David B. e il tarlo della guerra – Per gli oscuri sentieri
Odio, amore, menzogna, ambizione, follia, ironia, speranza, illusione: David B. ci porta per gli oscuri sentieri della vita, della storia, della mente alla ricerca di un senso da dare alle cose belle e alle cose brutte.
Edito in due tomi, Les Prologues (I Prologhi) nel 2007 e Les Fantomes (I fantasmi) nel 2008, poi in una pubblicazione unica nel 2009 sempre presso la casa editrice Futuropolis, infine per BAO Publishing in Italia nel 2013, Per gli oscuri sentieri di David B. intreccia diversi piani e storie: sullo sfondo della città di Fiume conquistata dagli Arditi di Gabriele d’Annunzio si snodano tra il 1919 e il 1920 gli scontri tra bande per il possesso di un bottino, il furto di una statua di San Francesco e una storia d’amore tra Lauriano, capo di una delle bande rivali, e Mina, avvenente cantante francese.
Le trame parallele e intersecate sono scandite dai sei prologhi del primo tomo: Il prologo dei banditi, in cui scoppia il colpo di fulmine tra Lauriano e Mina, Il prologo della città, in cui si ricostruisce la vicenda della presa di Fiume, Il prologo del poeta, dedicato al Vate italiano, Il prologo degli innamorati, che consente al lettore di conoscere meglio i due amanti, Il prologo degli investigatori, in cui ricompare la statua di San Francesco, Il prologo della fine, che riannoda tutti i fili del racconto riallacciandosi all’inizio del volume e preludendo al secondo.
Quest’ultimo, sviluppato senza suddivisioni, scioglie i nodi della narrazione con un ritmo più fluido e presenta un interessante spunto di approfondimento sulla psiche del protagonista, tormentato dal fantasma di un compagno morto in guerra.
Peccato che questa linea narrativa sia solo un rivolo secondario di una storia principale già alimentata da troppi affluenti, in cui il lettore rischia di perdersi tra nomi e ruoli di personaggi.
Suggestivo, ma ahimè, anch’esso limitato il flashback in cui si rievoca l’esperienza di Lauriano in trincea durante la Prima guerra mondiale. La letteratura, l’arte, la cinematografia e la fotografia ci hanno consegnato un ricco e doloroso patrimonio di testimonianze sulle precarie e disumane condizioni dei soldati al fronte, di cui poche tavole del fumetto riproducono alcune caratteristiche come la perdita d’identità, la solitudine, la follia, il contatto con la terra e gli animali dei fossati, i topi, i vermi, gli scarafaggi, l’incontro ravvicinato con la morte.
I fatti storici
La prima guerra mondiale non è finita l’11 novembre del 1918. Si è sparpagliata…
Al termine della Prima guerra mondiale con il suo tragico bilancio di oltre otto milioni e mezzo di morti, le potenze vincitrici si trovano a ridisegnare la carta politica dell’Europa a seguito della dissoluzione di quattro imperi: tedesco, austro-ungarico, russo e turco. Per l’Italia, malgrado l’allontanamento dei nemici asburgici dai confini, rimane insoluto il problema delle «terre irredente», in particolare Fiume, città slava a maggioranza italiana, rivendicata in virtù del Patto di Londra.
Del diffuso malcontento presso l’opinione pubblica approfitta Gabriele d’Annunzio che, in nome della «vittoria mutilata», occupa con un esercito di reparti ribelli e gruppi di volontari la città e ne dichiara l’annessione all’Italia. L’esperienza del Vate dura quindici mesi fino alla repressione delle velleità libertarie a opera del governo fascista; nella sua brevità è tuttavia significativa, originale e anticipatrice di un’estetica politica e di alcuni rituali collettivi riproposti a breve dai nascenti regimi totalitari.
Di questo episodio storico e del ruolo di d’Annunzio troviamo nella versione di David B. le riunioni nel Palazzo del Governo, gli incontri e gli intrecci con i gruppi rivoluzionari, la Santa Sede, Mussolini, le logge massoniche, gli ambiziosi e bizzarri progetti di diffusione della rivoluzione su scala europea; l’impressione che ne emerge è quella di una certa confusione, che si riverbera nel caos quotidiano delle vie della città assediata, e di un velleitarismo non supportato da reali mezzi e chiarezza di intenti.
