Dimensione Arcobaleno: Le Jardin, Paris

Star Comics festeggia il mese del pride 2022 portando in italiano Le Jardin, Paris di Gaëlle Geniller, una storia di affermazione personale e sociale di Rose, un personaggio non-binario.

Be proud of who you are! Per tutta l’estate Dimensione Fumetto arricchirà le sue proposte e si tingerà dei colori dell’arcobaleno… come? Nell’unico modo in cui sappiamo farlo, leggendo e proponendovi fumetti e fumettisti che affrontano tematiche LGBTQIA+: inclusione, rispetto, identità e amore. Buona lettura!


Copertina di "Le Jardin, Paris" di Gaëlle Geniller.Chissà se Gaëlle Geniller è una fan di Paolo Conte e della sua canzone Parigi, o se la somiglianza della trama del suo fumetto Le Jardin, Paris con il testo della canzone del cantautore di Asti è una pura coincidenza, frutto di uno di quei legami misteriosi eppure innegabili che connettono fra di loro artisti anche di tempi e luoghi lontanissimi. Fatto sta che il testo di Conte (e l’atmosfera musicale della canzone) è davvero simile alla storia di Geniller, e in particolare negli ultimi versi

Io e te, chissà, qualcuno ci avrà pure presentato / e abbiamo usato un taxi più un telefono più una piazza. / Io e te, scaraventati dall’amore in una stanza, / mentre tutto intorno è pioggia, pioggia, pioggia e Francia.

Le Jardin, Paris racconta la storia di Rose, figlio di Mughetto e collega di Girasole, Giacinto, Bucaneve e le altre donne con nomi di fiori che si esibiscono al cabaret Le Jardin nella Parigi degli anni ’20 del XX secolo: Rose ama danzare, ha una grande intelligenza fisica e cerca la sua strada nel mondo attraverso l’espressione artistica.

Tavole da "Le Jardin, Paris" di Gaëlle Geniller.
Due tavole che mostrano la cura per l’aspetto art & craft morrisiano che Geniller infonde al suo fumetto.

Rose è il figlio di Mughetto… o forse la figlia? Non ha davvero grande importanza, come emerge dal fatto che quelle che dovrebbero o potrebbero essere storie d’amore fra Rose e altri personaggi (Aimé, uno degli habitué del locale, ed Eugenie, una ragazza di campagna) non hanno veramente un ruolo centrale per la storia. Nemmeno quando un giornalista rischia di rovinare la reputazione di Rose, né quando rispunta una persona dal passato la trama si fa davvero drammatica. Molto più di qualsiasi avvenimento esterno, quello che sembra davvero importante per la storia, ed evidentemente anche per gli intenti narrativi di Geniller, è raccontare un percorso di crescita, di realizzazione personale e sociale e di affermazione della propria identità (anche di genere) che, per una volta, non si svolge in un ambiente degradato o socialmente difficile, ma al contrario in un mondo vellutato e saturo di profumi in cui la condizione non-binaria di Rose non solo non viene in nessuna maniera problematizzata, ma anzi è vista come la più assoluta normalità.

In effetti Le Jardin, Paris è ambientato nella Parigi multiculturale anni ’20, una città che aveva conosciuto La sagra della primavera, che ospitava Elsa Schiaparelli e che di lì a poco porterà in trionfo Joséphine Baker: una bolla culturale forse, ma certo un luogo ideale in cui era davvero possibile vivere liberamente la propria identità di genere, ben più di quanto sia possibile farlo oggi. In questo l’ambientazione scelta da Geniller non è solo affascinante, ma anche storicamente verosimile.

Per fare un confronto un po’ lontano, ma non troppo, in Billy Elliot il protagonista eponimo (di cui non viene mai specificata la sessualità) vive nella campagna britannica degli anni ’80 e deve faticare enormemente per far emergere la propria personalità artistica, mentre in Le Jardin, Paris l’arte di Rose viene esaltata e ogni ostacolo sulla sua via viene completamente rimosso dalla madre, dalle colleghe, da Aimé: in generale non c’è veramente “dramma”, ma solo un percorso sorprendentemente lineare e costante verso l’emancipazione, pur punteggiato da occasionali momenti in cui Rose si sente inadatto o schiacciato dal suo ruolo o altro.

Fotogramma da "Billy Elliot" di Stephen Daldry.
Billy deve riuscire a farsi strada in un ambiente completamente diverso da quello di Rose.

La presenza di dramma esclusivamente interno e mai esterno potrebbe essere sia il punto forte del fumetto, sia il suo potenziale punto debole, perché non ci sono mai momenti veramente drammatici o narrativamente forti e questo potrebbe annoiare il lettore. In effetti nelle 200 pagine di fumetto “non succede niente”, ma anche nelle 4’000 pagine della Recherche “non succede niente” eppure questo non sminuisce la qualità dell’opera.

Trama a parte, quello che è più difficile da digerire è il tono costantemente gentile e vezzoso e lezioso della scrittura di Geniller, che a tratti suona francamente teatrale, falso e artificioso. Forse è un problema della traduzione italiana? Non è impossibile, data la presenza di svariati refusi, scelte poco chiare (perché alcuni fiori hanno il nome in francese e altri in italiano?) ed errori “grafici”; per esempio, in un punto si usa «lì» al posto di «qui» nonostante il soggetto stesse indicando chiaramente una cosa a lui vicina, un indizio che forse il traduttore ha lavorato avendo a disposizione solo il testo e non le immagini e quindi non poteva farvi riferimento.

Quanto alle immagini, possiedono una sintesi grafica e una ricchezza espressiva del tratto e delle pose dei personaggi che fanno capire immediatamente e senza dubbi al lettore che Geniller ha una formazione da animatrice di cartoni animati, come infatti è. Come spiega l’autrice alla fine del volume, Le Jardin, Paris era nato come un cortometraggio animato e solo dopo è stato trasformato in un fumetto. Si vede chiaramente: le scene di danza, in particolare, sono palesemente storyboard per l’animazione. Questo rende la lettura molto scorrevole, ma al contempo le toglie chiarezza: uno storyboard non sempre funziona bene come fumetto, forse Geniller ha ben precisa nella sua mente l’animazione della danza di Rose, ma sulla pagina è resa in maniera vaga (ovvero, sufficiente per uno storyboard, ma insufficiente per un fumetto che non ha controparte animata).

Tavole da "Le Jardin, Paris" di Gaëlle Geniller.
Rose danza per Aimé: le immagini sono molto belle e splendidamente colorate, ma le pose non sembrano seguire un ritmo “fumettistico”. In altre parole, non si capisce come il personaggio passi da una posa all’altra, e questo accade con tutte le varie scene di danza del fumetto.

La ricca palette floreale e la morbidezza del tratto rendono comunque la lettura visivamente piacevole e appagante, in special modo nei bellissimi schizzi finali. Speriamo quindi che una lettura profonda ma al contempo leggera come Le Jardin, Paris possa ricevere la controparte animata per cui era nata e che certamente merita.


Gaëlle Geniller
Le Jardin, Paris
Star Comics, ASTRA, 18 maggio 2022
224 pagg., colori, brossura, 17×24 cm, €20.00
ISBN: 978-88-226-3300-2

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