Wednesday Warriors #36 – Da War of the Realms a Justice League Dark
In questo numero di Wednesday Warriors: MARTIAN MANHUNTER #6, JUSTICE LEAGUE DARK #12 e WAR OF THE REALMS #6
In questo numero di Wednesday Warriors:
Gufu’s Version
MARTIAN MANHUNTER #6 di Steve Orlando e Riley Rossmo
Martian Manhunter è uno dei personaggi più “difficili” del panorama supereroistico: una sorta di clone di Superman (alieno il cui mondo è stato devastato da una catastrofe ecc…) ma senza l’umanità che contraddistingue l’alter ego di Clark Kent.
Alieno verde che arriva sulla terra già adulto, e quindi senza una famiglia che gli impartisca un’educazione umana, Martian Manhunter è sempre stato un personaggio con cui i lettori hanno fatto fatica a relazionarsi. Al di là dell’essere uno dei membri cardine della Justice League infatti il povero J’onn J’onzz ha sempre fatto fatica a raggiungere il grande pubblico.
Si possono individuare però due momenti nella sua storia in cui le potenzialità del Cacciatore Marziano sono state pienamente sfruttate e il suo background – sinceramente povero in origine – è stato approfondito in maniera notevole: la miniserie del 1988 ad opera di J.M. De Matteis e Mark Badger e la serie di John Ostrander e Tom Mandrake del 1998 durata ben 36 numeri.
A questi due capisaldi del personaggio si va ad aggiungere ora questa maxiserie di 12 numeri ad opera di Steve Orlando e Riley Rossmo.
Orlando è uno scrittore che alterna prove opache, soprattutto quando legato dalla continuity ingombrante dei personaggi di primo piano, a prestazioni davvero degne di nota (vedi il suo Midnighter): Martian Manhunter ricade felicemente nella seconda casistica.
Assieme a Rossmo riprende quanto già reso canone dagli autori sopra citati e aggiunge nuovi strati alla psicologia del protagonista: senza stravolgerne le caratteristiche principali, i due autori riescono ad approfondire il personaggio rendendoci più facile il processo di immedesimazione. Risulta quasi impossibile non empatizzare con una figura così fallibilmente umana.
Rossmo riparte da quanto fatto da Badger e struttura una società marziana complessa, aliena ma terribilmente simile alla nostra, come una sorta di riflesso, distorto nella sua mutevolezza, della nostra. Ad un primo sguardo sembra tutto estremamente caotico e strano ma la struttura del racconto è talmente ordinata che risulta impossibile restarne confusi, non ci si perde mai nelle tavole o nei dialoghi.
Nella sua specificità, quella di tralasciare la narrazione presente per concentrarsi sulla tragedia di J’onn J’onzz, questo sesto capitolo è leggibile e apprezzabile anche senza aver letto il resto.
Ma, se accettate un consiglio dato in tutta onestà, procuratevi anche gli altri albi.
JUSTICE LEAGUE DARK #12 di James Tynion IV e Alvaro Eduardo Martinez Bueno
Con questo dodicesimo numero James Tynion chiude la sua fase di costruzione della JLD: c’è un evidente progettualità a lungo termine tesa a dare una struttura all’universo magico della DC Comics e a tante testate troppo spesso lasciate all’estro dei singoli autori. Un parco personaggi, notevole e iconico quanto quello più strettamente supereroico e (quasi) sempre scollegato dal resto della macronarrazione del DC Universe, a cui la Justice League Dark prova a dare (restituire?) rilevanza sfruttando come volano l’iconicità di Wonder Woman.
Il lavoro di world building di Tynion non lascia indietro nulla nel suo tentativo di dare al lettore una precisa mappa di questa sorta di sotto-universo narrativo, un lavoro che restituisce diversi elementi di interesse, necessari per conferire il giusto spessore a tutto il suo progetto, rendendo però la lettura più faticosa nell’affrontare certe verbosità.
Ne giovano diversi personaggi, Detective Chimp su tutti ma anche Zatanna e la stessa Wonder Woman, approfondite come poche volte prima d’ora.
La nota indubbiamente più positiva di tutto l’albo, e di quasi tutti i precedenti, è la scoperta di Alvaro Martinez Bueno, disegnatore spagnolo dall’indiscutibile talento in grado di interpretare dozzine di personaggi, tra cui diverse icone della cultura pop, in maniera sempre coerente e riconoscibile pur riuscendo a imprimere la propria personalità nel tratto. Notevole in questo caso il suo lavoro, quasi meta-narrativo, sul layout generale. Martinez Bueno riesce a sfruttare tutta la pagina – spazi bianchi compresi – nella narrazione di questo scontro tra caos e ordine.
Sempre interessante e mai banale.
Bam’s Version
WAR OF THE REALMS #6 di Jason Aaron e Russell Dauterman.
