SYNTH/org – Intervista a Laura Guglielmo e Ariel Vittori

Dimensione Fumetto incontra Laura Guglielmo e Ariel Vittori dell’Associazione culturale Attaccapanni Press per presentare il loro nuovo progetto editoriale SYNTH/org, un’antologia di fumetti di fantascienza dedicati al tema della vita sintetica.

L’evoluzione della SF da Frankenstein ai giorni d’oggi, architettura barocca, sessualità descrittiva, Dante Alighieri e naturalmente gli Orsetti Mimimì: di tutto questo e di molto altro ancora ci parlano direttamente loro due in questa intervista esclusiva per DF!


Ciao Ariel, ciao Laura! Presentatevi ai nostri lettori.

Ariel Vittori – Siamo Ariel Vittori e Laura Guglielmo, fondatrici ed editor di Attaccapanni Press, nonché curatrici di SYNTH/org, un’antologia di racconti di fantascienza. Insieme abbiamo selezionato gli autori, editato le storie a fumetti, curato l’art direction del libro e della campagna pubblicitaria, eccetera.

Laura Guglielmo – Attaccapanni Press è un po’ il nostro hobby, il nostro lavoretto part-time: nella vita siamo due illustratrici e fumettiste freelance.

Raccontateci cos’è Attaccapanni Press.

Ariel – Il progetto è iniziato nel 2016 con Grimorio, e in particolare da La strega dello stagno, una storia scritta da Laura Guglielmo e illustrata da me su una strega e un viandante. La storia ci venne rifiutata da un’antologia statunitense, ma dato che noi ci eravamo molto affezionate abbiamo pensato «Perché non la realizziamo noi un’antologia all’americana?». Anche se questo tipo editoriale esiste già in Italia, non viene fatto intorno a un tema forte caratterizzante, con autori selezionati in funzione del tema (e non il tema in funzione dagli autori) e retto da una mini-casa editrice finanziata tramite crowdfunding, tutte caratteristiche che negli Stati Uniti d’America vanno fortissimo.

Un po’ per gioco abbiamo quindi ideato il volume Grimorio, che ha raccolto enorme consenso fin da subito. Ci ha divertito talmente farlo da convincerci ad aprire successivamente l’Associazione culturale Attaccapanni Press, i cui primi libri sono stati Melagrana e Ave del 2017. Lo scorso febbraio abbiamo festeggiato il secondo compleanno con 13-14 volumi all’attivo, di cui poche grandi antologie tematiche, solitamente una all’anno tramite crowdfunding, e tanti piccoli esperimenti come Minimenù, un ricettario illustrato, o Crescent, una miniserie fantasy che narra una guerra civile fra maghi… prodotti ibridi e particolari.

Laura – Ci piacerebbe continuare su questa strada: siamo in un momento molto bello, se anche il crowdfunding di quest’anno va bene continueremo su questo ritmo con un un grande libro all’anno e altre pubblicazioni più piccole, non troppo impegnative per permettere ad Ariel e me di percorrere le nostre carriere individuali.

Copertine di "Crescent" di Laura Guglielmo e dell'antologia "Melagrana".
Due titoli Attaccapanni Press: la serie fantasy Crescent di Laura Guglielmo in corso dal 2016, e l’antologia erotica Melagrana del 2017.

La produzione di Attaccapanni Press è davvero variegata. Come mai passate dal fantasy alle ricette alla fantascienza?

Ariel – Fondamentalmente ci piace leggere storie scritte bene, e proporle è il nostro vero obiettivo molto più che perseguire un solo genere specifico. Anche nella letteratura di genere fantasy si possono incontrare elementi SF o horror a livello narrativo o di setting, e lo stesso è per SYNTH/org: sono storie di robot, ma non presentano necessariamente un setting fantascientifico. Per noi il genere è sempre subordinato alle buone storie, per permettere ad autori talentuosi, giovani o professionisti che siano, di raccontare cose interessanti.

Laura – Non amiamo particolarmente l’idea di legarci a un unico filone anche per il desiderio di non fossilizzarci su un genere e diventare “quelli che fanno x”. Vogliamo essere liberi di sperimentare, divertirci, tentare nuove strade. La cosa per cui siamo conosciuti sono le antologie, e all’interno di quel contenitore desideriamo poter spaziare!

Sta diventando opinione sempre più diffusa che la fantascienza è un genere che sta perdendo colpi per via del ricambio generazionale. Credete che i singoli generi siano legati alla loro epoca?

Ariel – Secondo me è più il linguaggio con cui viene raccontato un certo genere ad affrontare periodi di moda o periodi di ristagno, mentre invece trovo che il genere in sé sia una cornice che non dice più di tanto su quanto sia o non sia datato un racconto. Per esempio, oggi non è tanto la fantascienza a essere datata, ma piuttosto una certa visione della fantascienza ancora legata agli anni ’60 che ormai ha stancato, per via di una visione un po’ ingenua del futuro, quel futuro che ora stiamo vivendo. Sicuramente molti sono ormai stanchi di questo tipo di linguaggio troppo semplice e poco esplorativo. Credo che i generi si possano rinnovare attraverso l’uso di tematiche attuali.