Anche l’artefice di tale impresa, il Vate tanto osannato dalle folle e mitizzato grazie a un culto da lui stesso alimentato, ne esce ampiamente ridimensionato e privato dell’aura del grande eroe celebre per i tanti motti adottati pure durante l’impresa fiumana, da «Quis contra nos» (“Chi contro di noi?”) a «Me ne frego».
Tra i personaggi che gravitano attorno al duce emerge Guido Keller, suo segretario e direttore della rivista Yoga, di cui anche il protagonista Lauriano è collaboratore: ecco che la linea storica e quella d’invenzione si fondono lasciando intravedere il profondo interesse per la storia da parte del fumettista e anche per vicende poco note o addirittura esoteriche, come quella del Paese di Non-dove, terra mitica della mitologia iranica, che rimandano ad altre opere di David B., ad esempio Les incidents de la nuit e Complotti notturni.
I protagonisti
Tu sei una nuova Elena, una Elena elettrica.
Viso allungato, occhi chiari e sguardo sfuggente, abiti eleganti: Lauriano attraversa con una leggerezza e una noncuranza quasi fastidiose le vicende in cui è coinvolto, quasi fosse trascinato dal fato più che dalla volontà che inizialmente lo ha portato ad aderire alla spedizione a Fiume. Solo nella seconda parte scopriamo il tarlo nascosto che lo tormenta e lo spinge a vivere una vita-non vita come se fosse un fantoccio nelle mani di un passato indelebile.
Uno squarcio in questa passività è aperto dall’incontro casuale con Mina, grandi occhi blu, caschetto nero, curve sinuose, insomma la perfetta femme fatale pronta a concedersi e a cogliere istintivamente il frutto della passione con una levità simile a quella del suo amante, ma diversa nella sua matrice puramente sensuale e naturale.
Le copertine
Posso infilarmi sotto il tuo giornale?
Al di là dei baci e degli amplessi, il momento più originale e genuino dell’intreccio erotico tra Lauriano e Mina è quello in cui lui accoglie la donna dentro la copertura del giornale con cui si nasconde per strada, in un avvolgente abbraccio cartaceo che protegge i due innamorati da rivali di guerra e d’amore.
Non a caso questo gesto compare nella copertina dell’edizione italiana, sullo sfondo grigio affollato di uomini in lotta e dei numeri degli anni della conquista, mentre nel primo tomo dell’edizione francese campeggia la prorompente silhouette di Mina con un abito rosso e il grazioso viso di profilo circondato da una cascata di capelli corvini, al di sopra di una congerie di persone avvinghiate che richiamano le stesse tonalità del rosso, seppur con differente valore, non dell’eros, ma dell’odio e del sangue.
Nel secondo tomo francese anche la copertina risulta più articolata e complessa, come accade del resto per la trama: il protagonista ha il volto girato, in posizione speculare rispetto a quella della donna nell’altro frontespizio, ma digrigna i denti e guarda con stupore un fantasma che emerge con altri in una folla non di persone ma di cappelli rossi dai quali Lauriano sembra quasi essere sommerso.
La simbologia qui è più allusiva: la psiche tormentata del personaggio, i morti tra la folla dei vivi privati anch’essi di ogni traccia di umanità, la sfilata contro il potere che prelude alla fine dell’occupazione di Fiume.
Le tavole
Costruiremo una città moderna e la chiameremo FUTURISTA!
Come è possibile che dopo lunghi anni di battaglie, distruzioni, vittime, dopo un conflitto estenuante e devastante qualcuno avesse ancora voglia di combattere?
La situazione è sinteticamente tratteggiata nelle splash pages iniziali che sono anche quelle di maggior impatto, per la scelta dei numeri antropomorfi che raccontano la storia e per la visione d’insieme in cui l’autore si sforza di sintetizzare l’assurdità della guerra nel groviglio indistinto dei combattenti, nelle spire di serpenti che si mordono tra loro, nella schiera di soldati che assediano la città delineando allo stesso tempo il bordo delle tavole.
