Wednesday Warriors S02E04 – The one about wars and heroes

Questa settimana su Wednesday Warriors:

Bam’s Version

EMPYRE #1 di Dan Slott, Al Ewing & Valerio Schiti

Per alcuni appassionati lettori di fumetti, specie se di lunga data, alcuni dei migliori ricordi della propria vita saranno indissolubilmente legati a Roy Thomas e Neal Adams, Sal e John Buscema, autori di uno dei picchi massimi della Casa delle Idee, il primo vero scampolo di guerra e space opera di una certa rilevanza per la realtà editoriale. La Guerra Kree/Skrull ha imperversato dal 1971 ad oggi: le due razze aliene sono state le protagoniste del più tragico e lacerante conflitto cosmico nella storia Marvel, una guerra infinita che i Vendicatori e tanti altri personaggi come loro hanno vissuto sulla propria pelle. Sin dalla loro prima apparizione, i Kree e gli Skrull hanno vissuto nel perenne odio reciproco…ma ora non più. Finalmente un condottiero si è fatto avanti, reclamando il proprio diritto al trono. Conosciuto da tutti come Hulkling, Teddy Altman alias Dorrek VIII, figlio dell’originale Capitan Marvel Mar-Vell e della principessa Anelle, impugna la propria maestosa spada per unire le due fazioni in un unico, possente esercito – un evento impensabile fino ad oggi e mai visto prima. Parte Kree, parte Skrull, parte Terrestre, Dorrek VIII è riuscito a fare ciò che nessun leader alieno è mai riuscito a fare: creare un impero unito.

L’antefatto ad Empyre #1 di Dan Slott, Al Ewing e Valerio Schiti potrebbe essere presentato al lettore come un voluminoso libro di Storia. La cronologia del conflitto tra Kree e Skrull è ricca di eventi con un proprio peso specifico fatto di cause e conseguenze, momenti che hanno scatenato grandi sconvolgimenti nell’Universo Marvel. La preparazione al debutto della serie-evento può apparire lunga e tortuosa ma, durante il percorso d’avvicinamento, Slott & Ewing hanno saputo combinare al meglio dialoghi espositori, nuove sottotrame e la necessaria quota di bombastica azione da blockbuster sci-fi supereroistico per mantenere vivo l’interesse del lettore, ricapitolando e chiarificando punti chiave e zone d’ombra di oltre cinquant’anni di storie cosmiche. Nell’ascesa di Hulkling a nuovo leader dei Kree e degli Skrull gli autori si divertono a giocare con le conoscenze pregresse dei lettori e con le aspettative per un nuovo status quo spaziale, possibilità esplorate nei preludi one-shot Incoming!, Empyre: Avengers #0 e Empyre: Fantastic Four #0.

Colti alla sprovvista dall’armata unita nel nome dell’Ympero Kree/Skrull e dal grido d’aiuto disperato degli ultimi sopravvissuti della razza aliena Cotati, anch’essi vittime del conflitto cosmico, i Vendicatori e i Fantastici Quattro si trovano quasi casualmente sulla strada di una lenta marcia militare verso la Terra. Empyre #1 non perde ulteriormente tempo, specialmente dopo circa 80 pagine di prologo sparso in vari albi: Ewing e Slott scrivono i personaggi tenendo ben in mente il lettore, spaesandolo e togliendogli punti d’appoggio: perché due fazioni in guerra tra loro hanno unito le forze? Vogliono colpire il pianeta? Si preparano a qualcosa di peggio? Perché neanche due geni come Reed Richards e Tony Stark riescono a comprendere le motivazioni di Hulkling?