Laura – Non penso che alcun genere passerà davvero mai di moda. Concordo invece con Ariel sul fatto che dipende tanto da come si racconta. Sono convinta che le chiavi per il “revival” dei generi in declino siano la contaminazione e l’arricchimento dei tropes narrativi: non vedrei l’ora di leggermi un bel poliziesco fantascientifico con risvolti paranormali! È anche possibile che, in un momento storico pervaso dalla paura per il futuro, il genere della fiction che guarda proprio al futuro possa essere meno attraente; se questo è il caso, allora amare la fantascienza è un atto di sovversivo ottimismo!

In effetti il concetto di “fantascienza” è nato quando la letteratura ha cominciato a concentrarsi sullo specifico tema scientifico a inizio Novecento. Anche prima però c’erano già delle realtà che al tempo non venivano ancora definite “fantascienza” perché non esisteva la parola, ma che comunque erano pienamente nel genere. Penso a Frankenstein, considerato al tempo un horror benché in realtà la trama si basi su delle conoscenze scientifiche al tempo non esistenti e quindi, per definizione, fantascientifiche.

Ariel – Sì, anch’io retrodato la nascita della fantascienza a Frankenstein. Penso sia un caso emblematico di etichettatura di genere: quel romanzo, come vari altri, era etichettato a suo tempo all’interno di un genere, e oggi lo consideriamo all’interno di un altro. È una dimostrazione pratica del fatto che le etichette non sono a tenuta stagna. Le storie possono appartenere a più filoni insieme e, quando succede, questa è una prova di forza, perché vuol dire che non stanno agendo in maniera prescrittiva secondo il copione del genere, ma stanno raccontando quello che volevano raccontare e in virtù di questo le si può poi descrivere con delle etichette.

È un discorso che, per deformazione professionale, mi fa molto sorridere. Sono stata l’editor dell’antologia erotica Melagrana, sono molto interessata al tema della sessualità, e l’etichettatura dei generi fa un po’ pensare all’etichettatura delle sessualità. Anche su questo tema la penso allo stesso modo, ovvero che bisognerebbe valutare la sessualità in modo fluido, descrittivo e non prescrittivo.

Fotogramma dal film "Frankenstein" di James Whale.
Il laboratorio del dottor Victor Frankenstein nella celebre riduzione cinematografica Frankenstein con Boris Karloff del 1931, uno dei capisaldi della serie dei mostri della Universal.

Dove pensate che stia andando la fantascienza?

Ariel – Sicuramente ha già superato le limitazioni dell’hard SF, ovvero quel sottogenere scientificamente accurato che si concentra su una specifica scoperta scientifica che cambia radicalmente le cose rispetto alla realtà. Già un film come Interstellar mostra questo superamento, perché è sì molto preciso sull’aspetto scientifico, ma va ben oltre e parla di molto altro. In SYNTH/org la stragrande maggioranza degli autori hanno usato la fantascienza come un mezzo per raccontare storie di vario genere: penso che sempre di più la fantascienza stia andando proprio in questa direzione ibrida.

Laura – A pelle direi che la fantascienza stia iniziando a pendere più verso il “fanta” che verso “scienza”, ma spero (pur rimanendo una ferma sostenitrice della contaminazione fra generi) di essere smentita: nonostante la fantascienza ultra ortodossa spesso risulti limitata e noiosa, amerei tantissimo un nuovo “culto per la scoperta”. Per me la SF è innanzitutto proprio il brivido della scoperta, del nuovo e dell’ignoto: avrei l’impressione di aver perso qualcosa di importante se questo aspetto cadesse del tutto nel dimenticatoio.

Sulla copertina di SYNTH/org c’è scritto “volume 1”: pensate di realizzarne una serie regolare?

Ariel – Non proprio. L’opera è pensata come una serie in due volumi, ed è proprio per questo che il primo è intitolato SYNTH/org mezzo maiuscolo e mezzo minuscolo: perché è concentrato sull’aspetto sintetico. Se questo primo volume avrà successo, realizzeremo anche il secondo che si intitolerà synth/ORG e sarà dedicato alla fantascienza organica, ovvero agli alieni.

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Copertina dell'antologia "SYNTH/org" realizzata da LRNZ.
La copertina del volume SYNTH/org fra sacro e profano.

La splendida illustrazione in copertina è stata realizzata da LRNZ e mostra la tecnologia che irrompe nella chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, capolavoro barocco di Francesco Borromini. Potete raccontarci la lavorazione di questa illustrazione così forte?

Ariel – LRNZ ha scritto un ricco articolo sul suo sito in cui spiega molto bene il suo pensiero, la genesi dell’illustrazione e l’idea filosofica che c’è dietro.

