ATTICA dell’audace Giacomo “Keison” Bevilacqua

«Il potere non deve togliere i diritti alla gente, di qualsiasi razza, colore, religione o orientamento sessuale. Il vero potere non divide il popolo e non lo unisce contro qualcuno… ma verso qualcuno: un futuro».

Il panorama del fumetto italiano, come abbiamo già detto altrove e più volte, sta vivendo un periodo d’oro: sembra che nel nostro Paese si sia risvegliato un vero e proprio senso artistico che sta coinvolgendo un numero di persone sempre più alto.

Ma fare il cosiddetto “balzo” non è alla portata di tutti, anzi solo in pochi e non senza studio costante e impegno riescono nel tanto agognato professionismo.

Sembrerà banale, ma leggendo la biografia di Giacomo Bevilacqua aka Keison, appare del tutto chiaro il percorso artistico e professionale che lo ha caratterizzato, tanto che, se avessimo voluto scommettere qualche anno fa su quali sarebbero stati i nuovi astri nascenti del fumetto italiano, puntando su di lui si sarebbe vinto facilmente.

 

“Attica” sta per “Audace”

Chi bazzica nell’universo delle fumetterie ha potuto conoscere Attica quasi un anno prima della sua pubblicazione, grazie al Free Comics Book Day Italia del dicembre 2018 al quale la Bonelli aderì come base di lancio della sua nuova linea editoriale annunciata durante il keynote di Lucca 2017: Audace.

Attica ha saputo interessare da subito una grossa fetta di appassionati (me compreso) che dopo la lettura di quel “numero zero”, non vedevano l’ora di proseguire con il resto.

Il primo volume ha fatto la sua comparsa nel mercato delle librerie specializzate a novembre 2019 e ha trovato la sua conclusione col sesto albo distribuito nell’aprile 2020 (alla faccia della crisi pandemica, tiè). Bevilacqua ha comunque già dichiarato di avere diverse idee per un eventuale seguito.

 

Le influenze, quelle belle

Ecco il nostro Foxtail in versione… ehm… Supersayan.

Lo stesso ufficio stampa della Bonelli descrive Attica come il loro primo fumetto in “formato manga”. Qualsiasi cosa abbiano voluto dire con questo, ciò non toglie come il senso del tutto sia molto chiaro. Attica è un lavoro che rappresenta il futuro del fumetto italiano, fatto da autori le cui influenze artistiche sono cambiate rispetto a quelle dei loro antenati. Bonelli questo l’ha capito e, come le più grandi aziende, sta portando avanti da diverso tempo un progetto di rinnovamento dando spazio a nuovi modi di narrazione e ad altrettanti autori.

Durante la lettura di Attica ci accorgiamo di come Bevilacqua abbia inserito moltissimi tasselli fra le pagine, corrispondenti a quelle che sono le sue passioni (e a ben vedere pure le nostre), come anche una rappresentazione particolarmente azzeccata del mondo politico/sociale di oggi. Troviamo citazioni dall’universo dei fumetti e animazione giapponese, dei videogiochi e dei comics americani, il tutto senza mai stonare nella sceneggiatura principale dell’opera che scorre piacevolmente in un crescendo fino all’ultima tavola.

Sì, se devo dirla tutta, di Attica ho particolarmente apprezzato lo sviluppo degli eventi e di come i vari collegamenti siano ben congeniati con l’obiettivo di facilitare la comprensione in toto della storia senza punti lasciati in sospeso o irrisolti.

Curioso è come Bevilacqua abbia voluto dare anche ulteriori spiegazioni a quelle sue citazioni (alcune davvero notevoli) e al processo artistico che lo ha visto scrivere la storia di Attica durante una sua vacanza in Giappone nel 2016, dando ulteriore prova di come l’ispirazione possa cogliere in qualsiasi momento.

No, in questo articolo non troverete la storia o il plot di Attica. Non avrebbe senso liquidare con un centinaio di caratteri la complessità degli intrecci che lo caratterizza e molto probabilmente non sarei nemmeno in grado di trasferire seppur parzialmente tale vastità.

 

Spaccare il capello in quattro

Torniamo un attimo a quel dicembre 2018 e al Free Comics Book Day. Conoscendo già altri lavori di Bevilacqua, non era difficile immaginare come la sua bravura artistica nella rappresentazione grafica, sarebbe stato il punto di forza di Attica: sfogliavo quel numero zero e le certezze si facevano più concrete.

Quando ho avuto la possibilità di leggere il primo volume però, si notava già dalle prime pagine, come il livello dell’autore fosse diverso da quello al quale eravamo abituati negli altri suoi lavori. Ho quindi immaginato che i tempi stretti dettati dalla serializzazione fossero stati talmente massacranti per cui Bevilacqua abbia dovuto fare delle scelte puntando tutto inizialmente nella narrazione senza soffermarsi troppo alla rappresentazione grafica, resa senza l’uso di orpelli o particolari tecniche: un disegno lineare e schematico, ma allo stesso tempo capace di accompagnare il lettore nello svolgimento dell’intreccio narrativo.

Dal quarto volume però (e per fortuna aggiungerei), si avverte un vero e proprio cambio di marcia che trova il suo culmine negli ultimi due albi della storia, dove Bevilacqua dà il meglio di sé dimostrando a chi ancora non se ne fosse accorto quanto possa essere poliedrica la sua arte, abbracciando un’ampia gamma di tecniche e soluzioni grafiche capaci di far rivalutare completamente il valore dell’opera. Le maglie della gabbia si allargano permettendo un respiro maggiore alle tavole fino a vere e proprie splash page, il chiaroscuro caratterizzante gli sfondi dei primi volumi lascia il posto a campiture maggiormente curate e di maggior impatto visivo, la caratterizzazione dei personaggi è molto più dettagliata e notevole è la cura riposta nelle scene d’azione tanto che, da fanatico di manga quale sono, in più di un’occasione mi sono sentito di paragonare Attica a Moonlight Act del mangaka Kazuhiro Fujita (a dire il vero un po’ anche per diverse idee alla base dello sviluppo della storia di Attica).

 

Corsi e ricorsi di una storia editoriale

La linea di cui Attica fa parte prende il proprio nome dalla prima storica collana edita dalle Edizioni Audace (o Redazione Audace) casa fondata negli anni 40 proprio da quel Gianluigi Bonelli e che in seguito prese il nome, che tutti oggi noi conosciamo, di Sergio Bonelli Editore. Quasi 80 anni dopo (l’etichetta Audace nasce di fatto nel 2018), tornano in libreria volumi dalle tematiche e dai toni più maturi nell’ottica di voler dare il via a un nuovo inizio, una rinascita o, senza voler troppo scomodare Giambattista Vico, un vero e proprio ricorso storico.

Noi lettori non possiamo che essere lieti e compiaciuti nel poter far parte di tutto ciò.

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