Mentre le domande si susseguono rapidamente, le interazioni tra protagonisti e antagonisti muovono la trama lungo il proprio percorso, danzando sul filo del rasoio. Anche in momento di pura tensione, Slott dimostra una certa cura nel delineare i forti legami tra i membri del “suo” Quartetto, mentre Ewing bilancia con agilità esposizione e dialogo, grosse porzioni di trama principale e attimi di soliloquio e puro eroismo che mettono in luce personaggi come Capitan Marvel, Iron Man e Quoi, il Messia Celestiale – il Figlio Perfetto dello Spadaccino (circa) e Mantis, un essere destinato a cambiare l’universo. Il confronto con autori della statura di Thomas, Adams e Buscema sembra stimolare particolarmente gli autori, qui capaci di entrare in ottima sintonia nonostante le evidenti differenze stilistiche e narrative: Ewing, più abile nel dare ordine al caos di cinquant’anni di storia editoriale, a costruire una solida struttura per gli eventi di trame dialoga con  Slott, più sensibile e capace nel dare voce ai personaggi, nel saper giocare con il gusto del lettore, anche esagerando con qualche trovata poco ortodossa.
Ad esaltarsi c’è soprattutto l’artista nostrano Valerio Schiti che qui in Empyre #1 è assoluto protagonista con il colorista Marte Gracia. Schiti, che con Dan Slott aveva già lavorato sulle pagine di Tony Stark: Iron Man, si infiamma con i pugni granitici ed elastici (a volte invisibili) di Kl’rt il Superskrull, vola lasciando scie dorate di Captain Glory, si districa tra i fulmini del Dio del Tuono e lo scudo lanciato nel cuore dello spazio della Sentinella della Libertà. Ogni evento Marvel ha bisogno di un artista all’altezza del compito e Schiti lo interpreta alla perfezione, concedendosi intere sequenze di pura azione supereroistica e fantascientifica.
Schiti dirige l’occhio del lettore dalla vastità della splash page introduttiva all’armata Kree/Skrull ad una intima discussione tra Reed Richards e il figlio Franklin con scioltezza, senza sacrificare nulla. I dettagli in Empyre arricchiscono il risultato finale e soffermandosi su alcuni elementi si nota una cura degna di nota: il regale e al tempo stesso bambinesco atteggiamento fisico e posturale di Hulkling contrasta con il look ascetico e zen di Quoi; le gigantesche, luminose ma fredde navi spaziali stridono contro la natura armoniosa curata dai Cotati, l’aria austera da dominatori spaziali delle truppe Kree e Skrull trova risposta nel design tribale e sciamanico degli alieni-vegetali.

Il #1 di Empyre non è un vero e proprio #1: è un lavoro di circa sei mesi (emergenza COVID-19 a parte), fatto di costruzione meticolosa e intricata, ricca di rimandi alla continuity che potrebbero intontire i neofiti. Come già accennato, i prologhi vengono incontro e Ewing e Slott trovano subito il ritmo giusto, entrando nel vivo della storia, lottando tra le stelle e seminando indizi per un cliffhanger che lascia incuriosito ed intrigato il lettore così come lascia spiazzati Vendicatori e Fantastici Quattro. Forti di un team artistico che ha da subito mostrato i muscoli, gli autori hanno ora tra le mani l’ennesima chance di rimodellare il cosmo Marvel in una nuova forma e per un nuovo pubblico. Avendo già sentito promesse simili, qualcuno potrebbe storcere il naso; Empyre #1 merita l’attenzione dei fan Marvel, un Eventone che forse non cambierà per sempre la Casa delle Idee, ma parte con ottime, promettenti basi.

Gufu’s Version

STRANGE ADVENTURES #3 di Tom King, Mitch Gerads e Evan ‘Doc’ Shaner

Sebbene tutte le opere di Tom King siano caratterizzate da un livello di lettura politico/sociale, Strange Adventures è quella in cui l’autore programmaticamente decide di affrontare delle tematiche legate alla cronaca contemporanea in maniera più diretta e meno mediata.

Adam Strange è un personaggio creato sulla scia di altri capisaldi del fumetto e dell’intrattenimento d’avventura come Tarzan, Flash Gordon e John Carter di Marte, uomini duri e dalla mascella quadrata che si avventurano in territori esotici. “Regular Joes” caucasici che si trasformano in sovrani ed eroi dalle capacità quasi sovrumane una volta inseriti in un territorio straniero: la perfetta metafora del sogno coloniale dell’Europa del XIX secolo.
Ovviamente il sogno colonialista era ben lontano dalla realtà dei fatti e le storie romanzate che provenivano dalle Indie erano ben lontane dall’essere veritiere al 100%.
Strange Adventures riprende il concetto di eroe così inteso e lo rilegge alla luce di una sensibilità contemporanea approfittandone per proporre una riflessione sul concetto di verità e su come questo concetto divida il mondo e riesca allo stesso modo a essere divisivo nella percezione che ognuno di noi ha di sé: la differenza tra la percezione – “il sogno”? – che abbiamo di noi e quello che siamo veramente.