In principio era un drone nella chiesa. Essenzialmente la sua idea iniziale era di contrapporre la chiesa con la tecnologia, la singolarità robotica con la sacralità universale. Per farlo ha scelto un luogo esteticamente e simbolicamente divino, e cui ha contrapposto la “nuova divinità” rappresentata dal robot. Lui poi ha espanso molto questo concept iniziale, coinvolgendoci tutto il tempo e mostrandoci i vari gradi di lavorazione, ma il merito dell’opera è completamente suo, noi abbiamo dato solo dei minimi feedback tecnici. La conclusione a cui è arrivato è questa enorme rosa nera robotica che riprende, invertendola, la Candida Rosa del Paradiso di Dante, e porge la mano all’umanità in maniera al contempo inquietante e affascinante, il tutto in un luogo di immacolata, bianchissima, geometrica bellezza in totale contrasto con il robot nero.

Laura – È stato un piacere lavorare con LRNZ, un artista vero che ha sfruttato la commissione della copertina per raccontare un suo messaggio molto interessante. Anche la copertina del successivo volume synth/ORG sarà opera sua: le due illustrazioni, come pure i due volumi, sono due parti della stessa opera.

Il tema del rapporto uomo/macchina in SYNTH/org e in particolare nella sua copertina di LRNZ è curiosamente simile a quello del discusso poster di Lucca Comics & Games 2019 disegnato da Barbara Baldi sul tema Becoming Human. Credete che questi due lavori così apparentemente paralleli siano in qualche maniera paragonabili?

Ariel – È una domanda complicata a cui mi è difficile rispondere, prima di tutto perché noi stessi di Attaccapanni Press ci siamo accorti del parallelismo solo a posteriori, quando è stato svelato il poster, mentre noi invece stiamo lavorando al volume da ben prima.

L’idea per SYNTH/org è nata nell’estate del 2018, a Lucca Comics & Games 2018 abbiamo commissionato la copertina a LRNZ, che poi l’ha realizzata e finita fra i successivi gennaio e marzo 2019, quindi quando ancora non si sapeva nulla del tema di Lucca 2019, tant’è vero che quando abbiamo poi visto la locandina presentata il successivo maggio, abbiamo pensato fra di noi «Vedi che la robotica va molto quest’anno, abbiamo precorso i tempi!». Questo è il punto di contatto principale fra le due opere: sia noi sia l’organizzazione della fiera abbiamo scelto il tema della robotica, il che (per tornare al discorso di prima) ci conferma che non è affatto un tema morto, anzi, tutt’altro. Per il resto, credo che stia all’osservatore giudicare contatti e contrasti specifici fra le due opere e interpretare i loro significati.

Sicuramente la riflessione di LRNZ è sulla robotica in sé, e quindi su qualcosa di diverso dal rapporto fra robot e umano illustrato sul poster di Lucca 2019.

Poster delle edizioni 2018 e 2019 di Lucca Comics & Games disegnate da LRNZ e Barbara Baldi.
A sinistra: il poster di Lucca Comics & Games 2018 disegnato da LRNZ… o sarebbe meglio dire uno degli undici miliardi di poster (!) generati casualmente da un software. A destra: il poster dell’edizione 2019 disegnato da Barbara Baldi.

È possibile supportare il progetto SYNTH/org tramite crowdfunding, in scadenza proprio oggi. Fra i perk disponibili su Indiegogo c’è anche una bellissima spilla che rappresenta una mano robotica che regge un fiore.

Ariel – Sì, l’ha disegnata Laura, che è bravissima!

Laura – Oltre al design della spilla, ho ideato anche il titolo SYNTH/org e mi sono occupata del logo.

Fra l’altro questo soggetto della mano robotica che regge un fiore rimanda all’estetica di Clover delle CLAMP, un’opera molto molto pertinente al tema di SYNTH/org.

Laura – Lo leggerò, allora!

Illustrazione da "Clover" di CLAMP.
Clover è un’opera breve delle CLAMP che mette in scena il rapporto triangolare fra uomo e macchina, fra uomo e sovrannaturale, e fra macchina e sovrannaturale.

A proposito di opere pertinenti: qual è la vostra opere di fantascienza preferita?

Laura – È il videogioco Mass Effect, rigiocato mille volte! C’è dentro di tutto, robot e alieni.

Ariel – La mia serie letteraria preferita è il Ciclo dell’Ecumene, o Hainish Cycle, di Ursula K. Le Guin, e infatti io, che di solito partecipo sempre alle antologie, stavolta non ho una storia in questo volume proprio perché ce l’avrò sul secondo volume dedicato alieni: quella è la mia parte preferita della fantascienza. Quello che mi piace raccontare è l’incontro fra culture, e con la cultura aliena si può spaziare tantissimo narrativamente.

Siamo perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda, perché anche a me piacciono gli alieni e in particolare gli Ewok di Star Wars, anche detti Orsetti Mimimì!

Ariel – Awww, che carini! Sono adorabili, ma devo dire che in Star Wars, invece, preferisco di gran lunga i robot: R2D2 e C3PO sono nel mio cuore, per sempre.


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Illustrazione di Ariel Vittori per l'antologia "SYNTH/org" di Attaccapanni Press.
Una bellissima illustrazione realizzata da Ariel Vittori in esclusiva per DF che rappresenta quattro dei robot che popolano il volume SYNTH/org: grazie mille!

Mario Pasqualini

Sono nato 500 anni dopo Raffaello, ma non sono morto 500 anni dopo di lui solo perché sto aspettando che torni la cometa di Halley.

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