Crescere con un Carnotauro – Kids With Guns 2: Tribe di Capitan Artiglio
Cantava Caparezza «il secondo album è sempre il più difficile, nella carriera di un artista». Se il discorso musicale intavolato dal capelluto rapper pugliese si potesse applicare anche al fumetto, Kids With Guns 2: Tribe di Capitan Artiglio, pubblicato ancora da Bao Publishing, in tale ottica diventa l’opera più importante per il giovane autore torinese.
L’ultima pagina del primo volume di Kids With Guns consegnò ai lettori un mondo appena scoperto, fatto di giganteschi dinosauri, ampi orizzonti orientaleggianti, cowboy e banditi pronti a darsi battaglia per affermarsi come peggior feccia che si possa incontrare.
I Fratelli Dave, Dan e Duke Doolin hanno affrontato il loro momento più buio subito dopo essere entrati in contatto con i misteriosi Teschi di Moloch, doni arcani ereditati dal padre, il temibile Bill “La Morte” Doolin.
Con tre obiettivi separati, le vite dei fratelli si sono complicate sempre di più, coperti dalla ingombrante ombra del padre – spesso con tragici risultati.
L’ambientazione costruita da Capitan Artiglio ha saputo ben custodire la storia della Bambina Senza Nome, una ragazzina di poche parole accompagnata da un feroce Carnotauro, protagonista in grado di mettere sottosopra l’intero status quo della terra selvaggia che la circonda.
L’escalation di eventi contenuta nel primo atto di Kids With Guns cadeva spesso vittima di una sindrome naturale, insita a tutte le opere prime – nella costruzione di un credibile e accattivante personaggio principale e del relativo contesto narrativo, Capitan Artiglio aveva sacrificato limature e dettagli riservati ai personaggi di contorno.
In sede di analisi, il primo Kids With Guns risultava particolarmente interessante per la creatività dell’ambientazione, la natura puramente shonen manga della Bambina Senza Nome – frenato tuttavia da una generale mancanza di mordente per quel che riguardava i personaggi secondari. Il volume uno raccontava di un mondo bello e intrigante da vedere, ma ancora troppo acerbo.
Il secondo volume di Kids With Guns, Tribe, corregge il tiro e dimostra una discreta crescita autoriale per Capitan Artiglio che, libero dal fardello di dover “presentare” lo scenario, può concedere più spazio ai personaggi che lo vivono.
Contrariamente a quanto la sua popolarità possa suggerire, la Bambina Senza Nome appare solamente dopo il primo capitolo, interamente dedicato ai Fratelli Doolin – e al loro nuovo ruolo in questo secondo volume. Il ritorno di Dan, Dave e Duke riflette nuova luce sull’intera linea narrativa legata ai tre fuorilegge: l’introduzione vera e propria di Bill “La Morte” Doolin permette a Kids With Guns di poter giocare con un nuovo antagonista, accerchiato dai suoi tremendi scagnozzi. “La Morte” e il Mucchio Selvaggio introducono nuove dinamiche nella storia di Capitan Artiglio, in grado di fare chiarezza sugli allineamenti morali dei personaggi secondari e sulle meccaniche di pura trama in movimento sullo sfondo.
Le rivelazioni dietro i Teschi di Moloch e i relativi poteri, insieme al colorito cast di comprimari e nemici che qui Artiglio mette in risalto, elevano la didascalica sottotrama dei Fratelli Doolin del primo libro a un binario narrativo decisamente più interessante e tridimensionale.
Artisticamente, l’autore tende a differenziare questo filone di trama con tavole aggressive, ricche di primi piani “a muso duro”, alternati a splash page colossali, più congeniali al suo stile – chiaramente debitrici delle influenze più occidentali, figlie di artisti come James Stokoe e Geoff Darrow.
Strutturalmente solida, la griglia delle tavole di Capitan Artiglio inquadra bene il caos dell’azione dirompente ed esplosiva, sebbene resti qualche errore marginale in “sede di regia”. L’occhio segue comunque l’action in maniera fluida e divertente, con alcuni momenti degni di essere propriamente animati.