War Of The Realms è un’anomalia: è un evento ricco di tie-in, one-shot, addendum e via discorrendo come da tradizione, eppure è sorprendentemente concentrato nell’essere un evento dedicato a Thor. E’ un gran finale per sette anni di storie – ma non davvero, visto che il lettore potrà godere ancora della compagnia di Jason Aaron sul Tonante almeno fino all’Autunno inoltrato. War Of The Realms si incastra perfettamente nell’impressionante mosaico narrativo tessellato dallo barbuto bardo da Jasper, Alabama. Ma, continuando con i paradossi, War Of The Realms è tutt’altro che perfetto.
Nei cinque numeri che hanno preceduto questo ultimo albo, il Dio del Tuono ha compiuto un arduo viaggio di ritorno verso Midgard e il resto dei Dieci Regni, ormai completamente messi a soqquadro dall’invasione totale di Malekith. Per non cadere nella infida trappola degli spoiler, risulta più facile ed efficace riassumere tutto con un perentorio “Sh*t happened”; per Thor è dunque giunto il momento della resa dei conti. Incastrato nel cuore dell’Albero dei Mondi Yggdrasil, il Dio del Tuono è pronto al sacrificio finale: parole di sdegno escono dalla sua bocca mentre il mondo (contestualmente e letteralmente) va a fuoco. Le parole di Jason Aaron, narratore onnipresente, sono pompose, regali, si accompagnano magnificamente la rabbia volgare di Thor, imprigionato in una gabbia infuocata fatta dei propri errori dove, al centro, è posta l’unica speranza di redenzione.
Concetto importante e da non sottovalutare: sebbene la tanto anticipata Guerra dei Regni sia chiaramente il focus centrale, come da titolo, dell’evento, il ritorno di Thor è il vero epicentro della storia, quella che Jason Aaron sta raccontando sin dalla distruzione di Mjölnir e la caduta di Jane Foster.
La guerra infuria e il Dio del Tuono si riscopre umile: non può farcela da solo. Aaron e Dauterman, mai banali, tornano a sfruttare la gimmick delle multiple linee temporali. Gli echi del primo arco narrativo scorrono potenti in questo ultimo capitolo di War Of The Realms e la Tempesta dei Thor si scatena su Malekith: Russell Dauterman e Matthew Wilson sono protagonisti, uno impugna un martello che pesa come una matita, l’altro si scatena su una tavoletta grafica che riempie le pagine di azione vorticosa. Impossibile non rimanere strabiliati osservando lo scontro rompere la tavola, frantumare le vignette e riempire di roboanti onomatopee – firmate dal letterer Joe Sabino. Graficamente parlando, War Of The Realms #6 è una soddisfacente conclusione ad un Ragnarok “formato mini”, servito e confezionato al pubblico per impegnare la stagione calda di letture.
Per Jason Aaron, tuttavia, War Of The Realms non è che un capitolo necessario, fondamentale – ma non il climax che chiuderà i suoi lunghi sette anni sulla serie.
War Of The Realms è un rombo di tuono in una tempesta, una finestra in una storia più grande di Thor stesso, più grande dei piani di Malekith, del ritorno di Odino e Freija, più grande delle parole di Aaron, più grande del magnifico lavoro che Russell Dauterman e Matthew Wilson regalano al lettore. Sarà perchè l’industria a fumetti si pone al di sopra dello scrittore ma sapere con largo anticipo che questa gigantesca serie evento avrà più di un epilogo lascia al lettore un climax mozzato, efficace e potente, ma meno dirompente ed impattante. La natura stessa della Guerra dei Regni risulta troppo grande per risultare compatta come una martellata; per continuare le analogie con il Dio del Tuono protagonista, War Of The Realms è la scarica di fulmini di Jason Aaron che colpisce i suoi Avengers e una porzione dell’Universo Marvel, coinvolti in un evento prettamente Asgardiano. Molto della storia iniziata sul #1 – che abbiamo già recensito qui su Wednesday Warriors – diventa palta per i mattoni che altri autori ed Aaron stesso utilizzeranno per costruire la seconda metà del 2019 Marvel. Non c’è nulla di male in una pratica comune agli Eventoni delle grandi case a fumetti, ma di conseguenza viene a mancare qualche attimo di concentrazione legato ai personaggi centrali della storia.
Il War Of The Realms dell’Universo Marvel non è forte quanto il War Of The Realms che parla di Thor, di Malekith, del presente e del futuro del Dio del Tuono. La Guerra dei Regni termina in maniera fragorosa. Soddisfa il lettore ma non lo riempie, lo stuzzica e lo invita a proseguire nella lettura. Non c’è un vero climax, non c’è risoluzione – e tale non si può chiedere ad un Aaron e Dauterman stellari, ma consci del ruolo di questo evento. Un lavoro che prosegue le tonanti trame dello scrittore nel migliore dei modi, aprendo ad inediti scenari futuri e ad una Asgard che rinasce, insieme agli altri Nove Regni. Thor assume nuova rilevanza, inserendosi perfettamente nella narrativa che Aaron ha imbastito dal 2012.
First Issue!
USAGI YOJIMBO #1 di Stan Sakai
Sakai ormai gestisce la sua creatura con mano ferma e con la solita attenzione, con l’aggiunta gradita di una serie di note che approfondiscono la storia e la cultura nipponica del periodo.
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