Celestia – L’edizione integrale di un libro straordinario

In una Venezia post-apocalittica, Dora e Pierrot scappano verso la terraferma in cerca di sé stessi: è Celestia, il nuovo capolavoro di Manuele Fior.

Celestia è un fumetto di Manuele Fior edito da Oblomov. Partiamo subito col dire che la versione che ho avuto la fortuna di leggere è l’edizione integrale, un libro di grande formato e pregio che raccoglie i due volumi usciti in precedenza separatamente.

A Celestia, una Venezia post-apocalittica, il dottor Vivaldi è a capo di una scuola di ragazzi con capacità telepatiche. Una di loro, Dora, è scappata e ha tutta l’aria di non voler farsi trovare. Vivaldi chiede aiuto a Pierrot, suo figlio, telepate anch’egli, pregandolo di trovare Dora e di tornare insieme a far parte del gruppo. Ma Pierrot è un individuo solitario, che ha deciso di fare di testa sua e di vivere ai margini anche di una società disastrata come quella di Celestia. Ovviamente Pierrot trova Dora e i due cominciano una fuga rocambolesca tra i canali veneziani, inseguiti da una gang di malviventi, che li porta sulla terraferma dove vedranno cose inimmaginabili e incontreranno persone straordinarie che cambieranno loro la vita.

Di per sé la trama di Celestia non è complessa e gli accadimenti che si susseguono sono pochi e ben cadenzati, pur essendo un libro che parla di una fuga. Quello che succede nelle vite dei due protagonisti, però, sembra non fermarsi mai alla superficie degli eventi e assume significati altri e nascosti. Numerosi sono i momenti epifanici e rivelatori che trasportano la trama action verso territori spirituali e psicologici densi.

Quando ti convinci di aver capito dove il libro stia andando Fior ti spiazza, inserendo episodi rivelatori ma stranianti, che in modo assolutamente fluido e armonico portano la trama verso altri lidi e altre emozioni. Lasciandoti quel senso di spaesamento tipico di una letteratura sognante e immaginifica.

Come l’episodio del castello rosa, surreale e dechirichiano. In un’atmosfera sospesa nello spazio e nel tempo i due entrano in questo castello brutalista, dove vivono tre persone: un maggiordomo, la castellana e un bimbo prodigio. «La terraferma non è un bel posto per chi non sa dove andare», annuncia serafico il bimbo dopo aver salutato la mamma, una donna costretta a vivere a bordopiscina come in un quadro di Hockney. Il bambino le dice di non preoccuparsi e le spiega che sarebbe stato via per qualche tempo, poi si metterà alla guida, telepatica, di una macchina, per guidare Dora e Pierrot in giro per la terraferma fino a raggiungere il Nido, una cittadella che contiene bambini come lui.

Questo è un libro di emozioni: paura, gioia, rabbia, di cui sono intrise le tavole e i volti dei personaggi. C’è una voglia irrefrenabile di scoprire un mondo al di là del conosciuto, di rompere gli schemi del gruppo. Una voglia di conoscere sé stessi e di strappare quella maglia che li costringere a essere caratteri monodimensionali. Venezia è una gabbia dorata, nebbiosa e umida, in cui ci si stringe l’un l’altro per la paura di un esterno che incombe, di una minaccia fantasma. Ma l’esterno? La tanto agognata terraferma? Una landa desolata dominata che ha visto le cose peggiori, punteggiata da oasi di vita parallela, castelli architettonicamente impossibili di destini incrociati, fortini illusori, ponti distrutti. Ma quando si scappa troppo in fretta poi si vuole ritornare, ma quello da cui si è scappati purtroppo rimane lì, inesorabilmente ad aspettarti al tuo rientro. Chi ha la forza di spezzare il consueto riesce a cambiare, di guardare al di là, attraverso il viaggio, sconfigge i suoi demoni e costruisce un mondo nuovo.

Visivamente è quanto di più celestiale ed etereo un volume possa essere, a partire dalle pagine profilate in azzurro. Lo stile di Fior è come sempre affascinante e ipnotico, un acquerello intrigante, delicato ma incisivo. Riesce tanto bene nelle scene d’azione e di combattimento quanto in quelle sospese e riflessive. Pur dipingendo accuratamente una Venezia classica da manuale, Fior si concede il vezzo di intersecare i ponti e i canali con strutture moderniste di grande impatto. I castelli della terraferma sono un piccolo capolavoro in cui si rintraccia la storia dell’architettura del Novecento, da Bofill a Le Corbusier da Wright a Gehry. Nel ritrarre i personaggi è sempre originale e mai lezioso, pur curando nei minimi particolari abbigliamento e accessori. Non cede alla lusinga del personaggio canonicamente bello, ma riesce a pennellare morfologie ambigue e affascinante che donano ai protagonisti caratteri peculiari e distintivi.

Un libro diverso, ambizioso, potente e nello stesso tempo delicato. Fa un balzo in avanti sia nella narrativa precedente dell’autore sia, direi, anche in quella del fumetto italiano. Una storia finalmente diversa.

– Ovunque appoggio la testa mi addormento. Ti sembra una cosa normale?
– Più o meno l’unica cosa normale in questa storia.


Manuele Fior
Celestia
Oblomov, giugno 2021
272 pagg., colore, €35.00
ISBN: 9788831459228

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