Il ritorno in scena della Bambina Senza Nome inaugura, come citato in precedenza, una linea narrativa parallela piuttosto interessante. Come nel caso del primo Kids With Guns, ci troviamo di fronte al cuore dell’opera e alla sua componente meglio realizzata.
Capitan Artiglio introduce da subito una novità nella sua storia e, per un personaggio che ha vissuto gran parte del primo volume “in solitaria”, il suo inserimento in un gruppo di amiche e coetanee risulta immediatamente fresco: inquadrato il personaggio nel primo volume, Capitan Artiglio preferisce in questa occasione scuoterlo e renderlo più malleabile. La Bambina Senza Nome, da protagonista solitaria badass dalle tinte shonen si immerge ancora di più in alcuni temi tradizionali di questa categoria come la scoperta del valore dell’amicizia, della fiducia nel prossimo. Keoma, Ponygirl Curtis e Pixote saranno la ventata d’aria fresca che “umanizzerà” la pistolera invincibile e il suo temibile Carnotauro. La nuova ambientazione di Palanka City, così come le sue colorite gang di criminali, offrono all’autore la possibilità di sperimentare e di divertirsi con le quattro enfants terriblès di Kids With Guns: Tribe.
Il blocco centrale di questo secondo volume accompagna il lettore attraverso casinò, alberghi, bettole e ristoranti della città e vede Artiglio sperimentare, quasi sfidando se stesso, giocando tra esterno e interno degli edifici, disegnando vignette e sequenze visivamente più audaci. Senza alcun balloon di dialogo, Capitan Artiglio costruisce dal nulla un nuovo palcoscenico in un mix di easter eggs ad Akira Toriyama, interessanti scelte architetturali e strutture narrative e layout di pagine completamente nuovi per l’autore.
Il fil rouge di Kids With Guns: Tribe, come suggerisce il titolo, sta nel concetto stesso di “tribù”, di appartenenza e soprattutto di famiglia. Come rivelato dallo stesso autore nell’intervista rilasciata al nostro sito, le persone che entrano ed escono dalle nostre vite ci formano, ci guidano, ci lasciano qualcosa di loro e noi diamo in cambio altrettanto. Tribe parla di famiglie e di amicizie, siano esse il Mucchio Selvaggio, la famiglia Doolin o le nuove amiche della Bambina Senza Nome. Problematiche, tranquille, animate o silenziose, le “famiglie” di Kids With Guns: Tribe riempiono le pagine e l’escalation degli eventi di trama metterà sempre più in risalto quanto i legami che uniscono i personaggi siano importanti e, talvolta, pericolosi. Senza entrare nel dettaglio, gli ultimi capitoli di questo secondo volume prendono svolte drammatiche e, seppur prevedibile, il colpo di scena più pesante della storia finora colpisce duramente, lasciando al lettore il compito di farsi strada attraverso le macerie in vista del terzo e conclusivo volume.
L’opera soffre ancora di qualche difetto consistente, ereditato dal primo arco narrativo: alcuni dialoghi si perdono in troppa esposizione, altri ancora sembrano non avere un tono adatto alla situazione. La “voce” che racconta la storia protagonisti ha bisogno di rodaggio, tuttavia si dimostra azzeccata e precisa, divertente quando ha a che fare con i personaggi più giovani del volume.
Capitan Artiglio brilla quando ha la possibilità di liberarsi e sperimentare, allontanandosi dal ruolo di narratore “parlante” e lasciando pieno campo alla tavola, alle sue sequenze action e al design accattivante del folle mondo da lui creato.
Tribe non rappresenta la coronazione di Capitan Artiglio, né tanto meno l’opera che ne segna la sua definitiva maturazione – e aspettarsi tali risultati da un autore soltanto alla sua seconda graphic novel sarebbe folle. Tuttavia, Kids With Guns: Tribe mostra discreti e incoraggianti passi in avanti per Capitan Artiglio, più conscio di sé, soprattutto del potenziale narrativo che la sua storia nasconde, con una visione precisa sul come questo grand finale verrà messo in scena.
Il terzo volume della serie concluderà il percorso della Bambina Senza Nome e dei Fratelli Doolin in quello che si prospetta senz’altro uno dei titoli più interessanti e da tenere d’occhio del 2020.