Abbiamo già detto di come Strange Adventures tratti della narrazione e della propaganda (QUI), e in questo terzo capitolo vediamo cosa succede quando questa narrazione viene incrinata dalla ricerca della verità, elemento incarnato dal personaggio di Mr. Terrific.
L’albo si apre con un’ellissi, King e Gerads non raccontano ai lettori l’incontro tra Mr. Terrific e i coniugi Strange ma si limitano a mostrarne le conseguenze: qui le capacità narrative di Mitch Gerads risultano determinanti nel mostrare attraverso il linguaggio del corpo le dinamiche che si sono instaurate alla fine del confronto: dal portamento sicuro di Holt al sorriso tirato di Adam fino alla palese rabbia espressa dal volto di Alanna. Gerads fa recitare i tre in modo che le loro emozioni, il sottotesto dei loro movimenti, siano palesi ma senza costringerli a un overacting da operetta. Gli autori mettono in scena tre figure realistiche e credibili, fatte di reazioni e comportamenti con cui è facilissimo relazionarsi, per mostrare al lettore cosa succede quando la narrazione, l’idea che si ha di sé di cui parlavamo sopra, viene messa in discussione.

Come abbiamo già detto, l’uso di due disegnatori ha lo scopo programmatico di sottolineare questo contrasto tra narrazione e verità: dove il tratto più sporco ed espressivo di Gerads rappresenta la durezza della realtà il segno pulito di Shaner è perfetto per un racconto più “ingenuo” alla maniera dei fumetti sopracitati. La singolarità di questo terzo capitolo è che, come si mostrano delle smagliature nel racconto autobiografico di Strange anche la distanza tra i due stili di disegno si accorcia. Il lavoro dei due artisti comincia a integrarsi maggiormente in composizioni fatte di sapienti controcampi e cambi repentini caratterizzati da un segno in evoluzione: il tratto di Gerads sembra acquisire nitidezza mentre quello di Shaner comincia a sporcarsi un po’. Questo sottotesto visivo segue l’andamento dell’intreccio creando una tensione tra i due racconti che punta, riuscendoci, a catturare l’attenzione del lettore portandolo ancora una volta fuori dalla comfort zone di chi pensa già di sapere come si svilupperà la storia.

Seguendo un percorso molto familiare a chi segue la cronaca politica di tutto il mondo la reazione degli Strange, soprattutto di Alanna, si mostra in maniera progressivamente sempre più veemente: Adam comincia a far pressione sugli altri esponenti della Justice League, i due si rivolgono a un legale per vedere se è possibile mettere in discussione questa investigazione su di loro, per arrivare infine alle ospitate nei talk show in cui dichiarano che il mondo dovrebbe preoccuparsi più dell’imminente invasione aliena, da cui solo Adam Strange può difenderli, che non di quanto sia veritiera la cronaca della vita del loro eroe. Ricorrendo così a due grandi classici – il benaltrismo e la minaccia dello straniero – tipici della retorica di tanti esponenti politici nostrani e Statunitensi.

Le vignette ambientate su Rann acquistano tratti sempre più oscuri descrivendo la discesa di un uomo, dell’eroe alla Flash Gordon, nella follia apparentemente manovrato dalla sua sposa-principessa:il rapporto tra Strange e Alanna sembra sempre più un sovvertimento dei principi su cui si basava la narrazione dell’eroe dell’inizio del secolo scorso. La narrazione del mito viene decostruita e ricondotta a dinamiche più familiari e realistiche in cui l’eroe coloniale non salva più la damigella in pericolo e il suo popolo ma diventa strumento di una ragione di stato.

Strange Adventures è una storia con forti ambizioni pensata per essere apprezzata appieno nella sua completezza e probabilmente si potrà darne un giudizio esaustivo solo una volta che sarà terminata (e magari pubblicata in volume), ma già da questo numero possiamo apprezzarne le mire e il metodo con cui gli autori affrontano temi contemporanei senza cadere in facili espedienti retorici.

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