Il resto della narrazione procede in una successione a volte monotona di pagine con griglie a sei vignette che si moltiplicano, pur rimanendo regolari nel taglio, in occasione di scene più concitate o di una maggiore densità narrativa, in un flusso continuo sottolineato dal fatto che talvolta una scena di una pagina prosegue nelle vignette della prima striscia della seguente, in cui trova poi spazio un’altra sequenza.
Le pagine intere di carattere storico tornano nella seconda parte, come pure l’espediente di una figura che divide una pagina o ne tratteggia il bordo, precisamente quella del treno e dell’autoblindo che abbracciano i progetti di d’Annunzio e dei suoi consiglieri, cioè l’idea di creare una città nuova da cui far partire una rivoluzione mondiale invadendo per prima la Jugoslavia.
Le parole
Ieri a Fiume non c’era più grano! E oggi i nostri granai sono pieni!
Nei dialoghi della stanza del potere emerge la follia di questa impresa e lo slancio vitale, ma anche ridicolo con cui si ipotizzano fulminee conquiste, appoggi di improbabili alleati, una fiera quanto inutile resistenza di fatto terminata con il ritiro delle truppe occupanti e il trasferimento forzato di d’Annunzio a Venezia.
La potente retorica dannunziana può essere considerata, insieme con il carisma dell’«uomo del destino», una delle cause scatenanti della mobilitazione dei soldati alla volta di Fiume: basta leggere o ancora meglio ascoltare, se possibile, i discorsi del Vate per farsi un’idea della sua abilità nel trascinare i cuori e persuadere le menti, con una forza e un intuito eccezionali nell’anticipare i tempi e i modi della persuasione di tanti capi politici contemporanei e futuri.
Nel fumetto di David B. il traboccante fluire dell’eloquio dannunziano è sottolineato all’inizio del Prologo del poeta, in cui il generale pescarese è incalzato dalla miriade di idee sue e dei suoi consiglieri fino a essere quasi sommerso in una vignetta da un nugolo di nuvolette sovrapposte, e nel Prologo della fine, in cui le parole del Vate affacciato al balcone si snodano come un lungo filatterio spargendosi tra le strade ed entrando nelle case con la loro melliflua seduzione.
Lo stile
Ci trasformarono in una muta di cani d’acciaio.
La cifra stilistica dell’autore francese è facilmente riconoscibile nelle linee tremolanti, nel gusto per le deformazioni dei corpi e delle proporzioni con funzione espressiva, nella scelta di tonalità prevalenti, nel contrasto di colori freddi e caldi per creare suggestioni emotive, nella progressiva astrazione o metamorfosi delle immagini con valore simbolico, ad esempio quando gli uomini che si scontrano corpo a corpo mutano i loro volti in facce di cani.
Evidente è anche il richiamo all’arte del primo Novecento: gli espressionisti tedeschi per l’esasperazione di colori, linee, fattezze, forme allo scopo di restituire la visione personale dell’artista, i manifesti di propaganda con le loro immagini di spiazzante semplicità popolana, ed Edvard Munch con le sue forme umane scarnificate e mummificate.
Conclusione
Bisogna infine ricordare che il fumetto di Hugo Pratt Favola di Venezia si svolge nel 1921 e in esso anche Corto Maltese incontra d’Annunzio. Quale influsso ha esercitato su David B.? Perché David B. ha scelto proprio questo momento storico per la sua opera? Nella sua infanzia l’artista francese disegnava scene di battaglia, i suoi antenati hanno combattuto diverse guerre, insomma ha spesso rappresentato la guerra, ma qual è la sua opinione su di essa?
Questa e altre domande avrei voluto rivolgere a David B. per un’intervista che non è (ancora?) arrivata. Così dunque, in maniera aperta e in attesa fiduciosa di risposte, voglio concludere questo articolo, consigliando Per gli oscuri sentieri a coloro a cui piacciono la storia e i fatti di guerra, un po’ meno a coloro che, come me, amano i fumetti autobiografici dell’autore, perché qui troveranno soltanto in controluce le battaglie combattute da Pierre-François contro il grande male del fratello.
David B.
Per gli oscuri sentieri
BAO Publishing, 2014
128 pagg., colore, cartonato, cm 19×26
ISBN 978-88-6543-098-9