualità: quant’è importante per il lettore la visibilità e qundi l’identificazione nei personaggi di narrativa?
Per il lettore che non è abituato a vedersi riflesso nei media è spesso vitale trovarsi rappresentato, e sicuramente per me il riconoscermi da lettrice e raccontarmi da autrice è sempre stato molto importante. Con Melagrana ho voluto sicuramente partire dal principio di portare in Italia una rappresentazione che non esisteva, ma senza far sì che la motivazione dell’opera fosse *solo* quella: per me, ancora pochi libri trovano un equilibrio tra la rappresentazione fine a sé stessa e il totale ignorare o prendere sottogamba questioni simili. Per me e i molti lettori che l’hanno apprezzato, Melagrana è stata una delle prime raccolte nel solco di questo equilibrio, a cui spero ne seguano sempre di più.
Da qualche anno la Disney sta strombazzando la presenza di singoli, specifici, secondari personaggi queer nei suoi film mainstream, dal Le Tont de La bella e la bestia ad Artie del recente Crudelia: al di là del suo valore artistico, secondo te questa scelta ha un qualche valore effettivo per aiutare la comunità LGBT+ o al contrario può rivelarsi controproducente?
Questa domanda è molto difficile. Valore effettivo non ne ha molto, “controproducente” però è troppo forte. Più che altro, nonostante i ridicoli boicottaggi come quello a Toy Story 4, è comunque ancora insufficiente. Non ho visto Crudelia, ma quello che mi piacerebbe è Elsa con una fidanzata, non un minuto di screentime di un comprimario di cui neanche ricordiamo il nome. Vuol dire beccarsi il minimo sindacale delle proteste volendo comunque gli applausi, e non credo sia abbastanza per applaudire.
Recentemente il MeFu, ovvero Mestieri del Fumetto, si è formalizzato in una Associazione Culturale di cui sei socia. Che tipo di attività svolgete e perché credi che ce ne sia bisogno?
Sono una dei soci fondatori del MeFu, nato come organo di indagine della situazione economica degl* operator* del settore fumetto e divenuto ora Associazione Culturale con lo scopo di migliorarne la condizione lavorativa attraverso informazione, consulenze e soprattutto iniziative attive a livello politico-culturale. Questo è importante per me non solo come fumettista, ma anche come fumettista queer, perché la lotta per essere intersezionale non deve mai limitarsi a pensare all’individuo in “compartimenti stagni” (o avremmo, come risultato, solo un generico portare le persone LGBT+ all’interno dello status quo liberista), ma deve sempre passare anche per la lotta di classe: un termine che sembra forte, ma per me certamente adatto nel parlare di chi lavora col fumetto, proprio sulla base di ciò che l’indagine 2020 del MeFu ha portato alla luce.
Sono fierissima di trovare di fianco a me soci che tra l’altro sono attentissimi alla questione per cui abbiamo impostato una comunicazione apertamente inclusiva sul sito, e continueremo a operare in questa direzione.