Dampyr 194 – La città abbandonata
Come si dice in certi casi? Punto ideale per nuovi lettori? Ecco, il 194 di Dampyr è perfetto per questo! Inoltre offre interessanti spunti di riflessione sugli scopi e le conseguenze del progresso, in occasione dell’anniversario del guasto alla centrale atomica di Chernobyl.
Manca poco al duecentesimo numero di Dampyr, e il numero attualmente in edicola, nonostante la numerazione non proprio “tonda”, può ritenersi un punto di partenza ottimo per chi vuole approcciarsi al personaggio di Boselli.
Molti si lamentano del fatto che la serie dedicata ad Harlan Draka abbia una continuity troppo serrata, con delle sotto trame che sono quasi sempre presenti in ogni numero e che potrebbero lasciare disorientato il lettore occasionale, con tanto di testi spesso prolissi.
Questo numero, intitolato La città abbandonata, è un volume quasi inusuale, almeno per come io conosco il cacciatore di vampiri, poiché è un racconto di pura avventura, con tanta azione, e dialoghi presenti per quel tanto che basta.
La trama racconta di un gruppo di persone che si trova a fare un giro turistico clandestino a Pripyat, una città abbandonata vicina a Chernobyl. Proprio chi guida queste persone, alla visita della suddetta città fantasma, rimane vittima di una tremenda mutazione: sembrerebbe che le radiazioni, causate dal famoso incidente che fece rabbrividire il mondo trent’anni fa, siano tutt’altro che scomparse e le conseguenze si manifestino in modo decisamente fuori controllo.
Il veterano delle sceneggiature bonelliane Luigi Mignacco, realizza una storia di orrore ed avventura, con anche una certa suspense, nello stile più classico, con tanta azione e immagini di mutazioni che possono essere accostate a La Cosa di John Carpenter.
Le citazioni ad eventi passati sono solo un paio, ma si presentano senza intaccare il ritmo della narrazione.
Mignacco sarà anche uno della vecchia guardia, ma sa ancora essere moderno e scalpitante, quando vuole, e con questa storia è riuscito a dimostrarlo.
Se proprio vogliamo vedere alcuni lati negativi, ci sono certi aspetti messi un po’ a forza: ad esempio il legame tra il contaminato Fyodor e l’infermiera Olga dato per assodato giusto perché lo dice quest’ultima, senza la rappresentazione degli eventi che ci mostrino come nasce questo rapporto.
La sceneggiatura è davvero ottima con delle scelte narrative che difficilmente ci faranno interrompere la lettura.
I disegni di Del Campo sono notevoli per gli ambienti e rendono un forte senso di abbandonato, ma risultano un po’ incerti nel disegnare i volti e le anatomie, specie nelle angolazioni.
Aldilà di questo la storia ha anche un lato introspettivo da non sottovalutare, anzi fa riflettere, e dovrebbe far ragionare sulle sue conseguenze soprattutto le ultime generazioni.
Proprio in questo periodo, infatti, si celebra il trentesimo anniversario dell’incidente atomico di Chernobyl che ancora oggi fa discutere, e che personalmente ricordo ancora molto bene; e ad esso collegata viene realizzata una storia che mostra gli scenari che il progresso propone.
Il ricordo delle verdure, del latte e della frutta vietata è ancora ben saldo nella mia mente e questa storia ha anche un aspetto da non sottovalutare: l’uomo può davvero gestire le conquiste che si prefigge? Ma soprattutto lo merita?
Ragazzi se non vi spaventa il numero 194 e volete avere una decina di minuti (tanto di più non ci metterete a finire di leggerlo!) da passare tra il brivido e l’azione, assaporando le atmosfere di un cinema fantastico che fece sognare diverse generazioni, allora vi consiglio caldamente questo numero di Dampyr.